...ci scusiamo in anticipo con l'AIP (Associazione Italiana Perecottari) per averli associati ai senatori del centro-destra; non è nostra intenzione offendere i perecottari, quanto dare ai senatori fascisti un modello di riferimento in termini di intelligenza, buona educazione e cultura politica...
Sfilano tra fischi e insulti. "Necrofori". "Venduti". I sette senatori a vita pagano a caro prezzo la scelta di votare la fiducia al governo Prodi. "Hanno fatto qualcosa di immorale" tuona Silvio Berlusconi. La Cdl scatena una gazzarra che accompagna i sette mentre sfilano davanti al banco della presidenza. Una gazzarra che non risparmia nessuno, nemmeno l'ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Tantomeno Giulio Andreotti che la Cdl aveva portato come candidato alla presidenza al senato. "Venduto" anche lui.
I sette sfilano uno dopo l'altro. Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Emilio Colombo, Francesco Cossiga, Rita Levi Montalcini, Sergio Pininfarina e Oscar Luigi Scalfaro. Ogni passaggio è accompgnato da urla e insulti. Tanto da provocare il richiamo del presidente Franco Marini per sedare la contestazione. "Non è accettabile è una cosa grave, c'è da riflettere su certi comportamenti" dice al microfono il presidente. Un intervento che risparmia le proteste al momento del passaggio di Rita Levi Montalcini. Ma quando passa Oscar Luigi Scalfaro la Cdl si scatena. E' una ruggine di vecchia data quella del centrodestra contro l'ex presidente della Repubblica. Resa palese in ogni occasione possibile. Fischi anche per Francesco Cossiga, che però, avanza con aria spavalda, ridendo.
Alla fine anche il forzista Renato Schifani è costretto a stigmatizzare le contestazioni: "I fischi a Ciampi non sono giustificati. Io non sono stato protagonista di questi fischi che io condanno". Ed ancora: "Se i senatori a vita si fossero astenuti la fiducia non sarebbe passata".
Ma le sue parole cozzano contro le nude cifre. Il voto di oggi dimostra che i senatori a vita non sono aritmeticamente determinanti: se avessero votato solo i 314 senatori eletti (tutti tranne il presidente), il quorum richiesto sarebbe stato di 158 voti. Cifra che il centrosinistra oggi avrebbe raggiunto anche senza il concorso dei sette "grandi vecchi" di Palazzo Madama.
Dalla maggioranza sono arrivate critiche dure al comportamento dell'opposizione. Il capo del governo, Romano Prodi, ha commentato: "Sono molto dispiaciuto perché è stata una scena che ha mostrato grande mancanza di rispetto per le istituzioni e per le persone".
Ha preso posizione contro Berlusconi il presidente del Senato, Franco Marini: "I giudizi espressi da Silvio Berlusconi sul voto di fiducia dei senatori a vita sono inaccettabili, sbagliati ed inspiegabili". Marini ha proseguito:"Forse il clima politico ha influenzato il giudizio di Berlusconi, ma i senatori a vita, che sono persone che hanno illustrato la vita del paese in tutti i campi, non hanno un diritto di tribuna al Senato, ma hanno i diritti e la presenza. Lacostituzione prevede che abbiano i diritti di tutti i senatori e li esercitano". (da Repubblica.it)
...coglioni, maleducati e disinformati: senza il voto dei Senatori a vita, Prodi avrebbe avuto ugualmente la fiducia; il quorum infatti si sarebbe abbassatto a 158 voti, ma Prodi ne avrebbe avuti 161...
...coglioni, maleducati e disinformati: nessuno li ha avvertiti che, per costituzione e tradizione consolidata, i Senatori a vita non sono pupazzi di rappresentanza, ma hanno SEMPRE partecipato ai voti di fiducia?...
...coglioni, maleducati e disinformati: perchè si erano dimenticati che, diversamente da quanto si è verificato con Prodi, esattamente 12 anni fa i Senatori a vita furono determinanti (quella volta si...) per la nascita del Berlusconi 1°, che senza quei voti non sarebbe mai nato...
...e il più coglione, disinformato e maleducato è, come sempre il mitico Silvio, che da Napoli ha tuonato contro la "immoralità" dei Senatori a vita: nessuno aveva fatto in tempo a ricordargli che lui si, nel '94, era stato eletto "coi voti determinanti" dei Senatori a vita. Ma quella volta il Grande Coglione non ebbe alcuna obiezione da muovere alla "moralità" di Giovanni Leone, Francesco Cossiga e Gianni Agnelli, che col loro voto gli salvarono le chiappe.
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