Ruini, nuovo attacco su Pacs e eutanasia - "Sul funerale per Welby un no sofferto" - Il prelato difende la scelta di negare esequie religiose al malato terminale - "Fino alla fine ha perseverato in un atteggiamento contrario alla legge di Dio"
Repubblica.it
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FIOR DA FIORE…[per i PACS] …non c'è motivo di creare un modello legislativamente precostituito che inevitabilmente configurerebbe qualcosa di simile a un matrimonio, dove ai diritti non corrisponderebbero uguali doveri.
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Alcune coppie gay spingono per i Pacs, perché con questi "intenderebbero aprire, se possibile, anche la strada per il matrimonio" omosessuale.
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Chiusura totale sull'eutanasia. "La rinuncia all'accanimento terapeutico - spiega il cardinale - non può giungere però al punto di legittimare forme più o meno mascherate di eutanasia e quell'abbandono terapeutico che priva il paziente del necessario sostegno vitale".
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Welby ha perseverato nell'errore. Parlando di eutanasia, il presidente della Conferenza episcopale italiana riapre la piaga della vicenda Welby. Quella di dire no al funerale religioso, dice, è stata una decisione sofferta nata "dal fatto che il defunto, fino alla fine, ha perseverato lucidamente e consapevolmente nella volontà di porre termine alla propria vita.
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La politica per le famiglie. Ruini interviene poi a tutto campo sulla politica interna italiana, toccando i temi legati all'andamento demografico, alla dialettica tra maggioranza e opposizione e anche sulla legge finanziaria. Ok alla Finanziaria. In questo quadro si inseriscono le valutazioni di Ruini sui contenuti della legge finanziaria….
. Per il cardinale Martini la Chiesa doveva ascoltare Welby: «Bisogna rispettare la volontà dei malati. E a situazioni come quelle di Welby la Chiesa dovrà dare più attenta considerazione anche pastorale». L’Unità - Anna Tarquini . . .Per il cardinale Martini la Chiesa ha sbagliato. Doveva ascoltare Welby, e non negargli il funerale. Alla vigilia degli ottant’anni, malato di Parkinson, l’ex cardinale di Milano in un coraggiosissimo articolo pubblicato ieri dal Sole 24 ore, domanda nuove leggi chiare per consentire al malato di scegliere come morire e al medico di limitare la terapia. E cita il catechismo che sul tema è chiaro: non vuole accanimento terapeutico. Dice Martini: «Situazioni come quelle di Piergiorgio Welby saranno sempre più frequenti... La crescente capacità terapeutica della medicina che consente di protrarre la vita... richiede un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona».
E ancora: «Bisogna distinguere tra eutanasia e accanimento considerando la prima un gesto per abbreviare la vita e il secondo la rinuncia all’utilizzo di procedure mediche sproporzionate». Dice Martini che c’è «l’esigenza di elaborare una normativa», «che non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete, anche dal punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite, di valutare se le cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate», che «bisogna anche proteggere il medico da eventuali accuse senza che questo implichi la legalizzazione dell’eutanasia».
Per molti sono parole che sbrogliano una matassa. Così Bersani: «Vorrei che l'Italia si fermasse un attimo e leggesse le sue parole». Le ha lette Ignazio Marino, presidente della commissione sanità in Senato. Ma non tutti sono pronti a leggere quelle parole. Come la senatrice Binetti ad esempio, che dell’intervento di Martini, ha preferito dare spazio ad alcune parole oscurandone altre. Così per lei diventa «chiara la condanna dell’eutanasia e non c’è nessun riferimento al testamento biologico, mentre chiede di garantire a tutti la buona sanità» […]
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