Elezioni, Deaglio indagato per diffusione notizie false
ROMA - Enrico Deaglio è indagato dalla procura di Roma per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico. Lo ha annunciato lo stesso direttore di Diario. "Sono stato indagato - ha spiegato - sulla base del fatto che è impossibile manipolare elettronicamente i dati ufficiali".
L'iscrizione di Deaglio nel registro degli indagati della procura di Roma, per l'ipotesi di reato prevista dall'art.656 cp, è stata disposta dai pubblici ministeri Salvatore Vitello e Francesca Aloi nel corso dell'interrogatorio del giornalista nell'ambito dell'inchiesta aperta sui presunti brogli elettorali denunciati nel film-documentario "Uccidete La democrazia".
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Subito dopo avergli comunicato che assumeva la veste di indagato, Deaglio è stato informato dai magistrati che l'interrogatorio veniva sospeso e che prossimamente dovrà presentarsi in Procura accompagnato da un difensore.
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I pm della procura di Roma che lo avevano convocato oggi pomeriggio per chiedergli spiegazioni circa il contenuto del 'docufilm', hanno deciso di incriminarlo sostenendo che la proclamazione degli eletti è basata esclusivamente sui dati pervenuti alle Corti di Appello e alla Cassazione e non su quelli che finiscono nei computer del Viminale. "Ma il mio film non si occupava di questo - spiega Deaglio -, ma della 'notte dei misteri'".
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Il film realizzato da Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani (che i pm stanno ascoltando) sosteneva che durante la notte del 10 dicembre scorso qualcuno avrebbe forzato il software del Viminale in modo da far calare, attribuendole alla Casa delle Libertà, le schede bianche. Dai primi accertamenti i pm romani hanno però ribattuto che quei dati hanno solo valore ''ufficioso''.
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''Non pensavo che mi avrebbero accusato, mi sembra un'ipotesi da anni Sessanta'', ha detto Deaglio, uscendo dall'ufficio del pm Salvatore Vitello. "Mi hanno comunque detto - ha aggiunto - che il film non verrà sequestrato".
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Ad assistere Deaglio sarò l'avvocato Caterina Malavenda. Commentando ulteriormente quanto accaduto Deaglio ha detto: "Sento quanto accaduto come uno sbarramento al giornalismo d'inchiesta. Mi si contesta di aver messo in dubbio, turbando l'ordine pubblico, la legittimità del risultato elettorale. Io mi aspettavo un intervento ma non in questo senso, bensì per ricostruire ciò che è successo".
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''In un Paese serio ora il signor Deaglio chiederebbe scusa al presidente Berlusconi e all'ex ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu. E nello stesso momento dovrebbe chiedere scusa agli italiani Romano Prodi che ha immediatamente e scandalosamente dato credito a pure invenzioni propagandistiche, che ora giustamente sono considerate atte a turbare l'ordine pubblico''. Lo afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Fi.
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"Era un film, non un documentario... E' come accusare Moretti per aver fatto 'Il Caimano'... Un conto è fare un film, un altro è la realtà". E' la battuta sarcastica di Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega nord.
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''Chi è il mandante di Deaglio? E' questo che deve appurare la Procura di Roma. Sono forse gli stessi che hanno fatto i brogli nelle urne a danno del centrodestra ad aprile? Appare evidente che se broglio ci fu, fu a danno del centrodestra. E che questa manovra di Deaglio non può che essere ispirata da coloro che illegittimamente siedono al governo della Nazione''. Lo afferma Maurizio Gasparri, dell'esecutivo di An che chiede per il giornalista "una sospensione cautelativa dalla professione''.
(28 novembre 2006)
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