L'ITALIA DEGLI SPRECHI INFORMATICI: Ecco l'ultimo scandalo della sanità siciliana - Una tessera che non serve a nulla. Con 400 mila copie mandate al macero, 90 mila intestate a defunti e tanti doppioni.
di Giuseppe Lo Bianco - L'Espresso
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L'hanno distribuita ad alcuni milioni di siciliani pescati nel caos anagrafico dai capricci di un computer, la stavano consegnando a 90 mila morti, l'hanno spedita a 21 mila cittadini non residenti in Sicilia e, in molti casi, l'hanno anche inviata due volte, con due lettere di accompagnamento firmate dal governatore Totò Cuffaro. È la compagna di vita, come l'ha battezzata lo slogan scelto per lanciare la tessera sanitaria: una card azzurra, plastificata, con gli stemmi dell'Europa, dell'Italia e della Sicilia, nome e cognome e codice fiscale e un microchip sopra la data di scadenza, 24 luglio 2011. Cuffaro l'ha definita una novità rivoluzionaria: doveva servire ai cittadini per eliminare code e alla Regione per monitorare la spesa sanitaria, che in Sicilia è sempre più una voragine. Ma a distanza di un anno si è rivelata solo un'inutile copia del codice fiscale. Non è servita nemmeno per sostituire il vecchio libretto sanitario. Insomma, un inutile pezzo di plastica, con risvolti di umorismo tragico degni di un'opera di Gogol.
L'ennesimo progetto-fantasma della sanità isolana parte alla fine del 2005, quando sull'onda dei piani di e-government, nasce "Sicilia e-innovazione": una società a capitale regionale per armonizzare e gestire tutti i progetti informatici della Regione. Gli obiettivi sono ambiziosi: si parla di cablaggio, banda larga, sportelli unici e reti civiche. La società poi mette su famiglia e genera un gruppo: "Sicilia e-Sanità", "Sicilia e-servizi" e infine "Sicilia e-reti", che vanno in liquidazione dopo l'entrata in vigore del decreto Bersani sulle liberalizzazioni e sul divieto di affidamenti diretti da parte della pubblica amministrazione.
Si fa in tempo, però, a stringere un accordo strategico con 'Lombardia informatica', una società pubblica partecipata dalla Regione guidata da Roberto Formigoni, che ha il suo centro di calcolo in Val d'Aosta e che entra con il 30 per cento nell'iniziativa palermitana. Grazie all'asse con Milano si parte: la tessera stampata in 4.800.000 esemplari viene presentata nel marzo 2006. Ha un microchip che, si dice, garantirà una serie di servizi, "sia in ambito pubblico che privato, il cui limite", è scritto nel comunicato stampa, "è soltanto la fantasia". Ma il progetto rivoluzionario non ha fatto i conti con l'anagrafe siciliana, e con quella sanitaria in particolare.
In Sicilia, dove l'informatizzazione delle reti è all'anno zero, le anagrafi non dialogano generando il caos totale. Ben 400 mila tessere vengono stampate con dati sbagliati e mandate direttamente al macero. Altre decine di migliaia sono spedite per errore. Accade infatti che i piccoli comuni, dove gli impiegati lavorano ancora a mano, comunicano solo dopo anni (o non li comunicano affatto) i nomi dei morti alla Regione per la cancellazione degli assistiti. Con il risultato che i medici di famiglia, in buona e in cattiva fede, continuano a percepire le indennità. Dopo avere inghiottito i dati, dunque, il cervellone stava per spedire la preziosa carta plastificata a oltre 90 mila morti. Le 'tessere ai defunti' vengono fermate all'ultimo momento. Nulla invece ferma il decollo della Cuffaro Card verso il resto della Penisola: perché oltre ai decessi, il computer ignora anche i traslochi e spedisce il tutto anche ai non più residenti. In 21 mila se la sono trovata nella casella della posta, pur non avendo più diritto ai servizi pagati dalla Sicilia.
In questo caso, la colpa sarebbe però dell'Agenzia delle entrate, che ha fornito i dati delle dichiarazioni dei redditi aggiornati all'anno precedente. Tra gli aventi diritto, invece, molti non l'hanno ricevuta. Mentre non mancano i doppioni. "Ho ricevuto due tessere e, purtroppo, anche due lettere di Cuffaro", racconta Renato Costa, leader della Cgil medici: "Il mio nome è stato inserito nella banca dati in due modi diversi. E come me, due volte l'hanno ricevuta numerose altre persone. Che senso ha avviare un'operazione simile senza prima riordinare l'anagrafe sanitaria, rendendola affidabile? Soprattutto, come si può pensare di garantire questo servizio ai cittadini se l'interfaccia naturale della tessera, gli ospedali e i pronto soccorso, non hanno i terminali informatici per inserire sulla carta le prestazioni?".
Oggi la tessera non serve sostanzialmente a nulla. Chi l'ha presentata in un ospedale francese per caricare i costi sull'amministrazione regionale ha ricevuto come risposta una risata ed è stato obbligato a pagare. E chi pensava di sostituire il vecchio libretto sanitario ha dovuto cambiare idea. Adesso è tutto fermo. Restano le società regionali, dalle quali sono usciti i lombardi, con le partnership, i dirigenti, le assunzioni, i contratti di forniture: tutto in attesa di un provvedimento della giunta regionale che superi l'impasse imposto dal decreto Bersani.
Costo dell'operazione? Cifre non ce ne sono, all'assessorato siciliano al Bilancio, che gestisce l'affaire dopo avere di fatto esautorato la Sanità, si parla di 'alcuni milioni di euro''. "Cuffaro dovrebbe scrivere una lettera ai siciliani per chiedere scusa per una sanità che, più che offrire servizi per tutti, sembra garantire affari per pochi", dichiara Antonello Cracolici, capogruppo ds all'assemblea siciliana: "L'informatica garantisce trasparenza, l'assenza mantiene il caos, dove è più facile fare affari. Questa, senza giri di parole, è una truffa".
E i compensi pagati dalla Regione ai medici di famiglia per i 90 mila assistiti deceduti? L'accordo con la Federmedici prevede che il denaro percepito indebitamente dai sanitari venga detratto dalle future indennità, senza interessi.
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L'inchiesta nata dalle mail a www.spreconi
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L'inchiesta pubblicata in queste pagine nasce dalla segnalazione di un lettore arrivata a www.spreconi, lo spazio creato sul sito web de L'espresso (www.espressonline.it) per denunciare gli sprechi delle pubbliche amministrazioni. Totò ha scritto il 26 marzo, indicando il sito della Regione Sicilia dove era presentata l'iniziativa della carta sanitaria. Il tutto con un brevissimo commento: "Questa cosa non esiste". Poche parole, che ci hanno messo sulla strada giusta per ricostruire l'incredibile vicenda della 'Cuffaro card'.
...Insomma, ti pareva che Formigoni si lasciava scappare un affare che rigiardava sia la sanità che l'informatica, il tutto in odore di "affidamenti diretti"... Poi, appena Bersani ha stabilito che si viaggiava per regolari gare d'appalto e non per "affidamenti diretti, l'interesse di Formigoni nell'affaire si è spento all'improvviso. D'altra parte "Lombardia Informatica" ha alle spalle una lunga e non gloriosa storia di inchieste giudiziarie... Comunque, anche se il progetto è finito nel cesso, quelli che Totò aveva assunto per portarlo avanti sono tutti al posto di combattimento, e, molto zelanti, ogni 27 del mese passano in Tesoreria...
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