Considerazioni sfuse di Giò sul tafazzismo - Prima parte
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C’e’, nella percezione dei provvedimenti economici del governo da parte dell’opinione pubblica, un aspetto che dovrebbe far riflettere. Ad un giudizio sostanzialmente negativo sull’intero pacchetto delle misure adottate, non si accompagna una censura su punti specifici della manovra. E’ come se la stessa fosse circondata da un sorta di aura di negativita’, che prescinde dalla contestazione dei singoli capitoli. Esito, questo, ampiamente prevedibile considerata la potenza mediatica di fuoco della Destra. C’era da attendersi che il governo di CS, preso atto della disparita’ dei mezzi, avrebbe sopperito alla quantita’ con la qualita’, utilizzando forme di comunicazione semplici,dirette,efficaci e, soprattutto, comprensibili. E invece…
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Riporto al volo una dichiarazione di un responsabile della politica economica del Governo: “La riemersione dal sommerso non potra’ non avere effetti benefici sulle stesse aziende ai fini dell’auspicata riduzione del cuneo fiscale”. A chi come me non e’ aduso alle sottigliezze del politichese potrebbe sembrare una infelice sintesi tra Jacques Cousteau e Filippo Tommaso Martinetti. Così ho provato a organizzare un frugale e domestico sondaggio sul significato di questa massima oscura interrogando i miei compaesani. Premesso che non vivo tra i trogloditi, le risposte sulla prima parte, definiamola acquatica,sono state strepitose, al limite del surreale. La famosa riemersione con annessi benefici vorrebbe dire che il governo ha intenzione di recuperare gli antichi vascelli affondati, fonderne gli ori e i tesori in essi contenuti e con il ricavato pagare i debbbiti(sic).
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Come dire, il rientro nei parametri di Maastricht finanziato dai sesterzi e dai dobloni. Degno dei fratelli Marx. La seconda parte, quella relativa al misterioso cuneo che, in formato bonsai, rimanda all’enigmatico monolito di ”2001 Odissea nello spazio”, adombra innominabili intrusioni contro natura nelle sfera personale piu’ intima. Il colpo di grazia lo assesta l’aggettivo, fiscale,termine col quale gli italiani non hanno mai avuto rapporti idilliaci.
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Sarebbe stato troppo sentirsi dire che il governo intende smascherare gli imprenditori che non pagano le tasse, sfruttano i loro dipendenti privandoli delle garanzie pensionistiche e con il maltolto si ripromette di fare tre cose: ripianare il deficit ,aiutare gli imprenditori seri sostenendone la competitivita’, e aumentare salari e pensioni?
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Ad una sinistra spesso autoreferenziale, narcisisticamente innamorata della propria sacrosanta superiorita’ culturale, convinta che il suo elettorato sia composto prevalentemente da bocconiani ed abbonati a Micromega, e’ probabilmente chiedere troppo. Si avverte, nei suoi moduli comunicativi, una genuina vocazione al masochismo. Una delle prove piu’ evidenti ne e’ la misteriosa sparizione dal suo frasario di una parola: “aumento”, riferito a salari e pensioni. I nostri ministri la temono, la evitano come la peste; pur di non pronunciarla ricorrono a spericolate acrobazie verbali, veri e propri contorcimenti dialettici. Usano, di solito, come succedanei o surrogati, espressioni quali le non meglio identificate “Misure di Sostegno” o, in uno slancio di generosita’, “Sgravi e Detrazioni Fiscali”. Persino al sottoscritto, fieramente digiuno di cose economiche, non sfugge che tra una detrazione fiscale di 30 euro ed un corrispondente aumento salariale non corre differenza sostanziale.
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Eccome se ne corre!.La parola aumento gia’ da un punto semantico induce all’ottimismo e al buonumore.Allude o prelude ad un incremento, ad una espansione ad una positivita’. E’, come direbbe il Belli, “’na parola che a sentirla innamora”. Ha, inoltre una precisa collocazione temporale e spaziale: piu’ o meno il 27 di ogni mese, una busta paga. Ha un tangibile fisicita’, un’ottica verificabilita’ e una rassicurante frusciantezza. Al contrario, gli sgravi e le detrazioni sono collocate per lo piu’ nella lattiginosa Nebulosa delle Possibilita’, molto prossima alla Costellazione del Campacavallo.
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Ha forse il Cavaliere, nel suo Bidone agli Italiani, promesso 300.000 lire di detrazione ai pensionati che ne percepivano 700.000? Ha fatto il totale ed e’ finita li’. Se a Giuda Iscariota fosse stata promessa, in luogo di 30 sporchi, maledetti e subito denari una detrazione fiscale di 60, avremmo avuto un suicidio e un ponte lungo primaverile in meno. La forma non sarà sostanza ma è veicolo e catalizzatore della stessa.
(Continua)
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