Quanti ricchi sotto il Ponte!
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di Luca Domenichini – L’Espresso
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Quaranta milioni tra stipendi e consulenze. Busta paga media di 5.000 euro. Ecco i conti della società Stretto di Messina, nata per l'opera bocciata dal centrosinistra. Il Ponte scompare, restano i conti da pagare: 19 milioni di euro spesi per il costo del personale, 4 milioni per i gettoni di presenza degli amministratori e poi 17 milioni di euro per le consulenze e inserite nel bilancio sotto la voce: 'Prestazioni professionali di terzi'. Quaranta milioni tondi tondi ad appesantire i bilanci della società Stretto di Messina, concessionaria del Tesoro per la costruzione del ponte più lungo. Un'opera che tutti vedono ormai lontana, sepolta nel dimenticatoio dal programma dell'Unione e dalle voragini nei conti dei Lavori pubblici. Eppure Scilla e Cariddi continuano a divorare fondi con omerica voracità.
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Nei quattro anni del sogno ingegneristico, dipendenti e spese sono saliti alle stelle: da 29 impiegati e 7 dirigenti del 2002 si è passati agli 85 del 2005, di cui 13 manager. Per non parlare delle bollette: luce, acqua, gas, telefoni, i buoni pasto, l'assicurazione e la manutenzione degli uffici: triplicate, decollando da 3,5 milioni a 10,7 milioni. Fin qui si potrebbe trattare di costi fisiologici. Ma poi addentrandosi nei bilanci si scoprono voci sorprendenti. Ad esempio i 258 mila euro nel 2004 per 'lo studio di fattibilità di un nuovo sistema informativo integrato aziendale': certo, il Ponte nasceva come un'opera titanica, ma mezzo miliardo di vecchie lire per studiare un sistema informatico paiono veramente troppi. E poi il capitolo più evanescente, che ha alimentato calendari e tomi rilegati spediti come cadeaux in tutta Italia: tre milioni di euro volatilizzati in 'pubblicità e propaganda'. (…caspita… si vede che avevavo già i biglietti in prevendita…)
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Insomma, manica larga sugli affari dello Stretto. Con stipendi che crescevano più dei pilastri di cemento mai piantati. Soltanto nel 2002 la società Stretto di Messina, controllata da Fintecna, Rfi, Anas, Regione Calabria e Regione Sicilia, ha speso poco più di due milioni di euro finiti nelle buste-paga dei dipendenti. In media, di tremila e 104 euro al mese pro capite. Niente male. Ma l'anno dopo si è fatto di meglio: 4mila e 263 euro al mese. Sempre più in alto. Nel 2005 in piena ondata di progetti della coppia Berlusconi-Lunardi, il salario medio è arrivato a sfiorare quota cinquemila: quattromila e 901 euro mensili. Con una spesa per il personale che ha superato i 19 milioni di euro complessivi.
Adesso, oltre a far fronte ai costi, bisogna soprattutto decidere la strada per il futuro. Che destino avrà la società dopo il tramonto del progetto che doveva unire Calabria e Sicilia con un'unica campata su cui far transitare treni, auto e camion? […]
Quello che resta, per il momento, sono i conti da pagare per lo Stato. Come i quattro milioni e mezzo di 'Emolumenti e gettoni di presenza per gli amministratori', passati dai 526 mila del 2002 a 1,1 milioni del 2003, 1,3 milioni del 2004 e 1,5 milioni del 2005. Una bella spesa, lievitata con vari pretesti. La relazione di bilancio 2003, per giustificare il primo aumento di questa voce, recitava: "L'incremento rispetto all'esercizio 2002 è determinato dall'adeguamento degli emolumenti agli amministratori a quanto deliberato dall'azienda il 28 aprile 2003. Nonché dal contributo provvisorio richiesto dal ministero dell'Ambiente per l'esame del progetto preliminare del Ponte sullo Stretto". Un esame per il quale "è stata istituita una apposita commissione speciale, in seno al ministero, per euro migliaia 1000". Cioè, un altro milione di euro per un contributo ambientale. Che al verde rischia di lasciare solo le casse pubbliche.
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…e poi dicono che il governo Berlusconi non ha creato occupazione di qualità…
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