...di tutte le donne... e delle magnifiche donne del Tafanus in particolare, così impegnate, così incazzate...
...un grande abbraccio e tante mimose alle nostre Anna, Annarosa, Barbara, Bianca, Carla, Carmela, Chiara, Clarissa, Daria, Donatella, Dora, Erica, Galeotta, Giulia, Juicy, Lameduck, Lavinia, Livia, Lorena, Marcella, Marianna, Marilù, Marisa, Marta, Marzia, Nonna Iole, Nonna Mana, Patrizia, Precaria, RitaC, RitaP, Rosanna, Silvana, Simona, Sonia, Tosca, Valentina, Wilma, e a tutte quelle che avremo sicuramente dimenticato...
8 Marzo, Giornata della Donna - La Storia
La giornata della donna venne istituita il 29 agosto del 1910 a Copenaghen, in occasione della Seconda Conferenza delle donne dell’Internazionale Socialista, su proposta della leader socialdemocratica tedesca Clara Essner Zetkin, direttrice del giornale “Gleichheit” (Uguaglianza). In quella occasione si propose anche il diritto universale al voto, differente dal voto per censo chiesto dal movimento britannico delle suffragette, e il riconoscimento dell’indennità di gestazione anche alle donne non sposate. (Clara Essner Zetkin non era la Binetti. NdR)
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Se il 1910 come anno di istituzione della Giornata della Donna è un fatto, diverse sono le ipotesi sulla genesi dell’8 marzo, che con gli anni prese piede come data di celebrazione della ricorrenza. Molti storici collocano in quella data lo sciopero di cui furono protagoniste nel 1908 molte migliaia (qualcuno parla di 30.000) di lavoratrici dell’industria tessile di New York. Qualcuno risale addirittura fino al 1857, quando, sempre a New York, centinaia di operaie tessili avrebbero scioperato per protestare contro i bassi salari, contro il lungo orario di lavoro, contro il lavoro minorile e le inumane condizioni di lavoro. Le stesse fonti parlano anche di una forte repressione da parte della polizia e fanno risalire al 1859 la costituzione di un sindacato delle operaie tessili.
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Di sicuro, comunque, la nascita della Giornata internazionale della Donna si lega sia alla storia del movimento per i diritti femminili sia a quella delle lotte operaie. Altra data certa è quella del 1889, quando iI primo Congresso della Seconda Internazionale Socialista a Parigi approvò il principio del diritto alle donne ad avere una retribuzione pari a quella degli uomini. Le proteste dei lavoratori americani per la giornata lavorativa a 8 ore, che segnarono il primo decennio del XX secolo, ebbero come protagoniste anche le donne. In questo quadro si colloca il già citato sciopero del 1908, quando le lavoratrici delle sartorie sfilarono a New York anche per il diritto al voto e contro il lavoro minorile. Le lotte proseguirono fino al 1909, quando venne celebrata negli Stati Uniti la prima Giornata nazionale delle Donne, fissata per il 28 febbraio. Quella Giornata fu ricordata fino al 1913 nell’ultima domenica di febbraio, affinché non si sovrapponesse ad una giornata feriale che avrebbe causato la perdita della giornata di lavoro.
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Sempre nel 1909, le operaie tessili della fabbrica di New York “Triangle Shirtwaist Company”, che produceva le camicette alla moda di quel tempo, le “shirtwaist” appunto, cominciarono uno sciopero, pare scegliendo l’8 marzo come data di avvio della protesta. La lotta, dopo diversi azioni brutali e repressive da parte della polizia e dopo una lunga trattativa, terminò il 24 dicembre 1910 con il “Protocollo di Pace”, nel quale venne riconosciuto il diritto a regole per l’orario ed il salario. Pochi mesi dopo, il 25 marzo 1911, un incendio alla Shirtwaist uccise 146 donne. La maggioranza di esse erano giovani italiane o ebree dell’Europa orientale. I proprietari della fabbrica, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano chiuse a chiave le operaie per paura che rubassero o facessero troppe pause, si misero in salvo e lasciarono morire le donne. Il processo che seguì li assolse e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni operaia morta: il risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari. Quell’incendio segna una data importante, anche se non è da esso, come erroneamente riportato da alcune fonti, che trae origine la Giornata della donna. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle operaie uccise dal fuoco. Fu quel fatto tragico comunque che portò alla riforma della legislazione del lavoro negli Stati Uniti e che rafforzò nel tempo la Giornata della Donna istituita l’anno prima.
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Ma il movimento femminile si fece sentire anche in Europa: il 19 marzo 1911, ricordando la repressione prussiana dei movimenti democratici del 1848, un milione di donne marciò per le strade di Svizzera, Austria, Danimarca e Germania, chiedendo il diritto al voto, la fine della discriminazione sessuale per le cariche pubbliche ed il diritto alla formazione professionale. Il movimento divenne universale, e nel 1913 le donne americane decisero di far coincidere la loro festa nazionale con quella individuata dall’Internazionale Socialista. L’8 marzo del 1917 in Russia venne festeggiata la giornata internazionale del proletariato femminile e qualche mese dopo il governo socialdemocratico menscevico di Kerenskij concesse il voto alle donne.
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Quanto alla scelta della mimosa, essa è legata alla tradizione socialista italiana. L’8 marzo del 1946, su suggerimento di Rita Montagnana, le donne dell’Udi (Unione Donne Italiane) scelsero come simbolo la mimosa per il semplice fatto che fiorisce proprio in quel periodo dell’anno. Una scelta premiata dal tempo, tanto che ancora oggi la mimosa rimane il simbolo della Giornata della Donna.
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Ringraziamo per questa dettagliata ricostruzione storica la CGIL del Friuli - Venezia Giulia
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Fatemi aggiungere, di mio, alcune microscopiche considerazioni: sono le donne, contrariamente a quanto vuole la vulgata comune, che hanno capito prima e di più la futilità di certi uomini politici; erano le donne, in maggioranza, a gremire il Palavobis e dintorni, durante la celeberrima manifestazione dei 40.000; erano le donne, in maggioranza, a sgolarsi nella prima manifestazione spontanea intorno al Palazzo di Giustizia, nel'94, all'epoca del tentativo di varare la legge salvaladri di Biondi & Maroni; erano le donne a gremire i girotondi di tutti i tipi; sono in prevalenza le donne, ancora una volta, a dare scheletro e muscoli al volontariato, a lavorare in casa e fuori, ad assumersi il peso maggiore nell'educazione dei figli. Le Donne, Cavaliere, non le "femmine" di cui lei ama circondarsi. Le Donne che ci danno ogni giorno forza, fiducia, speranza.
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Viva le Donne!
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...da Pasionaria, auguri a tutte le donne: a noi qui, ora, che viviamo nelle grandi città, e ad altre sorelle nel mondo, figlie di deserti e foreste lontane, donne dagli occhi azzurri, dagli occhi neri, dagli occhi colmi di orrore, donne impegnate, gioiose, velate, donne innamorate, stuprate ed uccise, da sempre e per sempre, madri ed amiche, comunque compagne.
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Auguri a tutte: che mai venga a mancare la fertile costanza del nostro impegno, la saggezza della memoria, la capacità di risorgere sempre dalle tragedie, la forza delle nostre braccia, il calore del nostro amore: il sale della terra! Per tutte, questi versi d'amore:
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"Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inacessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Nazim Hikmet (1948)
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