…riceviamo questo lunghissimo articolo (o lettera?) da Maurizio Blondet, e poiché lo riceviamo, immagino, in quanto “Tafanus” e non in quanto privato cittadino Antonio, riteniamo, sperando di non sbagliare, che Blondet ci abbia inviato questo suo pezzo per la pubblicazione.
…Maurizio Blondet, che io conoscevo come giornalista di punta dell’Avvenire, giornale della CEI, riesce a mettermi a disagio, come quasi tutte le pietre miliari che anziché fare il loro mestiere di pietre miliari, si spostano in continuazione, e non danno mai punti di riferimento univoci…
Finiremo nel Gulag, grazie a Ferrara – di Maurizio Blondet
13/08/2006
Giuliano Ferrara ha vestito i suoi panni preferiti, quelli dello psico-poliziotto: e comincia a smascherare «la quinta colonna di Al Qaeda» in Italia. (1)
C'è un «nemico interno» annidato nell'Occidente, proclama, alleato oggettivamente ai terroristi islamici che ci vogliono tutti morti, vedi (falso) attentato di Londra. Fa anche alcuni nomi, Ferrara:
Francesco Rutelli, colpevole di aver detto che la guerra in Iraq ha accresciuto il terrorismo anziché liquidarlo, è un «nemico interno».
La Repubblica, colpevole di aver «smantellato la rete efficiente dei servizi segreti», e ancor più colpevole di chiamare «guerriglieri» i terroristi, è un nemico interno.
Sono nemici interni, denuncia Ferrara, i «numerosi commentatori» che hanno giudicato sproporzionato l'attacco di Israele. Ma la lista è aperta, naturalmente. Perché «nemico interno» è un ben noto termine ideologico dei totalitarismi, e le parole «ideologiche» sono appunto quelle che i regimi totali riempiono di significati diversi quando fa loro comodo. La CEKA leninista, poi KGB, nacque per colpire «il nemico interno», e riempì il Gulag di milioni di «nemici interni» d'ogni stampo, credenti, dissidenti, coltivatori diretti (kulaki) ossia piccoli proprietari, e innocui cittadini che avevano osato lamentarsi delle carestie.
Nei regimi totalitari, i cittadini vengono invitati a smascherare «il nemico interno» denunciando il vicino di casa, spiandone i discorsi: le campagne incessanti contro il «nemico interno» servono a instaurare il Terrore di stato. (2)
I nemici interni, una volta smascherati, non hanno diritti, non possono difendersi, vengono giustiziati e torturati «in via amministrativa», ossia senza garanzie legali. E' esattamente questo il regime che, con la scusa della guerra al terrorismo, si vuole instaurare. Non sto esagerando. Basta leggere il fondo di Angelo Panebianco su Il Corriere (3): mettiamo, dice, che l'attentato di Londra (inesistente) sia stato sventato grazie «alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani tramite tortura di un jhadista, magari arrestato o sequestrato illegalmente». Moltissimi, in Italia, condannerebbero i torturatori occidentali. Ma siamo in guerra, bisogna andare per le spicce, lo Stato di diritto deve scendere a patti con il bisogno di sicurezza: dunque, chiunque si oppone alla tortura e agli arresti illegali, ossia alla sospensione della legalità, è un «nemico interno», come dice Ferrara. Panebianco lo cita esplicitamente, e dà il suo assenso: il nemico interno, assicura, «esiste eccome». Attenzione lettori, cattolici o no, di sinistra o no, pacifisti o no, perché questa manovra è diretta contro tutti voi e tutti noi. Questi si vogliono dare il permesso di torturare i sospetti arabi, ma per poi poter torturare, condannare senza processo, deportare a Guantanamo, gli oppositori politici.
E' stato sempre per questo che i regimi totalitari hanno agitato il pericolo estremo per la nazione o la rivoluzione, la necessità di salvaguardare la «sicurezza»: per stroncare ogni opposizione politica, reprimere ogni voce di dissenso critico sul loro potere. Basta denunciare i critici come «nemico interno», oggettivamente alleato al nemico esterno, e il gioco è fatto: non più diritti, non più libertà personale. Non più diritto di parola, di associazione, di opinione. E' allarmante il solo fatto che Panebianco, presunto «liberale», sul giornale della Confindustria, converga col vecchio cekista Ferrara in questo assunto liberticida: segno di una collusione di blocchi di potere molto vasta, contro la democrazia e la libertà.
Questo blocco è più esteso di quanto si creda, supera tutti gli steccati partitici.
Furio Colombo scrive le stesse cose di Ferrara su l'Unità, per lettori di sinistra (4): il «vero discrimine», dice, non è l'asimmetria della guerra, Israele armatissima contro inermi; non è nemmeno nelle atrocità che i giudei commettono. Il vero discrimine è che «la stessa esistenza di Israele è in pericolo». Facile deduzione: chi non crede che Israele sia «in pericolo» al punto da infischiarsene dei diritti degli altri e delle vite altrui, è un «nemico interno». Alleato «oggettivo» dei terroristi, va dunque trattato come i terroristi, deportato, sequestrato, incarcerato senza processo. Attenti lettori di sinistra, che avete accettato Furio Colombo come direttore e poi notista dell'Unità. Attenti a Colombo, questo uomo di Agnelli, che finge di essere di sinistra per intortare voi, questo Lieberman italiano. Per lui importa solo una cosa: Israele. Israele prima di tutto, prima del diritto e della civiltà. Anche Colombo, con Ferrara e con Confindustria, ci prepara il Gulag. E lo prepara proprio a voi[….]
Ritorniamo al pezzo di Ferrara.Egli accusa Bill Clinton di avere lasciato crescere il terrorismo islamico «con la sua politica estera negazionista». Ecco, vedete una parola che, sotto i vostri occhi, cambia di significato. Fino a ieri, «negazionista» era chi negava che sei milioni di ebrei erano morti nei lager nazisti, chi diceva che le camere a gas non erano mai esistite. Da oggi, è «negazionista» chi non crede che l'Islam ci stia aggredendo, e che sia così pericoloso come dicono i neocon israelo-americani. Il punto grave è che l'accusa di «negazionismo» è già in sé una condanna penale. Ci sono leggi in tutta Europa che puniscono il «negazionismo» nel senso stretto (in Italia, la legge Mancino). Basta ampliare un po' la vastità del termine incriminante, e siete - siamo tutti - passibili di incarcerazione, in base a leggi già vigenti.
«Islamo-fascismo» è un'altra parola del genere (5). Una parola ideologica, il cui significato cioè è estensibile ad arbitrio del potere. Cos'è? Come va definito l'«islamofascismo»? Questo non viene detto mai: il termine deve restare «aperto» al massimo, per includervi sempre nuove categorie di «nemici interni». Voi pacifisti di sinistra vi credete anti-fascisti? Ecco invece che vi smascherano come «islamo-fascisti», perché protestate contro i massacri di bambini in Libano. Finirete nel Gulag, fra gli applausi di Colombo e della Confindustria, di Libero e dell'Unità. E non confidate troppo che il governo, ora di sinistra, vi ripari da questa fine. Questo governo già manda soldati a combattere per Israele - ossia a disarmare Hezbollah - in Libano. E non li ritira dall'Iraq né dall'Afghanistan. Nemmeno confidate nell'opinione pubblica, oggi massicciamente contro la guerra giudaica, e già ridotta al silenzio. Perché, come sappiamo noi più vecchi dalla storia vissuta, basta terrorizzare l'opinione pubblica per spingerla alla cieca contro «i nemici interni». E' per questo che lorsignori hanno architettato l'11 settembre (perché l'hanno fatto loro: ve lo dico finchè sono ancora in tempo, presto dirlo sarà reato): per spaventare la gente al punto, da indurla ad accettare gravi riduzioni della libertà personale e di pensiero, «lussi che non ci possiamo permettere» perché «siamo in guerra». E ormai, basta annunciare un attentato non avvenuto, e l'opinione pubblica si spaventa.
Chiara Beria d'Argentine, progressista e radical-chic, dopo il falso attentato di Londra è tutta contro gli arabi, questi «terroristi»; già comincia a pensare come la Fallaci: per paura, non ragiona più. E' questo il loro trucco. Ve lo dico finchè siamo in tempo. Perché quelli che ci vogliono nel Gulag sono pochissimi.
Sono una minoranza assoluta e folle: come sempre il Terrore di Stato viene instaurato da minoranze infime, ma determinate e folli, che hanno in mano gli strumenti essenziali del potere. Diciamolo dunque, finchè sono pochi e in stato nascente: i «nemici interni» sono loro. Sono Ferrara, Panebianco, Furio Colombo, Renato Farina… Sono i nemici della democrazia e della civiltà stessa occidentale, perché questa civiltà è basata sul diritto e sulla libertà personale non come «lussi», ma come «essenza». Coloro che ci dicono che l'Occidente deve adottare la tortura e i sequestri senza accusa per la propria salvezza, hanno già annullato l'Occidente.
Sono già culturalmente emigrati in Asia, l'Asia dei mongoli sterminatori, l'Asia senza diritto di guerra né di pace, l'Asia che stermina i bambini in Libano, l'Asia del Gulag. Se l'Occidente tortura, non c'è più alcun Occidente da salvare.
Svegliatevi, finchè siete in tempo: denunciate i «nemici del popolo», i «nemici interni», questi alleati «oggettivi» di uno Stato straniero che ci vuole coinvolgere tutti nelle sue guerre, contro il nostro interesse nazionale. Sono loro le quinte colonne che ci odiano e tramano contro di noi. E sono «molto pericolosi», come dice Ferrara di noi. In questo hanno ragione: loro, gli psicopoliziotti, le quinte colonne di Tsahal, i vecchi bolscevichi mascherati da liberali e cristianisti occidentali, sono estremamente pericolosi, e noi più vecchi li abbiamo già provati. Svegliatevi adesso, o vi desterete nel Gulag del prossimo secolo, nei lager del Quarto Reich ebraico.
Maurizio Blondet
Note
1) Giuliano Ferrara, «La quinta colonna di Al Qaida - una parte dell'occidente si comporta come il fatale nemico interno», Il Foglio, 12 agosto 2006.
2) Come al solito, Ferrara non dice nulla di testa sua, non fa che tradurre in italiano i temi dei neocon americani (in realtà israeliani) al potere in USA. Il primo a denunciare gli oppositori alle guerre infinite di Bush come «nemici interni» e «insorgenti» (termine usato per Hezbollah e guerriglieri iracheni) è stato Newt Gingrich, il capintesta repubblicano. Vedere Cathy Garger, «The new american insurgency», AxisofLogic.com, 9 agosto 2006. E non è casuale che stiamo citando un sito web: in USA, dove i media sono controllati dal nuovo Terrore totale, sono l'ultima voce di critica. Sono stati i web e i blog che hanno determinato la disfatta di Lieberman, e questo ha fato scattare l'allarme nel potere: questa opposizione democratica, dice Ginghrig, è una «insurgency» come quella degli Hezbollah; gli oppositori sono «enemies», e sappiamo che in Usa questi «enemies» riempiono il lager di Guantanamo.
3) Angelo Panebianco, «Il compromesso necessario», Il Corriere della Sera, 13 agosto 2006.
4) Furio Colombo, «L'ultima guerra», L'Unità, 13 agosto 2006.
5) Il termine «islamo-fascismo» è stato pronunciato da Bush a proposito dei (presunti) attentatori degli aerei di Londra, ma è stato concepito da Daniel Pipes, neocon ebreo-americano con doppio passaporto, capo di un Middle East Forum e del «Jerusalem Summit»: sono i laboratori che sfornano il nuovo linguaggio totalitario, la «lingua di guerra» per la propaganda israeliana. Ovviamente ci sono altri termini ideologici, ossia estensibili a piacere: al vecchio «antisemitismo» si è aggiunto «terrorismo» per includervi i guerriglieri e i combattenti islamici di ogni tipo. Così Hamas ed Hezbollah, che sono partiti politici, sono «terroristi». Mentre l'ebraica Irgun, che compiva atti terroristici, ha sfornato ex terroristi diventati «statisti», come Begin e Ytzak Shamir. Vedi il mio «Islamofascismo, il nuovo nemico», www.effedieffe.com , 3 agosto 2005.
…confesso che non riesco a leggere questa mega-articolessa senza avvertire disagio… capire l’evoluzione del Blondet-pensiero (ammesso che la cosa interessi a qualcuno) è impresa titanica; ho provato a leggere qualche riferimento, scelto a caso, delle migliaia che si trovano in rete, e ne vengo sempre fuori con l’irrisolto dilemma: Blondet la pensa come me o come Ruini?…
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…anche questo articolo appare come un beccarsi fra polli dello stesso pollaio: Blondet che becca Ferrara e Panebianco… poi, tanto per spiazzarci, ci mette dentro Furio Colombo, prendendo due frasette astratte dal contesto, poi mette insieme Furio Colombo e Renato Farina detto “er Betulla”, e noi, che siamo ex-ragazzi di campagna, non riusciamo più a seguire…
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…tanto per non sbagliare, Blondet non rinuncia a dare un colpetto a Bill Clinton, ed uno a Chiara Beria… e noi rimaniamo qui, privi di certezze e di riferimenti, a chiederci: ma Blondet non era coi teo-cons alla Ferrara ed alla Anselma? Panebianco non era un faro del pensiero moderato cerchiobottista? L’Avvenire non era il megafono di Ruini? E Ruini, Marcello Pera e Giuliano Ferrara non erano “culo e camicia”? e Maurizio Blondet non era "giornalista di punta" de l'Avvenire?
…è complicata, la politica italiana, e noi resteremo, alla vigilia di Ferragosto, con un sacco di dubbi sulla personalità complessa di Maurizio Blondet. Ma promettiamo a noi e ai nostri amici di non farcene un cruccio; stanotte, anche se non avremo risolto i nostri problemi, piomberemo ugualmente nel sonno dell’ingiusto, in attesa dell’ennesimo, noiosissimo ferragosto della nostra lunga esistenza…
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