Dichiarazioni impegnative di Prodi al "País":
"Lotterò contro l'evasione fiscale anche se se protesteranno a milioni"
[…] ritornando alla politica italiana, perché in Italia sembra essere così
difficile fare le riforme?
"È facile farle in Germania? O in Francia? È sempre difficile fare
cambiamenti in materia di stato sociale. Ma noi abbiamo già cominciato. Siamo
arrivati al governo lo scorso 17 maggio, abbiamo avuto a disposizione appena
cinque messi, con in mezzo le vacanze. E già abbiamo messo in campo il
cosiddetto "pacchetto Bersani", per liberalizzare settori come
l'avvocatura, le farmacie e i taxi. Guardi, giovedì scorso sono scesi in piazza
a manifestare contro le riforme più di 20.000 professionisti. Avremo pur fatto
qualcosa per spingere tutta questa gente a scendere in piazza, no? Abbiamo
sviluppato uno sforzo enorme per riformare molti settori, e sappiamo che tra
gli interessi che sono stati colpiti ci sono anche quelli di molti nostri
elettori. Ma il Paese ha bisogno di riforme, soprattutto nel settore dei
servizi. Le professioni, l'energia, il sistema energetico, devono trasformarsi.
Abbiamo anche firmato un protocollo d'intesa con i sindacati per dare il via a
una riforma approfondita delle pensioni. Certo, un protocollo non equivale a
una decisione, ma apre la strada per cominciare a lavorarci nella prossima
primavera".
Basterà una legislatura per raggiungere questi obiettivi?
"Deve volerci di meno, perché queste cose si fanno all'inizio della
legislatura" […]
Solo i sindacati applaudono senza riserve la Finanziaria del 2007. Non sono
state fatte troppe concessioni alle centrali sindacali?
"Non abbiamo dato niente ai sindacati. Abbiamo dato
tutto il possibile alle categorie più deboli del Paese. Onestamente, i più
favoriti dal progetto di legge di bilancio sono la Confindustria, gli
imprenditori. Le imprese avranno a disposizione 7 miliardi di euro per
stimolare l'economia. Guardi, non è possibile cambiare rapidamente la
distribuzione del reddito. Per il momento, abbiamo dato il segnale che
intendiamo cambiare la situazione italiana, dove la sperequazione nella
spartizione della ricchezza raggiunge livelli che non hanno eguali in Europa. I
sindacati ci applaudono? Bene. Non sono loro a guidarci, ma la pura e semplice
decenza".
Quindi, l'opposizione degli imprenditori va letta in chiave politica.
"In parte sì. Ma c'è un'altra chiave di lettura più profonda. Glielo dico
con la massima sincerità: il problema fondamentale è l'evasione fiscale. In
realtà le categorie professionali che manifestano protestano contro il pagamento
delle tasse. E per me non cambierebbe niente anche se scendessero in piazza a
milioni. Nella lotta contro l'evasione, ci giochiamo il futuro del Paese. Il
resto è secondario. Il fatto che gli introiti del fisco siano tanto cresciuti
negli ultimi mesi, senza che sia entrata in vigore nessuna riforma, è dovuto al
fatto che la gente sta prendendo coscienza che dovrà pagare. Riusciremo a
mettere fine alle frodi? Le resistenze sono enormi. E negli ultimi anni tutta
la struttura della lotta contro l'evasione è stata smantellata" […]
Al precedente presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, evadere le tasse
sembrava normale.
"Esatto. Questo dà la misura della sfida. Gli avvocati e gli ingegneri
che manifestavano si opponevano, in fondo, a determinati principi contabili e a
certi metodi di pagamento, come i bonifici elettronici, che limitano la
possibilità di frode. Si rende conto? È un fenomeno interessantissimo. Non
manifestavano per problemi concreti, ma contro l'obbligo di presentare una
contabilità chiara e di pagare le imposte corrispondenti ai propri guadagni. Lo
stesso Berlusconi stimò in un 40 per cento il volume dell'economia sommersa in
Italia. E affermò che quando le imposte superavano un terzo dei guadagni,
l'evasione era moralmente lecita. Il mio grande avversario è la cultura della
frode. Lei vive qui, percepisce la ricchezza di questo Paese, l'intensità dei
consumi, no? Questa situazione è inaccettabile. L'Italia di oggi deve scegliere
una volta per tutte: o la cultura della legge o la cultura della disobbedienza
e dell'anarchia" […]
(Copyright El Paìs-La Repubblica - Traduzione di Fabio Galimberti)
...ora c'è solo da andare avanti; Prodi lo sappia: perderà consenso fra il 20% della popolazione, ma lo guadagnerà nel restante 80%. Per perseguire la politica che si è proposto si vuole coraggio, ma per NON perseguirla, ora ce ne vorrebbe ancora di più.
Alea iacta est
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