Cassandra Wilson è nata a Jackson (Mississipi) nel 1955. Il padre era un rispettato musicista jazz, la madre era un'insegnante. Durante l'adolescenza si appassiona a Joni Mitchell, uno dei suoi miti (la jazz singer dice di avere iniziato a suonare la chitarra proprio per imitare Joni); in seguito impara anche a suonare il pianoforte e a scrivere canzoni. Altri importanti punti di riferimento musicali per la cantante sono stati Bob Dylan e Van Morisson. È però a Miles Davis che Cassandra dedica un intero album: "Traveling Miles", in cui canta e suona pezzi ispirati al lavoro di Miles e reinterpreta brani scritti o resi famosi da lui.
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Prima di acquisire celebrità come interprete jazz, Cassandra si è esibita a lungo nei locali di Jackson e dintorni, ed è stata la musa ispiratrice del gruppo di musicisti raccoltosi a New York, attorno a Steve Coleman, all'inizio degli anni '80. La musicista del Mississipi ha lavorato con l'etichetta d'avanguardia JMT ed è poi passata alla Blue Note.
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Dotata di tecnica impeccabile e di una grande comunicatività emotiva, Cassandra affonda sicuramente le sue radici musicali nel blues della sua terra natale e nel jazz ma si lascia influenzare anche dal gospel, dal sound africano e brasiliano, dal pop e dall'Rythm &Blues. Nei suoi album riesce inoltre a reinventare in modo personalissimo canzoni di Bob Dylan, Sting, Abbey Lincoln, U2, Robert Johnson, Van Morrison, Neil Young, James Taylor, Willie Nelson, Antonio Carlos Jobim e di molti altri grandi artisti.
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Cassandra Wilson viene definita dai critici musicali la più grande cantante jazz vivente, «la migliore cantante d'America» ("Time Magazine"); il settimanale USA "People" sostiene anche che la sua voce è seduzione allo stato puro, un timbro caliginoso e profondo che l'avvicina a vocalist del calibro di Sarah Vaughan e Bessie Smith…
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Fine dell’ufficialità e delle note biografiche. Quello che voglio aggiungere di mio è che ho avuto la ventura di ascoltare Cassandra Wilson dal vivo, tre anni fa, ad Umbria Jazz. L’avevo sentita la prima volta mille anni fa a New York, al Blue Note. Gli anni non l’hanno guastata, hanno anzi aggiunto alla sua voce una profondità di timbro che seduce. E’ stata una esperienza emozionante; eppure chi scrive non si emoziona per poco, avendo avuto la fortuna di ascoltare dal vivo i “grandi” di tutti i tempi, quasi nessuno escluso…
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Non amo i paragoni che fanno i giornali americani, neanche quelli appena citati con Sarah Vaughan e Bestie Smith: credo che una grande cantante jazz sia tale anche perché non rassomiglia a nessun’altra. Cassandra Wilson rassomiglia come una goccia d’acqua a Cassandra Wilson…
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Il brano proposto questa settimana è “Blue in Green”, che è un famoso “standard” del jazz. Ho scelto questo brano anche per il notevole e godibilissimo assolo di trombone che occupa che occupa la parte centrale della registrazione. Mi scuso, ma non conosco l’esecutore, e questa volta non mi azzardo a tentare un’attribuzione, anche se una mia idea l’avrei…
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