Considerazioni sfuse di Giò sul tafazzismo - Seconda parte
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Il fatto e’ che la sinistra vive nell’autentica angoscia di essere accusata del vizio capitale di parlare alla Pancia degli italiani, cosi come spensieratamente fa la destra. Di abbandonarsi cioè alla retorica più vieta e alla più avvilente demagogia. A parte il fatto che retori e demagoghi erano nel passato figure rispettabilissime, non essendosi ancora rivestite le loro professioni delle attuali negative connotazioni, siamo davvero certi che la pancia e le sue immediate adiacenze, non fosse altro perché ci hanno garantito la prosecuzione della specie, siano proprio da disprezzare? Non potrebbe essere che la suddetta pancia sia molto più vicina della testa rispetto alla mano che traccia una croce su una scheda elettorale? In un sistema democratico, il peggiore secondo Churchill, ad eccezione di tutti gli altri, il voto di un fisico nucleare non vale quanto quello del più pugnace e in buona fede marciatore romano? Vogliamo davvero fare dei pancisti un esclusivo pascolo elettorale delle destre? La lezione dell’11 aprile non e’ servita a nulla?
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Se il capo di un governo borgiano, che ha devastato l’economia, dilapidato a futura memoria l’avanzo primario, trattato la cosa pubblica come roba verghiana, avvilito la dignità di un popolo, oltraggiandone cultura, storia e rispettabilità, infangato due millenni di civiltà, esposto 60 milioni di italiani al ludibrio e al compatimento delle nazioni, in soli 15 giorni, promettendo esenzioni e panacee, dall’ICI alla TARSU, dall’acne giovanile all’aerofagia, sfiora una clamorosa riconferma, il minimo che si possa dire è che conosce bene il suo pollaio. Diceva il buon Paletta, che e’ inutile partire dalle speranze per lamentarsi delle delusioni. L’italico materiale umano e’ quello che e’. Con quello bisogna fare i conti. Intendiamoci: nessuno sostiene che bisogna inseguire le destre sul campo del populismo e della ricerca di facili seduzioni; basterebbe, nella lotta al berlusconismo, adottare i principi della medicina omeopatica,combattere il morbo con il morbo e cambiare, l’organo-bersaglio della comunicazione..Il cavaliere passa per essere un fuoriclasse della medesima, sebbene si sia limitato a riciclare schemi già in uso da Goebbels, il claudicante ministro della propaganda nazista che, complice una sciatalgia, ha ricalcato anche visivamente nel famoso scontro di Vicenza con Della Valle.
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Tra le invenzioni piu’ geniali che gli vengono attribuite c’e’ il famoso slogan sul governo della sinistra che metterebbe le mani nelle tasche degli italiani. In realtà ci vorrebbe poco per demolirlo e ancor meno per trasformarlo in un autogol alla Niccolai. Basterebbe che il buon Prodi, in un messaggio alla nazione a reti unificate (istituzionalmente si può fare: credo che anche il cav se ne sia servito) dicesse più o meno”: “…l’opposizione afferma che questo governo vuol mettere le mani nelle tasche degli italiani. Una volta tanto dice il vero. Vogliamo mettere le mani nelle tasche di chi, le tasche, le ha avute sempre ben cucite. Agli imprenditori che dichiarano al fisco meno dei loro operai, ai professionisti che a dar credito al loro 740 non potrebbero permettersi un pieno per la loro barchetta e a consimili biscazzieri .Ma le vogliamo mettere anche nelle tasche di chi vive ai margini, e spesso oltre, della povertà, di chi non riesce a superare la famosa terza settimana. Nelle tasche dei primi per prendere, in quelle dei secondi per dare...”
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Non so se questo sia parlare alla pancia, alla rotula o alla milza, ma sospetto che sarebbe efficace. Sarà retorica? demagogia? Forse, ma è, o almeno dovrebbe essere, la verità. Rinunciare ad inseguire l’emotività, come fa la destra, non vuol dire castrarsi delle emozioni. E poi, “à la guerre comme à la guerre”. Non importa se ci alieneremmo definitivamente qualche categoria non particolarmente benemerita .I buoi evasori o elusori sono già da tempo scappati dalla stalla. Il problema della sinistra non e’ sfondare lo zoccolo duro berlusconiano, quanto piuttosto motivare, galvanizzare e inorgoglire il proprio elettorato.
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Mi piacerebbe anche che l’ottimo Prodi si facesse sfuggire almeno una volta l’altra desaparecida illustre, la seconda parola proibita del lessico della sinistra: “Socialismo”. Amerei sentirlo rivendicare che il socialismo non e’ miseria terrore e morte e neppure il paradiso in terra, bensì, ottocentescamente, fare in modo che il superfluo di chi ha tanto diventi il necessario di chi ha poco. Finalmente ci sono arrivato. Companeros,se non volete parlare alla pancia, parlate almeno al cuore.
Siamo agli auguri. Auguro a tutti voi.delle fattive misure di sostegno per il vostra benessere, nonché rilevanti detrazioni e sgravi per dispiaceri e afflizioni varie, oppure, se preferite, un volgarissimo aumento di felicità e serenità, con l’auspicio che possiate amare preferibilmente, ma non è obbligatorio, essendo riamati.
Felice 2007
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