Non è colpa mia se ogni volta che mi innamoro di un musicista, poi scopro che appartiene (o apparteneva) ad una generazione addirittura antecedente la mia, che pure non è fresca di giornata).
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Cal Tjader è nato nel 1925, e quindi se fosse vivo oggi avrebbe 81 anni; è invece morto nell’82, a soli 57 anni, dopo aver vinto, due anni prima un Grammy Award per la migliore registrazione “Latin”.
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Cal Tjader, come molti musicisti geniali, non si è salvato dall’etichettatura, ed è stato definito in tutti i modi possibili ed immaginabili che girano intorno al “latin jazz”, categoria inesistente in natura, Non è un caso che abbia suonato spesso con un’altra vittima di questa etichettatura, come Stan Getz (col cui sestetto è inciso il brano proposto questa settimana).
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La verità è che Cal Tjader è stato semplicemente uno straordinario vibrafonista, che mi ricorda terribilmente un altro genio di questo splendido strumento: quel Milton Jackson che è stato, insieme a John Lewis, l’anima del “Modern Jazz Quartet”; l’amore per la musica sudamericana la si ritrova non in tentativi di “fusion” (quegli orrendi ibridi che vanno spesso di moda oggi), ma piuttosto nella dolcezza dei timbri e nell’eleganza e musicalità estreme dei fraseggi.
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Oltre che con Stan Getz, ha suonato con Dave Brubeck, con Paul Desmond, con George Shearing, e con Gerry Mulligan, Chet Baker, Art Pepper, con Check Corea, con Dizzie Gillespie, solo per ricordare i maggiori. Da tutti ha preso qualcosa, ma su tutti ha impresso la sua traccia, fatta di grande dolcezza ed inesauribile creatività nelle improvvisazioni.
Il brano proposto all’ascolto questa settimana è:
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Cal Tjader & Stan Getz Sextet – For all we know
BUON ASCOLTO!
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