Una premessa che cambia l’universo/1
di Luciano Rota, alias Charly Brown
Ciò che fino a questo momento ho cercato di chiarire, fluisce verso un fine prestabilito: ovvero di trovare una premessa di base, che connetta la meccanica Newtoniana, con quella quantistica. Come è noto, fino ad oggi non è ancora stato possibile, partendo dalle concezioni della fisica relativistica. Quello che qui inseguito verrà introdotto e descritto è un fenomeno concreto che stia alla radice di un principio universale , in grado di riportare tutta la fenomenologia fisica sotto lo stesso cappello.
Per ottenere questo risultato è stato necessario partire da una diversa concezione di onde, cioè di un tipo di fenomenologia esistente in natura, che sia in grado di contenere e di sintetizzare le contraddizioni della fisica in generale. Una premessa che, sostanzialmente, sia in linea con tutti i risultati sperimentali ottenuti dal 1865, fino ad oggi.
Se avessimo potuto ricercare questo fenomeno attraverso un’inserzione su un giornale, questa sarebbe stata concepita nel seguente modo:
“Cercasi fenomeno naturale, assolutamente concreto, che non si sostenga con intuizioni teoriche o manipolazioni matematiche. Che abbia le capacità attitudinali di riunire tutta la fenomenologia Fisica, senza forzature e senza contraddizioni. Che sappia mettere ordine al disegno universale. Preferibilmente dotato di un carattere semplice e razionale, ed in possesso di qualità comunicative che gli permettano di farsi facilmente comprendere.
Il candidato ideale dovrà essere inoltre in possesso dei seguenti requisiti:
1) per propria natura essere insieme onde ed emissione di particelle.
2) Dovrà essere in grado di propagarsi attraverso lo spazio vuoto, senza usufruire dell’aiuto di una sostanza materiale, nè di sostanze teoriche come etere o campi magnetici.
3) Che presenti una velocità di propagazione che sia relativa alla fonte che le emette, così da essere perfettamente in linea con l’esperimento di Michaelson Morley e con tutti gli altri esperimenti sul terreno della propagazione come ad esempio, “Aberration”, “Fizeau” “Kennedy-Thorndike ecc.”
4) Che presenti una frequenza direttamente proporzionale al grado di calore della fonte che le emette ed in relazione al fatto che gli elettroni contenuti nella materia abbiano un senso vibratorio, tanto più intenso, quanto più alto è il grado di surriscaldamento.
5) Che sia in grado di spiegarci, in termini razionali, perché ricercando particelle ci sfugga il senso di onde e ricercando onde, ci sfugga il senso di emissione di particelle.
6) Che contenga nella propria natura la spiegazione del fatto che quando una fonte si muova in direzione di un punto d’osservazione, la frequenza delle teste d’onda aumenti nella stessa misura di quando invece il punto d’osservazione si muove verso la fonte (contrariamente alle onde tradizionali, dove invece esiste una notevole differenza tra le due cose).
Al seguito di quest’inserzione si è presentato all’appello un solo candidato, che ci ha inviato assieme ad una convincente lettera di applicazione, le seguenti immagini:
Download onde_1.mpg
A prima vista non siamo riusciti a capire bene di cosa si trattasse. Ci stupiva il fatto che fenomeni di microdimensioni, come quelli particellari potessero assumere una forma macroscopica tale da poter venire fotografata da una comunissima macchina digitale. Che avesse usato lenti speciali? No, niente di tutto questo, le immagini inviate sono solo un esempio macroscopico di quello che su scala infinitamente più piccola avviene nella materia. Quello che si vede nella ripresa è un banalissimo getto d’acqua in fuoruscita da una canna da giardinaggio, la cui bocca viene scossa con diversa intensità.
Tutto qui? Ci si chiederà delusi. Una delusione comprensibile, tutto sommato, la stessa che, probabilmente si procurarono i cerusici del passato, nello scoprire che la sede dei nostri più nobili sentimenti, fosse infine una stupida pompetta, che irrora freneticamente il nutrimento necessario al nostro corpo. O quella di scoprire che il nostro bel Sole, fonte di vita ed ispiratore di cantici, fosse una banale pallottola di gas in fusione nucleare. Si potrebbe anche comprendere la delusione dei sostenitori del sistema Tolemaico - dove il nostro pianeta era re e sole stelle e pianeti nostri vassalli - nel sentirsi dire da Galilei, che la Terra altro non era che una palla di roccia che assieme ad altre otto, gira attorno ad una palla di gas. Le cose è più bello immaginarle ed è bello immaginarle misteriose e piene di miracoli incomprensibili. Il fatto è, ed è inconfutabile, che la natura invece sceglie le vie più semplici e materialmente razionali per perseguire i propri fini. E questo ne è un ulteriore esempio, anche se sarà molto difficile, ancora una volta, rinunciare a credere che l’universo non si evolva attraverso principi che solo quattro o cinque fortunati al mondo sono in grado di capire. Difficile saper rinunciare ai misteri dello spazio/tempo, dei buchi neri, dell’universo che si espande in continuo, delle lattine di pelati, che alla velocità della luce, espandono il loro succo all’infinito, alle particelle fantasma di massa zero, ai rompicapi della quantistica ed a tutte quelle belle cose che, proprio perché non si possono realizzare logicamente e concretamente, hanno un fascino irresistibile.
Ma torniamo al nostro fenomeno, che chiameremo “onde gardener” (onde giardiniere) in onore al fatto che siano così facilmente esemplificabili e realizzabili visivamente, attraverso un esperimento fatto in giardino, che non costa un centesimo, ma che contiene la logica materiale dell’emissione energetica.
Vediamo se questo candidato sia veramente in possesso dei requisiti da noi richiesti:
1) Avevamo preposto che questo fenomeno contenesse la dualità onde/particelle. Diamo un’occhiata al filmato: il getto è composto da qualche miliardo di molecole d’acqua – quindi, diciamo, particelle complesse – ma composte in una sequenza di teste d’onda in forma di flusso. Ogni singola particella - molecola nell’esempio – segue una traiettoria in linea retta, sebbene nel contesto di un flusso nel complesso ondulato . Ora, per riprendere questo fenomeno con una videocamera, abbiamo fissato un punto qualunque del flusso, osservando così una strenna di teste d’onda susseguirsi nell’inquadratura, ma perdendo di vista le singole particelle che lo compongono, che escono velocemente dal quadro. Se invece seguissimo con l’obiettivo una particella singola, che percorre la sua traiettoria lineare, perderemmo di conseguenza la percezione del flusso ondulato. Questo ci spiega perché si possono ricercare onde o particelle, ma mai le due cose insieme.
2) Cercavamo come premessa un fenomeno che venisse confermato dai più, importanti risultati sperimentali ottenuti fino ad oggi: il fenomeno “gardener” è una emissione in forma di onde (Maxwell 1865) . Poi: viene inteso che l’emanazione delle singole particelle che si convogliano in un flusso ondulato vengano proiettate nello spazio, in tutte le direzioni, da grumi di elettroni, (un singolo fotone per ogni elettrone), il che mette in relazione la velocità di espulsione con i movimenti della fonte e non più in relazione alla sostanza entro cui si propagano (original source). Così che quando fonte ed osservatore sono statici fra loro, ovvero che l’uno non si allontana ne si avvicina all’altro, non si registra tra i due parametri variazione di velocità né di frequenza originalmente emessa. (Michaelson-Morley 1887)
3) Non contenti, avevamo anche preteso che questo fenomeno facesse coincidere, in chiari termini di meccanica newtoniana, l’aumento di frequenza che si registra quando una fonte emittente di onde si avvicina con moto costante ad un punto d’osservazione, con quello registrato nel caso sia invece il punto d’osservazione ad avvicinarsi alla fonte con la medesima intensità di moto costante: è il caso delle onde gardener. Non lo è per le onde classiche. La fisica teorica inoltre, partendo da quest’ultime come premessa, mette in conto le variazioni di frequenza all’effetto Doppler, deducendo che la velocità dell’emissione tra fonte ed osservatore resti invariata.
4) Ma non ci accontentiamo ancora: il fenomeno ricercato, doveva mettere in relazione il moto vibratorio degli elettroni, con la frequenza di emissione delle teste d’onda. Nell’esempio delle foto sopra esposte, abbiamo visto diversi tipi di frequenza. Per ottenere questo risultato, non abbiamo fatto altro che imprimere alla bocca della canna un moto vibratorio, a diverse intensità. Se paragoniamo la bocca della canna ad una massa compatta di elettroni (e qui parliamo di centinaia di miliardi di singoli elementi), da questa partirà una sequenza a getto di fotoni (uno per ogni elettrone) in una composizione increspata, a filo di sega, con una frequenza direttamente proporzionale all’intensità di vibrazione degli elettroni. Peraltro già direttamente proporzionale al grado di surriscaldamento della materia che compongono. Risultato: maggiore il grado di surriscaldamento, maggiore il senso vibratorio e più alta la frequenza emessa.
5) Nell’esemplificazione filmata delle onde “gardener” osserviamo che a causa della gravità terrestre e dell’attrito dell’atmosfera, il getto, dopo pochi metri s’incurva e s’infossa. Diversamente sarebbe, se questo stesso esperimento fosse fatto in assenza di gravità e di atmosfera. Vedremmo questo flusso proseguire nello spazio interstellare per anni luce, mantenendo la velocità e la frequenza originariamente impresse.
Ci fermeremo qui, per questa puntata. Nelle prossime, potremo vedere come attraverso questa premessa si possa finalmente mettere ordine alla concezione che ci connette col nostro universo. Un viaggio nella realtà che ci porterà a comprendere l’origine del nostro esistere.
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