Il piano Guzzanti – Scaramella nelle intercettazioni. "Così incastreremo Prodi" - Nelle telefonate tra il consulente della Mitrokhin e Guzzanti le manovre per far apparire il premier un uomo del Kgb - Le trappole emergono dal lavoro dei pm di Napoli
(da Repubblica.it del 1° Dicembre)
...ieri, in un commento, un nostro amico aveva ipotizzato che Sabina e Corrado Guzzanti potrebbero lanciare una iniziativa per la depenalizzazione del reato di parricidio... Oggi, leggendo questi passi dell'articolo non firmato di Repubblica, e leggendo i testi fra l'ingenuo ed il banditesco delle telefonate intercorse fra questi due personaggi, viene il sospetto che abbiano le loro brave ragioni...
Nella lingua inglese, c'è un'efficace formula per definire il piano preparato nei segreti della "Commissione Mitrokhin" contro Romano Prodi. La formula è character assassination, la distruzione della reputazione, l'annientamento della sua credibilità, l'assassinio di una persona non nel suo corpo, ma nella sua identità morale, professionale, sociale. Il senatore Paolo Guzzanti è determinatissimo a trovare elementi che possano diventare, una volta pubblici, la tomba politica dell'antagonista di Silvio Berlusconi. Li chiede, li invoca, li pretende, dal suo consulente privilegiato Mario Scaramella e il "professore" non lesina al presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta occasioni, opportunità posticce, piani di aggressione privilegiati e subordinati. Prodi deve diventare l'uomo di fiducia del Kgb in Italia. Potrebbe non bastare e, allora, il "professore" consiglia al senatore di autorizzare altre manovre. Nella Repubblica di San Marino si possono creare le condizioni per accusare Prodi di essere finanziato da Mosca attraverso la Cassa di Risparmio e, da qui, a Nomisma. La confezione di questi falsi documenti sarebbe dovuta finire sul tavolo del procuratore di Bologna. Se le testimonianze, raccolte dai transfughi del Kgb in Europa, non dovessero essere sufficienti, il "professore" si dichiara disponibile a raccogliere direttamente a Mosca altri dossier del Kgb compromettenti.
Forte di una lettera del ministro degli Esteri Gianfranco Fini, dovrebbe però avere il placet del "Capo" per evitare problemi con Vladimir Putin. Infine, le Coop. Si potrebbe organizzare un'evidenza del loro legame con la criminalità organizzata. Una convergenza d'interessi che si consuma nell'indifferenza, tutta politica, delle "toghe rosse" della procura di Napoli. Un bel piano, no, alla vigilia delle elezioni.
Paolo Guzzanti mostra sempre grande entusiasmo per le fantasiose trovate del suo collaboratore. Che appare molto interessato a capire, anche per il suo futuro professionale, qual è la parte in commedia di Silvio Berlusconi. Guzzanti, come leggeremo, lo rassicura: "... Annuiva gravemente... Ha voglia di giocare all'attacco".
La storia delle trappole preparate dentro il Parlamento con i poteri speciali attribuiti a una commissione di inchiesta contro Romano Prodi, allora candidato premier, a soli tre mesi dalle elezioni, si può, in fondo, raccontare con due sole telefonate tra quelle intercettate per ordine della Procura di Napoli, oggi nel fascicolo trasmesso al pubblico ministero di Roma. La prima telefonata ci racconta come potessero apparire buffi, grotteschi, ridicoli, i tentativi di Mario Scaramella agli occhi di chi, tra gli altri, avrebbe dovuto accreditare le sue frottole. Come l'ucraino Aleksander Talik.
Il 5 gennaio 2006, conversando con la moglie, le dice: "Tu capisci? Mario sembra un bambino. È tutta una cosa che non quadra. Io non capisco niente, sembra un gioco. Tutte queste storie sul Kgb, sugli attentati. Mi fa schifo tutto questo. Io non capisco tutte queste combinazioni stupide. Non capisco proprio la ragione di queste cose. Mario mi porta questo che ha scritto Andreij Ganchev, interprete ufficiale della commissione Mitrokhin). Ma chi è Andreij? Andreij può scrivere quello che vuole, dico io. Per me ha lo stesso valore che scrivere su un muro che Aleksander è scemo […]
I fabbricanti della storia inventata li si può vedere all'opera qualche giorno dopo. E' il 28 gennaio del 2006. Sono le 10 e 59 minuti. Paolo Guzzanti e Mario Scaramella discutono per 21 minuti e 37 secondi: Mario Scaramella: "Il segnale che io ho avuto è questo: non c'è un'informazione Prodi uguale agente Kgb, ma parliamo di "coltivazione", contatti". Paolo Guzzanti: "Coltivazione è abbastanza, eh?!". Scaramella: "Per me, è moltissimo. È quello che mi viene detto. A questo punto, non pretendete una dichiarazione da chicchessia che dica "Prodi è un agente"". Guzzanti: "Perché, "coltivato" invece si?".
Il problema del senatore e del suo collaboratore è chiaro. Non possono accusare Romano Prodi di essere un agente e dunque ripiegano su una formula meno assertiva, ma più malignamente suggestiva. Romano Prodi è stato un uomo "coltivato" dal Kgb. Il problema dei due signori è di costruire un supporto di testimonianze che regga in pubblico, perché, come dice Guzzanti, "non è una lite tra giornali, qui si finisce poi in tribunale". Tocca a Scaramella trovare il testimone chiave. Vladimir Bukovskij (intellettuale dissidente riparato a Londra, scambiato dai sovietici nel 1976 con il comunista cileno Luis Corvalan) si è chiamato fuori con una considerazione che non fa una piega "Se attacchiamo politici occidentali, quando non abbiamo documenti, poi perdiamo credibilità, anche quando invece abbiamo i documenti". "Comunque - racconta Scaramella a Guzzanti - non arriviamo a dire che Prodi è un agente del Kgb in questi termini. Quello che è certo è che i russi consideravano Prodi amico dell'Unione Sovietica".
Guzzanti si infuria: "Scusa Mario, abbi pazienza! Per me, agente o "coltivato" va bene. "Amico dell'Unione Sovietica" non significa un cazzo! Che mi frega a me? Che ti pare una notizia, "Prodi amico dell'Unione Sovietica"? Ci aveva pure [rapporti] con l'Istituto Plecanov. Mi stai a prendere per il culo, scusa? "Coltivato" a me va benissimo, perché l'espressione "coltivato" significa quel che significa nel linguaggio di intelligence".
A questo punto, il "professore" propone come testimone chiave Oleg Gordievskij (ex colonnello del Kgb, riparato a Londra nel 1985, autore con Cristopher Andrew de "La Storia segreta del Kgb"). Ma c'è una difficoltà. Oleg non ne vuole sapere di mettere tra virgolette "Prodi agente del Kgb", perché "questo non è accaduto", dice […] Guzzanti: "Punto e basta! Non voglio sapere altro! L'unica domanda è: queste frasi sono confermate e confermabili?". Scaramella: "Assolutamente sì". Guzzanti: "E allora questo è l'unico punto, ma mi serve certificato e marca da bollo".
Scaramella ha ora capito in che solco si deve muovere e, volenteroso, non si risparmia. Dice: "Anche più di quello. Con questo meccanismo si può arrivare a dire: "Sì, io so che [Prodi] era in contatto con gli ufficiali del V dipartimento [del Kgb], con i... con un ufficiale del servizio A... Eh, la notizia viene specificata". Scaramella è ora entusiasta. Un fuoco d'artificio. Ha capito che cosa può far felice il "Capo" […]
Definiti i passaggi successivi del piano, Scaramella cerca di capire da Guzzanti, il suo "Capo", qual è l'opinione del "Capo" di Guzzanti su quel che stanno cucinando. A chi pensare se non a Silvio Berlusconi? Proprio al presidente del Consiglio in carica in quel gennaio 2006, sembra far riferimento il senatore di Forza Italia quando informa il consulente di come sono andate le cose.
Scaramella: "Tu hai qualche dettaglio in più dell'incontro con il Capo?". Guzzanti: "La notizia ha avuto un forte impatto. Io quando vado da lui gli dico le cose a voce ma, contemporaneamente, gli metto sotto il naso un appunto scritto in cui ci sono le stesse cose che gli sto dicendo e nell'appunto scritto - che lui s'è letto e riletto sottolineando i punti salienti, scrivendo 1, 2, 3, come fa lui […]
Scaramella ha ben chiaro che il gioco si è fatto grosso e, come sempre, vuole apparire il più determinato tra i giocatori del pacchetto di mischia. Gordievskij va bene, ma per andare sul velluto gli sembra una buona idea organizzare anche manovre subordinate e di sostegno al piano principale. Scaramella: "Io lavoro a blindare quel po' che abbiamo. Se serve di più io ho dei canali […]
Guzzanti: "Quando ce l'hai l'incontro?". Scaramella: "Con De Nicola (procuratore di Bologna ndr.) ce l'ho lunedì a Bologna alle 11. Allora potrebbe essere, non direttamente, non esplicitamente facendo i nomi, ma dando la pista: "Guardate i soldi di Mosca. Dalla Cassa di Risparmio finiscono in primarie società". E si arriva a Nomisma. È un altro di quei passaggi che poi un domani, al livello giudiziario...". Guzzanti: "Certo" […]
Scaramella: "Il terzo [canale] è frontale. (...) Ho la possibilità di accesso a questi documenti a Mosca, legalmente (...) E' una cosa diversa dalla rogatoria". Guzzanti: "Lì mi pare che Vladimir (Bukovskij) ti ha detto "vai da questi", no? O te lo ha detto Oleg (Gordievskij)?". Scaramella: "L'ha detto proprio Oleg. Oleg ha detto: "Vai e dai 200 dollari a qualcuno..."". Guzzanti: "Sì, sì, sì" […]
Non si sa come è finita. Non si sa se Scaramella è andato a Mosca. Non si sa se nella capitale russa ha confezionato qualche altro dossier farlocco. Non si sa se da Roma - autorevolmente, si presume - una telefonata abbia lubrificato le sue iniziative. Come toccherà alla Procura di Roma accertare se Paolo Guzzanti è consapevole della buffonesca cospirazione di Mario Scaramella o ne sia, al contrario, soltanto uno sprovveduto, anche se divertito, allocco giocato con il trucco delle tre carte dal solito furbissimo napoletano cialtrone. Perlomeno in un caso, gli ingenui intrappolati nelle grottesche trame di Mario Scaramella sono due: Paolo Guzzanti e Silvio Berlusconi. Nel variopinto mazzo di carte offerte da Scaramella, il Senatore e il Presidente "spizzano" un jolly falso.
Scaramella: "... Questa questione riguarda un personaggio che è presidente delle Coop rosse. Attualmente ha tutta una serie di lavori in corso con i Ds, per i Ds, posizioni formali di impegno politico, è stato giudicato per associazione mafiosa ed è persona direttamente coinvolta nelle indagini che riguardano il materiale nucleare a Rimini. Quindi ci sono elementi oggettivi di appartenenza alle cooperative rosse, di associazione mafiosa, dichiarata da una sentenza definitiva e di lavori che riguardano le indagini su tutta questa roba che ci stanno raccontando gli ufficiali stranieri...". Questo diceva Mario Scaramella il 27 gennaio. Il 2 febbraio, intervistato da "Telecamere", Berlusconi gridava: "Agli atti di un processo in Campania, il presidente di una cooperativa ha denunciato che i soldi erano di provenienza della criminalità organizzata. Di questo, erano al corrente esponenti del partito. Una certa magistratura ha fatto si che si arrivasse a una prescrizione".
(1 dicembre 2006)
...se Silvio avesse affidato la costruzione di questa barzelletta di copione a qualche autore di t4erza fila di Mediaset, sarebbe venuto fuori qualcosa di meno ridicolo e di più credibile: purtroppo si è affidato a Guzzanti (padre di comici, ma grande comico anche lui), il quale si è trovato, pagandola profumatamente (tanto i soldi sono nostri), una "spalla" ancora più incredibile del capocomico... Insomma, è giunto il momento che l'Italia chieda scusa alle repubbliche delle banane, dando loro atto di essere dieci volte migliori di noi. Perchè almeno queste, quando preparano un golpe, fanno le cose seriamente, e a loro nessuno consegnerà mai il Tapiro...
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