Resta confermato il divieto di "verificare" la sanità degli embrioni prima dell'impianto nell'utero della donna - Fecondazione, inammissibile per la Consulta la questione di legittimità sull'art.13 Repubblica.it
ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 13 della legge 40 sulla fecondazione assistita che vieta la diagnosi pre-impianto sugli embrioni. La legge, dunque, rimane com'era. I giudici della Consulta sono arrivati a questa decisione - di cui ancora non si conoscono le motivazioni che verranno scritte dal giudice Alfio Finocchiaro e depositate nei prossimi giorni - in tempi record, considerato il fatto che la causa è stata discussa stamani in udienza pubblica.
S'infrangono così le speranze di modificare, attraverso il ricorso alla Corte Costituzionale, una parte del testo che aveva suscitato molte proteste. In sostanza, la norma in questione impedisce di "verificare" lo "stato di salute" degli embrioni prima dell'impianto considerandolo una sorta di "aborto preventivo". Tutto il centrosinistra e molte associazioni femminili avevano sostenuto l'assurdità di un provvedimento che, di fatto, obbliga la donna a farsi impiantare gli embrioni anche se portatori di gravi problemi genetici [...]
La legge 40 del 2004 vieta però di compiere la diagnosi sugli embrioni da trasferire in utero, e la risposta è stata negativa. La coppia si è quindi rivolta al Tribunale di Cagliari che ha sollevato questione di legittimità costituzionale della legge sulla fecondazione assistita perchè violerebbe gli articoli 2 e 32 della Costituzione sotto il profilo del rischio di danni biologici per l'embrione (dovuti al periodo di crioconservazione) e per la donna (minacciata dalla impossibilità di conoscere lo stato di salute dell'embrione prima di procedere all'impianto).
Il tribunale di Cagliari sostiene inoltre che l'art.13, comma 2, della legge del 2004 violi l'art. 3 della Costituzione per "la ingiustificata disparità di trattamento" tra la posizione dei genitori cui è riconosciuto il diritto alla informazione sulla salute del feto nel corso della gravidanza (attraverso l'amniocentesi), e quella della coppia nella fase della procreazione assistita che precede l'impianto.
Nel corso del dibattito di oggi l'avvocatura dello Stato, nella sua memoria, ha difeso la legge sulla fecondazione assistita perchè "la più idonea a bilanciare interessi contrapposti tenuto conto che non esiste, e non ha fondamento giuridico, la pretesa di avere 'un figlio sano' e che, pertanto, non può assumere alcuna rilevanza l'elemento attinente all'equilibrio psico-fisico della donna".
...in questo paese di merda, dove si verificano queste cose, si fanno queste leggi, si pronunciano queste sentenze, abbiamo il coraggio di stigmatizzare il "velo" delle donne islamiche, e di mettere sotto i riflettori tale Daniela Santanchè. In questo paese di merda una donna incinta può decidere di abortire, nei primi mesi di gravidanza, al limite senza fornire alcuna giustificazione a se stessa o alle istituzioni; però, se vuole capire "prima" di un impianto se corre dei rischi, non può farlo. Non può fare l'analisi pre-impianto dell'embrione, ma può (come tutte) decidere di abortire "dopo". Oppure può recarsi a fare un'analisi pre-impianto in un paese occidentale evoluto (per esempio in Turchia) oppure in un paese ateo (per esempio la Spagna). Sulla qualità di cliniche e medici, nessuna paura: entrambi i paesi sono pieni di cliniche molto attrezzate, e ben fornite di medici italiani. For your confort...
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