Lo spione arriva in redazione - Dal computer di Sasinini spuntano i nomi dei giornalisti D'Avanzo di 'Repubblica' e Bianconi del 'Corriere'
.
Quanti sono realmente i giornalisti spiati dagli uomini di Telecom? E ancora: le informazioni raccolte sul loro conto finivano solo negli archivi della compagnia telefonica o venivano poi girate al Sismi di Nicolò Pollari e del capo del controspionaggio Marco Mancini?
Un file di un computer, creato agli inizi del 2003, aggiunge nuovi interrogativi sull'attività del comparto sicurezza della società di Marco Tronchetti Provera. A scriverlo è stato Guglielmo Sasinini, un ex inviato di 'Famiglia Cristiana', cooptato alla corte di Telecom nel 2002 dal capo della security della multinazionale, Giuliano Tavaroli, per far parte, come lui ha stesso ha dichiarato di una "segreteria particolare del presidente Tronchetti". Nel file Sasinini, dopo aver ricordato che l'obiettivo prioritario dei Tavaroli boys era "la creazione di una rete di sicurezza, informativa, di supporto e pressione per la difesa del massimo esponente e degli interessi del gruppo", fa il punto su "l'attività conoscitiva e preventiva in corso" e annota: "Monitoraggio di reti G. De Gennaro (il capo della Polizia, ndr) e i suoi rapporti con la stampa (Bianconi-Corriere / D'Avanzo-Repubblica, ecc)". Tre righe soltanto che sono però bastate a creare nuovo allarme tra gli investigatori che ormai da due anni lavorano sulla rete di spioni pubblici e privati che gravitavano intorno a Telecom.
Sul finire del 2004 la maggior parte dei dossier illegali, spesso contenenti tabulati telefonici, appunti sulla vita privata, le idee politiche e le abitudini sessuali di migliaia di persone spiate dalla sicurezza Telecom, sono stati distrutti. E nelle mani della Procura di Milano sono poi finiti solo i file conservati in due cd-rom da un investigatore privato fiorentino, Emanuele Cipriani, legatissimo a Tavaroli e all'ex capo del controspionaggio Marco Mancini. Le indagini hanno però permesso di stabilire che gli uomini di Telecom hanno controllato molte altre persone il cui nome non è presente negli archivi informatici di Cipriani. Lo stesso Sasinini, secondo quanto riferito da un testimone, avrebbe sostenuto con i colleghi di lavoro di essere in possesso "di dossier riguardanti 38 uomini politici", mentre un elenco di 61 nomi sui quali Sasinini ha raccolto notizie su mandato di Tavaroli ("Lecitamente", assicura l'ex inviato) è stato consegnato proprio da Telecom alla Procura: dentro, oltre ai nomi di esponenti del mondo finanziario e politico, compaiono anche quelli dei giornalisti Marco Travaglio e del vicedirettore del 'Corriere della Sera' Massimo Mucchetti.
Certamente su Mucchetti sono state svolte indagini illegali. Il suo computer è stato attaccato da un gruppo di hacker assoldati da Telecom, una cinquantina di detective privati si sono alternati nei pedinamenti nei suoi confronti, un'avvenente ragazza è stata (inutilmente) incaricata di adescarlo in un bar di via Solferino. Anche per questo i pm milanesi si sono convinti che l'attività di Sasinini, agli arresti domiciliari dallo scorso 16 gennaio, fosse in molti casi propedeutica o complementare a quella del resto della security. Da qui la preoccupazione per la scoperta nel suo portatile dei nomi di due big del giornalismo d'inchiesta come Giovanni Bianconi e Giuseppe D'Avanzo. E non basta. Perché il veleno sparso più di sovente da ambienti vicini al Sismi contro i reporter che si sono occupati del sequestro di Abu Omar, l'imam della moschea milanese di via Quaranta rapito da 007 italiani e americani nel 2003, è stato proprio quello di essere vicini al capo della Polizia De Gennaro, considerato un grande avversario dell'ex direttore del Sismi, Pollari. Nel corso delle indagini sul sequestro è poi emerso che il Sismi controllava (e forse intercettava) D'Avanzo e il suo collega Carlo Bonini, mentre negli archivi del braccio destro di Pollari, Pio Pompa, sono state ritrovate schede riguardanti altri giornalisti.
Agli atti delle indagini su Telecom ci sono ora molte dichiarazioni che dipingono Tavaroli come una fonte d'informazioni di Mancini (finito in manette sia per il caso Telecom che per quello Abu Omar). Il cerchio si chiude? Non ancora. Per capire che cosa è accaduto gli investigatori devono ricostruire la mappa completa dei cronisti 'monitorati' da Telecom (e, in qualche caso, vittime di campagne di disinformazione) e anche la rete dei giornalisti amici. Proprio Sasinini, in un colloquio con 'L'espresso' nel 2005, aveva sostenuto che tra i suoi compiti c'era quello di commissionare ricerche a inviati di importanti quotidiani: "Per esempio, se qualcuno rientrava dal Medio Oriente, gli domandavo una relazione sui rischi del paese che aveva visitato. Quanto pagavo? Anche 10 mila euro". Una ricostruzione, poi non riproposta nei suoi interrogatori, che apre la porta ad altri interrogativi. Le fatture con dicitura 'rischio paese' sono spesso state utilizzate per giustificare i pagamenti effettuati da Telecom per operazioni di spionaggio illecite.
...noi insistiamo sul fatto che non si può parlare degli uomini di Tronchetti Provera (sembra che all'attività si spionaggio fossero addette, in Telecom, intorno a 500 persone), senza parlare di Tronchetti Provera. Anche se i teoremi del tipo "non poteva non sapere" ci convincono ma non ci piacciono, vorremmo in alternativa discutere delle (molto) eventuali capacità manageriali di un tizio nella cui azienda opera a sua insaputa un esercito di gente dedita al dossieraggio sistematico, con remunerazioni da stelle della Formula Uno (sembra che il solo Tavaroli abbia incassato decine di miliardi di lire) col grande capo che niente sa, niente sente, niente vede. Un unomo uno e trino. Tronchetti nel ruolo delle tre scimmiette. Vogliamo parlarne?...
SOCIAL
Follow @Tafanus