da GIULIANO FOSCHINI e LORENZA PLEUTERI - Repubblica.it
...119 "desaparecidos" dalla Polonia in Puglia. Erano venuti a lavorare, le famiglie non hanno più notizie. L'Antimafia esamina 15 morti anomale...
...questo blog aveva ripreso, il 1° settembre, l'inchiesta condotta da Fabrizio Gatti dell'Espresso, che si era infiltrato nel mondo del caporalato in Puglia, denunciando quanto aveva visto coi propri occhi. Non sembra che quell'inchiesta abbia suscitato particolare risonanza. Ora questa nuova "notizia" arriva dalla polizia di un paese europeo. Chissà se il TG Uno di Clemente J. Mimun troverà il tempo di occuparsene. Magari fra una selezione per Miss Italia e una sfilata di moda?
BARI - Pawel è in posa. Storte, a riempirgli la
faccia, due lenti da secchione. Quella di Leszek , invece, sembra una foto
segnaletica. Teresa in una altra istantanea abbraccia la figlia, forse la
nipote: è un giorno di festa, porta i capelli con la piega appena fatta, un
giro di perle, un vestito rosso. Pawel, Leszek e Teresa sono cittadini
polacchi. Le loro facce e i loro nomi da venerdì sono sul sito Internet della
polizia polacca, insieme a quelle di 116 connazionali. Non sono latitanti. Non
sono delinquenti. Sono scomparsi. Centodiciannove donne
e uomini che dal 2000 al 2006 hanno lasciato la fame e la miseria delle regioni
del sud della Polonia, sono sbarcati in Italia per fare i braccianti o le
badanti e sono spariti. Inghiottiti dal nulla. Ora, con l'appello e con
le schede on line, li cercano gli investigatori della “policja” di Varsavia, i
parenti, gli amici, i diplomatici. In Puglia, soprattutto. Provincia di Foggia, tavoliere, terra di pomodori e di
caporali.
È lì, in particolare, che gli uomini e le donne polacche, reclutati in patria
con annunci trappola, erano stati indirizzati da agenzie e intermediari con
promesse di un lavoro decente e di guadagni sicuri. È lì, ed è più di una
ipotesi, che molti di loro sono finiti a vivere da schiavi. Umiliati. Picchiati
selvaggiamente. Torturati. E forse anche uccisi o lasciati morire. La Direzione
distrettuale antimafia e i carabinieri del Ros di Bari, chiusa a luglio una
prima inchiesta su sfruttati e sfruttatori, in questi giorni stanno indagando
su quindici morti "anomale": quattordici polacchi e un lituano
trovati senza vita - strangolati, bruciati, investiti, affogati - all'interno
del triangolo del pomodoro rosso, lo stesso che sembra aver inghiottito i
desaparecidos.
"Le proprie famiglie non hanno cancellato i ricerchi"
scrive in un italiano tenero e stentato la polizia polacca, parlando di Piotr,
Ilona, Ewa, Zoltan, Bogumila, Pawel e via elencando. "Chiunque sappia il
luogo del loro presente soggiorno, viene pregato di informare la questura più
vicina". Alla questura di Foggia, dove per mesi le denunce di scomparsa
hanno preso polvere, così come nelle piccole caserme dei carabinieri di
provincia, si sono finalmente messi al lavoro: la Mobile ha cominciato un
controllo incrociato tra la lista pubblicata su Internet, le banche dati, le
informazioni contenute in operazioni di servizio. Ma non è semplice cercare gli
invisibili.
Lo sanno anche a Varsavia. Dove, per fermare una strage ufficialmente senza
morti e per non dover aggiornare continuamente il sito, i detective hanno cominciato
a lavorare anche sulla prevenzione. Sulla home page, prima delle foto dei
desaparecidos, c'è il vademecum per non diventare schiavi in quella terra
promessa chiamata Italia: non trattare con gli sconosciuti che si offrono come
intermediari; non fidarsi degli annunci pubblicati sui giornali da privati;
rivolgersi soltanto alle agenzie di collocamento riconosciute e chiedere sempre
l'indirizzo e il numero di telefono del datore di lavoro; esigere sempre da lui
un contratto scritto e soprattutto accettare soltanto impieghi legali, con
contratti scritti. E ancora: portare e nascondersi addosso un minimo di soldi
per essere in grado di fuggire e di tornare a casa, se le cose si dovessero
mettere al peggio. Le croci polacche piantate nella Spoon river del Tavoliere
sono già troppe. Cesar, scappato dalla fame, in Puglia c'è venuto a morire.
Così Dariusz, Lezek, Czeslaw. E Slamovit, classe '61, bracciante per forza,
come quasi tutti gli altri. Lo trovarono bruciato, il 2 luglio 2005, dentro
l'ex macello di Stornara. I carabinieri dissero che era
morto per caso, un incidente, aggredito dalle fiamme appiccate dai contadini
per bruciare stoppie all'esterno del vecchio edificio. Ma il passaporto
poggiato sul suo corpo, carbonizzato, devastato dalle fiamme, era integro,
intatto.
E scenari inquietanti sono emersi anche dalle
intercettazioni dell'operazione chiusa a luglio. Un caporale dell'Est
specializzato in braccianti polacchi, arrabbiato perché due dei suoi schiavi
erano riusciti a scappare, al telefono annunciava alla fidanzata: "Andrò
in campagna. Non gli permetterò di comportarsi così. Ho detto che oggi ne
ammazzo uno o due come esempio. Sono andato dal padrone. Mi ha riferito che due
se ne sono andati con degli zaini. Ho preso in prestito due coltelli. Li ho
sempre nella mano. Due coltelli, carini. Vado e ne ammazzo almeno due in
campagna. Io oggi devo fare ordine in campagna".
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