Quando la farsa degenera in tragedia: Hanefi sarebbe ora accusato dai servizi afgani di omicidio per aver lasciato l'interprete in mano ai Talebani - Emergency chiede di nuovo l'intervento del governo per salvare il suo funzionario che mediò per Mastrogiacomo.- "lnconcepibile il disinteresse di Prodi, assurde le accuse contro Rahmatullah"
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ROMA - Emergency torna a chiedere con forza l'intervento del governo italiano per la vicenda Rahmatullah Hanefi e ritiene "inconcepibile il suo sostanziale disinteresse". Mentre circolano voci su accuse di omicidio per il funzionario della ong fondata da Gino Strada che mediò per il rilascio di Mastrogiacomo, l'organizzazione umanitaria punta il dito contro l'esecutivo, accusato di non fare abbastanza per il collaboratore afgano.
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"E' inconcepibile - sostiene Emergency - che il governo italiano prosegua nel suo sostanziale disinteresse, in considerazione anche del fatto che tutto questo sia relativo a una persona che è accusata per ciò che ha compiuto in attuazioni di richieste della presidenza del Consiglio del ministero degli Esteri". Fra l'altro, sempre per Emergency, le dichiarazioni del governo italiano sul fatto che l'uomo sia una cittadino afgano e quindi non c'è possibilità di intervento, "non hanno valore: erano cittadini afgani detenuti dalle autorità del loro Paese anche cinque prigionieri dei quali il governo italiano si è molto attivamente e insistentemente interessato fra il 16 e il 18 marzo, ottenendone la liberazione".
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Intanto, si moltiplicano anche le voci del mondo politico che chiedono un'azione immediata per la liberazione di Rahmatullah. ''Il governo italiano deve intervenire immediatamente su quello afgano per pretendere che al mediatore di Emergency, Rahmatullah Hanefi, sia assicurata subito l'assistenza legale e sia esclusa la possibilità della condanna a morte'', sollecita il presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi, che aggiunge: ''Le gravi notizie provenienti da Kabul richiedono che l'Italia esiga queste garanzie, non solo perché il mediatore di Emergency ha svolto la sua attivita' su richiesta del governo italiano, ma anche e soprattutto perché il nostro Paese si e' assunto il compito di concorrere alla costruzione del sistema giudiziario afgano''.
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"Sul caso di Hanefi il governo italiano intervenga immediatamente. Le accuse mosse contro il mediatore di Emergency sono ignobili. Il nostro esecutivo deve agire con atti concreti per salvare la vita a chi ha fatto tanto per la liberazione di Mastrogiacomo" dice la senatrice Manuela Palermi, Capogruppo Verdi - Pdci di Palazzo Madama.
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La situazione del funzionario di Emergency sembra essersi aggravata ulteriormente: secondo il Corriere della Sera, sarebbe accusato dai servizi segreti afgani di concorso in omicidio per aver lasciato l'interprete di Daniele Mastrogiacomo in mano ai Talebani e rischierebbe ora la pena di morte. Accuse non confermate dall'ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi, e che la stessa Emergency respinge totalmente. "Non è altro che l'ufficializzazione dell'accusa molto vaga annunciata giorni fa dall'ambasciatore afgano a Roma", ha commentato all'Agi Vauro, il vignettista che da un anno guida la comunicazione di Emergency.
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"Un'imputazione peraltro grottesca", ha continuato Vauro, "perché lo stesso Mastrogiacomo ha visto e raccontato che, nel momento della liberazione e cioè nel momento in cui era presente Rahmatullah, l'interprete Adjmal Nashkbandi era stato liberato dalle catene e avviato su un altro convoglio". Vauro ha riferito di avere sentito ultimamente Mastrogiacomo, che gli avrebbe "riconfermato i fatti". (23 aprile 2007) - Repubblica
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