...la quinta colonna Silvia P. mi invia questo fantastico "reperto", trovato sul sito di Totò Cuffaro. Silvia merita tutta la nostra stima, perchè a noi mai e poi mai sarebbe venuta l'idea di visitare questo sito; e, se anche avessimo l'idea, non avremmo avuto lo stomaco...
...sensazionale! Guarda cosa ho trovato sul sito ufficiale di Totò Cuffaro... bisognerebbe diffidare lui dall'usare la lingua italiana. L'invito finale, poi, come ciliegina sulla torta, equipara la mafia ad altre opere di utilita' sociale e caritativa. Che in fondo in fondo sia una persona onesta?
...famiglie delle vittime della mafia e altre opere di utilità sociale?... ma una frase con queste associazioni logiche se la scrive da solo, o assume un ghost-writer?...
...ed ora tutti noi "diffamatori" non possiamo che tremare... vuoi vedere che saremo incriminati per aver detto che Totò è sotto processo per associazione mafiosa, mentre è sotto processo solo per associazione mafiosa???
P.S.: pensando di gare cosa gradita a Totò Vasa Vasa, riportiamo questo articolo di Claudio Fava su l'Unità del 10 giugno:
Un mercoledì a Rebibbia di Claudio Fava
Dovrebbero assumerli come editorialisti sui nostri quotidiani, certi collaboratori di giustizia. La battuta con cui ieri a Rebibbia, davanti ai giudici di Palermo in trasferta, il mafioso pentito Angelo Siino ha liquidato don Totò Cuffaro e il suo milione e seicentomila voti di preferenza è da antologia: «Se mi permette, signor presidente, il governatore Cuffaro “cugghiunìa”». Cuffaro finge, se la tira, bacia, ride, cazzeggia, sorride, minimizza: e comunque se ne fotte. “Cugghiunìa”, coglioneggia, appunto.
Io non so un paese civile, cioè un paese senza forche in piazza ma con un briciolo di decenza tra le pieghe dei pensieri, cosa dovrebbe fare di fronte alle cose dette e ascoltate mercoledì a Rebibbia. C'é un tizio che di mestiere faceva il cosiddetto ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra e che racconta del suo incontro privato, a casa propria, con un Cuffaro rampante e azzimatissimo.
Era il 1991, si correva per le elezioni regionali. Totò era il braccio destro del potente capo corrente democristiano Calogero Mannino e puntava a sbancare in termini di preferenza (problemi ad essere eletto, certo non ce n'erano). Insomma, succede che un paio di cumparielli democristiani gli presentano al ristorante Angelo Siino detto Bronson, Cuffaro si siede a tavola, scherza, sfotte, s'allarga... E una settimana dopo si presenta in casa di Siino con il sorriso delle grandi occasioni: “Mi dicono che lei è uno che sposta voti: che fa, potrebbe spostarli a mio favore?”
Dice oggi Cuffaro: “È vero, ho conosciuto Siino e ci sono andato a casa per chiedergli voti. Ma non sapevo che era mafioso”. Naturale. Siino era un benemerito delle dame di San Vincenzo, per questo spostava voti come un autotreno. Aggiunge Totò: “Comunque, fu un peccato veniale. Che ci volete fare, nel '91 ero agli inizi della mia carriera politica”. Uno sbarbatello, come no? Che nella sola provincia di Agrigento raccolse 80 mila voti, arrivando secondo degli eletti.
È ormai storia vecchia. Ad ogni nuova udienza, per ogni nuovo interrogatorio, con ogni nuovo collaboratore di giustizia scopriamo su Cuffaro vecchi altarini, grossolane bugie, macchie d'unto...
In un paese civile il governatore della Sicilia si sarebbe dimesso da tempo, chiedendo scusa. Non Cuffaro: lui cugghiunìa. Ci toccherà sopportarcelo fino al giorno del voto.
www.totocuffaro.it
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