C'è un'indagine europea sui fondi comunitari assegnati alla società calabrese di cui era socio il leader Udc
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Le inchieste su Lorenzo Cesa escono dai confini italiani. Il segretario dell'Udc è indagato anche dall'Olaf, l'Ufficio antifrode europeo. Cesa ha ricevuto una 'comunicazione di apertura di indagine interna' per i 2 milioni e mezzo di fondi comunitari assegnati alla società calabrese Digitaleco, nella quale era socio. L'Olaf si occupa di Cesa in qualità di ex europarlamentare e membro della commissione di controllo sul Bilancio, proprio quella che aveva competenza sulle truffe alla Ue. La vicenda è imbarazzante per l'Italia anche perché l'Olaf indaga pure su Fabio Schettini, che è il segretario del vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini.
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L'indagine Olaf segue quella per truffa avviata nel 2005 dal pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. I funzionari di Bruxelles sono scesi in Calabria ai primi di dicembre e hanno concordato una serie di mosse con gli investigatori italiani. Il primo atto di De Magistris è stato clamoroso: una perquisizione eseguita lunedì 11 dicembre al ministero degli Esteri dove ha sede l'Osservatorio del Mediterraneo presieduto da Frattini e una seconda perquisizione alla Free Foundation, presieduta sempre da Frattini con l'europarlamentare Renato Brunetta (Fi). Lo scopo è "ricostruire il flusso del denaro illecitamente acquisito ai danni della Ue e della Regione Calabria".
. Frattini non è indagato, ma gli investigatori vogliono chiarire i rapporti tra le sue fondazioni e Schettini. La Procura ha accertato il versamento di un assegno da 50 mila euro da Schettini all'Osservatorio del Mediterraneo e il pm sospetta che provengano dai fondi della Digitaleco. L'Osservatorio precisa: "È stato un finanziamento in fase di avvio delle attività e ne è stata già deliberata la restituzione. Schettini, al di là del versamento, non ha mai svolto alcuna attività". Schettini in compenso, secondo la Procura, "è delegato a operare sul conto del Banco di Sicilia al nome della Free Foundation". Su quel conto sono confluite le donazioni di varie società per complessivi 250 mila euro. Nei dossier pubblicati dalla fondazione il nome di Schettini figura sotto la voce 'servizi generali', mentre tra gli autori, accanto al nome di Frattini, spicca quello di Stefano Torda, il dirigente della Regione Calabria indagato per la vicenda Digitaleco.
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Fin qui i guai di Cesa con la Ue. Ma altri ne arrivano dal fronte delle indagini romane per finanziamento illecito al partito. Ad accusarlo è il pentito di mafia Francesco Campanella. Il quale sostiene che un funzionario delle Nazioni Unite, Luca Azzoni, avrebbe permesso di fare affari per centinaia di migliaia di euro alla società Global Media, della moglie e del figlio di Cesa. Secondo Campanella, la Global Media e la società G&B di Giovanni Randazzo, tesoriere nella campagna europea del 2004 di Cesa, avrebbero emesso fatture all'agenzia delle Nazioni Unite Cif-Oil per 400 mila euro, per prestazioni che in realtà valevano molto meno. Secondo Campanella il gioco sarebbe riuscito grazie a un funzionario che aveva organizzato tutto con Cesa: "Il responsabile del Cif-Oil, Luca Azzoni, era amico intimo di Giovanni Randazzo, presentato da Lorenzo Cesa". Azzoni non è indagato e se anche i pm volessero credere a Campanella, potrebbero ben poco contro di lui perché è un funzionario Onu. Solo il direttore della sua Agenzia, Juan Somavia, potrebbe rinunciare all'immunità diplomatica per dimostrare che l'Oil non ha nulla da temere.
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Afferma Campanella: "Una volta, Azzoni venne direttamente nell'ufficio della società di Randazzo. C'era questo rapporto diretto e stavano concordando come spendere questi denari. Randazzo mi disse che doveva ritornare una quota che onestamente non so quanto fosse a Azzoni e poi alla struttura politica di Cesa". Sono accuse gravi basate solo sulle parole di un pentito che ha ammesso di non conoscere Cesa e che riferisce i racconti di Randazzo. Uno dei due, o entrambi, potrebbero mentire. Di certo finora c'è che le società della famiglia Cesa e di Randazzo hanno lavorato per il Cif-Oil. Sul resto il Gico della Finanza di Roma sta svolgendo accertamenti.
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Cesa, dal canto suo, smentisce tutto: "Io questo Azzoni non l'ho mai visto. Non mi occupo da tempo della Global Media e sono stufo di queste continue accuse infondate. Anche l'Olaf, non ha titolo per indagare su di me, visto che ho ceduto da tempo la piccola quota che avevo in Digitaleco. Comunque sono contento che siano andati in Calabria a verificare. Non c'è stata nessuna truffa, la fabbrica ha assunto 28 dipendenti e non vedo l'ora di essere convocato dai magistrati per spiegare tutto". Anche Azzoni nega di conoscere Cesa. Sarà più difficile per lui smentire i rapporti con Randazzo. Sua moglie e la moglie di Randazzo sono socie nella PF Consulting . Una Srl costituita nel 2004. Doveva attuare anche "programmi regionali nazionali e transnazionali", ma non ha mai operato.
...facciamo attenzione, perchè a volte ritornano...
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