.
Se c'è qualcuno che merita il titolo di miglior manager industriale per il 2006 questi è sicuramente Sergio Marchionne. Sotto la sua guida il gruppo Fiat è uscito da quella che appariva come la peggiore crisi della sua storia secolare, tornando in tempi assai stretti a riconquistare quote di mercato e a macinare utili per i suoi azionisti. In Italia le vendite di auto dell'azienda torinese sono di nuovo oltre il 30 per cento del totale, in Europa sfiorano l'8 per cento. In corso d'anno è perfino accaduto che il fatturato di Fiat Auto continuasse a crescere anche nelle fasi di mercato calante.
.
Un successo imprenditoriale del genere ha dello straordinario. Tanto che la Borsa lo ha premiato, tornando ad acquistare azioni Fiat a mani basse. Cosicché la quotazione del titolo è raddoppiata negli ultimi 12 mesi: dai circa 7 euro del gennaio 2006 si è arrivati ora a superare di slancio i 14. Né sono pochi gli analisti che si avventurano a pronosticare nuovi e ancora più sostanziosi traguardi di crescita. Insomma, la cura Marchionne, sull'onda delle indiscutibili vittorie commerciali, ha raccolto e continua a raccogliere fiducia anche sul mercato azionario. Davvero non c'è altro manager che possa vantare nel 2006 una performance così brillante.
.
Sulla base di simili risultati può anche essere naturale che al vertice di Fiat ci si abbandoni a previsioni di color rosa intenso anche per l'avvenire, prossimo e meno prossimo. E così, annunciando il lancio di 23 nuovi modelli nei tre anni venturi, l'ottimo Marchionne ha assicurato che il suo gruppo raddoppierà l'utile netto nel 2007, mentre per il 2010 conta di realizzare 5 miliardi di euro di utile operativo: cifra mai registrata da Fiat. "Abbiamo l'ambizione", ha chiosato lo stesso manager, "di essere i primi della classe". Inutile dire che simili parole hanno subito avuto una positiva accoglienza in Borsa e non solo in Borsa.
.
Per l'Italia l'industria automobilistica, sinonimo di gruppo Fiat, rappresenta uno o addirittura il primo dei capisaldi economici nazionali. Sia in termini di sostegno all'indotto e all'occupazione e dunque alla domanda interna sia quanto a contributo alle esportazioni e quindi alla tenuta di una bilancia commerciale pesantemente squilibrata dall'import energetico. Chiunque abbia a cuore le sorti dell'economia nazionale può solo augurarsi che le promesse di Marchionne abbiano basi solide e sicure. Tuttavia va ricordato che proprio quello dell'auto è uno dei settori più esposti ai venti della congiuntura e alla ferocia della competizione industriale. Ovvero è un mercato sul quale si possono guadagnare tanti soldi in un lampo, ma anche perderne moltissimi in tempi altrettanto brevi.
.
Un poco più di cautela da parte dei vertici torinesi, quindi, non guasterebbe. È stato calcolato che ora Fiat capitalizza in Borsa oltre venti volte gli utili stimati per il 2006, contro le 16 volte della pur fortissima Toyota, oggi al primo posto nel mercato mondiale. Sulla base di queste cifre aveva senso e quale senso gettare altra benzina sul fuoco di Borsa, come ha fatto Marchionne con i suoi annunci? Gli spagnoli suggerirebbero: "Adelante, Sergio, con juicio".
Noi vogliamo non solo concordare con la prudenza di Riva: un rapporto price/earnings di 20 è uno sproposito, nel settore, a prescindere dal fatto che quello del gigante Toyota sia di 16: è uno sproposito anche il 16 di Toyota, perchè il settore è estremamente suscettibile a troppi fattori esterni (aspettative di reddito futuro, tassi d'interesse, prezzo dei carburanti etc.). Però ci piacerebbe che le grandi aziende industriali italiane, nel momento in cui, con grande soddisfazione di noi tutti, iniziano a macinare utili, creassero delle riserve, in modo da non dover continuare nella pratica di privatizzare gli utili (come in questo momento) e pubblicizzare le perdite (come in molti, troppi "momenti" della nostra storia industriale hanno fatto, attraverso il ricorso a cassa integrazione e pensionamenti anticipati). Nojn vorremmo sentire di nuovo, fra qualche mese, incassata la riduzione de cuneo fiscale, il prode Montezemolo che ricomincia a giocare al "chiagne 'e fotte"
SOCIAL
Follow @Tafanus