Insultò Berlusconi dandogli del "buffone" - La Cassazione annulla la multa: "E' stata una semplice critica per spingere a rispetto delle leggi" - Il legale dell'ex premier: "Sgomento e amarezza, una sentenza pericolosa"
Piero Ricca (nella foto) era stato condannato a un'ammenda di 500 euro per aver urlato all'allora premier: "Buffone fatti processare"
ROMA - La Cassazione ha annullato la multa inflitta a Piero Ricca che insultò Silvio Berlusconi urlando "buffone" fuori dall'aula del processo Sme. L'espressione "buffone, fatti processare" non va condannata in quanto si tratta solo di una "forte critica". Il fatto poi che il "giornalista, free lance" l'abbia rivolta all'allora premier in un aula di giustizia è del tutto "irrilevante" per la Corte di Cassazione secondo la quale "la circostanza che la censura sia stata esternata nei corridoi di un palazzo di giustizia, appare anzi particolarmente idoneo, come sede privilegiata, a suscitare riflessioni sul tema della legalità e del rispetto delle leggi".
La sentenza della Cassazione lascia sgomento il legale del Cavaliere, Niccolò Ghedini. "Anche Berlusconi la accoglierà con sgomento e con amarezza sia dal punto di vista sociale che culturale. Se io in un corridoio di un palazzo di giustizia mi rivolgessi a un magistrato, finirei sotto processo
Il legale di Berlusconi afferma ancora: "Come si può pensare che dare del buffone a chiunque, anche a un semplice cittadino, possa essere socialmente utile e persino indurre al rispetto delle leggi [….] Che si tratti di una "semplice critica", ha sottolineato la Quinta sezione penale nelle motivazioni contenute nella sentenza 19509 con le quali ha annullato con rinvio la multa inflitta al Ricca "per avere offeso l'onore e il decoro di Silvio Berlusconi", "lo si desume in maniera non dubbia dal fatto che l'imputato - scrive Alfonso Amatao - ha fatto seguire all'epiteto incriminato espressioni che suonano come forte riprovazione della condotta tenuta dal querelante come 'homo publicus'".
Anzi, annota ancora piazza Cavour, "l'esortazione pressante 'fatti processare', rispetta la legge, sono una vibrata e accorata censura, istintivamente suscitata dalla presenza del personaggio che a tante polemiche e contrasti aveva dato origine".
Piero Ricca il 5 maggio 2003 inveì contro Berlusconi. L'episodio accadde dopo che il premier aveva finito le sue dichiarazioni spontanee nell'ambito del processo Sme a Milano. Ricca gli disse: "Buffone, fatti processare come tutti gli altri. Rispetta la legge, la magistratura, la Costituzione, la democrazia e la dignità degli italiani o farai la fine di Ceaucescu o di Don Rodrigo". Accusato di ingiuria, nel febbraio 2005 Ricca è stato condannato dal giudice di pace di Milano, Livio Morone, a un'ammenda di 500 euro.
La sentenza della Cassazione lascia sgomento il legale del Cavaliere, Niccolò Ghedini. "Anche Berlusconi la accoglierà con sgomento e con amarezza sia dal punto di vista sociale che culturale. Se io in un corridoio di un palazzo di giustizia mi rivolgessi a un magistrato, finirei sotto processo
Il legale di Berlusconi afferma ancora: "Come si può pensare che dare del buffone a chiunque, anche a un semplice cittadino, possa essere socialmente utile e persino indurre al rispetto delle leggi [….] Che si tratti di una "semplice critica", ha sottolineato la Quinta sezione penale nelle motivazioni contenute nella sentenza 19509 con le quali ha annullato con rinvio la multa inflitta al Ricca "per avere offeso l'onore e il decoro di Silvio Berlusconi", "lo si desume in maniera non dubbia dal fatto che l'imputato - scrive Alfonso Amatao - ha fatto seguire all'epiteto incriminato espressioni che suonano come forte riprovazione della condotta tenuta dal querelante come 'homo publicus'".
Anzi, annota ancora piazza Cavour, "l'esortazione pressante 'fatti processare', rispetta la legge, sono una vibrata e accorata censura, istintivamente suscitata dalla presenza del personaggio che a tante polemiche e contrasti aveva dato origine".
Piero Ricca il 5 maggio 2003 inveì contro Berlusconi. L'episodio accadde dopo che il premier aveva finito le sue dichiarazioni spontanee nell'ambito del processo Sme a Milano. Ricca gli disse: "Buffone, fatti processare come tutti gli altri. Rispetta la legge, la magistratura, la Costituzione, la democrazia e la dignità degli italiani o farai la fine di Ceaucescu o di Don Rodrigo". Accusato di ingiuria, nel febbraio 2005 Ricca è stato condannato dal giudice di pace di Milano, Livio Morone, a un'ammenda di 500 euro.
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