…in ricordo di un simbolo: Lale Andersen
…nella Posta del 25 Agosto, Marcella ci invia queste righe, che meritano di essere riprese:
….oggi parlando di guerra con un amico speciale, ci siamo ritrovati a chiacchierare di quello che era di fatto la vita dei ragazzi che vissero in prima persona la guerra 1940/45, di tutti i ragazzi: quelli che attaccavano, così come quelli che si difendevano; quelli che erano amici e quelli che erano nemici, tutti uniti, malgrado le differenze ideologiche e culturali a volte incolmabili, dalla meravigliosa forza della gioventù. Erano ragazzi di 18, 20 anni imbevuti di propaganda di paura e d'odio mandati ad ammazzare e a farsi ammazzare, con una voglia matta, invece, di vivere e di amare.
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E come ci hanno raccontato con mano a volte lieve e a volte inesorabile, nonni, zii, padri e anche scrittori, persino in quel tempo "di morire", c'era spazio per la forza "di vivere" della gioventù... o meglio, la gioventù, la forza della vita, riusciva a farsi largo tra gli orrori e a ritagliarsi spazi, brandelli di vita. Non c'erano televisioni e cellulari, allora, per avere e dare notizie ai propri cari: una lettera era un vero miracolo, anche se vecchia di mesi, e bastava una radio, una dedica e una canzone di propaganda, - note sussurrate nel buio dell'oscuramento o del quartier generale-, per non dimenticare di esserci, di essere ancora vivi e sperare che quell'incubo sarebbe finito prima o poi per tornare a casa sani e salvi.
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Poi, accadde qualcosa. Accadde per caso, alle ore 22 del 10 febbraio 1942, a Belgrado, nella cabina di trasmissione di una radio, la "Soldatensender", allestita da un ufficiale tedesco, Richard Kistenmacher, un musicologo che veniva da radio Vienna e che prima di partire per Belgrado, appunto, aveva preso con sé alcune casse di vecchi dischi di musica leggera, valzer, mazurka, obbedendo all'ufficio di propaganda nazista che voleva "tirare sù il morale delle truppe" in quel momento critico.
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La giovane Italia fascista cantava "Ti saluto e vado in Abissinia", cantava gli splendori - passati..- di Roma, 230.000 giovani destinati a perdersi nei ghiacci dell'inverno russo cantavano "vado vinco e torno..."; i giovani nazisti cantavano della bellezza della vita da marinaio e andavano alla carica, imprigionati nelle Panzerdivisionen con nelle orecchie le Walkirie di wagneriana memoria; giovani inglesi ed americani cantavano che c'era ancora un lungo giorno per raggiungere Tipperary: tutti cantavano di guerra, di patria, di eroismi... ma poi, da quella famosa sera tutto cambiò.
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Bastò la copia di un disco uscito qualche anno prima senza successo, nascosta in una delle casse recuperate da Kistenmacher, una voce per certi aspetti sgradevole, roca, stanca, ma in cui si rifletteva tutta la disperazione latente di quella moltitudine mandata allo sbaraglio, per annullare, almeno nell'esiguo spazio della durata di una canzone, l'inganno ideologico che si era abbattuto sulla vita di centinaia di migliaia, di milioni di giovani.
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Alle 22 di quella sera, un disco viene scelto per via del titolo- un nome di donna-, che pare bene augurante e per la prima volta quella lenta marcetta s'irradia per l'etere, e data la potenza degli emettitori della Soldatensender, raggiunge perfino gli angoli più remoti di tutta l'Europa. " Wie einst... Lilì... Marleene" canta la voce sensuale di Lale Andersen, "Come una volta... mio amore", intendono i milioni di giovani stanchi ad di qua e al di là dei fronti, sulle navi, sugli aerei, nelle caserme nei campi di battaglia e pensano a chi li aspetta, lontano...
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Dal giorno dopo tutti canticchiano la marcetta, che di marziale ha solo l'andamento in due tempi, i soldati tedeschi la richiedono alla Soldatensender, giorno dopo giorno "pretendono" che diventi l'appuntamento fisso delle dieci di sera, poi non basta più neanche così: la richiedono a tutte le ore del giorno, e non solo i tedeschi, infine la radio non serve più perché la cantano tutti, tanto che Goebbels, capo dell'ufficio di propaganda nazista, decide di vietarla perché per gli eroi ariani erano più consone "canzoni più marziali e non piene di sospiri e fidanzate in attesa", ma ormai il mito era nato.
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La povera Lale Andersen, travolta da un successo sconvolgente, viene anche perseguitata dal regime per via di amici ebrei musicisti svizzeri, ed interdetta dalle scene per 9 mesi: ne è così scossa da tentare persino un suicidio che per fortuna non le riesce; riceve montagne di lettere da tutti i campi di battaglia, sono tutti innamorati: se non di lei - che non certo brillava per avvenenza -, dalla sua voce, dal pathos che riesce a ricreare, dal dono di un sogno d'amore che ridà speranza là, dove c'è solo deserto anche morale.
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Scrive Guido Gerosa: "Quella voce diventò una timida poesia erotica, curiosa per l'epoca, una inconsueta dolcezza nella descrizione dell'amore". Il testo di "Lilì Marleene" era piuttosto banale, ma quella voce! Quella voce fu capace di annullare il fragore delle armi, l'altisonanza degli slogan, l'arroganza delle sfilate ridondanti di tacchi battuti, svastiche e chiome ariane al vento! Al tocco leggero del canto, spogliati dagli orpelli ideologici, tutti i soldati tornavano ad essere quello che erano davvero nel profondo: solo uomini, come migliaia di altri, attorno alla radio a passarsi l'unica sigaretta in silenzio e a sognare...
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Lale Andersen, costretta a cantare canzoni e a recitare in film di propaganda per evitare il Lager, confinata in una remota isola del nord dal regime che non le perdonò di aver conquistato il mondo in luogo del Fuherer, addirittura imprigionata dagli alleati di Norimberga, - che la accusarono di collaborazionismo -, ma poi, per fortuna, prosciolta, conobbe tempi migliori dopo la guerra. Era nata a Bremenhafen, il 23 marzo del 1905 e fino al 1967, anno in cui compì l'ultimo tour di concerti, fu attiva nello spettacolo vincendo persino due dischi d'oro. Morì a Vienna nel 1972, il 29 di agosto ma riposa nella sua isola battuta dai venti e dal mare del nord.
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Pare che la sua voce abbia dato vita a Lilì per ben 600.000 volte e che fu ascoltata da almeno 200 milioni di persone, la sua canzone fu tradotta in ben 42 lingue e si calcola che sia stata cantata da almeno 9 miliardi di persone nel corso di 5 generazioni... Vogliamo ricordarla ?
Marcella
…avevamo risposto a Marcella:
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…”e come potremmo dire di no a questa richiesta? Lili Marleene, Lale Andersen, Marlene Dietrich: nomi, voci, canzoni che hanno segnato un’epoca storica, nel bene e nel male. Nomi, voci, canzoni che evocano morte, speranza, odio, amore… tutto quanto può rendere una vita degna di essere vissuta, sia quando questi ragazzi credevano fermamente che ce l’avrebbero fatta, sia quando, presi dalla disperazione, pensavano che quella sera stavano ascoltando la loro ultima Lili Marleene”…
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Lale Andersen merita un ricordo particolare non già per il pregio “musicale” della sua incisione (ce ne sono state, in seguito, di migliori), ma per il suo enorme valore storico. Raccolgo il tuo invito a ricordarla, ma anche se l’anniversario della sua morte è il 29 di agosto, il Tafanus la commemorerà in anticipo, dedicando all’evento la rubrica musicale di domenica 27, perché la domenica è il giorno in cui i lettori del blog sono abituati a veder trattato l’argomento “musica”, e perché di domenica è sperabile che tutti abbiano più tempo per meditare su quegli anni. Non ci sarà una nota biografica scritta da me sulla Andersen , perché niente potrei aggiungere a quanto magistralmente scritto Da Marcella nella sua lettera, ma spero di essere riuscito a riservare qualche lieta sorpresa in termini “musicofili” ed “iconografici”.
Auf Wiedersehen… Tafanus
Download lale_andersen_lili_marlene_1939.mp3 (Versione originale in tedesco)
Download marlene_dietrich_lili_marleen_english.mp3 (Versione in Inglese)
Download marlene_dietrich_lili_marlen_deutschlive.mp3 (Versione live in tedesco)
Download milly_lili_marlene.MP3 (Versione italiana di Milly)
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Vor der Kaserne - Vor dem großen Tor - Stand eine Laterne - Und steht sie noch davor
So woll'n wir uns da wieder seh'n - Bei der Laterne wollen wir steh'n - Wie einst Lili Marleen,
Wie einst Lili Marleen.
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Unsere beide Schatten - Sah'n wie einer aus -Daß wir so lieb uns hatten -Das sah man gleich daraus
Und alle Leute soll'n es seh'n - Wenn wir bei der Laterne steh'n - Wie einst Lili Marleen,
Wie einst Lili Marleen.
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Schon rief der Posten, Sie blasen Zapfenstreich - Das kann drei Tage kosten - Kam'rad, ich komm sogleich - Da sagten wir auf Wiedersehen - Wie gerne wollt ich mit dir geh'n –
Wie einst Lili Marleen, -Wie einst Lili Marleen.
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Deine Schritte kennt sie, - Deinen zieren Gang - Alle Abend brennt sie, - Doch mich vergaß sie lang
Und sollte mir ein Leids gescheh'n - Wer wird bei der Laterne stehen - Mit dir Lili Marleen,
Mit dir Lili Marleen?
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Aus dem stillen Raume, - Aus der Erde Grund - Hebt mich wie im Traume - Dein verliebter Mund
Wenn sich die späten Nebel drehn - Werd' ich bei der Laterne steh'n - Wie einst Lili Marleen,
Wie einst Lili Marleen.
Tutte le sere - sotto quel fanal - presso la caserma - ti stavo ad aspettar. - Anche stasera aspetterò,
e tutto il mondo scorderò - con te Lili Marleen, - con te Lili Marleen.
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O trombettier - stasera non suonar, - una volta ancora - la voglio salutar. - Addio piccina, dolce amor, - ti porterò per sempre in cor - con te Lili Marleen, - con te Lili Marleen.
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Prendi una rosa da tener sul cuor, legala col filo dei tuoi capelli d'or. Forse domani piangerai,
ma dopo tu sorriderai. A chi Lili Marleen? A chi Lili Marleen?
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Quando nel fango debbo camminar sotto il mio bottino mi sento vacillar. Che cosa mai sarà di me?
Ma poi sorrido e penso a te con te Lili Marleen, con te Lili Marleen.
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Se chiudo gli occhi il viso tuo m'appar, - come quella sera nel cerchio del fanal. Tutte le notti sogno allor di ritornar, di riposar, con te Lili Marleen, con te Lili Marleen.
LE FOTO
-1) Cimitero di guerra(non importa la nazionalità...)
-2) Lale Andersen
-3) Langeoog, monumento a Lale Andersen
-4) Marlene Dietrich
-5) Mucchio di morti in trincea - II Guerra Mondiale
-6) Strage di Cana, Libano: la disperazione di un padre
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