Riprendiamo volentieri i punti salienti dell'editoriale di Massimo Giannini su lastampa.it di oggi
Per quanto invece riguarda noi, chiediamo per un amico: ma la Meloni, così feroce da prevedere 6 anni di carcere per gli organizzatori e i frequentatori dei rave-parties (più di quanto previsto per l'omicidio colposo) ha già provveduto allo sgombero dell'edificio demaniale da parte degli aderenti a Casa Pound, che da decenni occupano quell'edificio abusivamente, senza neanche pagare le bollette dio acqua, luce e gas? La premieressa - così egalitaria coi nemici e permissiva cogli amici, ci faccia sapere. Grazie
Tafanus
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Certo, c’è la floscia bandierina identitaria dell’Autonomia differenziata, ci sono i 15 decreti-lampo varati dal 22 ottobre, c’è la retorica tronfia delle “100 azioni in 100 giorni”, la postura muscolare da wrestler staraciano, “contro la Mafia”, “contro l’illegalità”, “contro le Ong”, e poi la vacua “volontà di potenza” spacciata per traguardo raggiunto, tra un «abbiamo ridato dignità all’Italia nel mondo» e un «abbiamo salvato l’ergastolo ostativo». Paccottiglia per la bassa propaganda, innocenti evasioni psicotrope da “Fascisti su Marte”, facilmente smascherate su queste colonne da Lucia Annunziata, che ci ricorda le uniche “cose nuove” fatte davvero fino ad ora (a parte gli sgravi anti-crisi energetica ripresi dalle manovre draghiane): la stretta al reddito di cittadinanza, i dodici condoni fiscali, la tassa piatta estesa per le partite Iva, l’innalzamento del tetto al contante.
Per il resto, svariate e sguaiate retromarce su Roma. E una stupefacente sequela di intemerate e intemperanze. Dunque, al fondo, una sensazione disturbante di casino che si insinua nella destra in sé e nella destra in me, ipotetico fan della Sorella d’Italia, sedotto dalle stentoree virtù decisioniste della “Ducia liberale” (come la definisce Giuliano Ferrara) o del “capriccio della Storia” (come si definisce lei stessa): ah Giò, che volemo fa’?
La bufera sulla premiata ditta Donzelli&Delmastro è solo l’ultima della serie, che era cominciata subito con il pasticcio del decreto-rave ed era proseguita con l’intoppo del decreto sicurezza, il disastro delle accise sui carburanti e il caos sulle intercettazioni. Ma mentre quelle di prima facevano sorridere, questa fa rabbrividire. Qui non c’è solo una sgrammaticatura lessicale, come ne abbiamo già sentite tante: le smargiassate di Urso con i benzinai, le sparate di Crosetto contro la Bce, le scivolate di Valditara sull’umiliazione degli studenti, le boiate di Sangiuliano su Dante, fino ad arrivare alle pasquinate repubblichine di La Russa, capace di condannare le leggi razziali mentre nel salone di casa venera il busto di Benito che le impose. Qui, viceversa, c’è una vera e propria rottura istituzionale. Il modo in cui la fratellanza italica ha gestito il caso Cospito è un concentrato dei peggiori vizi di certa destra nazionale: analfabetismo giuridico e squadrismo costituzionale, furia ideologica e spregiudicatezza politica.
A prescindere da come la si pensi su Cospito, sui suoi delitti e sulle sue pene (e io ne penso male), qui il problema è un altro: la vicenda di un detenuto che può morire per sciopero della fame è stata cavalcata per fare due “operazioni” di rozzo marketing politico.
La prima operazione è vergognosa: appioppare all’apposito Pd lo stigma del fiancheggiamento all’anarchismo, al terrorismo e alla criminalità organizzata. Ora, la lista delle colpe politiche di quel partito esanime è infinita e forse non starebbe in un elenco telefonico. Ma questa proprio non si può sentire. Sul finire dei terribili ’70 Rossana Rossanda ebbe il coraggio di ammettere che le Br facevano parte dell’album di famiglia della sinistra. Ma oggi metterlo sul banco degli imputati per collusione con terroristi e mafiosi è un’accusa infame e miserabile. Tanto più se è rivolta a un fronte politico che in quella “guerra civile” sacrificò Aldo Moro e Pio La Torre, e ancora di più se a rispolverare la requisitoria dell’odio sono i nipotini del fronte opposto, che offrì manovalanza alle stragi di Stato, dall’Italicus alla Stazione di Bologna. La seconda operazione è pericolosa: alimentare nel Paese un clima di allarme, di tensione e di eversione, di cui onestamente c’è poca traccia e non si sente il bisogno. A meno che, come scrive Massimo Cacciari, non si voglia prendere per vera la furbizia paranoide di chi camuffa da nuovi e sanguinosi “anni di piombo” i pur gravi atti di violenza perpetrati dalla galassia anarchica (le scritte sui muri, i manifesti contro Mattarella, le aggressioni alle ambasciate, le molotov contro le auto della Polizia).
Invece sta succedendo esattamente questo. La destra-destra manganella il Pd che affoga e istiga le piazze che ribollono. Quasi che avesse bisogno dei disordini per nutrire nel Paese la fame di Donna Forte. La quale, intanto, prima tace e lascia fare. Poi replica, ma non arretrando di un solo millimetro dalla “linea gotica” tracciata dai suoi rabbiosi luogotenenti.
O addirittura irrorando con altre gocce di benzina i focolai di rivolta che covano. In Germania, Meloni rifiuta la domanda del nostro Ilario Lombardo, che le chiede lumi sul caso Donzelli&Delmastro. Il giorno dopo, con una lettera al Corriere della Sera, contesta il diritto dei giornalisti di fare domande, e per il resto benedice tutto. Giustifica l’operato dei suoi baldi giovani che, pur brandendo le parole come i manganelli di Balbo e Arpinati, non hanno violato alcun “segreto” e dunque per loro non esistono “in alcun modo i presupposti delle dimissioni”. Mente sulle notizie riferite da Donzelli “già anticipate dai media”, perché il suo parlamentare in Aula ha fornito date, nomi dei boss e colloqui tra virgolette, mentre su Repubblica Lirio Abate aveva scritto solo di un Cospito che genericamente «parla con tre mafiosi nell’ora d’aria». Conferma punto per punto l’attacco all’opposizione, alla “singolare indignazione” del Pd, alla “visita a Cospito” dei suoi “autorevolissimi dirigenti”, alla “richiesta di revoca del 41 bis”. Insomma, dà piena copertura politica sia al vulcanico Donzelli che alla Camera squaderna informazioni “non divulgabili” secondo il Dap, sia al solito Delmastro che crocifigge gli “inchini a Cosa Nostra” di Orlando e Serracchiani, sia al sottosegretario Fazzolari che li incalza sul loro “silenzio così assordante”.
Il paradosso è che dopo aver ridato fuoco alle polveri la premier invoca l’intervento dei pompieri. «Perché i toni si sono alzati troppo», perché «dobbiamo stare tutti uniti», perché «l’Italia è sotto attacco». Anche qui, sia chiaro: la rete anarco-insurrezionalista va attenzionata con serietà e se occorre va colpita senza pietà. Ma per ora non risultano sacchi di sabbia alle finestre e cavalli di frisia agli angoli delle strade. E se la “minaccia” è lo sparuto drappello di manifestanti che abbiamo visto ieri, la notizia dell’imminente “morte della democrazia” appare largamente esagerata.
E allora, perché questa bagarre che alterna vecchi cascami da Strapaese a nuovi proclami da junta sudamericana? Un’ipotesi è che la premier non solo sia al corrente, ma sia anche alla regia di questo storytelling da regime assediato. Perché è la sua natura post-missina, perché la famosa “pancia del Paese” in fondo brontola sempre da quella parte, perché ci si abitua a costruire un nemico sia quando si vola nello stormo dei “gabbiani” di Colle Oppio sia quando si atterra a Palazzo Chigi col picchetto d’onore, perché ci sono le elezioni regionali in Lazio e in Lombardia.
Un’altra ipotesi è che invece le situazioni le sfuggano di mano. Che lei non riesca a tenere sotto controllo un partito sgangherato e impreparato. Che tra i suoi “patrioti” la somma dell’incompetenza e dell’arroganza, coniugata al dilettantismo e al vittimismo, riveli una fragilità strutturale e produca un’indecisione sistemica, alle quali si supplisce solo con gli appelli securitari, le chincaglierie legge-e-ordine, i richiami della foresta, le fughe in avanti, i salti nel cerchio di fuoco.
Il caso Nordio è il paradigma. Da tre settimane sdottoreggia su una riforma della giustizia che ancora non esiste e forse non esisterà mai. Vaneggia su modifiche dell’ordinamento (dalla separazione delle carriere al bavaglio all’informazione) di cui non risultano decreti o disegni di legge scritti. Da ultimo, per salvare i soldati Donzelli&Delmastro, il Guardasigilli sforna un parere che è un capolavoro di ambiguità, sufficiente alla premier per assolverli: i due compari hanno propalato documenti “sensibili” ma a “divulgazione limitata”, qualunque cosa significhi. Possiamo accontentarci di questo? La palla in tribuna, ancora una volta, mentre sul campo impazza la pugna degli arditi? Torno alla questione iniziale. Se fossi un elettore della destra, di una destra repubblicana e costituzionale, io sarei insoddisfatto e insofferente. Vorrei che “La Presidente” non si ritrovasse come quella raccontata per Sellerio da Alicia Giménez Bartlett nel suo ultimo romanzo, cioè “una balena arenata, né più né meno, immensa e distesa sulla sabbia…”. Vorrei che prendesse finalmente il mare. Che facesse qualcosa. Magari proprio “qualcosa di destra”, cioè che usasse la sua leadership per decidere, rimettendo in riga i casinisti al governo e i tafferuglisti nel partito. Che prendesse in mano il destino suo e quello dell’Italia, come ha giurato il 25 settembre, guarendo finalmente dai suoi mali: dalla livida “sindrome dell’underdog” alla cupa “vocazione minoritaria”. Ma dopo questi tumultuosi 100 giorni, avrei il sospetto di essere a mia volta in netta minoranza, perché il grosso dei suoi elettori questa destra-destra continua a preferirla così: rissosa e provocatoria, irriducibile e irresponsabile. Prigioniera di se stessa, dei suoi miti, dei suoi fantasmi. Compresa la Buonanima, che diceva “meglio uno squadrista che venti filosofi”.
Scritto il 05 febbraio 2023 alle 14:36 | Permalink | Commenti (0)
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04 febbraio 2023
Giorgia Meloni? "Borgatari si nasce", e spesso si rimane a vita
Prendiamo questo "franco scambio di opinioni" a "Porta a Porta, della Meloni contro Renzi. Come sanno cani e porci, Renzi non è al vertice delle mie simpatie, visto che ho perso amici perchè gli faccio la guerra da un anno prima della prima Leopolda (...insomma, sono stato un precursore...)
Ebbene, questa performance della premieressa, che non consente a Renzi di parlare (per una volta che Renzi dice una cosa vera), e non tace per mezzo minuto, tetragona persino agli inviti perentori (per una volta) di Bruno Vespa, che le chiede di lasciar parlare anche i suoi avversari (anzichè solo i suoi "amici"), denota tutta la statura (non eccelsa) di questa miracolata dall'analfabetismo politico di un terzo degli italiani.
Guardare il video in calce per credere:
Si da il caso che Renzi dica una cosa strumentale, ma VERA. Però per la ex-borgatara non accetta che qualcuno attenti alla sua immagine di vincente. E Pazienza se è vero che per tre legislature non è stata "voluta dal Popolo", ma eletta col Porcellum come capolista in "collegi sicuri", che è cosa diversa dall'essere "scelta dal popolo".
Un'altra prova della sua statura (?) da statista l'ha offerta girando un lungo video (con tanto di troupe professionale) a Palazzo Chigi, nei panni di guida turistica di Paolo Del Debbio (Rete 4, tanto per capirci... La stessa rete per la quale lavora suo mar... pardon! "compagno").
Spero di trovare il video. Un capolavoro, nel suo genere: di cattivo gusto politico. Se riuscirò a trovarlo, lo pubblicherò in calce a questo post.
Buon eia eia alalà a tutti
Tafanus
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Spiacente, cari amici... per quante ricerche io abbia fatto su diversi motori di ricerca e con diverse "key words", l'inenarrabile video con la Giorgi che guida Paolo Del Debbio per i saloni di Palazzo Chigi è diventato introvabile... Materia per collezionisti o per smanettatori esperti.
Scritto il 04 febbraio 2023 alle 19:55 | Permalink | Commenti (0)
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L'Italia è ancora un paese civile, formato "Dio, Patria, Famiglia" ?
Migranti, il neonato annegato mentre Roma regala motovedette a Tripoli
Quando si leggono certi resoconti di tragedie annunciate, che descrivono con la doverosa crudezza come l'Italia possa restare indifferente di fronte alla morte di un bambino e di sua madre, annegati attendendo invano il soccorso di una nave obbligata a NON DEVIARE dalla meta di un "porto sicuro", neanche per portare soccorso ad un gommone marcio, ci viene il dubbio che "Dio", primo membro della "terna" Dio, Patria, Famiglia, attraversi un periodo di disattenzione, permettendo al destino di colpire a casaccio, anzichè prendere bene la mira prima che sia troppo tardi.
Tafanus
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Il gommone soccorso in acque Sar maltesi da una motovedetta della Guardia costiera italiana: a bordo otto cadaveri, 42 i superstiti (ansa)
Sono morti di fame e di freddo, mentre nel buio abissale della notte speravano di trovare la salvezza, pregando in direzione di qualche lontanissima stella. Soli davanti all’immensità del mare, davanti a un’Europa avida e distante che sulla tragedia che continua a segnare i suoi confini continua a tenere spente le luci della speranza.
Una madre che sembrava svenuta stava in realtà morendo. Abbandonandosi ha lasciato scivolare in mare il suo bambino, un fagotto di quattro mesi. «Lo hanno portato via le onde, era ancora vivo», raccontano i superstiti. Che a Lampedusa sono arrivati ieri con i loro racconti disperati e 8 cadaveri al seguito. Erano tutti partiti da Sfax, in Tunisia, la notte di sabato scorso, dopo essere stati per mesi rinchiusi in una safe house di Mahdia.
Questa è la cornice dietro alla politica che va avanti. Mentre la guardia costiera portava a riva quei corpi, mentre a Lampedusa c’è un padre che non si dà pace per aver visto morire davanti ai suoi occhi la moglie e il figlio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nell’incontro con Giorgia Meloni, ha dichiarato che «per contrastare l’immigrazione illegale servono accordi con i Paesi d’origine». Chi non ha il diritto di restare «deve poter tornare al proprio Paese – dice – ma ci devono essere vie legali per entrare nell’Ue perché abbiamo bisogno di forza lavoro in Europa».
Scholz è forse uno dei pochi che dice una verità (la Germania ha anche aperto ai flussi quest’estate) che pochi hanno il coraggio di dire, a partire dalla nostra Meloni. Perché a parte il giro in Africa in cambio di gas, la questione del viaggio legale per gli africani è una porta che dovrà essere prima o poi aperta, anche per rispondere al contrasto del lavoro nero e allo sfruttamento che esiste ed è sempre sul corpo dei migranti.
Molte le note e i buoni propositi in politichese, ma quello che è sempre più concreto sul terreno è l’innalzamento dei muri e l’esternalizzazione delle frontiere, nella sempre più visibile consapevolezza che nessuno è interessato al riconoscimento di un fenomeno epocale e umano che andrebbe gestito in modo razionale.
Il ministro dell’Interno Piantedosi ha iniziato questa legislatura preferendo prolungare l’agonia dei profughi mandandoli in porti sempre più lontani e facendo la guerra alle navi Ong. Il risultato sono meno aiuti in mare, e quindi più tragedie. Così, nelle stesse ore in cui si scopriva la tragedia di quella barca e di quel neonato, è arrivata la nota del Viminale a ricordarci che lunedì si svolgerà la cerimonia di consegna alle autorità libiche di una motovedetta “classe 300” di nuova fabbricazione, nell’ambito del progetto europeo Sibmmil. Non so se è chiaro: una cerimonia per una motovedetta da consegnare a quella stessa guardia costiera libica accusata con filmati e prove schiaccianti di crudeltà inammissibili e aberranti verso i profughi. In 6 anni abbiamo speso 124 milioni di euro per fermare i migranti, riportarli indietro nell’inferno libico e tenerli nei centri di detenzione che – abbiano scoperto – sono veri e propri lager. E mentre per la motovedetta si organizza una cerimonia in pompa magna, attendiamo che qualcuno del governo sia sfiorato da un sentimento di compassione e pietà per queste ennesime vite spezzate, magari concedendo loro un funerale e una sepoltura degni. Ma si sa, sono esseri disumanizzati. Corpi estranei che valgono meno di un pezzo di ferro. Meno di una motovedetta da celebrare.
Scritto il 04 febbraio 2023 alle 17:22 | Permalink | Commenti (0)
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02 febbraio 2023
"Cara Premier, ci può dire se sapeva?" - Le domande di Lucia Annunziata

Giorgia no, non ha mai avuto parte in causa. Anzi, continua la narrazione, Giorgia in tutti i casi è intervenuta facendo una ramanzina a chi è uscito dai binari, e ha resettato tutto.
Ma il caso Donzelli che pure dovrebbe essere trattato nello stesso modo (“Giorgia lo difenderà fino in fondo e alla fine non succederà nulla”) è troppo sgangherato, e l’uomo è troppo vicino alla premier, per escludere dal suo grande flop la stessa Meloni. Per cui, il tavolo su cui ora arrivano un bel po’ di domande, è quello di Palazzo Chigi. Davvero possiamo immaginare che uno dei personaggi politici col maggior numero di incarichi nel partito al governo non abbia riportato a Chigi le “informazioni” ricevute dal sottosegretario alla Giustizia dello stesso governo, sui rapporti fra l’anarchico, la mafia e la sinistra? Ancora: possiamo immaginare che un deputato che finora si è presentato come il fedelissimo difensore di una esperienza istituzionale - come vuole se ne parli la premier - abbia deciso da solo di accusare in Parlamento, con toni esagerati e sovraeccitati, la sinistra, sul suo tasso di fedeltà fra Stato o mafia?
Tutto porta a pensare che quello di Donzelli sia stato un intervento scelto, e programmato, a livello di vertice, anche se poi non attentamente calibrato. Se così fosse perché il governo avrebbe scelto di dar via libera a questo intervento? Per la stessa ragione per cui il governo non riesce a procedere nella sua azione di governo. Dopo la approvazione della finanziaria - operazione già difficile in sé, per tempi e risorse - l’esecutivo Meloni è sostanzialmente bloccato su se stesso. La prova di questo stallo è dentro le stesse dichiarazioni fatte dalla premier per celebrare i suoi primi 100 giorni.
(Santa Giorgia dei Miracoli) Basta rivedere il video del messaggio, che ha un favoloso incipit, in cui la Presidente sostiene di aver fatto “100 azioni in 100 giorni”, Bum!
Operazioni che vanno da “Provvedimenti contro la mafia, come il mantenimento del carcere ostativo, contrasto all’illegalità, anche con controlli a tappeto nelle stazioni e avviando le procedure per oltre 10 mila assunzioni nelle forze dell’ordine”, insomma poco più di una ordinaria amministrazione, spacciata come “cambiamento di passo dello Stato”; “la lotta alla immigrazione illegale, con il decreto sulle Ong”, e “il riconoscimento dell’Unione europea della necessità di affrontare il problema in modo strutturale” (ah sì, il famoso impegno dell’Europa!).
Le uniche misure finora fatte di sicuro sono “la stretta sul reddito di cittadinanza”, “la tregua fiscale e l’estensione della tassa piatta per autonomi e partite Iva”, e, ancora, “l’innalzamento del tetto all’uso del contante”, “per contrastare l’evasione fiscale dove l’evasione fiscale si annida davvero”. Poche misure, come si vede, e molto discusse. Dal cui elenco sono scomparse le decisioni sbagliate, cancellate o ritirate: Pos, porti chiusi per migranti, tagli delle accise sul carburante.
Un panorama difficile in verità, quello che si trova davanti il governo italiano, lo ammettiamo. Ma è insopportabile il rifugiarsi nel forzato ottimismo di una frenetica attività di una premier proiettata sul più grande panorama internazionale, così descritta: «Dal sostegno all’Ucraina fino al Piano Mattei per l’Africa, passando per oltre sessanta contatti e incontri con i leader di altrettante nazioni, abbiamo proiettato l’Italia come nazione di nuovo protagonista a livello internazionale. Dall’investimento di 30 miliardi per abbassare il prezzo delle bollette per famiglie e imprese, all’aumento della produzione di energia rinnovabile e di estrazione di gas nei nostri mari, fino alla battaglia vinta per un tetto europeo per il prezzo del gas, abbiamo contribuito a difendere la sicurezza energetica italiana». A parte le misure ottenute già da Draghi, insomma, solo fuffa. Sull’Ucraina persino c’è cauta attesa.
Le migliori performance del governo sono venute da altre scelte, tutte di natura “sicuritaria”, il terreno preferito di Fratelli d’Italia, quelle in cui l’azione dello Stato è palpabile: la cattura di Matteo Messina Denaro, e l’ultima emergenza, quella dell’attacco degli anarchici sulla questione della libertà di Cospito, sono divenuti il palcoscenico su cui sfoggiare operatività.
Perché allora non accelerare, su questi temi? Perché non ribaltare lo stato di paralisi con una splendida uscita che riporti il FdI allo smalto dei suoi anni di battaglia? Sarà stato questo il pensiero di Chigi? Noi di qui, con lo Stato e la Nazione, e la sinistra e tutti gli altri complici e traditori, collusi con i nemici dello Stato. Mafia, terrorismo, anarchici e quant’altro sia necessario. Un intervento facile, bello che avrebbe ridato fiato anche alle relazioni con quella parte della base, tipo Rampelli e i suoi Gabbiani a Roma, scontenti della deriva governista di Giorgia, e che avrebbe incastrato la sinistra tutta, governista (ma il radical chic mancava). Un ritorno ai bei tempi, a quando la generazione Atreju poteva maledire il mondo dagli spiazzi dei giardinetti, sufficienti a ospitare le sue adunate. Perfetto insomma per il giovane (in verità ha 47 anni) fiorentino, espressione di quella generazione arrivata a Chigi.
Un discorso così facile e bello che il Donzelli si è fatto prendere dalla foga, e fra fremiti e scossoni del microfono, ha inguaiato la premier. Cui resta la domanda che stavolta non sarà facile aggirare: sapeva, Presidente Meloni, di questo intervento?
Lucia Annunziata
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Roba da non credere! La Premieressa racconta (...anzi, "narra"...) di "Cento provvedimenti in 100 giorni". Anzi, di più! Mooolto di più! Perchè in questi 100 giorni ha trovato il tempo anche per fare oltre sessanta contatti e incontri con i leader di altrettante nazioni!
La Premieressa inciampa, e mette in testa ai 100 provvedimenti "il mantenimento del carcere ostativo". Se il "mantenere i provvedimenti altrui" può essere annoverato fra i provvedimenti fatti, altro che 100 provvedimenti!" Potrebbe rivendicare tutte le leggi in vigore non cancellate, e tutti gli articoli dei codici civile e penale! Pensate! Ha mantenuto persino le leggi che sanzionano omicidi, stupri, rapine a mano armata come reati!
E mentre "manteneva migliaia di provvedimenti altrui" (e ne peggiorava alcuni - come il ridicolo reinserimento di metà delle accise sulla benzina cancellate dal governo precedente), ha trovato anche il tempo di avere "contatti e incontri" con sessanta leader di altre nazioni!
Cara Premieressa! Ma come cazzo si fa a mischiare "contatti" e "incontri" ??? Non ci userebbe la cortesia di fornirci due elenchi separati? O pretenderebbe di mettere in un unico, confuso pentolone un viaggio e una telefonata???
Se dobbiamo mettere in fila le promesse elettorali, i provvedimenti "lanciati" con accompagnamento di grancassa, e ritirati in tutta fretta, il conto delle retromarce con grattata è molto più consistente di quello dei "100 provvedimenti" (...a proposito... non chiederebbe cortesemente al suo ufficio stampa di elencarci i "100 provvedimenti"? ).
Grazie in anticipo, da un suo cortese disistimatore.
Tafanus
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Intanto, mentre la peremieressa si loda e si imbroda, arriva notizia dell'ultima (per oggi) bocciatura
Il Consiglio d'Europa boccia i decreti contro le Ong: «Vanno revocati» - Revocare il decreto fino a quando «non saranno prese misure adeguate, per garantire che le vite dei migranti non siano messe a rischio» dalle norme che impediscono ai soccorritori «di intervenire efficacemente». Da Strasburgo arriva una pesante bocciatura per la dottrina Piantedosi, i cui effetti vengono definiti «intimidatori».Il Consiglio d’Europa, l’istituzione di riferimento della Corte Europea dei diritti dell’uomo, attraverso il «Consiglio di esperti in materia di leggi organizzazioni non governative», mette in guardia il governo italiano richiamandolo proprio alla giurisprudenza della Corte per i diritti umani. E questo perché i nuovi decreti sicurezza, non sono ritenuti in linea con le norme europee. In particolare, è stata valutata la conformità del decreto legge con i requisiti dell’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), fra l’altro dedicato alla «libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione».
Il parere espresso dagli esperti con una relazione di nove pagine, valuta la compatibilità delle decisioni di Roma con le norme europee sugli spazi concessi dalle autorità alla società civile. La presenza in mare delle organizzazioni umanitarie, infatti, viene considerata come parte di attività «di natura critica» la cui libertà non può essere soppressa, specie a causa «dell’assenza di operazioni di ricerca e salvataggio a livello statale o europeo dopo la fine della missione italiana “Mare Nostrum”, lo smantellamento dell’operazione congiunta Triton e la decisione degli Stati membri dell’Ue di cessare i pattugliamenti marittimi dell’operazione Sophia». (FONTE)
Scritto il 02 febbraio 2023 alle 12:00 | Permalink | Commenti (0)
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29 gennaio 2023
Quando un padre ingombrante come Srdjan Djokovic attenta all'immagine di un grande campione
Vero che le colpe dei padri non possano ricadere sui figli, ma è anche vero che ai figli nessuno impone di inventarsi storie fantasiose per sminuire un comportamento ignobile dei padri. E Djokovic figlio questo ha fatto: una arrampicata su uno specchio insaponato per difendere n comportamento indifendibile del padre, Srdjan, immortalato dai media come entusiasta partecipe di un gruppo di tifosi filorussi e pro-Putin agli Australian Open.
Un gruppo che - tanto per toglierci ogni dubbio - esibiva anche una enorme "Z", simbolo della "Operazione Speciale" contro l'Ukraina. Caro No-vacs Djokovic, smetta di difendere l'indifendibile. Il suo paese si è già distinto una volta per crudeltà. Conosce la storia del suo paese? No? E allora si comperi un bignamino che le spieghi cosa significa nella storia moderna la parola "Srebrenica"...
Non ha tempo per queste quisquilie? Glielo ricordiamo noi, così non sottraiamo tempo ai suoi leciti festeggiamenti:
Il massacro di Srebrenica è stato un genocidio di oltre 8000 ragazzi e uomini musulmani bosniaci, avvenuto nel luglio 1995 nella città di Srebrenica e nei suoi dintorni, durante la guerra in Bosnia-Erzegovina.
La strage fu perpetrata da unità dell'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Mladić, con l'appoggio del gruppo paramilitare degli "Scorpioni", in quella che al momento era stata dichiarata dall'ONU come zona protetta, e che si trovava sotto la tutela di un contingente olandese dell'UNPROFOR. I fatti avvenuti a Srebrenica in quei giorni diedero una svolta decisiva al successivo andamento del conflitto.
Una sentenza della Corte internazionale di giustizia del 2007, nonché diverse altre del Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia, hanno stabilito che il massacro, essendo stato commesso con lo specifico intento di distruggere il gruppo etnico dei bosgnacchi, costituisce un "genocidio". Tra i vari condannati, in particolare Ratko Mladić e Radovan Karadžić (all'epoca presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina) sono stati condannati in due momenti diversi , il primo all'ergastolo, e il secondo a 40 anni di reclusione. La Corte penale internazionale dell’Aia ha poi applicato la pena dell’ergastolo anche a Karadžić. Fonte: Wikipedia
Si, lo sappiamo, in quell'anno lei aveva sette anni, quindi è innocente. Ma avrà pure letto qualche pagina della storia del suo paese, vero? Ed è anche vero che in quell'anno suo padre era un uomo, capace di intendere, di volere e di vedere, no?
Per farle un piacere, e toglierle il disturbo di documentarsi, le mostriamo noi le immagini della partecipazione a sua insaputa del suo papi alla baldraccata dei tifosi dei massacratori dell'Ukraina:
Ma se il video non è sufficiente a farle capire cosa stesse facendo suo padre - e con chi - ecco la cronaca testuale tratta da fanpage.it
Il padre di Djokovic in posa con bandiere pro-Putin e simboli banditi: “Lunga vita ai russi”
Polemiche in Australia per il video che immortala il padre di Novak Djokovic in posa con alcuni tifosi russi con magliette con la Z e bandiere pro-Putin [...]
(A cura di Marco Beltrami - fanpage.it)
Novak Djokovic sta lasciando letteralmente le briciole agli avversari agli Australian Open. Il tennista serbo ha conquistato quasi in scioltezza la semifinale del primo Slam stagionale concedendo pochissimi games anche al russo Rublev, quasi impotente di fronte allo strapotere del suo avversario. A conquistare la scena nelle ultime ore fuori dal campo e per una questione che con il tennis non ha nulla a che fare, è stato anche il padre del giocatore ex numero 1 al mondo Srdjan, alle prese con una situazione inopportuna.
L'episodio svelato dai media australiani sarebbe andato in scena proprio dopo il confronto dei quarti di finale tra Nole e Rublev, all'esterno dell'impianto di Melbourne in cui il torneo è arrivato alla sua fase finale. Djokovic senior in un video che ha fatto capolino su Youtube e sui social, è stato immortalato al fianco di alcuni sostenitori russi. Questi ultimi, come mostrato dalle immagini, hanno con sé vessilli e simboli banditi a Melbourne Park dopo l'invasione della Russia all'Ucraina.
Nel video Srdjan Djokovic posa accanto ad un uomo che ostenta una bandiera russa con in primo piano il volto di Putin e soprattutto indossa una maglietta nera con la lettera Z, diventata il simbolo dell'operazione militare scatenata dalla Russia contro l'Ucraina. Secondo quanto confermato da The Age e The Sydney Morning Herald, anche il padre di Nole si è unito al coro "lunga vita ai russi", fatto partire dai fan presenti. Nelle ultime ore gli organizzatori del torneo, ovvero i vertici di Tennis Australia, hanno ribadito che continueranno a lavorare duro con la sicurezza per far rispettare le regole di ingresso al Melbourne Park.
Caro No-vacs,
comprendiamo la sua difficoltà ad accettare quanto svelato dai media australiani, SENZA POSSIBILITA' DI EQUIVOCI, ma lei cerchi di capire anche le nostre difficoltà a capire chi difende un uomo (sia pure suo padre) che dopo aver vissuto le atrocità di Srebrenica per colpa del proprio paese, si mette a fare un tifo da stadio a favore del boia dell'Ukraina.
Tafanus
Scritto il 29 gennaio 2023 alle 18:52 | Permalink | Commenti (0)
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L’Occidente contro Putin e la geopolitica di Amadeus (di Massimo Giannini - La Stampa)
Irresistibile la tentazione di riprodurre ampi stralci dell'editoriale di oggi di "lastampa.it", che fa giustamente strame dell'ideuzza RAI di mischiare la tragedia dell'Ukraina col Festival di SanScemo, consegnando un ingenuo Zelensky nelle mani di tali Amadeus, Fiorello e Ferragni.
Consiglio caldamente ai miei due lettori di spendere un euro al mese per sei mesi (meno di un caffè al banco in un mese) per una "prova" del sito "lastampa.it" Un solo editoriale di Giannini come questo vale il prezzo del biglietto.
Tafanus
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Ci stiamo riuscendo, anche stavolta. A fermare le miserabili baruffe tra comari da talk show non bastano l’odio nel ventre d’Europa e il nemico alle porte d’Oriente. A stoppare la rancorosa intifada digitale tra webeti non bastano undici mesi di orrore, di sangue, di morte.
A stoppare la patetica contesa tra Cretino Collettivo con l’elmetto e zelanti Putin-Versteher col colbacco non bastano 6.702 civili ucraini massacrati e 123 mila russi caduti al fronte. A raffreddare i cervelli e a far palpitare i cuori non bastano la paura di un allargamento del conflitto, con la Casa Bianca che autorizza il comando di Kiev a effettuare attacchi diretti alla Crimea, e la minaccia di una nuova offensiva di Mosca, con altri 200 mila tra soldati e coscritti che già premono ai confini bielorussi.
La tragedia della guerra degenera nella farsa su Sanremo. Con zero gravitas e poco senso della Storia, giochiamo i destini della civiltà occidentale sul palco dell’Ariston. In ossequio alle regole del “gran mischione” (come lo definisce Michele Serra), il video-saluto di Zelensky finirà impacchettato tra uno strillo dei Maneskin e un borborigmo di Achille Lauro. Il suo grido di dolore risuonerà fortissimo, tra un selfie di Chiara Ferragni e uno smile di Chiara Francini. Due minuti, non di più. Giusto il tempo di ricordare che, mentre noi aspettiamo trepidanti il verdetto sui big ammessi allo spareggio finale, a Kharkiv e a Bakhmut donne e bambini continuano a morire sotto i bombardamenti dello Zar. Poi via, come sempre, show must go on. “Perché Sanremo è Sanremo”, come recita il claim del contenitore più nazional-popolare della Patria.
E in quel teatro tra i fiori abbiamo sempre ingoiato e digerito di tutto, dall’Armata Rossa a Michail Gorbacev, dai metalmeccanici disoccupati agli orchestrali sindacalizzati, da Favino che recita la poesia dei migranti a Saviano che ricorda il martirio di Falcone. Volete negare le luci della ribalta al presidente ucraino, che oltre tutto da consumato attore qual è sa sfruttarle sempre al meglio, come ha già dimostrato alla Mostra del cinema di Cannes o ai Grammy di Las Vegas?
A questo si riduce, il nostro discorso pubblico. Zelensky a Sanremo, sì o no, col solito frastuono di cori da curva. Stavolta brillano per ottusità militaresca gli ultras del sì, pronti a cavalcare persino il delirio di qualche imbecille malato di sindrome maniacale da tarda par condicio che dice: «Se parla Zalensky allora serve il contraddittorio». Un’idiozia che andrebbe tacciata da un pietoso silenzio. E invece la “Coalition of the Willing de’ noantri” la prende sul serio, e la usa non solo per sostenere le ragioni della comparsata del presidente ucraino, ma anche per riaprire la caccia ai contrari, sperando che siano tutti “rosso-bruni” e tutti “arruolati” al partito pro-Putin (da notare il verbo, non a caso proprio delle caserme). Ma stavolta gli va male, perché a esprimere dubbi sull’opportunità dell’operazione non sono solo gli appositi Conte e Salvini, ma anche i Bonaccini, i Cuperlo, i Calenda. Un “partito” composito e troppo trasversale, per essere bollato di intelligenza col Cremlino. Fate uno sforzo, brothers in arms, e magari ci arrivate anche voi. Forse non aiuta la causa di quel popolo aggredito e martoriato, mischiare la guerra e i Cugini di Campagna (di nuovo Serra). Forse così si svilisce anche quell’immensa catastrofe dentro il frullatore della Grande Banalizzazione Contemporanea, dove un missile su un condominio finisce per valere quanto una “bomba” di Fedez. Non serve aver cenato all’Hotel Metropol con Savoini e il vice-primo ministro dell’energia Kozak, per sostenere con un minimo di ragionevolezza che “l’alto” di un sanguinoso conflitto bellico stona con “il basso” di un giocoso concorso canoro.
Volete davvero “svegliare le coscienze” del torpido popolo sanremese su quello che sta succedendo sull’uscio della nostra civilissima Europa? È cosa buona e giusta. Ma allora non dategli due facili minuti pre-registrati di speech zelenskiano. Piuttosto sbattetegli in faccia le immagini strazianti dei corpi violati dai russi a Bucha e a Irpin, le foto dei bambini ammazzati per strada, il pianto delle donne stuprate e torturate negli scantinati. Allora sì, magari qualche sussulto morale vibrerà anche nell’italiano medio stanco di guerra, che come ci avverte Alessandra Ghisleri sente lontanissimo quel conflitto e non vuole mandare altre armi per alimentarlo.
Io lo farei, perché trovo pelosa l’ipocrisia di chi non vuole mai turbare gli animi, salvandosi la coscienza con i rituali warning da burocrazia giornalistica. “Attenzione, le immagini che state per vedere potrebbero offendere… ecc. ecc…”. Nell’agosto del 2015 non fu la foto straziante del corpicino del piccolo Alan Kurdi, riverso sul bagnasciuga di Bodrum, a sconvolgere il mondo e a costringere Angela Merkel ad accogliere con un coraggioso “Wir Schaffen Das” sei milioni di siriani? Per questo, adesso, ringrazierei Zelensky del contributo, ripetendogli che l’Italia è e sarà sempre al suo fianco nella lotta contro l’autocrate criminale di Mosca. E poi gli direi che non lo mandiamo in onda a Sanremo. Sono sicuro che non se ne avrebbe a male: sia perché al suo posto trasmetteremmo le immagini delle indicibili sofferenze della sua gente, sia perché lui del nostro Festival ignorava persino l’esistenza, come dimostra il suo sguardo stupito, quando Bruno Vespa nella sua video-intervista gli propone di partecipare con un collegamento. E sono anche convinto che la Rai non perderebbe un solo punto di share, vista la collaudata autosufficienza dell’unico “format totale” che, insieme a qualche buona fiction, gli salva ancora il palinsesto.
Dato a Sanremo quel che è di Sanremo, resta la guerra. E questa è la vera Apocalisse su cui dovremmo ragionare, senza facili schematismi né opposti ideologismi. Persistono ancora, gli uni e gli altri. E inquinano la riflessione su quello che sta succedendo sul terreno. Al punto in cui siamo, fa scandalo persino parlare di “escalation”, perché secondo alcuni acuti osservatori equivarrebbe a battere la grancassa della propaganda putiniana. In realtà vuol dire solo dare un nome alle cose che accadono. Quelle che tutti vediamo. Non dovrebbe esserci più bisogno di ribadire ogni volta che tutto il disastro nasce dalla follia neo-imperiale dell’ex apparatciki del Kgb, che c’è un aggressore e un aggredito, che noi siamo senza se e senza ma dalla parte degli ucraini, che la loro guerra è la nostra guerra, e via via sciorinando i noti preamboli non negoziabili del Canone Occidentale. Lo faccio di nuovo, a scanso di equivoci. Ma con la stessa chiarezza, oggi, dobbiamo ammettere che siamo dentro un gorgo di azione-reazione di cui dobbiamo prevedere gli sbocchi. Se Putin non parla più di “operazione militare speciale” ma di “grande guerra patriottica 2.0”, e annuncia un attacco su vasta scala per la primavera, è chiaro che Zelensky deve alzare a sua volta il livello della risposta. Come scrive l’Economist (non la gazzetta della Piazza Rossa) ogni fase del conflitto coincide con un’arma iconica che ne misura l’intensità: lo scorso inverno furono gli Stinger terra-aria e i Javelin anti-carro, con l’attacco al Donbass in estate è toccato ai cannoni Howitzer da 155 millimetri, la riscossa ucraina d’autunno ha coinciso con i lanciarazzi Himars, adesso è l’ora dei corazzati Leopard 2 e Abrams.
Il via libera di Scholz non è stato facile, tanto che il Financial Times ora parla di “Tank Angst”, che per i tedeschi cresciuti con le novelle di Stephan Zweig equivale a un misto di ansia e di angoscia “da carrarmato”. Ma un minuto dopo il sospirato via libera del Cancelliere, Zelensky ha già rilanciato, e ora chiede agli alleati anche i caccia da combattimento F-16. Se non è escalation questa, come la vogliamo chiamare? Ma se ancora non vi basta, allora usiamo le parole del nostro ministro della Difesa, che a Parigi col suo omologo francese dichiara: «Se i carrarmati russi arrivassero a Kiev e ai confini dell’Europa scoppierebbe la Terza Guerra Mondiale». Guido Crosetto lo dice per scaricare su Putin la responsabilità dell’escalation, e per giustificare l’invio di altre armi all’esercito ucraino. Resta il fatto che l’escalation è in corso. E può portare fin lì, alla Terza Guerra Mondiale. Vuol dire che dobbiamo fermarci, scaricare Zelensky e lasciare che Putin si prenda l’intero bottino, dopo la Crimea l’intera Ucraina, di cui già controlla già il 17% del territorio? Ovviamente no. Dobbiamo continuare a sostenere la resistenza di Kiev. Ma dobbiamo anche avere ben chiari i passaggi successivi e le alternative possibili. Da un lato, come scrive Domenico Quirico, una lunga guerra d’attrito vedrà fatalmente la Russia in vantaggio. Dall’altro, come scrive Lucio Caracciolo, questo piano inclinato potrebbe farci scivolare prima o poi in una guerra diretta tra noi, l’Occidente euroatlantico, e la Russia. E allora anche noi italiani saremo chiamati a contribuire con molto di più che i semplici sistemi di difesa Samp T, previsti dal sesto decreto-legge in arrivo. Non è un auspicio. È solo lo scenario più agghiacciante, se davvero pensiamo che Putin non vada solo fermato, ma anche sconfitto sul campo.
Siamo di fronte, un’altra volta, al “nodo di Gordio” di Ernst Junger (appena uscito da Adelphi e di cui ha già scritto qui Massimo Cacciari). Al nostro sguardo fisso sul fulgore delle armi che domina la scena. Al “clangore delle catene del Caucaso”, che risuona da Tito a Tamerlano ai giorni nostri. Ai despoti che, come Gengis Khan, vedono la loro gloria e la loro potenza nel “non conoscere pietà”. E all’Occidente che in questi luoghi, oggi come ieri, per dimostrare che lo spirito libero domina il mondo, rischia di essere chiamato “a pagare il prezzo più alto”.
Scritto il 29 gennaio 2023 alle 12:37 | Permalink | Commenti (4)
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26 gennaio 2023
Il Giorno della Memoria: la mia (Read-back del Tafanus del 27 Gen. 2007)
Questo post non è originale. L'ho già pubblicato, quasi identico, il 27 Gennaio 2007 e 2008. Sono trascorsi più di tre lustri! Un Giorno della Memoria dopo l'altro, da anni. Per quanti anni ancora dovremo ricordare? Forse per sempre, finchè in Italia e nel mondo ci saranno "fascisti dentro"
Un anno dopo l'altro, la memoria e la solidarietà si attenuano. Colpa del trascorrere del tempo, ma anche colpa di altri reticolati, di altri steccati, di altri muri che nascono. Quando a costruire questi muri sono i figli e i nipoti di coloro che di muri e di reticolati sono morti a milioni, la nostra solidarietà è sottoposta a dura prova, la nostra memoria si attenua.
Questo è l'ultimo anno nel quale il Tafanus ricorderà, con dolore e rispetto, la tragedia della Shoah (o forse no...) Dall'anno prossimo, ci piacerebbe parlare della fine di un'altra tragedia, quella del "muro della vergogna" dentro il quale gli israeliani stanno "piombando" il carro bestiame di Gaza. A Gaza la misura è colma. Quando decine di migliaia di persone, private di beni essenziali come il cibo, l'acqua, l'elettricità, decidono di abbattere con le bombe il muro della vergogna, e di tentare una disperata sortita verso le non amichevoli braccia dei soldati egiziani, vuol dire che lo stato di disperazione ha toccato quasi gli stessi livelli ai quali erano giunti i reclusi nei campi di sterminio, quando si determinavano a cercare una morte quasi certa con improbabili tentativi di fuga, piuttosto che affrontare una morte che arrivava "un grammo al giorno", inesorabile come il destino, inesorabile come il tempo.
Chi volesse dei particolari su questa ignobile iniziativa del "muro della vergogna", può leggere l'estratto di un informato articolo de "Le Monde Diplomatique", tradotto sul sito www.disinformazione.it: Il muro della vergogna
Quest'anno, questa celeberrima poesia di Primo Levi vogliamo dedicarla agli ebrei vittime della shoah, ma anche agli israeliani che "hanno dimenticato" il significato della parola "disperazione". Perchè anche a loro torni la memoria.
P.S.: Dopo aver scritto questa introduzione, ma prima di pubblicare il post, apprendo due notizie, di segno totalmente diverso. Ognuno dia la lettura che si sente di dare:
-1) Ieri centinaia di israeliani si sono affollati ai buchi aperti con l'esplosivo nel "muro della vergogna" di Gaza, per portare cibo, acqua e solidarietà ai confinati palestinesi della striscia di Gaza. Molti intervistati hanno sottolineato che chiudere un milione e mezzo di disperati in pochi chilometri quadrati e privarli di tutto, significa che il popolo israeliano, per primo, sta smarrendo la memoria.
-2) La Signora Letizia Arnaboldi Brichetto in Moratti, Sindaco di Milano, dopo l'exploit del diniego di iscrizione agli asili ai bimbi degli immigrati non regolarizzati (nove volte su dieci per colpevoli ritardi burocratici), ha avuto un'altra brillante pensata: quella di dare lo sfratto, alla vigilia del Giorno della Memoria, alla sede milanese dell'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati), associazione che da anni organizza centinaia di manifestazioni educative sui temi delle deportazioni, della shoah, della guerra. Complimenti, Signora! Potrà sempre recuperare la salvezza dell'anima il 25 Aprile, esibendo per cento metri papy in carrozzella.
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Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)
27 Gennaio 2023: Giornata della Memoria. Quante ne abbiamo già celebrate? Oggi migliaia di blog tratteranno della shoah, e moltissimi apriranno con le pagine introduttive del libro di Primo Levi (Se questo è un uomo). Il Tafanus l’ha già fatto l’anno scorso, e a costo di apparire monotono, lo farà finchè esisterà. Lo farà perché alla perdita della memoria non dev’essere concesso alcun alibi. Un popolo che perde la propria memoria, è pronto a ripetere gli errori del passato. Il Tafanus non farà di questo post una raccolta di dati, che possono essere facilmente reperiti in mille siti (ve ne raccomandiamo a titolo esemplificativo uno che a noi è piaciuto molto, www.Binario21.org, ma la scelta è molto ampia.
Noi vogliamo piuttosto parlare della “nostra” memoria. La mia famiglia ed io riteniamo che un viaggio nei luoghi in cui l’uomo è diventato peggio delle bestie dovrebbe essere sentito come un dovere civico da tutti, così come, per altre ragioni, gli islamici sentono di dover andare, almeno una volta nella vita, alla Mecca. Noi siamo stati nei luoghi del disonore nel 2005 (nel complesso di Auschwitz-Birkenau); mia figlia è andata a Dachau e a Terezin, campo “specializzato” nel trattamento di bambini. A Terezin sono entrati, vivi, 15.000 bambini. Ne sono usciti vivi 100. L’uomo non dovrà mai più cadere nell’errore di pensare che certi orrori toccheranno sempre e solo gli altri. Una volta infranta la barriera fra umano e sub-umano, può toccare a tutti: agli ebrei e ai palestinesi, ai rom e ai brockers, agli omosessuali e ai comunisti. Ecco come l’indifferenza aiuta l’umanità a precipitare nell’abisso:
Prima vennero per gli ebrei…
" Prima vennero per gli ebrei,
e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti,
e io non dissi nulla perché non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti,
e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa."
Martin Niemoeller - (Pastore evangelico deportato a Dachau)
.
Il nostro “viaggio della memoria” era iniziato da una splendente Cracovia, splendente di sole, di bellezza urbanistica, di gioventù, di buone maniere. Il viaggio per il complesso dei lager non è lungo: circa un’ora di bus, attraverso una campagna non da cartolina; non è il Trentino o l’Engadina: davanti ai casolari galline e mucche non servono per fare cartolina, ma per mangiare. Si arriva ad Auschwitz quando inizia a piovigginare. E’ come te lo aspetti, con l’orrendo ingresso dei treni che arrivavano pieni e ripartivano vuoti, la scritta in ferro battuto “Arbeit Macht Frei” che sembra una bestemmia… il primo approccio è persino “deludente” per eccesso di leziosità. Piccole palazzine a due/tre piani, vialetti ordinati e persino qualche albero, niente baracche… insomma, chi non sapesse di trovarsi in uno dei luoghi più sinistri dalla storia della bestialità, potrebbe pensare di trovarsi a Crespi d’Adda, la cittadina – modello costruita dai Crespi per ospitare l’industria tessile dalla culla alla tomba (tutto insieme la fabbrica, le villette degli operai, le ville degli impiegati, le villone dei dirigenti, chiesa – ospedale – cimitero, tutto ordinato, tutto programmato… Poi qualcuno ti spiega che Auschwitz non è nata come campo di sterminio, ma come carcere per gli oppositori politici, poi gradualmente degenerato nel nucleo originario del luogo dell’orrore, il complesso Auschwitz-Birkenau, dove l’uomo ha perso il senso di se e ha trovato e fatto prevalere la bestia che si annida in ciascuno di noi…
Benvenuti nella prima palazzina: è persino bella, fuori. Ma appena dentro, inizia il viaggio nell’orrore. Il piano terra è occupato dalla mostra (raccolta differenziata) di tutto quello che veniva preso agli ebrei al loro arrivo, o dopo la “doccia” purificatrice; tutto suddiviso in stanze “specializzate”: le scarpe, i capelli, gli spazzolini da denti, le micro-valigette di fibra, gli occhiali da vista, le “protesi” (braccia, gambe artificiali)… montagne di tutto.
Il cielo fuori è sempre più plumbeo, ma cominciano ad affiorare tanti occhiali da sole, tanta gente che si soffia il naso… passi dagli oggetti alle presumibili storie sottostanti, e l’orrore diventa insopportabile. Le scarpe… dai uno sguardo, e individui centinaia di scarpine di bambini di due-tre anni, a fiorellini come un campionario di Fiorucci ante-litteram; scarpe piccolissime, quasi da bambola; colorate, graziose… cerchi di immaginare com’era fatta la bambina che le aveva ai piedi, e ti soffi il naso. Poi passi alla stanza successiva, che è piena di capelli: di tutti i colori, di tutte le età; in mezzo a masse informi di capelli, ogni tanto vedi dei “pezzi di umanità”: uno chignon bruno che ti fa immaginare una bella donna elegante, dei capelli grigiastri o bianchi, una lunghissima, integra treccia bionda… chissà se è la stessa bambina di quelle scarpine. E poi la stanza degli spazzolini da denti, quella degli occhiali, quella delle protesi… ma perché toglievano loro persino le protesi? E lo avranno fatto prima della “doccia” o dopo?
Le “facilities per gli interrogatori e le torture erano nel “basement”, dove fa freddo anche d’estate. Lo strumento-principe, geniale nella sua semplicità, era costituito da una serie di stalli, chiusi da mezze pareti, di un metro quadro; in questo metro ficcavano quattro deportati (da punire o da interrogare) completamente nudi, che potevano stare solo in piedi. Finestre senza vetri. Ogni tanto li bagnavano per affrettare i processi di idrocuzione, fiaccare la resistenza. Chi moriva non aveva lo spazio per accasciarsi al suolo. Un minimo di cibo veniva fornito, per allungare il piacere dell’agonia.
Facciamo un passo indietro, a quando “Il Treno” arrivava nel piazzale; Auschwitz non era attrezzato per contenere grandi masse, né per uccidere e cremare con grande efficienza. All’arrivo del treno, sul piazzale, c’era la prima brutale separazione: uomini da donne, bambini da adulti, sani da malati. L’80% in media degli arrivati (tutti i malati, gli anziani, gli handicappati, molte donne) venivano inviati direttamente “alle docce”, dove la morte con l’uso del Cyclon B arrivava in media dopo 20 minuti di atroci sofferenze. Poi serviva un certo tempo per “arieggiare” i locali, quindi le docce venivano evacuate da altri deportati, i cadaveri “smontati” per portar via qualsiasi cosa potesse tornare utile (capelli, denti, protesi). Ad Auschwitz non c’erano grandi crematori, quindi i cadaveri venivano ammucchiati in enormi fosse a cielo aperto, buttati dentro e bruciati. I fornetti di Auschwitz erano poco più che dei fornetti domestici, “monouso”. Ma l’allargamento di Birkenau, con le enormi baracche, i quattro grandi crematori che avrebbero mandato fumo acre, giorno e notte, per due anni, era quasi completato.
Birkenau è un’altra storia, già dal primo impatto visivo: intanto le dimensioni, enormi; baracche allineate per chilometri; chilometri di recinti doppi, elettrificati, con torrette di guardia ad ogni piè sospinto. Birkenau è una macchina per morire, con ordine teutonico; coordinamento con gli orari dei “treni”… man mano che la disfatta tedesca diventa ineluttabile, le esecuzioni aumentano; c’è sempre meno tempo, meno fabbriche in cui lavorare, meno risorse con cui sfamare questi disgraziati; e poi, perché sfamarli? In fondo li hanno portati a Birkenau per ammazzarli, non per sfamarli. Ormai solo pochissime categorie hanno qualche possibilità di allungare la vita (vita?) di qualche giorno; qualche ragazza giovane che possa sfamare gli appetiti sessuali delle bestie tedesche, qualche coppia di gemelli (materiale genetico prezioso, per gli studi comparativi del dottor Morte); per gli altri, una spaventosa catena di montaggio: arrivo – separazione – doccia - smontaggio dei ricambi, e poi via, attraverso i camini sempre fumanti dei quattro crematori.
A Birkenau tutto sembra studiato perché la gente “duri poco”, e perché quel poco sia vissuto nel massimo della sofferenza. Prendete i cessi. C’è una sola, enorme baracca adibita a cesso (come è fatta all’interno, lo vedrete in fotografia). Ma il problema è che la baracca-cesso non è sistemata a metà fra la prima e l’ultima baracca lager, ma ad una estremità. Quelli delle baracche più lontane, per arrivare ai cessi fanno quasi due chilometri fra la neve, con le scarpe che hanno o non hanno. Si defeca in tanti, alcune centinaia, tutti insieme: a contatto di natica. La gente la fa tenendosi ben stretti i pantaloni e le scarpe, perché se qualcuno ti ruba una di queste cose, sei morto. Altrimenti puoi farcela ancora per qualche giorno.
Verso la fine. Il nervosismo dei tedeschi, l’incendio continuo di documenti, l’accrescersi parossistico degli arrivi, lasciano intuire che la fine non è lontana. Il Tempo diventa prezioso. Qualcuno, forse, potrà farcela.
Auschwitz-Birkenau: la fabbrica dello sterminio – Note storiche
Situato al centro dell’Europa, il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau divenne operativo nel 1941. Attraverso le ferrovie i nazisti vi deportarono, a partire dal 1942, gli ebrei provenienti dall’Europa occidentale e meridionale, dal 1944 essi venivano fatti scendere dai convogli direttamente all’interno del campo e passavano la “selezione” che determinava chi sarebbe sopravvissuto per il lavoro e chi, circa l’80%, sarebbe stato eliminato dopo poche ore dall’arrivo. I pochi scelti per il lavoro venivano immatricolati con un tatuaggio sull’avambraccio, e subivano ogni giorno appelli e torture. Alloggiavano in baracche, ricevevano poco cibo in attesa di passare loro stessi per le strutture di messa a morte per i motivi più diversi o semplicemente a causa della debolezza. I beni dei deportati venivano sistematicamente predati all’arrivo e smistati in una struttura del campo denominata Canada. L’eliminazione dei cadaveri divenne presto uno dei principali problemi per i nazisti che in principio e nei momenti di massimo “lavoro” bruciarono i cadaveri all’aperto seppellendoli in enormi fosse comuni. Dal 1943 vennero messe in funzione due coppie di edifici gemelli, i Krematorium 2 e 3, e 4 e 5, dove il processo di messa a morte e di smaltimento ed eliminazione dei cadaveri fu organizzato come in una moderna fabbrica a ciclo continuo. Le vittime dovevano spogliarsi in una grande stanza con l’illusione di essere condotte alle docce, poi in migliaia venivano stipati in una stanza con false docce nella quale veniva introdotto il gas che in circa 20 minuti ne provocava la morte tra orribili sofferenze . I cadaveri venivano poi estratti dalle camere a gas e spogliati anche dei capelli e dei denti d’oro. La fase finale avveniva nella sala forni dove i corpi erano ridotti in cenere. Le strutture della morte vennero distrutte dai nazisti in fuga all’arrivo degli Alleati. Rimasero piani costruttivi, macerie ma, soprattutto, testimonianze dei pochissimi sopravvissuti.
...la liberazione...
Scritto il 26 gennaio 2023 alle 23:00 nella Guerra, Politica, Razzismo | Permalink | Commenti (35)
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25 gennaio 2023
Continua la politica del governo in difesa di lestofanti, evasori fiscali e fantasiosi produttori di fatture false
(Nella fotina: amorosi sensi fra Nordio e Meloni) Dopo la slavina di condoni fiscali piccoli e grandi, la cremazione di cartelle esattoriali, la progressività delle imposte attuata all'incontrario, la flat-tax solo alle "partite-IVA", ma di fatto non ai lavoratori a reddito fisso, ora c'è il tentativo di mutilare lo strumento "intercettazioni", che è stato ed è lo strumento-principe per arrivare ai grandi delinquenti e ai grandi evasori.
In contemporanea (e in piena sintonia) Nordio - definito da molti come il peggior ministro della Giustizia dal "ventennio" in avanti, parte all'attacco della indipendenza della magistratura, placcato per fortuna da quel galantuomo che risponde al nome di Mattarella.
Sul tentativo di disinnescare l'arma delle intercettazioni (il principale strumento di guerra non solo ai mafiosi, ma anche ai grandi evasori e corruttori), Annalisa Cuzzocrea su La Stampa intervista Nicola Gratteri, un magistrato da sempre in prima linea nella guerra vera alla criminalità. Nicola Gratteri, un uomo senza più alcuna possibilità di condurre una vita normale. Uno di quegli uomini che non ci fanno vergognare di essere italiani, al contrario di tanti restauratori alla "Dio, Patria e Famiglia".
Grazie Nicola Gratteri, grazie Annalisa Cuzzocrea, grazie Mattarella.
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Nicola Gratteri: “Senza intercettazioni indagini a rischio. Sulle pubblicazioni polemica inutile”
Il procuratore di Catanzaro: «Con le carriere separate pm sottomessi all’esecutivo. Il Parlamento supino nei nostri confronti? Non ci sarebbe stata la riforma Cartabia»
A differenza di quello che dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio, «cambiare le norme sulle intercettazioni non serve né a evitare abusi né a tutelare la privacy». Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ritiene totalmente «infondate» le motivazioni tirate fuori in questi giorni dal Guardasigilli.
Mettiamo da parte i reati di mafia e corruzione, che sarebbero esenti dalla modifica. Per tutti gli altri si possono fare indagini efficaci senza avere accesso agli ascolti?
«Le rispondo con un paio di esempi. Poniamo di essere davanti a un reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Con indagini tradizionali, come le verifiche fiscali, si può giusto arrivare ai prestanome, senza patrimonio e ignari del meccanismo. I veri registi, i professionisti compiacenti e i beneficiari dei profitti, tutti sempre coinvolti in organizzazioni di stampo criminale, senza intercettazioni non si colpiranno mai».
Ne ha pronto un altro.
«Certo, la corruzione mediante consulenze fittizie: senza intercettazioni gli inquirenti acquisiranno contratti di consulenza e pagamenti mediante bonifici apparentemente regolari. Ma non potranno dimostrare che le parcelle sono in realtà mazzette da destinare a pubblici ufficiali».
Insomma, le ritiene indispensabili.
«Lo sono».
Che tipo di inchieste sarebbero a rischio se il governo andasse avanti con la riforma prospettata da Nordio?
«Inchieste su reati contro la pubblica amministrazione, reati finanziari, bancarotte, organizzazioni dedite a furti e rapine. Estorsioni. È un lungo elenco».
La maggioranza accusa: sui giornali escono ancora intercettazioni non rilevanti, come nel caso Zaia-Crisanti.
«La riforma entrata in vigore il 1 settembre 2020 è chiara: le conversazioni non rilevanti non possono essere inserite in atti, ma devono confluire in un archivio riservato. Se chi ha accesso all’archivio le divulga, commette un reato. Nel caso che cita, se sono state divulgate, evidentemente sono state ritenute rilevanti».
Al di là delle intercettazioni, cosa pensa dell’impianto di riforma proposto dal governo?
«La separazione delle carriere è assolutamente inutile, perché di fatto una separazione già esiste, attraverso gli assai rigidi limiti territoriali e numerici di cambio di funzioni. In più, è negativa, perché fa perdere la cultura giurisdizionale al pm, come soggetto terzo nelle indagini. E spalanca le porte a qualcosa di ancora peggiore».
Cosa?
«La sottomissione del pm all’esecutivo».
Secondo Nordio è il Parlamento a essere supino rispetto ai magistrati.
«Se fosse così oggi non avremmo la riforma Cartabia, che la magistratura non ha certo voluto».
Il governo si è impegnato a correggere l’effetto pericoloso dell’improcedibilità d’ufficio per alcuni reati.
«Quello dei reati a querela è solo l’antipasto, se mi consente il termine».
Cos’altro non funziona?
«Vengono appesantite le procedure, rendendo più difficoltosa l’organizzazione degli uffici piccoli e più lunghi i processi di primo grado. In più, quando si arriva in appello, dopo tutto l’impegno profuso, in molti casi arriva la mannaia della improcedibilità. Il sistema è destinato a girare a vuoto».
Ma condivide la necessità di velocizzare i processi?
«Certo, ma per farlo bisogna ottimizzare le risorse che sono mal distribuite. Nella sanità si sono chiusi importanti presidi ospedalieri sul territorio, e non si ha il coraggio di chiudere tribunali piccoli distanti 20 o 30 km da quelli più grandi, peraltro alla vigilia dell’entrata in vigore, anche nel penale, del processo telematico».
Basterebbe questo? Pura logistica?
«No, serve una depenalizzazione di reati che di fatto non hanno alcuna valenza offensiva. Si devono snellire le procedure, facendo esattamente l’opposto di quanto dettato dalla Cartabia».
E poi forse bisognerebbe alleggerire le carceri, sovraffolate, troppo spesso teatro di violenze, dove i suicidi sono in costante aumento.
«Il problema lo si risolve costruendo carceri attrezzati, potenziando le comunità di recupero dei tossicodipendenti, evitando a questi ultimi di andare in carcere».
È possibile ci sia stata una trattativa per la cattura di Matteo Messina Denaro?
«Non conosco il caso e non mi esprimo su ciò che ignoro».
Riformulo. È possibile nascondersi 30 anni in “pieno giorno”, nei luoghi di sempre? «Parlo in linea generale. Il reato di associazione mafiosa ha come elemento strutturale la valenza intimidatoria come fonte di omertà. Se in una comunità la presenza della mafia è forte, sarà meno facile per lo Stato penetrarvi».
Quindi sì, è possibile.
«Il boss dal territorio non può fuggire. Il suo allontanamento verrebbe percepito come segno di debolezza. In quel territorio Matteo Messina Denaro, figlio di don Ciccio Messina Denaro, è nato e cresciuto. Aveva molti protettori e tanti fiancheggiatori. Mi auguro che le indagini possano fare luce anche su questo aspetto».
Ma alla fine questa cattura rappresenta un successo per lo Stato o un fallimento visto il ritardo con cui ci si è arrivati?
«Godiamoci il successo, senza cercare sempre il pelo nell’uovo. È stato arrestato un latitante che apparteneva a un gruppo mafioso che è stato sconfitto. Non era il capo dei capi o il re di Cosa nostra, come è stato irresponsabilmente definito. Ma un boss che andava arrestato».
Com’è cambiata la mafia in questi trent’anni? Deve farci più o meno paura?
«Una delle caratteristiche delle mafie è la loro capacità di adattamento. Oggi, sparano di meno, ma sono molto più pericolose. Attenzione a credere che con l’arresto di Messina Denaro la pratica sia stata chiusa. Ripeteremmo gli stessi errori commessi nel passato. Quello che è mancato nel tempo – e mi riferisco agli ultimi 150 anni – è stata la continuità investigativa e la volontà politica nel combattere le mafie, sempre e comunque».
Quindi, più paura.
«Se la mafia siciliana prende esempio dalla’ndrangheta, che ha mantenuto negli anni una strategia silente, evitando di far parlare di sé con atti eclatanti, e insinuandosi progressivamente nel tessuto sociale ed economico del centro nord e di importanti Stati europei, c’è poco da essere sereni».
La famosa borghesia mafiosa.
«È sempre esistita. Se n’erano già accorti Franchetti e Sonnino nella loro inchiesta in Sicilia del 1876. I “facinorosi della classe media” erano la borghesia mafiosa di oggi. Le relazioni esterne da sempre costituiscono l’ossatura del potere mafioso. Oggi professionisti senza scrupoli, al servizio delle cosche, mettono a disposizione il proprio know how, per permettere alla mafia di operare dove non è tecnicamente in grado di farlo. Pensi alle raffinate operazioni di riciclaggio internazionale».
Messina Denaro ha già detto che non parlerà. Pensa che comunque seguire le tracce dei suoi covi e delle sue coperture porterà nuove verità? Quelle verità che in questi giorni invocano più di tutti i parenti delle vittime?
«Le condizioni di salute di Messina Denaro non sono ottimali, da quello che ho letto sui giornali. Vorrei essere smentito, ma non mi sembra il tipo che possa decidere di collaborare con lo Stato. Se lo facesse sarebbe possibile chiudere definitivamente la stagione stragista, raccontando quello che ancora non si sa. E che in tanti vorremmo sapere»
Scritto il 25 gennaio 2023 alle 12:32 | Permalink | Commenti (0)
Tag: attacco alla magistratura, giorgia meloni, nicola gratteri, nordio
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Giorgia Meloni: arrestare il probabile "inizio della fine" della luna di miele vestendosi da panettiera???
Forse la fine della luna di miele della Meloni è iniziata. Nessuno è eterno, e quando comincia a pensarlo, in genere è il momento in cui i fatti iniziano crudelmente a frenarne l'euforia.
Come auspicava una vignetta diventata virale: "La Meloni si è accisa da sola?"
In calce il grafico di "Supermedia" che riporta il grafico della media mobile a 15 giorni dei sondaggi. Gli ultimi dati riportano un calo netto delle Sorelle d'Italia di 1 punto tondo: dal 30,6% al 29,6%:
Chi volesse giocare col grafico interattivo, che apre in chiaro tutti i punti sui quali si punta il mouse, trova questo grafico QUI
Una volta si diceva che tutti i nodi vengono al pettine. Oggi potremmo parafrasare quel detto dicendo che tutte le balle, se troppo gonfie, scoppiano. Ma il problema della Meloni è che ha promesso tutto a tutti, e che sembra iniziato il momento in cui non si può continuare col ritornello che tutto è colpa di quelli che c'erano prima!
Ma alla Meloni la lunga serie, senza eccezioni, di grattate del cambio senza l'uso della frizione tutto potrebbe essere perdonato (almeno da quei sottosegretari impoltronati nonostante la svastica sul braccio). Tutto, ma non le cose più gravi:
-1) La nomina di Nordio alla Giustizia;
-2) la proposta di un inquisito a capo del Consiglio Superiore della Magistratura;
-3) Last but not least, quel cappotto... Quel cappotto ha fatto ridere il mondo, ed è diventato virale sul web. Ma come si fa??? Quando l'ho vista in TV (in visita di stato!) il mio pensiero - chissà perchè - è corso subito alla panetteria di cui ci serviamo da 15 anni: le commesse dietro il bancone delle michette e delle focacce vestono esattamente così!
Tafanus
Scritto il 25 gennaio 2023 alle 11:07 | Permalink | Commenti (0)
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24 gennaio 2023
"Le Perle Musicali" / 2 - Tre grandi jazzisti italiani ospiti d'onore alla Sant Andreu Jazz Band
La scuderia di Joan Chamorro, costituita da giovanissimi (quando non da ragazzini) onora il jazz, e sta scalzando i gruppi e le scuole americane nella scala di valori dei jazz-lovers di tutto il mondo.
Riempie d'orgoglio notare che in questo difficilissimo be-bop. eseguito alla velocità della luce, ci siano ben tre italiani come ospiti d'onore:
Luigi Grasso (quello con barbetta che rassomiglia lontanamente all'ex ministro Toninelli). Il ragazzo di Ariano Irpino che ha iniziato a suonare il sax su consiglio del suo medico di famiglia, per curare una forma di asma bronchiale. L'ha curata bene, visto che adesso ho contato filotti di ben 6 battute senza tirare il fiato...
Pasquale Grasso (suo fratello) alla chitarra. Colui che un tizio che di chitarra s'intende (Pat Metheny) ha definito il più grande chitarrista jazz vivente (...uno che non imita nessuno: solo se stesso, e lo fa alla grande...)
Luca Pisani: un formidabile bassista che mi fa ben sopportare anche gli assolo di contrabbasso.
Ascoltate il pezzo, godetevi questa incredibile performance, e poi leggete i commenti sul file originale youtube...
Questa la squadra:
Joan Chamorro direzione e sax barítono
Joan Martí sax alto
Nil Galgo saxo alto
Marçal Perramon sax tenore
Èlia Bastida sax tenore
Alba Esteban, sax barítono
Joan Mar Sauqué tromba
Joan Codina trombone
Joan Aleix Mata batteria
Invitati speciali:
Pasquale Grasso,chitarra
Luigi Grasso sax alto
Luca Pisani contrabasso
Tafanus
Scritto il 24 gennaio 2023 alle 20:51 nella Jazz, Perle Musicali | Permalink | Commenti (0)
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16 gennaio 2023
Matteo Messina Denaro si è arrestato! Ma l'accoppiata Meloni/Piantedosi è già in TV ad attribuirsene i meriti
Stamattina, appena ho visto scorrere i titoli dell'arresto di Matteo Messina Denaro su tutte le reti TV, mi sono detto: "Era ora!" - Era abbastanza strano che in trent'anni costui, che aveva in Sicilia molti amici, ma anche molti nemici, fosse riuscito a restare libero. Di fare cosa, dove, perchè non è noto, ma tant'è... Appena la notizia ha iniziato a circolare, le TV si sono presto riempite di premieresse e ministroni ansiosi di attribuirsi i meriti della "brillante operazione di polizia": in "PPP" (primissimo piano) la Meloni e Piantedosi, e intorno gente che si spintonava per "entrare nella foto".
Ovviamente si è fatto notare come gli imbelli dei governi di centrosinistra in trent'anni non fossero riusciti ad ottenere ciò che invece i destri erano riusciti a fare in tre mesi. Con sprezzo del ridicolo, nessuno di loro ha avuto il buon gusto di ammettere che se trent'anni di caccia inutile sono un insulto all'efficienza, questo insulto va equamente distribuito fra tutte le forze politiche.
Sarebbe troppo complicato riuscire a spiegare a costoro che in trent'anni di latitanza (forse un record mondiale) i post-bolscevichi e i post-fascisti si sono suddivisi quasi alla perfezione i trent'anni... 15 a testa. Ma è indubbio che l'arresto è avvenuto sotto il regno di Meloni&Piantedosi...
INDUBBIO??? Andiamoci piano! Quando sono cominciate a trapelare notizie più dettagliate sull'arresto, a me è venuto in mente subito un titolo:
Matteo Messina Denaro si è arrestato
Prendiamo il sito today.it, e la sua brava giornalista Sandra Figliuolo (ma è "quasi certissimo" che nelle prossime ore non rimarremo soli a pensar male... Parafrasando il saggio divo Giulio Andreotti: [...] a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina [...]
Diamo spazio al sito giornalistico, che descrive sinteticamente i fatti già emersi, in attesa che il web sia invaso da altre notizie e da altre non-notizie, e poi inizieremo a cercare una logica in ciò che è successo. Perchè in sostanza questo latitante non è stato scovato murato in qualche topaia, come Totò Riina, ma in un bell'ospedale, di cui era ospite abituale con una identità falsa, (mai controllata dall'ospedale stesso?). In calce i fatti per ora noti, riportati da sito succitato
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Il superlatitante arrestato, i retroscena e la risposta ai carabinieri: "Sono Matteo Messina Denaro"
Gli inquirenti hanno appreso tre giorni fa che stamattina aveva un appuntamento per sottoporsi a delle cure oncologiche. Era stato operato alla clinica La Maddalena a maggio scorso e utilizzava documenti falsi, a nome di Andrea Bonafede. Nessuno, né pazienti, né medici o infermieri in questi mesi lo ha mai riconosciuto. Arrestato anche l'uomo che era con lui.
In base alle prime notizie, Messina Denaro sarebbe stato operato nella clinica a maggio dell'anno scorso e poi sarebbe andato più volte nella struttura per sottoporsi alle cure. Nessuno - e questo è un filone che certamente sarà percorso adesso dagli inquirenti - lo ha mai riconosciuto. Né pazienti né tantomeno medici o infermieri. Il nome falso utilizzato dal boss stragista era peraltro già emerso da alcune indagini.
L'uscita del boss dalla caserma
Assieme a Messina Denaro - che è stato condotto in una località segreta - è stato arrestato anche l'uomo che era con lui, Giovanni Luppino, di Campobello di Mazara, che è accusato di favoreggiamento. Per il momento non trapela nulla sul posto in cui il boss ha trascorso la sua latitanza [...]
Il procuratore Maurizio De Lucia e l'aggiunto Paolo Guido che coordinano l'inchiesta non sarebbero rimasti sorpresi di individuare il latitante in una struttura ospedaliera, perché era noto che fosse malato. Ma la Maddalena, per le cure di alto livello che offre, è frequentata anche da tantissimi professionisti, magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine. Tuttavia nessuno si è mai accorto della presenza del "fantasma" di Cosa Nostra.
Solo tre giorni fa gli investigatori hanno avuto la conferma che cercavano: alle 8 di oggi "Andrea Bonafede" aveva fissato un appuntamento nella clinica di San Lorenzo per sottoporsi a nuove cure in day hospital. Il blitz del Ros dei carabinieri, con l'apporto del Gis, è stato organizzato quindi nei minimi dettagli (incluso il "dettaglio" che per una operazione della "intelligence" di questa delicatezza, ci fossero già fuori dalla clinica fiumi di fotografi e cine-operatori, pronti ad immortalare lo storico evento? - NdR)

Stamattina, come gli inquirenti si aspettavano, Messina Denaro si è presentato in clinica, ha fatto l'accettazione e poi, però, anziché salire al settimo piano per la visita, come previsto, è andato verso l'uscita. E' qui che è stato avvicinato dai militari che gli hanno chiesto se fosse "il signor Bonafede" e che lui, senza opporre nessuna resistenza, ha invece confermato la sua vera identità. L'intervento del Gis, simile a quelli che si vedono nei film, ha seminato il panico all'interno della struttura ospedaliera. Una paura che, appresa la notizia della cattura della primula rossa di Cosa nostra, ha lasciato spazio ad applausi per le forze dell'ordine e a un senso di enorme felicità.
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Ma vediamoli, i lati "oscuri":
-a) Sul web è apparsa la carta d'identità cartacea falsa del sedicente Signor Bonafede. Ma da un nome, cognome, data di nascita di una CdI (genuina o falsa che sia) si risale al codice fiscale, e da questo è un gioco da bambini, per le forze dell'ordine, controllare le coordinate dell'individuo. E' stato fatto?
-b) Sembra che il "Signor" Andrea Bonafede frequenti questa clinica da anni. La clinica non ha mai tentato di aprire e/o di trasmettere il fascicolo sanitario alla locale azienda sanitaria? Eppure non era stato tante volte li per un foruncolo, ma per un intervento oncologico, e per successivi controlli e terapie oncologiche.
-c) Come al solito, quando si cerca di "far luce sull'oscuro episodio", saltano sistematicamente fuori versioni successive e inconciliabili:
-1) Alla vista delle forze dell'ordine, sarebbe fuggito rifugiandosi nel bar dell'ospedale (un luogo inespugnabile) e avrebbe opposto resistenza all'arresto;
-2) Alla vista delle forze dell'ordine (e dei troppi cine-operatori?) si sarebbe diretto all'uscita della clinica. Fermato da un agente che gli chiedeva se fosse Andrea Bonafede, anzichè dire si, dice no: sono Andrea Messina Denaro.
Qualcuno mi aiuterebbe a trovare un senso su queste versioni contrastanti, prima che se ne aggiunga un'altra mezza dozzina? Grazie. Intanto prendiamo atto che a poche ore dalla brillante operazione, un numero crescente di giornali e siti-web tende a definire "l'auto-arresto di Messina Denaro" una ipotesi altamente ragionevole. Un malato oncologico, magari senza possibilità di sfuggire al suo destino, cosa avrebbe da perdere a passare ciò che gli resta da vivere in un ospedale, anzichè in una tana da topi, come era successo a suoi illustri predecessori?
Tafanus
Scritto il 16 gennaio 2023 alle 19:57 | Permalink | Commenti (9)
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15 gennaio 2023
Verona, morto il ragazzo pestato dai nazifascisti (read-back di un post del 5 maggio 2008)
A volte ritornano - Sembrava impossibile, ma a 15 anni da questo losco episodio, siamo ancora e di nuovo ai nazifascisti, a "Dio, Patria, Famiglia", ai ministeri del Made in Italy e della Sovranità Alimentare, alla pioggia di premi e cancellazioni delle sanzioni per evasori e farabutti di tutti i tipi...
Pensavamo di esserci lasciati alle spalle tutto questo, ma - come gli zombies, a volte ritornano. E finché creperemo, faremo di tutto affinché la gente non dimentichi. E' con questo spirito che riproponiamo questo post, e faremo di peggio. Nel momento in cui tornano slogan imbecilli, le premialità ai malfattori, la lotta ai disgraziati dei barconi, l'oscenità di personaggi dal "saluto romano" e dalla svastica sul braccio innalzati allo status di ministri e sottogovernisti, noi cercheremo di risvegliare la memoria dei comatosi italiani, che periodicamente premiano il neopeggio pro-tempore.
Tafanus
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Presi altri due aggressori - I genitori autorizzano l'espianto degli organi. Ricercati altri due membri del gruppo
Figli di buona famiglia - di Ilvo Diamanti (Repubblica.it)
"Giovani di buona famiglia". Così vengono definiti i cinque teppisti che hanno massacrato Nicola Tommasoli. Colpevole di non aver voluto "consegnare" loro una sigaretta, dopo regolare intimazione. Giovani ultrà. Ultrà-giovani. Occasionalmente di estrema destra. Neonazi oppure neofasci. Teste rasate. Un simbolo inquietante, ormai. Al punto da indurmi in tentazione. Io, skin per colpa del tempo che passa; e per eredità genetica. Oggi mi viene voglia di ricorrere alle tecniche tricologiche: un trapianto, una parrucca...
Giovani ultrà di estrema destra. Abituati ad avere uno stadio a disposizione per esibire i loro muscoli, i loro slogan, i loro simboli contro gli altri. I nemici. Gli "altri". Non solo quelli dell'altra parte politica. Dell'altra parte. Ma "gli altri", in generale. Gli stranieri, i nomadi. Gli ebrei. I deboli. Hanno in spregio le persone "comuni". A cui la violenza non piace. Quelli che la sera, in città, tirano tardi con gli amici. E passeggiano in centro città. Immaginando che possa ancora essere una città. Luogo dove, appunto, passeggi con gli amici. Fumi la sigaretta. Chiacchieri. Luogo di relazioni, insomma. Rete di comunità. Non un agguato politico. Ma un'aggressione "per caso". Chissà: gli aggrediti potevano essere leghisti, magari perfino fascisti. In quel momento erano solo persone comuni. Finite sulla strada di persone extra-ordinarie. Super-uomini in libera uscita [...]
Questi "figli di" buona famiglia, tecnologicamente attrezzati ed esperti. Per fortuna: sono nati in tempi molto diversi e lontani da quel maledetto 1968, di cui si celebrano i nefasti, a quarant'anni di distanza. L'eredità di illusioni mancate e di violenze mantenute. Questi giovani di buona famiglia, invece, non guardano lontano. Non cercano figure e utopie di altri mondi lontani. Il comunismo, Mao, Che Guevara... Semmai - alcuni di essi - guardano più indietro. Riscrivono storie da cui isolano ciò che interessa loro. Il mito della forza. Il seme della violenza. Che coltivano, quotidianamente, esercitando l'odio contro gli altri. Poveracci, accattoni, zingari e stranieri. Clandestini e non. Perché non conta distinguere, ma categorizzare e colpire "l'altro". Lo stesso che fa paura alla gente comune. Quella che mai si sognerebbe di bruciare un campo nomadi, tantomeno di ammazzare di botte un ragazzo perché non ti dà una sigaretta. Potrebbe essere loro figlio, l'aggredito. E gli aggressori potrebbero essere loro figli.
Giovani di buona famiglia. Quelli abituati a sfogarsi il sabato sera, in discoteca, o nei bar del centro. Nelle piazze e nelle strade. Molti bicchieri e qualche pasticca per tenersi su di giri. Per ammazzare il tempo insieme alla noia. E l'angoscia che ti prende, in questa vita normale, in questa società normale, in questa città normale. Dove i divieti sono comunisti e le regole imposizioni inaccettabili. Dove dirsi "buoni" è un'ammissione di colpa. E la debolezza un vizio da punire. Giovani di buona famiglia. Genitori che non deprecano questa società senza autorità, senza divieti e senza punizioni. E poi si indignano: di fronte ai divieti e alle punizioni. Alle autorità autoritarie. Quando colpiscono loro e i loro figli. Sempre gli ultimi a sapere. Cadono dalle nuvole, se scoprono cosa combinano, quei loro figli, a cui hanno dato tutto. Senza chiedere nulla. Senza sapere nulla di loro.
Questi genitori di buona famiglia. Ce l'hanno contro questa scuola senza voti. Contro i professori che non si fanno rispettare. Contro i maestri che non sanno comandare. Non sanno punire. Questi genitori. Non capiscono e non accettano: i professori che impongono rispetto, comandano e puniscono. E magari bocciano. I loro figli. Giovani di buona famiglia. Figli di buona famiglia. Figli di.
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...si: "figli di"... guardiamole, queste facce, e rivolgiamo un rispettoso pensiero a Lombroso. Figli di. Se io avessi in casa un figlio con una certa faccia, con certe abitudini, con certi "accessori" in camera; se sentissi far loro certi discorsi, mi porrei delle domande. Ho paura che, al di la del fatto che "figli di" come questi ci sono sempre stati, dopo la vittoria dei nazifascisti nostrani questi siano aumentati di numero e peggiorati in qualità. Forse certe presenze istituzionali al potere possono aver trasmesso, più o meno esplicitamente, il messaggio che adesso si può fare. Ma oggi non vogliamo sprecare tempo a parlare di questi "figli di". Oggi vogliamo associarci al dolore dei familiari di Nicola Tommasoli, che purtroppo non ce l'ha fatta, e dire loro "grazie" per aver autorizzato l'espianto degli organi. Con una segreta, cattiva speranza: che questi organi non servano, per una beffa del destino, a salvare la vita di qualche "figlio di". Addio, Nicola...
Simpatizzanti di Alemanno festeggiano la vittoria. Ora la sicurezza a Roma è garantita
Tafanus
Scritto il 15 gennaio 2023 alle 14:00 | Permalink | Commenti (15)
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14 gennaio 2023
La storia dei "green pass" fasulli non è iniziata il mese scorso, ma nel febbraio 2022, cioè undici mesi fa!
Questa storia che potrebbe configurare, con diversi livelli di colpevolezza, casi di corruzione, falso ideologico, associazione a delinquere, è venuto fuori sui media solo a partire dal 24 Dicembre 2022 (insomma, da meno di un mese). Ma si da il caso che lo scandalo potesse e dovesse esplodere molto tempo prima.
L'articolo in calce, che vi preghiamo di accreditare al sito di VicenzaToDay, è datato 23 febbraio 2022.
Già da quella data erano noti i meccanismi del crimine, i loro autori attivi, e già molti fruitori. Però noi siamo un popolo che si sveglia solo quando nelle inchieste entrano personaggi più o meno famosi. E così i media italiani si accorgono di questa sporca faccenda solo quando, alla vigilia di Natale 2022 (meno di un mese fa), saltano fuori i nomi di una cantante "diversamente famosa" (tale Madame), e la famigliola al completo di Camila Giorgi. Meglio tardi che mai, ma non è inutile chiedersi perchè questa storia esplode su tutti i media solo 10 mesi dopo.
In calce, l'articolo di VicenzaToDay del 23 febbraio 2022
Tafanus
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Rilasciavano green pass fingendo di vaccinare i pazienti: arrestati due medici. Individuate 14 persone destinatarie di false certificazioni di vaccinazione. Gli accertamenti proseguono per l'identificazione delle numerose altre persone che hanno illegalmente beneficiato del servizio, anche operanti in ambito sanitario e sportivo, e che dispongono pertanto fraudolentemente della certificazione.Tutto è partito da una segnalazione della dirigenza dell'Ulss 8 Berica che aveva denunciato l'elevato ed anomalo numero di vaccinazioni anti Covid-19 eseguite nell'ambulatorio della dottoressa Daniela Grillone Tecioiu, medico di base con studio a Vicenza ma residente a Creazzo.
Madame, la dottoressa Grillone, Camila Giorgi
A dicembre è quindi iniziata l'attività di indagine coordinata dalla Procura di Vicenza basata su intercettazioni delle utenze telefoniche in uso alla dottoressa, ad Andrea Giacoppo ed alle collaboratrici, segretarie dello studio medico; intercettazioni ambientali e controlli sulla posta elettronica. Attività che ha portato a galla il piano messo in atto dalla dottoressa: in occasione delle conversazioni telefoniche con i pazienti, parlava di "ozonoterapia" come falsa inoculazione del vaccino e conseguente rilascio della falsa attestazione di somministrazione del farmaco che permetteva il rilascio della certificazione sanitaria europea (green pass).
É stato inoltre accertato che in più occasioni la dottoressa in questione riceveva somme di denaro - talora il prezzo veniva mascherato in fattura come "prestazione di ozonoterapia" - o altre utilità - confezioni di vino, anche di pregio - quale corrispettivo per il rilascio della falsa attestazione di avvenuta vaccinazione.
II ruolo di Andrea Giacoppo era quello della gestione del database dei soggetti - falsamente - vaccinati dalla compagna, provvedendo all'inserimento dei nominativi nel portale dell' Ulss 8 - Berica (SIAVR - Sistema Informativo dell'Anagrafe Vaccinale Regionale) ai fini del successivo rilascio del green pass.
Le intercettazioni hanno rivelato un afflusso rilevante di richieste provenienti da persone di varie province, non solo da quella vicentina, che la dottoressa Grillone Tecioiu non esitava a soddisfare anche fornendo una diversa domiciliazione.
La Ulss 8 aveva recentemente sospeso le forniture di vaccino nei confronti della dottoressa Grillone Tecioiu, a causa delle riscontrate anomalie. Questo aveva portato il suo collega a temere di essere scoperto pertanto aveva concordato con una delle collaboratrici la materiale distruzione della documentazione relativa alle vaccinazioni eseguite e da rappresentare ripetutamente alla compagna i rischi della prosecuzione dell'illecita attività (“Vedremo che quando farai la figura di quello di Pistoia...").
La dottoressa Grillone Tecioiu è accusata di peculato per la continua dispersione/impossessamento del farmaco vaccinale ricevuto dalla Ulss 8 per la somministrazione ai pazienti, allo scopo di simulare - in occasione di possibili controlli - l'effettiva indisponibilità delle dosi per avvenuta inoculazione del vaccino e cancellare le tracce dell'illecita attività.
Modus operandi che è stato esplicitato dalla stessa dottoressa stessa il 19 dicembre scorso quando all'interno dello studio medico con il collega Volker Erik Goepel, specialista in Nefrologia, che dal mese di novembre 2021 svolgeva mansioni di supplente di Medicina generale con studio in Fara Vicentino, impartisse specifiche "disposizioni operative" per simulare la somministrazione del farmaco vaccinale attestando che anche lui fingeva la somministrazione del vaccino in favore di pazienti segnalati dalla Grillone Tecioiu. Pratica proseguita da Volker anche quando la Ulss 8 aveva bloccato la fornitura.
Sono state individuate 14 persone destinatarie di false certificazioni di vaccinazione in funzione del rilascio del c.d green pass. Gli accertamenti proseguono per l'identificazione delle numerose altre persone che hanno illegalmente beneficiato delle false attestazioni, anche operanti in ambito sanitario e sportivo, e dispongono pertanto fraudolentemente del c.d. green pass.
Nella mattinata di oggi, mercoledì 23 febbraio, sono scattate le perquisizione e il sequestro negli studi e nelle abitazioni delle persone sottoposte alla misura cautelare, per l'acquisizione anche degli hard disk dei computer nella rispettiva disponibilità.
La Procura di Vicenza ha inoltre richiesto, su disposizione del gip, anche il sequestro preventivo delle attestazioni di avvenuta vaccinazione e del relativo documento green pass in possesso dei pazienti individuati all'esito degli accertamenti mentre ei confronti della Grillone Tecioiu e di Giacoppo è scattato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio pari a 25mila euro, con sequestro per equivalente in ipotesi di non reperimento della somma.
Per i medici Daniela Grillone Tecioiu, Volker Erich Goepel e per il collaboratore Andrea Giacoppo sono scattati gli arresti domiciliari per corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato (la Grillone Tecioiu e il Andrea Giacoppo in concorso), corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (la Grillone Tecioiu), falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e peculato (la Grillone Tecioiu e Volker Erich Goepel in concorso).
Scritto il 14 gennaio 2023 alle 19:15 | Permalink | Commenti (0)
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11 gennaio 2023
Falsi vaccini a Camila Giorgi e Madame: la dottoressa Grillone confessa e accusa
False vaccinazioni: non solo Camila Giorgi, ma tutta la famigliola

Daniela Grillone, la dottoressa 57enne sotto inchiesta nel caso delle false vaccinazioni alla cantante Madame e alla tennista Camila Giorgi, ammette le accuse e si dice «sconvolta e pentita per le mie azioni». Tra i suoi pazienti, oltre alle due ragazze, ci sono imprenditori, sanitari e forze dell'ordine. Arrestata lo scorso febbraio, nel corso degli interrogatori ha rivelato il suo modus operandi e il legame con le accusate.
«Non sono no vax» spiega al pm - «Credevo nell’utilità del vaccino. Purtroppo dopo le due dosi che mi sono auto-somministrata ho visto che sono comparse sul mio corpo delle piaghe e ho avuto pesanti effetti collaterali», le sue parole riportate dal Corriere della Sera. Si sarebbe convinta a cambiare idea parlando con un collega: «Mi ha convinta che la reazione fosse conseguenza delle dosi (…) Mi ha chiesto di eseguire su di lei un vaccino fasullo e ha chiesto di mandarmi alcuni conoscenti che non volevano vaccinarsi... E io ho accettato».
Sulle false vaccinazioni spiega: «Coloro che venivano vaccinati falsamente, a loro volta chiedevano di fissare appuntamenti per parenti e amici, e così il numero dei soggetti cresceva» (Insomma... una sorta di Catena di Sant'Antonio... NdR).
E la dottoressa non si è tirata indietro: «Gettavo il siero nel water», ha detto. Le sue segretarie vengono intercettate mentre discutono: «Vive in un altro mondo... non gliene frega della salute di nessuno (…) Si crede Dio onnipotente… A mia madre ha detto che sono morte dieci persone con reazioni avverse! Queste sono le puttanate che racconta (…) È tutto che gira intorno ai soldi».
Il caso Madame e Giorgi - La dottoressa non conosce Madame e non conferma che la cantante sia sua paziente. Ma quando il pm le mostra il nome (Francesca Calearo) nell'elenco, lei spiega che probabilmente è una delle pazienti inviatele dal marito di un’orafa di Grumolo delle Abbadesse che conosco da trent’anni. Poi aggiunge: «Se risulta nell’elenco sicuramente non l’ho vaccinata, perché non c’era motivo che un paziente non mio venisse in studio». [...] Già... perchè mai qualcuno dovrebbe persino cambiare domicilio per potersi "non-vaccinare" a Vicenza anzichè, poniamo, a Calenzano? NdR [...]
Invece ricorda bene Camila Giorgi: «La famiglia Giorgi è in cura da molto tempo presso di me... in particolare Camila soffriva del cosiddetto “gomito del tennista” (…) Poco prima dell’inizio dell’estate era venuta chiedendo la possibilità di ottenere delle false attestazioni di tutti i vaccini obbligatori, nonché del vaccino Covid». Fissa quindi degli appuntamenti «per l’estate e per l’autunno. Posso confermare con assoluta certezza che nessuno dei vaccini nei confronti della famiglia Giorgi è stato effettivamente somministrato. In quel caso non ho ricevuto alcun pagamento».
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Questo è (o sarebbe) quanto. Ma noi siamo curiosi, e da tempo immemorabile abbiamo fatto nostro il motto che fu di Giulio Andreotti: "...a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina..."
Dunque, le domande sorgono spontanee... Ad esempio: perchè per curare un banale gomito del tennista (tennis-elbow) ci si deve spostare da Calenzano o da Tirrenia a Vicenza?
Al Centro Federale di Tirrenia non hanno ortopedici e fisioterapisti che conoscano le problematiche del "tennis-elbow" meglio di una dottoressa di Vicenza specializzata in ozonoterapia?
Questo è quanto, per il momento. Seguiremo questa faccenda, perchè non abbiamo apprezzato i fatti in se, e perchè da appassionati di tennis non abbiamo gradito che su una tennista italiana sia stato steso un velo di situazioni non proprio onorevoli, ignorate dalla stessa, che ha avuto il coraggio di affrontare il pubblico australiano, che chiaramente non ama chi truffa sul tema Covid? La caduta verticale d'immagine di No-Vacs Djokovic non ha insegnato niente?
Tafanus
Scritto il 11 gennaio 2023 alle 20:47 | Permalink | Commenti (0)
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25 dicembre 2022
Buon Natale a tutti (o quasi)
Buon Natale a tutti gi amici (e anche agli avversari perbene) dal Tafanus, con questa bella versione di "Jingle Bells" in chiave jazzistica.
Che il Natale sia generoso specialmente coi poveri, coi massacrati dal delinquente russo, cogli "assumibili senza assunzioni", coi malati che vedranno la sanità perdere in termini reali almeno altri 8 punti percentuali di risorse, coi poveri che saranno ancora più poveri, coi giovani che saranno sempre più precari, coi disgraziati dei barconi.
Che il Natale sia duro coi responsabili di femminicidi, infanticidi e tutti gli altri "idi" che quest'anno hanno ammorbato l'Italia; cogli evasori fiscali che rubano alla collettività e intascano impuniti il malloppo. Con chi li protegge, e riesce a varare 12 norme che rendono sempre più facili i furti futuri, e assicurano l'impunità per quelli passati, ma MAI puniti (chiamano "tregua fiscale" la marea di condoni che ci attende).
Tafanus
Scritto il 25 dicembre 2022 alle 00:21 | Permalink | Commenti (0)
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24 dicembre 2022
Crisi energetica - l'Italia sta schivando con molta diligenza le soluzioni strutturali al duplice problema: costi+ecosistema
Da quando è iniziata la guerra all'Ucraina, e i connessi problemi di impennata dei costi dei combustibili fossili per i paesi occidentali, predico una sola religione: smettiamola di farneticare su fonti che non esistono, o che richiedono anni (che non abbiamo) per diventare disponibili. Puntiamo su cose che possono partire in pochi mesi, a costi sostenibili.
Oggi in Italia un governo di ignoranti straparla compatto di tornare al nucleare. Vogliono il nucleare di quarta generazione. Quello sicuro. Nessuno di loro sembra aver letto un report di fisici e di ingegneri, che stanno tentando di spiegare (senza riuscirci, vista la qualità dell'uditorio), che le centrali nucleari di quarta generazione sono, per ora, un sogno legato alla possibilità (per ora solo teorica) di ricavare energia non dalla fissione nucleare, ma dalla fusione.
Gli scienziati più ottimisti prevedono 25 anni per uscire dalla fase di ricerca, ed altri quindici per la messa a punto di sistemi funzionanti. Poi ci sarebbe da costruirle, queste centrali. Mettiamo insieme il tutto, e forse intorno al 2072 avremo la prima lampadina accesa dalla fusione nucleare. Ma vaglielo a spiegare, a questi espertoni...
Sfugge ai nuclearisti 'de noantri un altro fattore: l'Italia non ha riserve economicamente utili di minerali uraniferi. Sapete chi ce le ha??? In primis l'Australia, con poco meno del 60% delle riserve accertate. Segue, al secondo posto, la Russia di Putin, con poco meno del 40%. Vero che sarebbe una gran furbata passare dalla dipendenza dal gas russo a quella dall'uranio russo??? Già, perchè trasportare questa roba (sia grezza che arricchita) dall'Australia al Mediterraneo sarebbe un attimo...
Che ideona sarebbe quella di smettere di dipendere dalla Russia per il gas, e passare alla dipendenza dalla Russia per i combustibili nucleari! Una figata pazzesca!
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Cambiamo pagina, solo per un attimo: in questi giorni il prezzo di mercato del gas è precipitato addirittura al disotto (seppur di poco) del prezzo che c'era prima dell'inizio della "Operazione Speciale" di Putin. La ragione? E' bastato un segnale come l'accordo sul price-cap a livello europeo per far invertire direzione di marcia alla speculazione. Prima si speculava al rialzo, ora al ribasso. E questo persino a fronte di un regolamento del price cap abbastanza debole, pasticciato e provvisorio, e a dispetto delle minacce russe di chiudere del tutto i rubinetti.
Perchè la speculazione non si è spaventata a fronte della nuova minaccia russa? Semplicemente perchè chi specula sa che la Russia è alla fame, ha bisogno di vendere il suo gas, e non potrebbe campare senza le risorse della vendita del gas. Ora i russi hanno minacciato di vendere il gas ai paesi orientali e asiatici... E come, no??? In India non vedono l'ora di poter comprare gas russo a 200 euro al kilowattora!
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I have a dream... L'Algarve portoghese
E allora??? Allora diamo uno sguardo a cosa sta accadendo a quei tre/quattro paesi europei che il problema lo hanno già risolto quasi totalmente. Parliamo del Portogallo, che non ha certamente l'immagine di paese tecnologicamente avanzato, ma che ci sta impartendo una grande lezione: il Portogallo ha puntato da alcuni anni alle energie gratuite, "piovute dal cielo": Sole e Vento. Con buona pace di chi pensa che queste fonti energetiche producano poco, comunichiamo che in meno di vent'anni il Portogallo - che ci ha creduto - è già ad una copertura del fabbisogno totale di energia elettrica del 50% del totale, e conta di arrivare al 100% nei prossimi vent'anni.
E noi??? Siamo fra i principali attori di questo successo tecnologico ed economico del Portogallo... Ma quello che fa incazzare è che in Portogallo la parte più importante e tecnologicamente avanzata del progetto è stata ed è portata avanti dall'italianissima Enel Energia!
[...] Oggi il Paese sta guardando avanti nel futuro. Anzi, si sta proponendo come uno dei più ambiziosi in termini di sviluppo delle fonti rinnovabili e di decarbonizzazione del mix di generazione elettrico. Un piccolo Paese dalle grandi risorse, molto promettente per le energie pulite, e in particolare per l'eolico e il fotovoltaico, senza trascurare una significativa produzione idroelettrica e un apporto geotermico: la bassa latitudine favorisce una forte insolazione e l’affaccio sull’Atlantico lo espone a un regime di venti favorevole. Inoltre, in prospettiva futura, si aprono scenari interessanti per l’energia marina – in particolare quella delle onde, per le quali le spiagge portoghesi sono famose nel mondo.
Passi da gigante ed obiettiivi ambiziosi - Fino a poco tempo fa, il sistema energetico del Portogallo era obsoleto, basato solo sui combustibili fossili che il Paese doveva procurarsi all’estero vista la scarsità di materie prime: ridurre la dipendenza dalle importazioni è stato uno stimolo in più ad abbracciare la transizione energetica e valorizzare le risorse naturali interne.
A fronte di questa situazione, il percorso intrapreso verso un sistema più pulito è stato avviato con decisione, e già si vedono i primi risultati: la percentuale delle fonti rinnovabili sul totale dei consumi finali di energia è salita dal 19,2% del 2004 al 28,1% del 2017. Nel 2018 poi il Paese ha fatto registrare un risultato eccezionale, con pochi uguali al mondo: l’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili nel mese di marzo è stata superiore a quella consumata dal Paese nello stesso periodo !
Oggi il Portogallo è il secondo Paese dopo la Danimarca per produzione di energia eolica fra quelli aderenti alla International Energy Agency IEA), ed è così diventato a sua volta un esportatore di energia [...]
Anche dal punto di vista tecnologico sta sviluppando eccellenze nazionali: è fra i leader mondiali per quanto riguarda l’integrazione tra impianti eolici e solari ed è all’avanguardia nei progetti sperimentali per ricavare energia dal moto ondoso dell’oceano.
E gli obiettivi per il futuro sono estremamente ambiziosi: arrivare a produrre l’80% dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, e azzerare completamente le emissioni di gas serra dalla generazione elettrica entro il 2050.
Enel Green Power e una convergenza naturale - Sono obiettivi che sembrano quasi ricalcare quelli del nostro Gruppo: una sintonia che non poteva non portare a un incontro, tanto più che la confinante Spagna è uno dei Paesi più importanti per Enel ed Endesa fin dal 1993 è attiva in Portogallo, dove è il secondo più grande rivenditore nel mercato liberalizzato.
Una tappa fondamentale in questo percorso di avvicinamento è stata la seconda gara per le rinnovabili indetta dal governo portoghese nell’estate del 2020: il nostro Gruppo, tramite la controllata Endesa Generación Portugal, si è aggiudicato 99 MW di capacità di un impianto solare con accumulo di energia che sarà realizzato nell’Algarve, nell’estremo Sud del Paese.
Il parco solare, che sarà sviluppato, costruito e gestito da Enel Green Power, entrerà in funzione nel 2024 ed Enel avrà il diritto di collegarlo alla rete nazionale, sulla base di un contratto di 15 anni con il Sistema Elettrico Nazionale portoghese.
Ma, soprattutto, sarà il primo impianto rinnovabile integrato con un sistema di accumulo di energia del Gruppo Enel nella penisola iberica: un dato di grande rilievo, considerando il ruolo decisivo che lo storage sta sempre più assumendo per la flessibilità della rete elettrica e, in particolare, per consentire la piena integrazione delle fonti rinnovabili [...]
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E veniamo all'Italia, e al Nuovo Governo, così preparato e con lo sguardo rivolto al futuro... Questo ha stanziato ben due terzi della finanziaria (21 miliardi di euro) ad aiuti economici per il pagamento delle bollette alle famiglie meno abbienti, ed alle imprese (comprese quelle alle quali si è già regalata la flat tax, e si tenta di regalare sempre più strumenti facilitatori dell'impunità fiscale. Si potevano spendere per provvedimenti strutturali, questi 21 miliardi? (nella fotina a destra: il "Bignami" parlamentare di FDI)
Facciamo due conti. In Italia ci sono 25 milioni di nuclei familiari. Ventuno miliardi divisi per 25 milioni di famiglie, PER UN TRIMESTRE, SONO PARI A 280 EURO AL MESE, MA SOLO PER TRE MESI. O si pensa che dal 1° di aprile la faccenda potrà rinnovarsi? Se si dovesse estendere il beneficio su tutto un anno, servirebbero 84 miliardi, che lo Stato non avrebbe neanche se mandasse i Carabinieri a rapinare le banche.
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Vediamo quale sia stato il crollo del prezzo del gas, negli ultimi tempi, addirittura mal di sotto - sia pur di poco - di quello che veniva praticato prima della vergognosa "Operazione Speciale" di Putin. Attingiamo ad un articolo de lastampa.it di ieri:
[...] Il price-cap non è ancora scattato, ma gli effetti sul prezzo del gas sono già netti. Questa mattina il costo è tornato a quota 85 euro al Megawattora (MWh), sotto i livelli precedenti alla guerra in Ucraina: il 24 febbraio 2022, giorno dell'invasione della Russia, il prezzo era schizzato a 127 euro al MWh mentre tra il 22 e il 23 febbraio il prezzo si aggirava tra i 79 e gli 88 euro al MWh. Una situazione in cui non si sente l’effetto delle minacce russe. Il vice primo ministro Alexander Novak ha annunciato che Mosca è pronta a «una riduzione parziale della produzione» [...]
Dunque, dato che attualmente il prezzo del gas è meno della metà della soglia fissata dal price-cap, per ora sembra di capire che il prezzo sia scattato verso il basso per una inversione di marcia della speculazione. I mercati delle materie prime energetiche scontano il fatto che la Russia non potrà più dettare legge. Potrà abbaiare, ma dire che compenserà i mancati acquisti europei con quelli della Corea del Nord o della Thailandia fa ridere i polli. Anche i russi devono mangiare, e possono farlo solo esportando ciò che hanno: il gas.
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E veniamo alle conclusioni. Oggi in Italia un impiantino di pannelli solari costa in Italia, chiavi in mano, da 2.000 a a 3.000 € al kilowattora. Diciamo che per una famiglia sprecona di energia come la mia, basta e avanza il contratto da 4 kwh che ho in atto. Un sistema da 12.000 € coprirebbe le mie esigenze per tutto l'anno, anche se io non installassi un costoso sistema di conservazione dell'energia. Esiste il modo di recuperarne COMUNQUE il costo. Come?
In primavera/estate avrei un consumo basso e sole in abbondanza. Consumerei parte dell'energia prodotta, e il surplus lo venderei alla rete Enel (alla quale ovviamente resterei comunque collegato). In autunno/inverno la produzione di energia solare si dimezzerebbe, dovrei quasi certamente prendere dalla rete Enel quanto non prodotto dal solare, ma forse riuscirei a pagare il tutto con quanto risparmiato in primavera/estate.
Prima domanda imbarazzante - Ventuno miliardi in tre mesi di "ristori" per il caro-bollette, e poi ognuno si arrangi come può. Questo è il "soccorso nero" della Meloni. E poi?
Ora Ipotizziamo di dare i ristori solo ai davvero bisognosi. Diciamo la metà dei 21 miliardi stanziati? Ipotizziamo di spendere l'altra metà per pre-finanziare l'impianto a chi ci sta, a prescindere dal reddito. Con 10,5 miliardi di costruirebbero - al costo di 12.000 euro per impianto familiare, 875.000 impianti. Tenendo conto del fatto che in Italia ci sono 25 milioni di nuclei familiari (composti in media da 2,4 persone), una ideuzza del genere libererebbe, in un trimestre, il 3,5% dei nuclei familiari dal peso delle bollette. Lo Stato non dovrebbe essere un ente benefico DONATORE, ma un prestatore di prima istanza, che potrebbe riprendere i soldi spesi chiedendo ai beneficiari di restituire allo stato (o alla eventuale banca erogatrice) i 12.000 euro con rate mensili pari alla metà della media storica delle bollette pagate in era "Pre Operazione Speciale" di Putin.
Alcune domande per concludere
-a) Se lo Stato dovesse farvi una proposta del genere, in alternativa alla mancia di 200/300 euro al mese per soli tre mesi, e poi ranges, la accettereste, o preferireste la mancetta una tantum?
-b) Dato che l'operazione di liberarsi TOTALMENTE e PER SEMPRE dalla dipendenza energetica dai mal di pancia di Russia e di Paesi Arabi Democratici è riuscita fino a coperture attuali del 50/70% del fabbisogno energetico ad un paese come il Portogallo, certamente meno ricco e meno tecnologicamente avanzato dell'Italia, pensate che sia una chimera che possa farcela un'Italia eventualmente governata non da cialtroni intenti solo a favorire l'evasione fiscale futura, e a condonare quella passata?
-c) Pensate che ciò che ha fatto per il Portogallo un'azienda ITALIANA (Enel Green Power) per il Portogallo, avrebbe difficoltà a farlo in Italia?
-d) Come pensate che reagirebbe la speculazione se 27 paesi ricchi iniziassero ad adottare una politica che dovesse finanziare anche solo il passaggio di una famiglia su 10 e di una azienda su 10 all'anno alla quasi totale autosufficienza energetica?
La domanda la trovate nella reazione dei mercati del gas al solo annuncio di un price-cap per ora, di fatto, neanche entrato in funzione, e pieno di limiti e di scappatoie.
Tafanus
Scritto il 24 dicembre 2022 alle 12:37 nella Ambiente, Economia, Guerra, Nucleare, Politica, Scienza, Tafanus | Permalink | Commenti (1)
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21 dicembre 2022
La Meloni e lo SPID - Quando la Meloni ne azzecca una per sbaglio
La CIE per facilità d'uso e sicurezza ha soppiantato TUTTI gli altri sistemi, e ha fatto invecchiare di colpo una quantità di programmi diversi (vedi a destra foto delle mie troppe app su smartphone). Già a metà 2019 il sistema e il software tutto italiano della CIE era stato già adottato da Austria, Lussemburgo, Danimarca, Estonia, Grecia, Lituania, Lettonia, Malta, Olanda, Norvegia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Regno Unito, ha ricevuto attestati di efficiezna dalla EU, ed è in predicato per essere adottato come sistema unico in tutta Europa.
Scritto il 21 dicembre 2022 alle 17:30 | Permalink | Commenti (1)
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Notiziona! Siamo al solstizio d'inverno
Oggi grande festa: siamo al giorno dell'anno con la più breve durata delle ore di luce (dal sorgere al tramontare del sole). Da oggi e fino al 31 dicembre, i tempi fra il sorgere e il tramontare del sole si allungheranno di ben 4 minuti (in media, di 24" al giorno).
Avrò 24" di luce in più aggratis per tessere le lodi della premieressa filo-evasori fiscali. Troppo pochi. Il tempo è tiranno. Vedrò di sfruttare al meglio questo piccolo vantaggio
Tafanus
Scritto il 21 dicembre 2022 alle 10:30 | Permalink | Commenti (0)
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19 dicembre 2022
"Tutti gli uomini del Presidente" (Read-back di un post del Tafanus del 3 marzo 2007)
E mentre la destra post-fascista si sta azzuppando il pane nel QatarGate (ma con moderazione, per carità... visto che si sta indagando su altre settanta persone, che non si sa ancora a quale formazione politica appartengono), vale la pena di riproporre un vecchio post del Tafanus, che riprendeva una inchiesta (mai smentita) dall'archivio de "L'Espresso".
Così. Tanto per ricordare agli immemori che la corruzione può passare attraverso mele marce presenti purtroppo in molti partiti, ma può anche essere, invece, un fenomeno sistemico e non occasionale. Oggi annotiamo che c'è uno strano fair-play della destra, che in attesa del disvelamento degli altri 60/70 nomi sotto inchiesta è molto cauta nell'attaccare la sinistra. Chissà perchè...
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[...]15 anni dopo l'arresto a Milano di Mario Chiesa, nella Capitale tangentopoli continua. Con gli stessi vizi di sempre: accanto ai collettori di bustarelle che raccolgono fondi neri per i vertici delle formazioni politiche, c'è la solita pletora di portaborse, dirigenti e funzionari ladri tout-court che fanno la bella vita. Sopra ci sono infine i partiti (quasi tutti) che si dividono in allegria e a norma di legge fondi pubblici dei quali poi nessuno si prende la briga di verificare la reale destinazione. E questa volta non è un si dice. A raccontarlo, ai pm romani Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri, sono due documenti scoperti dai carabinieri nel corso delle indagini sulle truffe di Lady Asl, l'imprenditrice che riusciva a far accreditare dalla Regione le proprie cliniche e i propri laboratori sanitari, versando tangenti a funzionari e politici. Un'inchiesta che ha già portato all'arresto di una mezza dozzina di dirigenti regionali, di un capo di gabinetto dell'ex governatore Francesco Storace e di un suo assessore, ma che ora minaccia di estendersi a tutti i lavori pubblici dell'era del centrodestra.
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Operazione Torax. Il primo documento è un file di un computer intitolato Torax (“torace” in spagnolo). A scriverlo, con l'intenzione di ricavarne una lettera da inviare a Storace, è stato l'ex assessore ai Trasporti Giulio Gargano, attualmente agli arresti domiciliari dopo aver patteggiato una pena a 4 anni e sei mesi per lo scandalo della sanità. Gargano lo ha preparato per difendersi dalle accuse di aver intascato denaro all'insaputa del partito, mosse contro di lui all'interno di Alleanza nazionale. Con precisione l'ex assessore fa allora il punto della situazione: elenca tutta una serie di appalti relativi alla costruzione di strade, ferrovie e acquisti di bus. Parla della privatizzazione dell'azienda per il trasporto su gomma. Cita quasi tutte le grandi opere del governo Storace più una serie di gare dell'Anas regionale, l'Astral e della società a capitale misto che deve costruire la bretella autostradale per Formia. Ricorda, infine, gli appalti per le pulizie, per le assicurazioni e per la vigilanza. Spesso accanto ai nomi delle aziende vincitrici (ci sono pure le cooperative rosse e alcune imprese considerate vicinissime ad An) indica il nome dei loro referenti politici e in un caso arriva a scrivere: "Tu dovresti ripartire la cifra fra te, Forza Italia e Udc". Poi fa riferimento quasi esplicito a delle somme di denaro mascherate da una serie di 'X'. [...]
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Pasqua di bustarelle Il clima che per anni si è respirato in Regione e il via vai di denaro (lecito o meno) che avveniva in quegli uffici lo raccontano, del resto, bene due testimoni. "Ho visto nascondere sacchetti neri, tipo immondizia, in un armadietto blindato. Chiaramente si trattava di versamenti per la campagna elettorale", ha detto Dario Pettinelli, esperto in comunicazioni e fino al 2005 membro dello staff di Storace. "Il venerdì santo del 2002 o del 2003, mentre stavo uscendo dal palazzo della Regione, un fattorino mi consegnò una colomba. Non ricordo chi fosse il mittente, ma il nome non mi diceva nulla. Aprii la scatola e scoprii che dentro c'erano 10 milioni di lire. Denunciai subito tutto ai carabinieri", ha aggiunto spaventato Tommaso Nardini, sino al 2002 segretario particolare dell'ex governatore, delineando i contorni di una situazione ormai fuori controllo.Talmente fuori controllo che l'assessore Gargano, ex fedelissimo di Storace, si trova a un certo punto costretto a difendersi dalle accuse di aver intascato mazzette all'insaputa del partito [...]
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La messa a posto. A scorrere il documento Torax è facile andare con la mente ai pizzini con cui Bernardo Provenzano stabiliva la 'messa a posto' (il versamento del pizzo) delle varie imprese. Il boss usava un codice alfanumerico per nascondere l'identità dei suoi compari. Gargano, invece, esplicita i nomi dei presunti complici, ma è più riservato sulle cifre. Quando si tratta di quantificare le mazzette ricorre alle 'X'. Lo fa, per esempio, affrontando il capitolo relativo alla "privatizzazione" di parte del Cotral, l'azienda di trasporto regionale. "La Sita", si legge nel file, " ci ha fatto sapere che, se vincerà, è disposta a XXXXX, stessa cifra che aveva pattuito con Aracri (Francesco, assessore ai trasporti prima di Gargano, anche lui di An, ndr) però per il 49 per cento del pacchetto azionario, cifra che hanno comunicato anche a Tajani, Ciocchetti e che tu dovresti ripartire tanto a te, tanto Forza Italia, tanto Udc".
.Ciocchetti è Luciano Ciocchetti, ex capogruppo Udc in regione, oggi deputato nazionale. Tajani è invece Antonio Tajani, all'epoca coordinatore laziale di Forza Italia e addirittura capogruppo degli azzurri all'europarlamento. Dovevano essere dunque loro i terminali delle presunte tangenti? Non è chiaro. Secondo indiscrezioni Gargano avrebbe già spiegato che in realtà a occuparsi della questione sarebbero stati alcuni personaggi del loro entourage. Pochi dubbi invece su che cosa sia la Sita, la Società italiana di trasporti automobilistici che fattura 230 milioni ospitando sui suoi pullman 10 milioni di passeggeri in tutta Italia. Sulla carta è una controllata dello Stato. In realtà si tratta di una creatura dell'imprenditore pugliese Luciano Vinella che ne detiene ancora il 45 per cento delle quote. Vinella, che vanta rapporti anche con i Ds, è un amico di famiglia di Gianfranco Fini: a Roma affitta un appartamento nel quartiere Trieste alla madre del leader di An e nel 2004, quando l'allora amministratore delegato delle Ferrovie, Giancarlo Cimoli, tentò di toglierlo dalla guida di Sita, ha visto venir giù dai banchi di An un diluvio di interrogazioni parlamentari. Seguite da lettere di fuoco scritte dal vice-ministro Mario Baldassarri. Il risultato? Cimoli fu spedito all'Alitalia e Vinella ricominciò a comandare in Sita. In ogni caso, per quanto riguarda la privatizzazione del Cotral, nel file Torax si legge: "La gara viene sospesa come da tua richiesta" [...]
Un tesoro tutto cash, tenuto su conti correnti fin troppo facili da scoprire: senza investimenti, senza comprarci nemmeno un immobile. Possibile che Anna Iannuzzi, ormai nota con il soprannome di Lady Asl, abbia lasciato oltre 30 milioni di euro senza utilizzarli? Una mossa che non si accorda con la scaltrezza del personaggio, capace di costruire dal nulla un piccolo impero della sanità convenzionata. Quel denaro, secondo i magistrati, è il frutto della truffa montata a freddo dalla Iannuzzi con complicità di alto livello: denaro versato dalla Regione Lazio sui conti della Ims e della Medicom, due dei centri della signora delle tangenti, per prestazioni mai effettuate. Per chi erano i soldi? Nelle sue confessioni fiume, solo in parte riscontrate, Anna Iannuzzi sostiene che quei milioni erano la provvista per la campagna elettorale di An: soldi non suoi, ma destinati ai politici. Lei però li trattenne violando gli accordi e ci fu una lite furibonda con l'assessore Giulio Gargano. Il pubblico ministero Giancarlo Capaldo contesta questa ricostruzione a Gargano durante l'interrogatorio, ma il magistrato non sembra sostenerla fino in fondo. E infatti torna alla carica con la Iannuzzi e le domanda: "Mi sembra strano che lei potesse fare un simile scherzetto ad An quando c'era il rischio di una vittoria alle elezioni di Storace, ci dica la verità...".
. Non è l'unico punto che resta misterioso. Con il marito Andrea Cappelli i pm insistono sui rapporti con alti prelati. Tentano di esplorare l'ipotesi del socio occulto. Ma l'uomo nega: conferma intense relazioni ecclesiastiche, sbandierate come uno strumento per arginare l'invadenza della politica: "Le faccio un esempio: monsignor Tarcisio Bertone ha inaugurato una delle nostre strutture ed è venuto più volte da noi. Il segretario Joseph di papa Ratzinger, adesso non ricordo il cognome, è stato da noi più volte, il segretario di quand'era cardinale, non l'attuale Georg". Cappelli spiega ai pm di non avere ricevuto dal Vaticano contropartite né richieste, ma che ogni tanto la moglie consegnava donazioni in contanti di "poche migliaia di euro" a diversi monsignori tra i quali anche Bertone, ora segretario di Stato.
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Il chirurgo, la coca e le raccomandazioni
Davanti ai magistrati la loro è stata una polemica senza esclusione di colpi. Da una parte Cosimo Speziale, ex direttore generale della Asl Roma B e grande pentito dell'inchiesta sulla tangentopoli laziale che accusa politici ed ex assessori, tra i quali anche l'attuale deputato di Forza Italia Giorgio Simeoni, di aver intascato mazzette a getto continuo. Dall'altra Giulio Gargano, ex assessore di An alla Sanità e ai Trasporti, che si difende ed elenca le ragioni per cui Speziale potrebbe avercela con lui, arrivando a mettere a verbale un episodio dai contorni ancora oscuri. Quando i pm gli fanno presente che Speziale, per una gara relativa alle pompe funebri, sostiene di avergli dato 20 mila euro "sull'ascensore, perché lui aveva paura delle microspie", Gargano, che pure ha ammesso altri contributi, è categorico: "Speziale non mi ha mai dato soldi, anche se una volta, prima della Pasqua del 2004, mi ha dato un pacchetto, che non ho aperto, da consegnare a Niccolò Accame, il portavoce di Storace". Un pacchetto "rettangolare, incartato come fosse un regalo da festa, con un bigliettino sopra che sembrava un piccolo mattone", spiega Gargano, sostenendo di averlo dato ad Accame fuori dalla Regione [...]
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Lady Asl, al secolo Anna Iannuzzi, nei suoi interrogatori punta il dito anche contro due big della sanità privata come i gruppi Angelucci e Ciarrapico. Al pm chiede velenosa: "Perché non indagate anche sugli altri?". E quando si sente rispondere: "Lei ci dia delle indicazioni che se abbiamo dei buchi li colmiamo", non può far a meno di sbottare: "Voi, magistrato mio, ci avete una voragine, mi creda. Per esempio, perché non indagate su Villa Patrizia?". È l'inizio di una serie di presunte rivelazioni tutte ancora da valutare. Lady Asl mette a verbale le confidenze di un direttore sanitario secondo il quale la clinica, che fa parte del gruppo Tosinvest (Angelucci) e che oggi si chiama San Raffaele al Nomentano, sarebbe riuscita a ottenere rimborsi regionali anche per prestazioni per le quali non era stata accreditata. Uno scandalo, protesta Anna Iannuzzi, "però a loro non li arresta nessuno". Il tentativo di Lady Asl è quello di descriversi come la vittima di un sistema costretta a pagare tangenti per ottenere con le mazzette quello che i suoi concorrenti più importanti ricevevano grazie ai rapporti politici. In questo contesto parla anche del 'nemico' Giuseppe Ciarrapico e del suo gruppo Eurosanità che in base a una sentenza del Tar doveva ricevere 50 milioni di euro dalle Asl e che invece, dopo una transazione autorizzata proprio da Storace, si sarebbe ritrovato in tasca molto di più. A seguire la transazione è stato Cosimo Speziale, l'ex direttore generale della Asl Roma B, già arrestato e oggi grande gola profonda dell'inchiesta. Speziale non la contraddice e spiega ai pm: "Il Policlinico Casilino era intoccabile perché Ciarrapico aveva rapporti diretti con Storace: arrivavano le cose già belle e preparate. Lo sapevano pure le pietre che Ciarrapico è legato a Storace".
L'Espresso del 2 marzo 2007
Scritto il 19 dicembre 2022 alle 11:47 | Permalink | Commenti (0)
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16 dicembre 2022
L'angolo della Scienza: le scorregge sono calde?
Ci sono stati dei post, nell'epoca d'oro dei blog, che sono diventati virali. Per la serie "quando si potevano scrivere più di 240 battute". Riedito un post di 16 anni fa, che poneva un quesito scientifico molto serio, nato da una domanda di un mio nipotino. Il post non è niente di che, ma il patrimonio di "sapienza petofila" dei lettori del "tafanus" ha prodotto una serie di commenti esilaranti... In calce il post in questione.
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Ho portato un mio nipotino in piscina; quando è saltato fuori dal 127° bagno, mi ha posto una domanda scientifica che mi ha piombato nel più completo imbarazzo: voleva sapere se le scoregge sono calde, o solo tiepide...
...sinceramente, non avendo mai condotto studi sperimentali sull'argomento, ho pensato di rivolgere la domanda in primo luogo al Prof. Antonino Zichichi, che è esperto di tutto (ed essendo "simpatizzato" da AN, è particolarmente esperto circa le parti basse dell'universo)...
...in seconda istanza, sapendo che il blog è frequentato anche da persone di notevole cultura, anche in campo scientifico, la domanda è da intendersi posta erga omnes...
...insomma, chi sa, non taccia, e metta a disposizione dell'umanità le sue conoscenze...
Scritto il 16 dicembre 2022 alle 18:00 nella Satira, Scienza | Permalink | Commenti (27)
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