Il deficit sfonda le previsioni: 4 miliardi in più nel 2006
Pronta la Trimestrale di cassa, braccio di ferro Tremonti-Ragioneria
L'indebitamento sale dal 3,5 al 3,8% del Pil, crescita ridotta all'1,3%
Visco denuncia pressioni sui tecnici del Tesoro. Vietti le esclude
di ROBERTO PETRINI
ROMA - La Trimestrale di cassa è pronta. Verdetto: il rapporto tra il deficit e Pil di quest'anno salirà al 3,8 per cento, esattamente 0,3 decimali, ovvero 4 miliardi di euro di sfondamento. Più della stima contenuta nella Finanziaria 2006 e dell'ultimo documento ufficiale consegnato dal governo italiano alla Commissione di Bruxelles e cioè il Patto di stabilità del dicembre scorso che fissava un obiettivo del 3,5 per cento.
La Trimestrale, chiesta a viva voce nei giorni scorsi dal leader del centrosinistra Romano Prodi per conoscere le cifre che il centrodestra avrebbe lasciato in eredità al momento di abbandonare il governo, arriverà molto probabilmente domani, 1° aprile, come annunciato dal ministro dell'Economia Tremonti il quale più volte ha detto che le cifre contenute nel documento saranno un "boomerang" per l'Unione.
Il risultato del 3,8 per cento è tuttavia frutto di una trattativa ad alta tensione che si è svolta nelle ultime quarantotto ore all'interno del palazzone di Via Venti Settembre. Il governo avrebbe voluto a tutti i costi che dalle cifre fosse uscito un dato oggettivo del 3,5 per cento, in grado di rispettare gli obiettivi fissati e assicurati all'Europa e di dare uno schiaffo al centrosinistra. Dai dati emersi dalla Ragioneria generale dello Stato tuttavia fino a ieri il deficit non riusciva a scendere sotto il 4 per cento e nonostante si siano fatte e rifatte le somme si è rimasti inchiodati mezzo punto sopra le stime.
A pesare sui conti di quest'anno erano quattro elementi apparentemente "incomprimibili": la minore crescita del Pil del 2006 che viene valutata all'1,3 per cento invece dell'1,5 per cento indicato nei vecchi documenti di dicembre; la sanità con i dubbi sulla realizzabilità delle misure contenute nella Finanziaria; lo spostamento del pagamento dei contratti dei dipendenti pubblici al 2006; infine l'incognita dei tassi d'interesse.
In un clima ad alta tensione si è scelta una soluzione salomonica. Anche perché durante la giornata di ieri i due schieramenti si sono confrontati con animosità sull'esito della Trimestrale. L'ex ministro del Tesoro del centrosinistra Vincenzo Visco fin dalle prime ore della mattinata si è espresso senza peli sulla lingua: "I conti della Ragioneria - ha detto - indicano un indebitamento netto al 4 per cento del Pil e sono in linea con quelli del Fondo Monetario Internazionale e, probabilmente, sono ottimistici, dato che la crescita dell'economia deve già essere corretta al ribasso e che la spesa sanitaria, quella per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e per il co-finanziamento dei fondi comunitari, è sottostimata.
Una più realistica previsione indica - ha concluso l'ex ministro del Tesoro - un indebitamento netto per il 2006 al 4,5 per cento del Pil". Visco aggiungeva anche un monito: metteva in guardia il governo da esercitare pressioni sulla Ragioneria generale. Pressioni che, pochi minuti dopo, venivano assolutamente negate dal sottosegretario al Tesoro Michele Vietti.
Solo alla fine della giornata è uscito il dato definitivo che sarà inserito, salvo sorprese dell'ultima ora, nella Trimestrale: tra il 4 e il 3,5 si è scelto di fissare il target al 3,8 per cento. Il maggiore responsabile di questo slittamento dovrebbe essere il quadro macroeconomico: la crescita sarà dell'1,3 per cento così come ha stimato anche la Commissione europea e dunque il deficit-Pil si appesantirà di uno 0,1 per cento. Quanto al resto dello sfondamento, si tratta di un mix delle altre variabili che sarà noto soltanto domani: quello che è certo è che un contributo a ridurre i danni della scarsa crescita è stato fornito dall'andamento delle entrate fiscali sul quale ha fatto particolarmente conto il governo.
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