All’alba del 20 Marzo 2003, esattamente quattro anni fa, Baghdad riceve il buongiorno da 40 missili Cruise, che devastano la città, e uccidono migliaia di innocenti. E’ la Saga dei Bushes che continua. Inizia una guerra che rischia di trasformarsi, per gli USA, in un nuovo pantano, un nuovo Vietnam. Ma Bush sembra abbastanza soddisfatto. Ha ragione?
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Ieri il presidente ha chiarito che non richiamerà in patria le sue truppe, anche se l’anniversario è stato funestato da una raffica di attentati a Kirkuk, a Baghdad, Hilla, Diyala e Iskandiriyah e dalla notizia che l’ex vicepresidente Yassin Ramadan sarà impiccato oggi. Nell’anniversario delle prime bombe americane sull’Iraq, la situazione nel Paese del Golfo rimane drammatica.
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Gli obiettivi dichiarati dell’intervento
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“Mister President, can you tell me if the war is over, and, just in case, who won it?”
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“Presidente, può dirci se la guerra è finita, è, in tal caso, può spiegarci chi l’ha vinta?” Questa provocatoria domanda, citata a memoria, aveva mandato in bestia Bush durante una conferenza stampa a circa un anno dall’inizio della guerra, quando gli americani parlavano già, con un eccesso di fretta, di guerra praticamente finita.
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Quali erano gli obiettivi di questa guerra? Quelli principali, dichiarati, erano tre:
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- Trovare e distruggere le “armi di distruzione di massa”, che andavano dall’antrace, al bacillo del vaiolo, all’atomica, e chi più vuole sparare più spari.
- Distruggere le sorgenti del terrorismo, che tutti sapevano essere altrove.
- Infine, portare la democrazia in Iraq: obiettivo improprio, visto che nessun paese è delegato a portare la democrazia da qualche parte, in assenza di una precisa delega di un governo che ciò chieda espressamente.
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E’ sotto gli occhi di tutti che NESSUNO di questi obiettivi è stato conseguito: le armi di distruzione di massa erano delle bufale, il terrorismo è aumentato, e le sue fonti erano piuttosto da altre parti, a cominciare da alcuni paesi del golfo legati a Bush da affari ed affettuosa amicizia.
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Basta l’aver impiccato Saddam per ritenersi soddisfatti? Noi pensiamo che un’opera di intelligence avrebbe permesso di regolare i conti fra le famiglie Hussein e Bush comprando Saddam al costo di un elicottero Apache, e senza spendere un morto.
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La situazione, oggi
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Al netto dai discorsi trionfalistici di georgedabliu, Silvio e Tony, la situazione è la seguente:
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- I soldati americani morti ammazzati sono oltre 3200, cioè circa due torri e mezza.
- 140.000 soldati americani sono inchiodati in Iraq, e cominciano ad esserci seri problemi di turnover.
- Negli ultimi mesi i morti iracheni per attentati viaggiano sulla media di 100 al giorno.
- Alcune fonti parlano di 600.000 morti civili iracheni in quattro anni, ma ieri l’Unicef (non l’Unità), ha avanzato un’altra stima: UNMILIONEDIMORTI.
- L’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati parla di 1.800.000 profughi all’interno dell’Iraq, e di 2.000.000 di profughi in paesi limitrofi.
- Le infrastrutture del paese sono devastate, inesistenti.
- L’odio per gli occidentali è decuplicato.
- Infine, il paese è in piena guerra civile fra sunniti e sciiti.
Serve altro? La Coalition of the Willing, che includeva anche contingenti di... 4 persone, si è sfarinato. La “Nuova Europa” (Spagna, Italia, Polonia, ed altri paesi consimili), si è defilata. Aznar e Berlusconi con questa guerra sono riusciti a perdere le elezioni, e lo stesso succederà ai laburisti in Inghilterra. L’odio etnico, fomentato anche da personaggi alla Berlusconi, alla Pera, alla Ferrara, non ha mai conosciuto livelli così alti nel nostro paese, ex paese tollerante.
Terminiamo augurando al popolo iracheno, che era, anche sotto Saddam, uno dei popoli musulmani più “laici”, di poter ritrovare la pace, e di non restare per decenni nel nuovo medioevo. Il popolo iracheno (o almeno quello che ne è rimasto) merita di più e di meglio che non Bush, Silvio, Tony ed Abu Grahib
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