Ho ricevuto questa lettera da una cara e giovane amica che, anche se non lo dice, è laureata in legge col massimo dei voti, e lotta da sempre contro questo nuovo mostro di istituto sociale (che di sociale non ha nulla) che si chiama "precariato"
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Caro Antonio, voglio raccontarti una cosa successami questa mattina, e mi piacerebbe avere un tuo parere.
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Come sai, mi considero un po' una cavia dei tempi che verranno, visto che sono laureata-sottoccupata/ disoccupata/ precaria e vivo in affitto in un quartiere diviso tra pensionati-proprietari e immigrati più o meno integrati. Ma ora ti racconto.
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Stavo andando al discount quando, a 50 m da casa, noto il solito cantiere di ristrutturazione edile: un palazzo era cinto e persino superato da impalcature, sulle quali lavoravano - sotto il sole cocente, fin oltre il quinto/sesto piano - due ragazzi probabilmente mediorientali, senza casco, corde o scarponi. Sollevavano le pedane di lamiera che servono da camminatoi per le impalcature tirandole su con una normalissima corda.Se quella corda si fosse spezzata, se il ragazzo in cima avesse avuto un giramento di testa per il caldo, sarebbe successa una tragedia. Insomma, quando la notizia lontana te la vedi sotto gli occhi.
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Si sono affollati tanti pensieri nella mia mente, in un solo attimo. Magari quei due ragazzi non sono assunti, e "magari" se vedono i carabinieri che arrivano a tutelarli gli prende un colpo, e...magari un corno! Il medico pietoso fa la piaga purulenta, la sicurezza e l'integrità fisica vengono prima di tutto, e inoltre certi atteggiamenti non aiutano né chi arriva in Italia né chi in Italia c'è nato. Perché chi arriva, a volte ha alle spalle una vita così disastrata da non aver mai conosciuto il concetto di dignità umana, e se non gli si da' la possibilità di conoscerlo, non avrà mai la capacità di essere un cittadino rispettato e rispettoso. E quante volte, anche per lavori più tranquilli - tipo colf - mi sono sentita dire "gli italiani non li prendiamo proprio in considerazione, perché: vogliono i contributi, l'assicurazione, il contratto. Come fossero richieste assurde, pecche, e non diritti. Oltre il pericolo concreto di morte, certe situazioni creano una spirale di "gioco a ribasso" su diritti civili ed umani. Diventa normale quello che fino a ieri era illegale. Insomma, basta!
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Volevo chiamare le forze dell'ordine dal cellulare e fare un filmato, ma un paio di vecchietti del quartiere mi guardavano male. Credo avessero intuito le mie intenzioni, e non volevo iniziassero a dire - quei discorsi li sento sempre gridare dal bar sotto casa, ti giuro che non li sopporto - che ai loro tempi la sicurezza era una "panzana" (e magari "quando c'era lui" i treni arrivavano puntuali?), una scusa per chi ha poca voglia di lavorare. Lo dicano davanti a un figlio con la schiena spezzata, che è giusto considerare la sicurezza una panzana. Dicano davanti a chi soffre ciò che la loro fortuna gli ha evitato, che i diritti sono "panzane" moderne.
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E se stanno lì a godersi la pensione al bar, facendo a botte per la Lazio e per la Roma (parlo di scene viste) lo devono a queste "panzane" di diritti, a questa "panzana" di costituzione. Così sono corsa a casa, per evitare il classico rimpallo tra 117 - 112 eccetera, ho cercato un numero diretto per la sicurezza nei cantieri e l'ho chiamato. Ho spiegato in dettaglio cosa avevo visto, loro mi hanno chiesto l'indirizzo preciso, hanno detto che sarebbero intervenuti subito subito. Io spero che facciano qualcosa, che intervengano davvero, e che quei ragazzi non si facciano male intanto. Che capiscano che la vita e la salute non sono monetizzabili.
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Tempo fa, scrissi pubblicamente di fatti analoghi, e mi rispose un ragazzo che lavora in Cina, dicendo che non capivo niente, che a "loro" gli fai un dispetto se non li fai dormire in fabbrica, perché hanno voglia di guadagnare, hanno una voglia di "scalare il mondo che gli brucia dentro", roba che "noi italiani ce la sogniamo".
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Ecco, Antonio, secondo me queste sono "panzane": Belle,buone, e molto pericolose, perché suadenti, capaci di trasformare la voglia di rispetto, di un equo dare-avere (il contratto di lavoro, come ogni contratto, si basa sul sinallagma), in "poca voglia di fare" che per la nostra società è quanto di peggio ci si possa sentir dire. Ti fanno sentire in colpa, un viziato, se chiedi il normale indispensabile. Ed a fermarsi un attimo, a pensarci un attimo, ci si chiede: insomma, quest'Italia deve entrare in Europa o nel Terzo mondo? E a quale standard dobbiamo tendere, all'Europa o al Terzo Mondo?? Dobbiamo tendere alla Svezia o alla Cina??? Sono un po' scossa, ti confesso, e amareggiata perchè penso al mondo.
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E poi, Antonio, tu che hai più esperienza del mondo, che ne hai visto anche uno diverso, spiegami, per favore, come spiegheresti a una figlia, perchè ciò che qualche decennio fa era doveroso - ad esempio la messa in regola contrattuale - ora è così oneroso da essere giudicato "impraticabile". Cos'è successo? Cos'é cambiato? Cosa abbiamo sbagliato? Cosa possiamo fare? Davvero basta un caschetto giallo a mandare in rovina un'impresa? Davvero dopo i 25 anni siamo troppo vecchi per chiedere un CCNL? Se la retribuzione media, in Italia, è inferiore a quella degli altri paesi europei, perché è così insopportabile? I soldi, che fine hanno fatto?
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Eppure ne girano, lo vedo, faccio siti adesso, spesso ho clienti dei quartieri bene. penso al disgustoso chirurgo e consorte, studio megalomane vicino a Via Nazionale, casa vicino al Quirinale, shopping da Prada, lamentarsi che non potevano assumermi come segretaria perché devono pagare l'affitto dello studio. Ed eccomi, qualche mese fa, segretaria a progetto con un finto contratto come ricercatrice psichiatrica.
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Che sta succedendo al mondo, Antonio? Mi spaventa, ora ho le energie per affrontare queste battaglie quotidiane... ma non si hanno 29 anni tutta la vita.
Un caro saluto.
SM
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P.S.: solo due cose devo aggiungere, ma sono importanti... Nessuno è intervenuto, io la denuncia l'ho fatta giovedì, e venerdì mattna i ragazzi pencolavano "sempre più in alto".. Quindi venerdì, furiosa, ho scatatto delle foto al cantiere, alla faccia dei vecchiazzi da bar. Foto di cellulare, per carità. Le ho mandate, raccontando il fatto, a La Repubblica e a vari onorevoli, di tutti gli schieramenti. Chissà se qualcuno leggerà... ti terrò informato.
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E poi, ho pensato..e - tieni conto che in casa non ho la tv - quanto comunque ci violentino il cervello con luoghi comuni deviati, tipo che chi lavora in nero ne ha vantaggio, e che chiedere sicurezza toglie lavoro e fa chiudere un'azienda. Quante palle escano, volino, rimbalzino, ogni giorno, e ci frastornino con il loro continuo, molleggiato rimbalzare. L'italia come un immenso quadrato di pallavolo. I media come un Giani - compaesano, sabaudiano come me, ex alunno di mio papà come me: fuori tema, ma un filo d'orgoglio ce vo' - deviato: potenti, micidiali.
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Ho ricevuto e tenuto in frigorifero questa lettera di Sonia per giorni, perchè non ho avuto il coraggio nè di rispondere, nè di non rispondere. Si chiama vigliaccheria dell’impotenza. Chiunque legga questa bellissima lettera, non può che essere d’accordo dalla prima all’ultima riga, ma poi? S. non sbaglia una domanda, ma io non riesco a trovare mezza risposta, se non una di quelle, caustiche ed inutili, che non risolverebbero il problema di S. e delle centinaia di migliaia di S. che ci sono in Italia.
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S. è una ragazza speciale. Qualcuno di voi l’avrà vista in un dibattito pre-elettorale (credo su Sky Tg24), con F.ed altri, nel ruolo della precaria di professione. Ha anche creato un sito sull’argomento. Da quell’incontro televisivo, nonostante F. abbia spesso citato S. nei suoi successivi dibattiti, come paradigma della follia del precariato eletto a sistema, nulla è cambiato. Con una battuta di quelle che io odio per primo, si potrebbe dire che l’unico cambiamento visibile è stata la trasformazione dei co.co.co (nome molto ridicolo e molto ipocrita), in co.co.pro (nome un pelino meno ridicolo, ma altrettanto o forse più ipocrita.
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Nei prossimi giorni leggerò e rileggerò questa lettera, finchè non troverò una parola di “fondata speranza” da dire a S.. Fate tutti altrettanto, vi prego. Cerchiamo una parola di conforto CHE ABBIA UN SENSO. Cerchiamo una soluzione. Prima che questa generazione di disperati arrivi di nuovo, trent’anni dopo, alla conclusione che l’unica strategia possibile sia quella di ritornare alla P38.
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L’altro giorno un ragazzo come S. mi ha fatto notare che MA, enfant prodige della finanza italiana, è stato cacciato dall'azienda, ma contemporaneamente è stato liquidato con 50 milioni di euro, 100 miliardi di vecchie lire. MA è un genio di 43 anni, che presumibilmente lavora da meno di venti. Però il suo futuro (ed anche quello dei suoi figli e dei suoi nipoti) è assicurato. Se vorrà vivere senza patemi, potrà investire questo patrimonio in BTP, e tirarne fuori oltre 300 milioni di lire al mese (oltre 10 milioni di lire al giorno) solo staccando cedole. Cosa dico a questo ragazzo e a S? come glielo spiego che ad A. hanno regalato una “buonuscita” pari a 100.000 mensilità da co.co.pro, sempre ammesso che S. riesca a trovare tutti i mesi un tale fantastico introito? Aiutatemi a dare delle risposte.
Tafanus
NICOSIA (Cipro) - Fate la guerra, non fate l'amore. O, almeno, fatelo nei modi più tradizionali possibili. Il vecchio adagio figlio della rivoluzione sessuale e pacifista anni '60 viene rovesciato proprio nella terra che, secondo la mitologia greca, ha visto nascere la dea dell'amore Afrodite: l'isola di Cipro. Dove le autorità locali hanno messo fuori legge un nuovo modello di vibratore. Motivo? Il telecomando senza fili che lo aziona, che ha un raggio di azione di sei metri, ed è per questo accusato di essere "una minaccia alla sicurezza nazionale". Le onde radio che emette, insomma, interferirebbero con i sistemi militari.