I pm alla difesa: no ad un rinvio per trovare nuove prove «Mills mascherò i soldi di Berlusconi col conto di un cliente»
MILANO — «Rilevato che gli indagati Mills e Berlusconi non hanno chiesto di essere interrogati, rilevato che non sono state presentate memorie né prodotte indagini difensive, le istanze presentate il 7 marzo dagli imputati Mills e Berlusconi sono respinte». Il fax che lo comunica agli avvocati Federico Cecconi e Niccolò Ghedini segnala che, decorsi i 20 giorni di tempo previsti dal codice a partire dall'avviso il 16 febbraio di conclusione delle indagini e deposito degli atti, per la Procura il tempo è davvero scaduto. E se questo rigetto palesa senza dubbi l'intenzione dei pm di chiedere il rinvio a giudizio del premier per corruzione in atti giudiziari del testimone David Mills nel 1997 con 600 mila dollari (posti in relazione nel 2004 da una lettera dello stesso Mills con le sue deposizioni nel 1997 e 1998 in due processi al Cavaliere), la successiva riunione-fiume nel pomeriggio di ieri con il procuratore Manlio Minale sembra profilare imminente la richiesta di processo.
LA DIFESA — Le istanze istruttorie di Mills e Berlusconi si incentravano sulla ritrattazione di Mills il 7 novembre 2004 (i 600 mila dollari come somma affidatagli in custodia dal cliente Diego Attanasio) rispetto al proprio interrogatorio del 18 luglio 2004 e alla lettera ai commercialisti del 2 febbraio 2004 (i 600 mila dollari come «regalo» di Berlusconi tramite lo scomparso manager Fininvest Carlo Bernasconi per lo slalom del teste Mills nei processi). Berlusconi e Mills avevano perciò chiesto ai pm un supplemento di indagini: una rogatoria alle Bahamas (dove su un conto di un trust di Attanasio arrivarono 2 milioni di dollari comprensivi dei 600 mila che Mills nella lettera collegherà poi alle sue deposizioni) e l'esame dei conti personali di Bernasconi. Ma il pm Fabio De Pasquale obietta che «dalle indagini effettuate è risultato che strutture di trust aventi come beneficiario Attanasio o altri clienti di Mills (Marcucci e Briatore) sono state usate, senza il consenso degli aventi diritto, per mascherare la riconducibilità a Mills delle somme di denaro ricevute da Berlusconi». Per questo, anche «sulla base di documenti sequestrati nella perquisizione a carico di Mills», al pm «appare ragionevole ritenere che il passaggio dei 2 milioni di dollari alle Bahamas non sia altro che il primo degli innumerevoli travestimenti del denaro ricevuto da Mills a titolo corruttivo». I soldi a Mills, infatti, arrivano sicuramente dal trust bahamense del suo cliente Attanasio — che però il giorno del bonifico non poteva disporlo essendo in carcere a Salerno — che in passato aveva rilasciato a Mills fogli in bianco prefirmati per la gestione dei suoi affari, e che ha smentito Mills (al pari di Marcucci e Briatore) su alcune operazioni che ha scoperto essere state effettuate a sua insaputa.
DIVERGENZE — E qui le letture di accusa e difesa divergono. Per i pm, la vera rogatoria sarà quella successiva, che domanderà alle Bahamas di capire non chi abbia mandato i soldi a Mills (Mills stesso dietro l'apparenza di Attanasio), ma chi abbia mandato la provvista corruttiva al conto di Attanasio gestito in realtà da Mills. La difesa, invece, valorizza la mancanza di prova documentale che i soldi arrivassero da Berlusconi, additando proprio l'affermazione della Procura secondo la quale «per accertare l'effettiva provenienza dei fondi risulteranno prevedibilmente necessarie ulteriori ricerche». No anche alle richieste di rinvio per copie di «atti mancanti»: o perché invece «già in possesso dei difensori, essendo Mills e Berlusconi imputati anche nel procedimento» degli atti richiesti, o perché già depositati (pur se su carta anziché cd), o perché di asserito «modesto rilievo processuale» in alcuni supplementi documentali «comunque trasmessi alle difesa appena ricevuti».
Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella
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