Abu Omar, rispunta Gianni Letta - "Fu lui ad autorizzare il
rapimento" - Ghioni: "Tavaroli riferì che l'ok al
sequestro venne da Palazzo Chigi".
Di Cristina Zagara – Repubblica
MILANO - "Il via libera
al rapimento di Abu Omar sarebbe arrivato da Palazzo Chigi". Gli uomini
Telecom avrebbero fornito ai Servizi una lista di numeri di telefono di arabi
vicini all'ex imam, che Marco Mancini, ex numero uno del controspionaggio,
andava a ritirare direttamente in azienda. Nuove verità, o meglio nuove
versioni nell'inchiesta sulla extraordinary rendition dell'imam su cui indaga
la procura milanese, arrivano da un teste chiave dell'indagine sugli spioni
Telecom. Nelle due inchieste, una coordinata dal procuratore aggiunto Armando
Spataro, l'altra dai pm Napoleone-Piacente- Civardi, infatti c'è un verbale
comune: quello di Fabio Ghioni, ex responsabile dell'Information Security di
Telecom, del 10 luglio 2006.
"Per come ho potuto ricostruire la vicenda - dice Ghioni ai magistrati -
la Cia ha chiesto collaborazione a Marco Mancini con riferimento all'extraordinary
rendition su Abur Omar, Mancini ha riferito a Pollari, ma Pollari ha rifiutato
ogni tipo di collaborazione e per questa ragione Mancini ha chiesto
un'autorizzazione direttamente a Letta, all'epoca sottosegretario alla
presidenza del Consiglio. Questo è quello che mi ha detto Claudio Antonelli
(giornalista di Libero indagato), cioè che Letta, secondo Giuliano Tavaroli (ex
capo della security Telecom), ha autorizzato il rapimento dell'imam" […]
Nell'inchiesta su Abu Omar i
vari protagonisti, Marco Mancini (ex capo del controspionaggio e, all'epoca del
sequestro, responsabile dei centri Sismi del nord Italia), Gustavo Pignero
(predecessore di Mancini al Controspionaggio e suo superiore gerarchico nel
febbraio 2003), fino al numero uno dei servizi Nicolò Pollari hanno fornito versioni
diverse e contrastanti […]
Ghioni rivela particolari e ricostruisce gli stretti rapporti tra alcuni uomini
Telecom e i Servizi: "Ho incontrato personalmente Mancini nella Seconda
metà del 2004 a Roma. Ricordo che fui chiamato al telefono da Tavaroli, che mi
invitò a cena in pizzeria a Roma. Quando arrivai trovai Adamo Bove, Giuliano
Tavaroli e Marco Mancini, che mi si presentò con le testuali parole: "Ciao
, io sono un agente segreto". C'erano anche altri, forse cinque persone
che si sono presentate come ufficiali della Finanza, tra cui un generale. I
cinque erano in borghese Nel corso della cena Tavaroli, che magnificò le
qualità professionali di Mancini, mi chiese di dotare lui e gli ufficiali della
Finanza di telefoni Cripto dell'ultima generazione (parlo del 2004).
L'operativo ed il pagamento doveva essere a carico della Telecom".
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