Le sparatorie nei campus Usa: una lunga scia di sangue
Quelle del Virginia Tech di Blacksburg sono solo le ultime vittime di una lunghissima serie di stragi che hanno insanguinato le scuole e gli atenei statunitensi. Questi alcuni dei precedenti:
- 1 agosto 1966 (Austin, Texas): Charles Whitman apre il fuoco dal tetto del campus della University of Texas uccidendo 15 persone e ferendone 31.
- 30 dicembre 1974 (Olean, New York): un diciottenne si barrica nella classe del suo liceo e apre il fuoco sulle persone all'esterno uccidendone tre e ferendone 11.
- 1 novembre 1991 (Iowa City, Iowa): uno studente spara a sei persone uccidendone cinque, tra cui tre professori, prima di suicidarsi.
- 1 maggio 1992 (Olivehurst, California): un 20enne prende in ostaggio alcuni suoi ex compagni di scuola nel suo vecchio liceo. Ne uccide poi quattro e ne ferisce 10.
- 19 febbraio 1997 (Bethel, Alaska): un giovane armato con un fucile a pompa calibro 12 uccide il preside del suo liceo e uno studente, e ne ferisce altri due.
- 1 ottobre 1997 (Pearl, Mississippi): un 16enne, dopo aver accoltellato a morte la madre a casa, con una carabina va a scuola dove uccide la ex fidanzata e una sua amica e ferisce altri sette studenti
- 21 maggio 1998 (Springfield, Oregon): un ragazzo apre il fuoco nel suo liceo uccidendo 2 studenti e ferendone altri 25. A casa gli agenti trovano il corpo senza vita del padre, che il ragazzo aveva eliminato prima di compiere la strage a scuola.
- 20 aprile 1999: (Denver, Colorado): alla Columbine High School, due studenti, il 18enne Eric David Harris e il 17enne Dylan Bennet Klebold aprono il fuoco e uccidono 12 studenti e ne feriscono 24, per poi suicidarsi.
- 29 febbraio 2000: (Mount Morris Township, Michigan) un bambino di sei anni con una pistola rubata allo zio, uccide un coetaneo.
- 5 marzo 2001 (Santee, Califonria): un 15enne uccide due studenti e ne ferisce altri tredici nel suo liceo con una calibro 22.
- 2 ottobre 2006 (Paradise, Pennsylvania): un 32 enne folle prende ostaggi delle bambine in una scuola Amish e ne uccide cinque.
- 16 aprile 2007 (Politecnico di Blacksburg, Virginia): un ventenne uccide 32 persone, poi si toglie la vita. Repubblica.it
L'espisodio di ieri raddoppia, per numero di vittime, il peggior espidosio del passato. Bush si è affrettato ad apparire, con l'aria contrita, in TV, per esprimere la sua solidarietà ai familiari delle vittime. Subito dopo ha tranquillizzato le lobbies dei fabbricanti e dei commercianti di armi: il Secondo Emendamento non si tocca...
La Costituzione Americana è stata ratificata fra il 1787 ed il 1789. Il secondo emendamento (che statuisce la necessità di formare una milizia armata per difendere la libertà dei cittadini, a cui viene garantita la possibilità di portare un'arma al seguito), fa parte del "Bill of Rights", un blocco di 10 emendamenti varati fra il 1789 ed il 1791. Sono passati, da allora, più di due secoli. Siamo sicuri che in 216 anni le condizioni che avevano indotto i costituenti ad inserire questo emendamento non siano cambiate? Improbabile.
Molto più probabile quello che da anni dice chi del problema si è occupato a fondo. La lobby dei produttori e dei commercianti di armi è una delle più potenti negli USA, e nessuno avrà mai il coraggio di contrastarla.
Vediamo cosa scriveva Agata Scudo nel suo sito (www.cinemah.com) prendendo spunto dalla strage di Columbine, che ha ispirato anche due film, fra cui il celeberrimo documentario "Bowling a Columbine" di Michael Moore:
"...ciò che viene spontaneo chiedersi, davanti ad un massacro così, è come mai negli Stati Uniti la vendita delle armi non venga regolamentata da leggi più severe, com’è possibile che nel paese più "sviluppato" del mondo non abbiano sviluppato il buon senso di impedire che chiunque, anche un bambino, possa procurarsi un’arma con un semplice clic. La risposta è semplice: in America l’industria delle armi è la lobby più potente, appoggiata perfino dal governo. La NRA (National Rifle Assotiation), è forse l'organizzazione più potente d'America, con tre milioni e mezzo d'iscritti. La sua campagna per difendere il diritto di possedere un'arma (di qualsiasi tipo, comprese quelle automatiche) iniziò nel 1968, quando gli U.S.A. adottarono la prima legge sul controllo delle armi da fuoco. Da allora la NRA ha sostanzialmente difeso gli interessi della lobby delle armi, opponendosi a qualunque genere di "gun control". Negli anni '80 l'associazione perse del tutto il suo originario spirito sportivo e divenne semplicemente un gruppo d'opinione di destra. Il linguaggio della NRA è in realtà quello dei più rozzi neonazisti: Robert Brown, uno dei suoi esponenti più celebri, incita su "Soldier of Fortune" alla ribellione contro il governo federale, mentre Jeff Cooper minimizza l'Olocausto e paragona i neri alle scimmie. Non è un mistero che fra i suoi iscritti ci siano migliaia di membri delle milizie paramilitari di estrema destra. Protetta ad oltranza dal Partito Repubblicano negli anni '90 (George Bush la ripudierà soltanto dopo l'attentato di Oklahoma City), l'NRA è da alcuni considerata la più grande organizzazione terrorista del mondo, ma non è mai stata perseguita dalla legge.
Ormai baluardo dell’antimilitarismo statunitense, "Bowling a columbine" di Michael Moore, trattando lo stesso drammatico tema dell’uso abuso delle armi negli Stati Uniti d’America, ha però il taglio indagatore di un’inchiesta, volta a dimostrare gli effetti della cultura della paura che regna negli States. Paura del ladro, dello stupratore, del nero, che porta l’americano medio a barricarsi dietro cancelli, lucchetti e serrature blindate e tenere la pistola sotto il cuscino, per difendere la propria famiglia dagli aggressori. La mentalità diffusa è quella della vendetta privata: non serve chiamare la polizia, ma ogni cittadino, come sancisce il secondo emendamento, ha il diritto di possedere un’arma, dunque di difendersi personalmente. Come dice uno degli intervistati: "Se non sei armato sei un irresponsabile. Chi li difende i tuoi figli: la polizia, lo stato? Taglia fuori l’intermediario, occupati direttamente della tua famiglia". Il messaggio martellante dei media porta ogni giorno la paura in casa degli americani, ed è soprattutto la televisione, con continue scene di violenze, stupri, furti a mano armata, risse, omicidi, a trasmettere tensione, alimentando così il "bisogno" di armarsi.
Pistole e fucili sono da sempre, vale a dire dalla nascita degli Stati Uniti, compagni inseparabili del cittadino americano, gingilli indispensabili che si possono acquistare ovunque e sono diventati un vero e proprio status symbol. Oggetti da collezione, da culto, da vantarsi con gli amici per l’ultimo modello di fucile a ripetizione acquistato (o regalato dalla propria banca se si apre un conto corrente). Uno studente di Columbine, vantandosi con Moore di essere in testa alla classifica dei ragazzi più pericolosi della zona, descrive orgoglioso la bomba al napalm recentemente fatta in casa. È chiaro come in questo clima di culto dell’arma la loro pericolosità venga altamente sottovalutata, e non c'è da stupirsi che vengano lasciate in casa, alla portata dei bambini.
Ma in America non esiste solo il partito delle armi, e, opposti ai comizi dell’NRA, sfilano pacificamente cortei di manifestanti contrari all’uso indiscriminato delle armi, particolarmente animati in seguito alle stragi nelle scuole. I genitori dei bambini e dei ragazzi uccisi dai loro compagni non si arrendono, parlano chiaro: "Qualcosa non va in questo paese se un bambino può prendere un fucile tanto facilmente e sparare una pallottola in fronte a un altro bambino, come è successo a mio figlio!"
Quante persone vengono uccise ogni anno con armi da fuoco? In Germania 381, in Francia 255, in Canada 165, in Inghilterra 68, in Australia 65, in Giappone 39. Negli Stati Uniti, 11.127. Il che significa, rapportato alla popolazione, circa dieci volte di più rispetto alla Francia. I sostenitori delle armi tendono a giustificare questi numeri, giungendo perfino ad attribuire il massacro di Columbine alla musica di Marilyn Manson. Ma non lo ascoltano anche in Germania, patria della musica gotica, non si guardano film violenti anche in Europa, la maggior parte dei videogiochi violenti non viene forse dal Giappone? E cosa dire allora del Canada, dove ci sono ben sette milioni di armi in dieci milioni di case? In America è dunque un pericoloso insieme di fattori che determina l’eccessiva violenza: da una parte l’indiscriminata vendita di armi, neanche minimamente ostacolata, anzi favorita dal governo che ha molti interessi nell’industria bellica, dall’altra un’eccessiva dose di paura e violenza trasmessa dai media, causa e prodotto di una diffusa mentalità di difesa armata personale. Ma alla base della situazione odierna negli States, c’è la loro storia: gli U.S.A. nascono con la conquista violenta di un grande territorio, e, per un lungo periodo, quando non esisteva ancora uno stato, l’unica legge è stata quella della pistola, della difesa personale, e il diritto a possedere un’arma è stato messo tra i primi valori della costituzione (secondo emendamento), dove rimane ancora oggi. Ironia della sorte, il primo articolo della costituzione americana "ogni cittadino ha diritto alla felicità" sembra seriamente minacciato dal secondo emendamento [...]
Agata Scudo - www.cinemah.com
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