Nella mia lunga vita di lettrice, ci sono stati libri che mi hanno coinvolto, commosso fino ai singhiozzi, altri che mi hanno fatto arrabbiare come una bestia, ma c'è stato solo un libro che mi ha shoccato al punto da strapparlo... sì, proprio farlo a pezzi! Avevo 14 anni, d'accordo ma se ci penso, sto ancora male. Mi era stato donato da un gentile signore conosciuto durante un soggiorno in montagna, che lo aveva appena finito di leggere, con le parole:" Ecco, leggilo, a volte voi giovani siete così indifesi... non fidarti mai di nessuno, neppure di chi ti sembra una mamma oppure un papà". Così presi quel libro, - ANNIE VIVANTI: "NAJA TRIPUDIANS", un oscar mondadori, di quelli vecchi, con la costa bianca...-, e cominciai a leggerlo, ma man mano che proseguivo nella lettura, provavo un senso di disgusto così forte, da star male, pure non riuscivo a togliere gli occhi dalle pagine. In poche parole, è una sordida storia decadente in cui, sullo sfondo nascosto di droga, sesso e perversione, due fanciulle in fiore vengono irretite da una apparentemente dolce e materna, ma corrotta signora che si finge loro amica e mentore ma solo per conquistare la loro fiducia ed imbandirle come "piatto forte" ad un osceno festino in un bordello privato. Come la "naja naja", ovverosia il cobra, irretisce ed incanta le vittime prima di scattare ed inoculare il veleno mortale, così la donna agisce con le fanciulle, di cui una sola riesce a sottrarsi al macello. Un sospiro di sollievo di breve durata: mentre la fanciulla scampata al pericolo con alcuni soccorritori corre per la città nel tentativo di ritrovare il bordello e salvare la sorellina, arriva la sconvolgente conclusione del libro, sette inesorabili scarne, terribili parole:
"quella casa non fu mai più ritrovata". Fine. Dopo due giorni di sguardi rancorosi al povero libro sullo scaffale, in un impeto di disgusto lo presi e lo feci a pezzi...
Pasionaria
Le parole non le portano le cicogne - Roberto Vecchioni - Vera è una diciassettenne vitale, istintiva e un po' atipica: una "veteromane" come lei stessa si definisce, con gusti letterari e musicali diversi da quelli dei coetanei, con aspirazioni vaghe e indisciplinate. I suoi compagni la chiamano nonna e la trattano come una consulente archeologica: eppure è lei l'anima del gruppo, "ma quella persa, quella delle proposte bizzarre, inverosimili", perché Vera, più che in cerca di approvazione, è da sempre in cerca di adorazione. Ha un padre lontano, a cui scrive lettere destinate a restare senza risposta, e una madre vicina ma assente, iperattiva, sempre impegnata in nuovi e improbabili progetti. Ma l'incontro fondamentale deve ancora arrivare e sarà quello con un vecchio eccentrico linguista. Editore:Einaudi
L'importanza delle parole, dare loro il giusto peso e la giusta valenza: è un aspetto del linguaggio che ho sentito sempre e mi sono convinto che nei periodi in cui parlo poco è per non dire parole prive di senso. Ho apprezzato molto lo studio etimologico e il perdermi tra le parole e le visioni del vecchio Otto. Ho anche utilizzato questo libro per ritrovare i miei ricordi relativi alla Maturità Scientifica, al viaggio che insieme a Massimo, Franco e Dario, ci siamo concessi per festeggiare la maturità prima ancora di sapere il risultato. A Palinuro , con la tenda in un camping tra gli ulivi, serate davanti al fuoco sulla spiaggia, come colonna sonora "Tamurriata Nera", nessuna ragazza conquistata ma ancora mi ricordo il bikini fatto all'uncinetto di una ragazza dal corpo mozzafiato, chissà come sarà diventata ora…?
Ottavio Di Rita
Ho sempre amato le biografie, ed ho sempre amato, come molti sanno, il mare e la vela... In questi giorni mi sono concesso la rilettura di un libro che ho sempre amato : Francis Chichester – Anita Leslie (Edizioni Mursia). Anita Leslie è una scrittrice che “sapeva di vela”, e quindi nessuno meglio di lei avrebbe saputo trasmetterci la grandezza delle imprese di Francis, con la competenza della velista, e col calore umano della grande scrittrice.
Francis Chichester è stato, a mio avviso, insieme a Joshua Slocum, uno degli ultimi grandi navigatori solitari “per amore del mare” e non per amore del servizio giornalistico pre-venduto a qualche editore. Questi due navigatori sono accomunati dalla grandezza dell’ultimo atto della loro vita.
Slocum sta per arrivare da trionfatore in Europa, ormai certo vincitore della regata intorno al mondo in solitario. Inizia a tremare al pensiero della fama, della mondanità, della “amata solitudine” che sta per perdere. Comunica che non tornerà. Girerà la prua, per tornare nei mari del Sud. Scomparirà nel nulla.
Francis Chichester parte per la sua ultima regata in solitario intorno al mondo il 19 giugno del ’72. E’ affetto da un tumore maligno partito dalla colonna vertebrale. Un tumore che lo sta devastando. Come “terapia antidolore” sceglie gli immani colpi di maglio che gli saranno inferti dal passaggio di Capo Horn con un uragano forza 11. Tornerà a casa da quest’ultima regata fra sofferenze indicibili. Morirà il 26 agosto dello stesso anno, in una splendida giornata di sole. La foto aerea del passaggio di Capo Horn dice quale sia stato il livello dell’impresa.
Tafanus
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