"Ricordo ancora la folla muta e silenziosa a via delle Botteghe Oscure, ricordo l'arrivo dei treni e delle navi, ricordo Fellini impettito davanti alla bara di Berlinguer, ricordo gli operai dell'Italsider, la fabbrica di Guido Rossa. E ricordo le parole che furono scritte in quei giorni. Ciò che scrisse Norberto Bobbio: "Caratteristica fondamentale di Enrico Berlinguer è stata, a mio avviso, quella di non avere i tratti negativi che contraddistinguono tanta parte della classe politica italiana. Penso alla vanità, all'esibizionismo, all'arroganza, al desiderio di primeggiare che purtroppo fanno parte del 'mestiere', della professione del politico". O quello che scrisse Luigi Pintor : "E' come se quest'uomo integro, verso il quale ho sempre provato un'istintiva amicizia, che in qualche modo sentivo ricambiata, fosse caduto vittima di uno sforzo troppo grande". O quello che scrisse Roberto Benigni : "Il dono breve e discreto che il cielo aveva dato a Berlinguer era di unire parole ad uomini, ora la sua voce è sparita e se è vero, come dice il poeta, che la vita si spegne in un falò di astri in amore, in questi giorni è bruciato il firmamento". Su "La Stampa" di Torino fu scritto amaramente che "Berlinguer predicava rigore, moralità equilibrio, pazienza, fatica, tenacia. Tutte cose così fuori moda"
(Walter Veltroni)
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“Un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che alettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede di cui ci resta un programma sociale, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese."
(Indro Montanelli)
QUESTIONE MORALE
"La questione morale esiste da tempo, Ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico."
(dall'intervista a "L'unità", dicembre 1980)
"I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei programmi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune".
"Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione: e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo…"
Fondamentale è la sua visione del "socialismo democratico" che lo portò a contestare apertamente la repressione da parte dell'Unione sovietica della "primavera di Praga" guidata da Dubcek nel '68 ; Altrettanto netta fu la posizione berlingueriana nel caso dell'ingerenza di Mosca nei confronti dell'Afghanistan e della Polonia nei primi anni '80. Altro tema cardine della politica di Enrico Berlinguer fu la “questione morale”, ossia la denuncia della corruzione e dello strapotere del sistema dei partiti. (solegemello) Alla sconfitta della sua proposta politica sul piano interno (compromesso storico) corrispose, sul piano internazionale, il venir meno delle aspettative dell'eurocomunismo in seguito al declino del partito comunista francese e di quello spagnolo. Colto da malore mentre teneva un comizio a Padova nel corso della campagna per le elezioni europee, Berlinguer morì poco dopo. AL FUNERALE DI BERLINGUER ERANO PRESENTI UN MILIONE E MEZZO DI PERSONE, DI TUTTI I PARTITI POLITICI. NELLA CAMERA ARDENTE COMPARVE, A SORPRESA ANCHE ALMIRANTE, L'AVVERSARIO DI MILLE BATTAGLIE. ALTRI TEMPI, ALTRI FASCISTI...
Nel novembre 1980 lanciò la proposta del governo delle sinistre, aperto ai laici e ai cattolici progressisti, ma i rapporti con il partito socialista andarono sempre più deteriorandosi. Condusse poi una dura opposizione al pentapartito guidato da Craxi, specie sui decreti economici e per la riduzione dei meccanismi salariali della scala mobile. Su questi temi lanciò la proposta di un referendum popolare, che sancì la sconfitta del PCI e la frattura non solo all'interno della sinistra ma anche nelle stesse organizzazioni sindacali (1984).
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