La storia politico-manageriale di Sergio De Gregorio è degna di un film alla Vanzina sull’Italia delle televendite degli abiti da sposa, dei concorsi di bellezza Miss qualchecosa, delle scuole private per ripetenti, dei parchi acquatici, dei giornali locali che aprono e chiudono lasciando disoccupati tante penne di belle speranze. Ma una storia ambientata a Napoli ha anche risvolti meno frivoli e si inciampa anche in pentiti di mafia come Tommaso Buscetta, sequestri eccellenti come quello di Ciro Cirillo. Il quarantaseienne De Gregorio nasce giornalista e diventa imprenditore di se stesso, e così, negli anni, ha contatti con tutti questi mondi, in particolare fa affari con imprenditori partenopei che in questi mondi hanno centrato il loro bussiness, dal fitness alle magliette. Anzi, si può dire che De Gregorio di questo universo è tutt’ora il re. Grazie a due o tre operazioni di successo. La più importante è quella di aver creato l’Associazione Italiani nel mondo, che ha saputo ramificare da Zurigo a Sofia, da New York a Buenos Aires.
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L’associazione, di cui è tutt'ora presidente, è diventata una vera potenza grazie al lancio, via satellite, di un canale televisivo Italiani nel mondo Channel inaugurato in pompa magna alla presenza di Mirko Tremaglia. Valore dichiarato: 2 milioni di euro. Un patrimonio non solo per le televendite ma anche come collettore di voti e canale di propaganda per gli italiani all’estero. Tanto che, quando meno di un anno fa Sergio De Gregorio ha deciso di abbandonare Forza Italia per l’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro ha proposto la registrazione del marchio. Per tutelare l'associazione - e tutti i suoi derivati, dalla tv via satellite al portale Internet bilingue - da doppioni e taroccamenti. Poi De Gregorio ha lasciato perdere, temendo probabilmente una cattività della sua creatura in mano a Di Pietro.
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Ne ha fatte tante di conversioni, che certo non voleva legarsi mani e piedi all'ex pm di Mani Pulite. Radicale da giovane - scrive un libro su Enzo Tortora -, negli anni Ottanta, naturalmente, era craxiano. Nella sua storia da giornalista ha collaborato con tantissime testate, televisioni e Rai inclusa. Ma certo i suoi scoop più noti sono di cronaca giudiziaria. Il primo, mai scritto, riguarda il sequestro Cirillo e l'irruzione della polizia in un covo della camorra, operazione del quale il giovane De Gregorio è testimone oculare e come tale viene chiamato in causa dai giudici. Due poliziotti finiscono inquisiti per aver distrutto prove importanti. De Gregorio giornalista torna a farsi notare una decina d'anni dopo, nel '95 anno in cui "scopre" Tommaso Buscetta, "in crociera sul Mediterraneo. E lo rivela su Oggi, creando qualche problema alla protezione del pentito chiave del lavoro del giudice Giovanni Falcone. Nel frattempo De Gregorio è diventato socialista, un'intimo del sottosegretario Antonio Carpino. Con la passione per il neomelodico napoletano, oltre alla gastronomia dei prodotti tipici. Così rimane celebre anche per aver ridato vigore al Festival della Canzone Napoletana, trasmessa in diretta da ReteQuattro. Una nuova conversione. Sergio De Gregorio, dopo essere stato a lungo direttore editoriale de L’Avanti, trova posto al tavolo del Consiglio d'amministrazione de il Giornale del Sud, “panino” partenopeo del quotidiano di famiglia del Cavaliere. Nel Duemila però era anche approdato, per un breve periodo, ai neo-dc di Gianfranco Rotondi, amareggiato dalla preferenza accordata dal Cavaliere al collega di partito Martuscello. Una breve parentesi neo-dc, per poi tornare a gravitare nell’orbita azzurra. Del resto come editore va anche segnalato il suo nome tra quelli che hanno tenuto a battesimo Ideazione la rivista culturale della nuova destra.
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Così i motivi del litigio con la Casa delle Libertà prima delle elezioni di due mesi fa sono spiegabili con la mancanza di un posto di prestigio in lista. De Gregorio approda dunque in Parlamento solo grazie a Di Pietro e alla sua lista "aperta", dopo un paio di siluramenti (prima sconfitto da sinistra dalla vittoria Antonio Bassolino poi dall’azzurro Antonio Martusciello) e appena arrivato in Senato subito scalpita per un posto almeno da sottosegretario. Sua è stata la voce più irritata - quasi di minaccia, prima della fiducia: «resto a casa per non aver creato un ministero degli Italiani nel Mondo. Al sito del Resto del Carlino fa sapere di essere stato molto a disagio per le posizioni «della sinistra radicale» dell’Unione a proposito della necessità di velocizzare il calendario del ritiro del contingente militare italiano dall’Iraq. E in questo modo spiega la sua iniziativa di oggi di sbarrare il passo a Lidia Menapace e accettare i voti della destra per essere eletto alla presidenza della commissione Difesa. E’ chiaro che di dimettersi - come lo invita a fare Antonio Di Pietro.
Ora Giampiero Catone (ex uomo d’oro di Buttiglione, ndr), segretario organizzativo della Democrazia Cristiana per le Autonomie, invita De Gregorio a «riflettere» sulla sua collocazione e conclude che per lui le porte della «sono sempre aperte». Luigi Ramponi, senatore di An che la Cdl ha autosilurato per spostare i voti su De Gregorio, lo ha già imbarcato: «Ha vinto il nostro candidato, da questo momento De Gregorio è dalla nostra parte». E il diretto interessato? Dice di sentirsi sempre «un senatore dell'Italia del Valori», a cui la sua associazione Italiani nel Mondo è federata «insieme a Federcasalinghe e Repubblicani democratici». Senza di lui al Senato l'Unione - a parte i senatori a vita - resta con una maggioranza di appena un voto. E forse da questa situazione De Gregorio non ha intenzione di uscire tanto presto. Sempre che ancora si accetti il suo gioco.
L’Unità, 07.06.06 – (Continua)
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