...un
parlamentare su tre si droga: ma và?!
Di
Barbara Fois - Democrazia e Legalità
[…] I politici si
drogano? Che grande novità! E che, non lo sapevamo? Ma se si facevano portare
direttamente la droga nei ministeri, ce lo siamo dimenticato? Non vi ricorda
nulla Miccichè, viceministro alle Finanze di Forza Italia? No? Bisogna tornare
un po’ indietro nel tempo, certo: all’estate del 2002. Leggiamo la Repubblica
del 10 agosto 2002:
“Poche righe scritte con lo stile burocratico delle carte giudiziarie
per dire che la persona alla quale Alessandro Martello aveva consegnato la
cocaina al ministero delle Finanze dovrebbe essere il viceministro Gianfranco
Miccichè. Lo testimoniano anche le intercettazioni telefoniche. I carabinieri
non hanno dubbi: quel giorno nel palazzo di via XX settembre il collaboratore
nella campagna elettorale siciliana di Forza Italia, il "conoscente"
(come lo ha sempre e solo definito Miccichè), l'uomo che entrava e usciva senza
che nessuno lo fermasse stava portando droga al viceministro. Ecco le parole
dell'informativa consegnata alla procura della Repubblica di Roma: "Circa
l'individuazione della persona alla quale Alessandro Martello ha consegnato la
cocaina, l'attività informativa posta in essere ha permesso di ipotizzare che
questi possa identificarsi verosimilmente in Gianfranco Miccichè, nato il primo
aprile del 1954, sottosegretario di Stato all'Economia e finanze. Comunque
anche questa volta la consegna è avvenuta all'interno di un edificio e quindi
si è stati impossibilitati ad assistere alla cessione".
Successe qualcosa? No! I poveri servitori dello stato ( minuscolo, per
favore!) che si erano dati tanto da fare e che attraverso le intercettazioni
telefoniche, pedinamenti e fotografie avevano potuto ricostruire l’intera
vicenda, furono tacciati di essere dei “corpi deviati”: il Miccichè in una
intervista al Tg2 diceva testualmente, infatti: "Sicuramente all'interno
di qualche organo di polizia c'è qualche persona deviata che sta puntando a
ottenere risultati diversi da quelli che il suo contratto d'onore con l'Arma
gli aveva fatto prendere". Capito? Il fatto che a
Palermo ( la sua città) nel 1988 il Miccichè ( già allora in Publitalia) fosse
stato fermato e interrogato per spaccio di cocaina è assolutamente un caso. E
il fatto che si fosse difeso dicendo che non era uno spacciatore, ma solo un
consumatore, anche questo è un dettaglio del tutto insignificante. Ma
almeno il presunto spacciatore pagò? Macchè!! Il Martello fu messo comodamente
agli arresti domiciliari e poi patteggiò una lieve condanna: “ Il processo a
suo carico si è concluso davanti al giudice dell'udienza preliminare Guglielmo
Muntoni con una condanna ad un anno di reclusione e al pagamento di una multa
di 2000 euro. Il magistrato ha concesso il patteggiamento, negato in un primo
tempo dal suo stesso ufficio a causa del riserbo mantenuto dall'imputato a proposito
dei destinatari della droga."Abbiamo preferito patteggiare la pena - ha
spiegato il suo legale, Mauro Torti - per chiudere la vicenda processuale ed
evitare la gogna del dibattimento. Il patteggiamento non costituisce un
ammissione di responsabilità, peraltro sempre negate da Martello, che ha
sostenuto di essere stato un consumatore, mai uno spacciatore". Il giudice
ha anche revocato le due misure cautelari inflitte all'imputato: il divieto di
soggiorno a Roma e l'obbligo di rientro a casa la sera alle 20 fino alle otto
dell'indomani. “ E tutto questo alla faccia dell’Arma e di quel drogato morto
per overdose da cui era partita tutta l’inchiesta. Ma chi se ne frega di un
“poverazzo”, come lo chiamerebbe Camilleri?
Ma
noi non ci dimentichiamo neppure di Claudio Martelli, braccio destro di Craxi,
trovato in Kenia con della marijuana, contingenza che creò quasi un incidente
diplomatico .... il fatto che nel ’79 si fosse occupato di leggi sulla droga
era naturalmente una pura combinazione. Più recentemente, nel novembre del
2003, finì sotto il mirino degli inquirenti perfino l’ ottantatreenne ex
ministro democristiano Emilio Colombo, nel corso di una inchiesta che mise le
manette a molti vip della Roma-bene. Scriveva allora la Repubblica, che le
manette erano scattate per “Armando De Bonis, 57 anni, direttore di divisione
del Ministero delle attività produttive. In
carcere sono finiti anche due finanzieri, Rocco Russillo e Stefano Donno, in
servizio di scorta al senatore a vita Emilio Colombo, 83 anni, primo nome
illustre nell'elenco dei presunti clienti del gruppo. L'ex primo ministro Dc
compare spesso nelle 150 pagine delle ordinanze di custodia chieste dai pm
Giancarlo Capaldo e Carlo Lasperanza. In alcune
intercettazioni, è lui a telefonare a uno degli spacciatori sollecitando un
incontro e chiamandolo "Pino".
Naturalmente
manco a dirlo, Colombo negò ogni addebito e, come riporta lo stesso quotidiano
“Sullo stesso tenore, le repliche degli altri
due politici coinvolti: Giuseppe Galati, Udc, sottosegretario alle attività
produttive e Bruno Petrella, An, vicepresidente del consiglio provinciale di
Roma.”
[…]
a Primo Piano, sui RAI3 c’era da ridere a lacrime. Da
ridere? Beh... in studio
c’era anche la Santanchè... chi è?? Ma quella che ha un dito medio più attento
di lei! Quella lì di AN, sì.... beh quella signora a un certo punto ha detto “ Non è giusto che noi, che siamo la classe dirigente
veniamo messi sotto accusa così....” è una frase che fa stramazzare di
angoscia! Lei e il suo dito medio fanno parte della classe dirigente di questo
paese!?!! Oh, my God!! E la rabbietta che
c’era a venir messa sotto inchiesta! Ma chi sono questi peones di cittadini che
vogliono sapere chi siamo davvero?? Ma che s’ingozzino di brioches, come
direbbe la povera Maria Antoinette, e stiano zitti! Beh, io sarei davvero
curiosa di conoscere qualcuno degli elettori di questa signora.... ah, è vero
che questa volta i voti non erano ad personam!! Ma vedi tu che coincidenza....
certo che è stata brava la classe dirigente di questo paese a trovare il modo
di perpetuarsi per un altro po’ di anni e poi “après moi le déluge” ( dopo di
me il diluvio) come direbbe un altro signore, che di classi dirigenti in
decomposizione se ne intendeva un po’...
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