Grandi Opere: Disastro annunciato
«Finalmente il Cipe e la Corte dei Conti hanno certificato il "disastro" della Legge Obiettivo». È la Fillea, il sindacato delle costruzioni della Cgil ha ribadirlo ricordando che lo aveva denunciato da tempo. «Ora il problema è come uscire dal pantano in cui si trova il Paese che non può permettersi il lusso di fermare il processo di ammodernamento del sistema infrastrutturale», dice il segretario nazionale della Fillea Cgil Mauro Macchiesi.
«A fronte dei 173 miliardi di euro, necessari a realizzare il programma della Legge Obiettivo, cifra che è destinata ad aumentare poiché la stima è basata sui costi correnti, - dice Macchiesi - i finanziamenti disponibili sono soltanto 58 miliardi di euro, pari al 33% del fabbisogno. Il quadro delle opere approvate dal Cipe è il seguente: 29,4% finanziate integralmente; 31 % finanziate parzialmente; 19,5% approvate solo tecnicamente. Per coprire le opere approvate dal Cipe servirebbero circa 25 miliardi di euro. È giusto sostenere le priorità per le opere contrattualizzate - continua Macchiesi - anche perché altrimenti scatterebbero le penali, con ulteriori costi. Occorre, inoltre, riprendere il metodo della programmazione e quindi costruire l'ordine delle priorità, tenendo conto delle compatibilità finanziarie e dello sviluppo del territorio.
Il Mezzogiorno in questi cinque anni è stato fortemente penalizzato nell'assegnazione delle risorse finanziarie e per evitare che ciò si ripeta, nella ripartizione degli investimenti fra Nord e Sud, è utile tenere presente che al Sud non è possibile realizzare infrastrutture a tariffazione, poiché non ci sono le condizioni di redditività e quindi occorre pensare a soluzioni che portino in quelle realtà maggiori finanziamenti pubblici e comunque ci si orienti a soluzioni miste pubblico - privato».
«In questo quadro - continua Macchiesi - pensiamo che possa essere una soluzione utilizzare le disponibilità finanziarie di Fintecna, circa 3,9 miliardi di euro, che dovevano essere utilizzate per iniziare i lavori del Ponte sullo Stretto e che invece sarebbe più opportuno utilizzare per completare l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria e portare la Tav da Napoli a Reggio Calabria. Sulla Tav, inoltre, è utile ragionare sui valichi poiché consentirebbero di collegarci ai sistemi di trasporto europei, ma nel frattempo occorre concludere i lavori per le tratte italiane con particolare riferimento alla Milano - Genova, alla Milano - Venezia e ai nodi di penetrazione nelle città».
«È necessario comprendere che se con la Finanziaria 2007 - conclude Macchiesi - si intende dare una risposta seria al rilancio dei lavori per le infrastrutture, occorre reperire al più presto almeno 7 miliardi di euro per evitare che si fermino molti importanti cantieri: i 2 maxi lotti Salerno Reggio Calabria, Scilla 1 e 2; i 2 maxi lotti della Strada Statale Ionica; il passante di Mestre; la Tav Milano/Genova. Naturalmente a queste risorse vanno aggiunte i trasferimenti dello Stato all'Anas e Rfi previste dalle relative convenzioni. Il miliardo di euro affidato all'Anas con la manovra correttiva del Governo è servito, infatti, soltanto a pagare parzialmente i lavori già eseguiti, tanto è vero che l'Anas ha bocciato la firma dei nuovi contratti».
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