La Fase due? «Per me sono le vacanze di Natale...Passiamo alla
Fase tre». Alla fine di un´ennesima giornata di battaglia, Anna Finocchiaro è
ancora in campo nel suo ufficio al primo piano di Palazzo Madama, in attesa di
parlare con i deputati del gruppo ulivista.
Mezz´ora prima, alle sette
di sera, col dito puntato come un fucile verso i banchi del centrodestra
nell´aula del Senato, Anna la capogruppo dell´Ulivo ha tenuto testa alla
gazzarra scatenata da Forza Italia e federati vari. Nel suo intervento ha
ripetuto due volte il concetto: le correzioni alla Finanziaria e il voto di
fiducia «non sono classificabili sotto la voce "tributo" al Governo». Bensì
sotto le voci: molto, molta, grande «lavoro, intelligenza politica,
responsabilità».
Sì, spiega fumando una sigaretta dietro l´altra (solo un
pacchetto al giorno, dice) «sia chiaro che questo gruppo ha una sua autonomia,
una sua capacità, è un soggetto politico. Oh, sono cento persone che lavorano
sul territorio, orecchio a terra, se ci sono state correzioni alla Finanziaria è
grazie all´ascolto del malessere nel Paese».
Superate le forche caudine
del voto sulla manovra alla quale Finocchiaro ha voluto dare «un´anima, l´idea
di un´Italia diversa». Quella «seria e rigorosa» a cui si rivolge il ministro
Padoa-Schioppa, dice Finocchiaro nel suo intervento: aggira la boa per ricordare
che è la
stessa Italia «del ministro Carlo Azeglio Ciampi». L´ex Capo dello
Stato è seduto ai primi banchi, quando vota «sì» riceve un «bravo» di scherno
dal centrodestra. Il presidente Marini si arrabbia, deplora «è la cosa più
scorretta che si può fare, commentare il voto dei senatori». La gazzarra non si
ferma. Eppure quando Anna Finocchiaro prende la parola, come sempre si fa il
silenzio in aula. Stavolta no, nonostante Marini richiami alla «libertà
d´espressione» gli schiamazzi della destra coprono la voce: «Guardate che non ci
fate una bellissima figura...» in diretta tv, li schernisce la
capogruppo.
Quasi quasi però sembra divertita. I problemi seri sono stati
nelle ultime quarantott´ore. Da quando giovedì mattina è arrivata al Senato e le
è piombata addosso la notizia di quel dannato emendamento sulla prescrizione ai
reati contro la pubblica amministrazione. «Ma dai, che dite, lo abbiamo bocciato
in commissione...», ha detto Anna Finocchiaro ai colleghi. Macché, l´emendamento
Fuda (il senatore mastelliano, borderline per vocazione) uscito dalla
porta era rientrato dalla finestra. Quale? Quella di Palazzo Chigi o di Palazzo
Madama? «Eh....se lo sapessi...», sgrana gli occhi pronta a schizzare fuoco,
Anna. Che fosse «una porcata» se n´era accorta subito, quando il testo è
arrivato dalla Camera. Chiesto un parere alla Corte del Conti, la norma di
auto-assoluzione era stata stralciata. Poi è tornata, pure con la firma del
vicecapogruppo dell´Ulivo, Luigi Zanda (Margherita). Alle quattro del pomeriggio
di ieri Anna Finocchiaro esce a passo di
carica dalla sua stanza per andare in
aula: sta parlando Zanda, lei guarda il video e sibila un «voglio proprio vedere
che dice». In aula è seduto accanto a lei, non si parlano, ma nel suo intervento
la capogruppo ne loda l´autorevolezza. «Io sono serena» dice poco prima di
entrare, con un sorriso dal rossetto sempre perfetto, giacca marrone di velluto
in seta. Lancia un saluto a Russo Spena, capogruppo di Rifondazione e va dritta
verso l'emiciclo. Dalla sera prima si è attaccata al telefono col
ministro Chiti, la Corte dei Conti, per correre ai ripari. E col governo ha
concordato la soluzione: un attimo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
della Finanziaria a fine anno, il consiglio dei ministri si riunirà (forse il
30) per varare un decreto che annulla la norma. Definitivamente.
In aula
Anna Finocchiaro rimette le cose a posto con una zampata e una capriola: «È
stato un errore molto grave, come presidente del gruppo me ne assumo la
responsabilità, ma anche il merito di avere chiesto, immediatamente, lo stralcio
di questa norma». Quella che «Berlusconi, che è cultore della materia, ha
definito norma ad personam. Impediremo che entri in vigore sia pure per
un minuto, c´è anche l´impegno del governo», afferma dito puntato. Si badi,
però, che «a denunciare» la ricomparsa dell´emendamento «sono stati due senatori
del mio gruppo, Salvi e Manzione, che ringrazio», dice alzando la voce al
microfono. Cesare Salvi alla fine si avvicina al banco della capogruppo: stretta
di mano e un bacio sulla guancia. «Affari loro...» se la ride lei dopo, pensando
ai malumori della sinistra Ds. Però è contenta di avere «recuperato un rapporto,
in questi sei mesi, con Salvi, con l´area di Mussi». Contenta anche di sentirsi
dire dai popolari della Margherita «sei la nostra presidente».
Più che
capogruppo una capomastro, che costruisce giorno per giorno rapporti e
soluzioni. Baci e baciamano, strette di mano e congratulazioni sono arrivati da
tutti (poco prima il galante forzista Lino Iannuzzi le aveva regalato un libro
su Marlene Dietrich). Da signora, Anna la matriarca siciliana sorvola su quel
cenno laconico con cui il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, incollato al banco
del governo con aria distaccata, le ha risposto, quando lei gli ha fatto un
«ciao» con la mano che voleva dire anche «grazie». Non è un politico, non vive
le passioni di una battaglia parlamentare. A inizio seduta Romano Prodi era in
aula, «sapevo che sarebbe venuto, e questo contribuisce a dare valore al voto, è
un passaggio topico».
Alla fine è soddisfatta e sorridente. L´Ulivo è un
soggetto a sé, ma «chi lo ritiene l´archetipo del partito democratico sbaglia».
Di rimpasti o «rimpastini non se ne parla». A gennaio si torna alla carica. Le
pareti da costruire sono ancora più «toste, ma indispensabili, il Paese non può
aspettare. «Avevamo bisogno di bonificare la palude.... La Finanziaria è un
terreno compatto su cui costruire le riforme e l´Ulivo al Senato sarà la forza
incalzante per attuare il programma». Pensioni, liberalizzazioni, Pacs.
«Chiamiamole unioni di fatto. Non si deve mettere paura a nessuno. Sono tutte
relazioni positive che rafforzano la società, sono la solitudine e
l´emarginazione a frantumarla».
Per carità, si parla di «diritti, non di
equiparare le coppie di fatto alla famiglia scritta nella Costituzione». C´è
sempre una Binetti da affrontare, è la nuvola che aleggia. Presidente, è
fiduciosa? «E certo, se non lo fossi non farei questo mestiere».
...Anna Finocchiaro è una delle poche persone che contribuiscono a ridurre il mio livello di nausea nei confronti della politica. Anna, qualora non l'avessi capito, questa è una dichiarazione d'amore, in piena regola... ed ora aspetto che tuo marito mi mandi i suoi padrini...
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