Risorse naturali/4. Fonti alternative e risparmio di energia.
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Nel corso delle tre puntate precedenti abbiamo messo in rilievo i problemi relativi all’approvvigionamento di diverse fonti di risorse energetiche. Abbiamo parlato delle conseguenze ambientali che derivano dall’uso e abuso di queste. Infine ci siamo slanciati in una ricerca di nuove fonti di energia. Ora prescindendo dalla possibilità di rivalerci di qualche novità rivoluzionaria, soffermiamoci a considerare la situazione come è ora e con le fonti alternative oggi a disposizione.
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Sintetizzando le categorie di consumatori di energia, troviamo principalmente tre voci:
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1. Consumo domestico
2. Consumo industriale
3. consumo relativo ai trasporti.
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Consumo domestico. troviamo tutta la gamma di apparati domestici , dell’illuminazione, nonchè del riscaldamento e del condizionamento termico. Un buon 80% del consumo domestico si avvale di energia elettrica prodotta da centrali e trasportata capillarmente in ogni casa. Sui vari tipi di risorse cui queste attingono ne abbiamo già parlato in precedenza e sorvoliamo in questa sede. Concentriamoci piuttosto sul come e dove potremmo ridurre i consumi individualmente. Uno dei vantaggi dell’ energia elettrica, rispetto ad altre fonti è che questa risulta accumulabile. Una volta prodotta la si può “conservare” in batterie ricaricabili, che potrebbero compensare la variabilità di erogazione fornita da fonti naturali come il sole o il vento.
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L’uso di pannelli solari può indubbiamente consentire un certo risparmio di energia elettrica. Ma vediamo dove e in che misura. Il punto debole di questa soluzione risulta non tanto nel fatto che il sole risplenda solo di giorno e che d’inverno, quando le notti sono più lunge, sovvenga la necessità di un maggiore consumo, ma più propriamente nel fatto che un accumulatore (batteria) sia in grado di fornire una forza in watt molto limitata. La moderna tecnologia ci ha resi dipendenti ad una quantità indescrivibile di apparecchi elettrici, cui non siamo più disposti a fare a meno. I più ingordi di energia sono quelli che si avvalgono di una resistenza ovvero di un dispositivo atto a trasformare l’energia elettrica in calore: tra questi, lavatrici, lavapiatti, forni elettrici, tostapane, stufe elettriche ecc. Sulla forza fornita da accumulatori potremmo al massimo allacciare una modesta illuminazione. Diciamo 10 lampadine da 40 watt l’una, per un consumo totale di 400 watt/ora. Ma contemporaneamente accendiamo il televisore, facciamo una passata di bucato con la lavatrice, mettiamo una pizzetta al forno…ed ecco che abbiamo, con queste normalissime attività casalinghe, gia consumato dai 4 ai 5 kilowatt, che nessun accumulatore di dimensioni domestiche è per ora in grado di fornirci neppure per 20 secondi. A questo si aggiunga la più perfida delle invenzioni mai fatta per uso casalingo: il condizionatore d’aria. Chi, al di fuori di coloro che ne necessitano per urgenti ragioni di salute, rinunciasse a questo inutile e dannoso marchingegno, arriverebbe a risparmiare tanta energia, quanta se ne risparmierebbe in un anno con l’uso integrato dei pannelli solari. In conclusione, un risparmio consistente di energia lo si otterrebbe in termini tangibili solo attraverso una razionalizzazione dell’uso di elettrodomestici e comunque, in misura molto maggiore del risparmio sull’ illuminazione elettrica.
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Consumo industriale. Il consumo d’energia ad uso industriale non può in nessun modo essere assoggettato alle bizze meteorologiche, ne’ all’uso di energia accumulata. In altre parole non è pensabile che una fabbrica di grandi o medie dimensioni possa basare il suo ciclo produttivo sulle probabilità di una bella giornata di sole o di una corposa libecciata. Nel campo industriale, non esiste, sulla base delle attuali possibilità, un modo concretamente valido per lo sfruttamento di fonti energetiche alternative. Inoltre, nel campo industriale, il consumo di energia è direttamente proporzionale alla richiesta di prodotti e perciò non volontariamente assoggettabile ad un razionamento dell’uso dei macchinari. La garanzia di una razionalizzazione dei consumi, in una fabbrica, è già insita nella necessità di contenimento dei costi, allo scopo di rendere il prodotto più concorrenziale possibile.
Concludendo: in questo settore, che nei paesi altamente industrializzati, assorbe la maggior fetta di energia di tutti gl’altri, non v’è nulla da togliere, ne’ per ora, niente d’aggiungere.
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Trasporti. Escludendo da questa categoria di consumo energetico quelli su binario, che si avvalgono generalmente di energia elettrica, cui torniamo a fare riferimento ai diversi tipi di produzione che abbiamo già trattato, spostiamo la nostra attenzione sul trasporto su ruote. Quello che generalmente si avvale di combustione autonoma. Esistono due tipi di trasporto su ruote: quello privato e quello commerciale. Su quest’ultimo possiamo rifarci a quanto detto relativamente al consumo industriale e cioè che la domanda del servizio determina la quantità di propellente consumato e non è pertanto razionabile su un metro di libera iniziativa. Diversamente, quello privato è senza dubbio razionabile e ricco di possibilità alternative. Quello di lasciare a casa la macchina e di servirsi di altri mezzi è allo stato attuale delle cose, l’unica soluzione consentita. Infine, come abbiamo finora messo in chiaro, ricade sempre e solo sulle spalle del privato la responsabilità di autogestirsi nei termini di risparmio sui consumi. Chi non può rinunciare all’auto, può comprarsene una di cilindrata più piccola. Chi vi può rinunciare, può scegliere l’autobus o la bicicletta. Facciamo finta di scegliere quest’ultima: ecco, che mentre pedalo stoicamente, arrancando contro vento, respirando a pieni polmoni i gas di scarico di chi invece non può o se ne strafotte di risparmiare energia, guardo nel cielo e vedo uno stormo di caccia F16 in missione di allenamento, col fine di preparare i piloti alla consistente eventualità di un attacco di massa di anarcoinsurrezionalisti e penso che questi aggeggi stanno consumando in un ora il carburante che la mia “Punto” avrebbe consumato in 450 anni di confortevole trasporto. Infine guardandomi nello specchio, mi trovo a leggere, in riflesso, a mezza fronte la scritta “giocondo” e da buon Fantozzi mi interrogo sull’utilità di quanto mi sia proposto. E come me, milioni di altri.
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La triste morale di questa favella è che l’impegno di risparmiare energia e la gestione di fonti alternative gravi oggi esclusivamente sulle spalle dei rari privati dotati di responsabilità ambientale e di senso civico. Due meravigliose qualità che purtroppo, in questo mondo, non hanno mai risolto problemi impellenti e globali. Da qui la mia convinzione che per risolvere questi problemi sia necessario ingranare la seria volontà e il serio intervento di chi dispone dei mezzi per farlo e senza attendere l’avvenuto consumo dell’ultima goccia di petrolio.
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