Nathaniel Adams Coles, detto Nat, è nato n Alabama nel 1919. Il padre era diacono della chiesa battista. La famiglia si trasferì a Chicago quando Nat era ancora un bambino; qui il padre divenne ministro di culto mentre la madre Perlina era l'organista della chiesa. Fu lei ad insegnare al figlio a suonare il pianoforte fino all'età di 12 anni, quando Cole inizio a prendere regolari lezioni. Egli fu avviato allo studio non solo del jazz e della musica gospel, ma anche della musica classica.
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La famiglia viveva a Bronzeville, un sobborgo di Chicago, famoso negli anni 20 per la sua vita notturna e per i locali jazz. Nat usciva di casa di nascosto per passare gran parte del suo tempo fuori dai club, ascoltando artisti come Louis Armstrong, Earl Hines. Ispirato dalla musica di Earl "Fatha" Hines, iniziò la sua carriera artistica a metà degli anni 30, mentre era ancora un ragazzino, con il nome di Nat Cole. Insieme a al suo fratello maggiore Eddie Coles, bassista, incise il suo primo disco nel 1936. I due ebbero un qualche successo locale nell'area di Chicago ed incisero per etichette specializzate in musica nera. Cole prese parte ad un tour nazionale dedicato al revival del ragtime. Giunto in California, Cole decise di fermarsi a Los Angeles, dove formò il Nat King Cole Trio.
Il trio era formato da Nat King Cole al pianoforte, Oscar Moore alla chitarra, e Wesley Prince al basso elettrico. Il trio suonò a Los Angeles durante l'ultima parte degli anni 30 e registrò molte sessioni radiofoniche. Cole era considerato un importante pianista jazz, tanto da apparire nei primi concerti del ciclo Jazz at the Philharmonic. La sua formazione di piano, basso e chitarra, rivoluzionaria all'epoca delle big bands, divenne popolare nell'ambiente del jazz e fu imitata da molti musicisti, tra cui Art Tatum, Ahmad Jamal, Oscar Peterson, Tommy Flanagan ed i pianisti blues Charles Brown e Ray Charles. Partecipò inoltre come pianista ad alcune sessioni con Lester Young, Red Garland e Lionel Hampton.
Cole non raggiunse il grande successo fino a quando non incise "Sweet Lorraine", nel 1940. Benché cantasse ballate con il suo trio, era molto timido riguardo alla sua voce. Pur andando fiero della sua buona dizione, non si considerò mai un grande cantante. Il suo stile suadente, tuttavia, ben contrastava con l'approccio aggressivo di molti cantanti jazz.
Negli anni '50 la popolarità di Cole era così grande che l'edificio della Capitol Records, a Hollywood, era spesso chiamata The House that Nat Built, ossia "la casa che Nat ha costruito".
Cole raggiunse il grande pubblico con la canzone Mona Lisa, del 1950, che giunse in vetta alle classifiche. Con questo brano iniziò una nuova fase nella sua carriera, finora dedicata alle ballate pop, benché mai troppo lontana dalle sue radici nel jazz.
Cole fu il primo artista afro-americano ad avere un suo programma radiofonico e bissò il suo successo nei tardi anni '50 con il primo show televisivo a copertura nazionale condotto da un afro-americano. In entrambi i casi i programmi non durarono molto, furono cancellati perché gli sponsor - non volendo legarsi ad un artista nero - si ritirarono. Cole combatté il razzismo durante tutta la sua vita, rifiutandosi di esibirsi nei locali dove venivano applicate le norme della segregazione razziale. Nel 1956 fu attaccato sul palco a Birmingham (Alabama) da membri del White Citizens' Council che sembrava volessero rapirlo. Nonostante le ferite riportate, Cole terminò lo spettacolo e giurò di non tornare mai più ad esibirsi nel sud degli Stati Uniti, cosa che non fece più.
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Nat King Cole, che era un forte fumatore, morí di cancro al polmone nel 1965, a 46 anni.
(Fonti: Wikipedia, Jazz in Italia, Jazz Enciclopedia, The American Jazz Revue)
Quelli della mia generazione hanno preso, almeno una volta nella vita, una cotta per qualcuno o qualcuna, sotto l’impulso di qualche vecchio 78 giri suonato su un giradischi a carbonella, di quelli che al posto della puntina avevano un chiodo. Io ho molte ragioni per amare la famiglia Cole: innanzitutto lui, Nat King Cole, la sua caldissima voce nera da fumatore accanito, ed il suo trio jazz, per l’epoca molto innovativo.
In secondo luogo, sono sempre stato affascinato dalla sua capacità di limitare il proprio successo, pur di rimanere coerente con le proprie battaglie contro il razzismo e il segregazionismo.
Infine, mi ha sempre affascinato il suo sodalizio artistico con la figlia Natalie, grande voce naturale. Non è facile fare “qualcosa insieme”, nel campo della musica, ad un proprio figlio. Loro ci sono riusciti splendidamente, producendo alcuni duetti di struggente bellezza. In questa puntata (ce ne sarà in futuro un’altra, dedicata alla sola Natalie, che la merita tutta), in offerta speciale offriamo al vostro ascolto due brani, entrambi stupendi: il primo è per Nat King Cole che canta e suona il piano col suo Trio; il secondo è uno splendido duetto "virtuale" di Nat con la figlia Natalie:
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