Caro Poverini, me lo lasci dire (tanto lo dico lo stesso): trovo la sua lettera ad Augias allucinante, e la risposta di Augias, che in altre occasioni ho apprezzato, incommentabile. Non commenterò TUTTA la sua lettera, ma solo i passi che mi hanno colpito di più.
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Cominciamo da quello che dice di se: indubbiamente una vita gratificante. Posto sicuro, al Quirinale, dove anche un commesso guadagna quanto tre metalmeccanici, o quanto sei extracomunitari in nero. Bella famiglia, buone letture, immagino una bella casa... e poi "...l'etica del lavoro, i valori della tolleranza..." Complimenti.
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Poi, però, a rovinare questo quadretto idilliaco, arrivano nel suo campo visivo questi extracomunitari e le rovinano la vita, fino a farla diventare, per sua ammissione, razzista.
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Non si illuda: non voglio fare un'approfondita analisi della sua trasformazione. Lei è un caso assolutamente tipico, assolutamente banale. Un signore "colpito da benessere", o quantomeno da inossidabile tranquillità, incapace di capire i problemi di chi vive di espedienti, di soprusi fatti e ricevuti,di alloggi precari, di cessi comuni sul ballatoio, di sopportazione di piccoli e grandi episodi di razzismo, di code punitive alla posta o alla questura, di odio diffuso. Lei, semplicemente, questi problemi non li vede. Non rientrano nel suo campo visivo. Niente attenuanti. Se quello che hanno non va loro bene, che se ne tornino sull'albero da cui sono scesi.
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Signor Poverini, sono contento che lei abbia delle brave figlie, con le quali lotta quotidianamente contro i tronisti, le veline ed i grandi fratelli. Però io le sue figlie non devo avere avuto la fortuna di incontrarle mai. Vede, amico, io ho 69 anni. Spesso non li dimostro. Però quando sono stanco, tirato, o reduce da un intervento operatorio, li dimostro. Sa? non mi è mai capitato che in metrò io abbia incontrato una di queste brave e benestanti ragazze italiane, ben educate, che mi abbia detto "vuole sedersi"?... anzi, rettifico, una volta mi è capitato. Era una ragazza, neanche tanto giovane: della Sierra Leone.
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“...non c'è stata una molla scatenante, un atto di violenza compiuto verso di me o la mia famiglia o amici, ma un continuo stillicidio di fatti letti, di violenza vista, di sicumera da impunità, di moralità calpestata, di identità violata e violentata, di fatti raccontati da persone sconosciute su un tram o una metropolitana...” Di fatti raccontati??? è perchè non frequenta anche il Bar Sport? Qui in Patania ne sentirebbe di bellissime, ed avrebbe un alibi ancora più forte per diventare razzista senza sensi di colpa.
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“...ad una signora anziana che ha tossito (forte e ripetutamente) sul tram la giovane ragazza slava seduta davanti a lei ha detto: "Se sei malata devi scendere, vecchia!!...”.
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Certo, Poverini, una maleducata. Ma lei si è chiesto se magari questa anziana signora le stesse sputacchiando addosso la sua tosse senza neanche mettersi una mano davanti alla bocca? o se magari cinque minuti prima questa ragazza era stata vittima di uno dei cento episodi quotidiani di razzismo, magari da un’altra anziana signora italiana, e quindi per definizione “perbene”?
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Vede, signor Poverini, anche mia moglie ha ricevuto un’educazione (familiare e scolastica) non inferiore a quella che circola nella sua famiglia. Anche mia moglie sa che ci sono immigrati non esattamente educati ad Oxford. Mia moglie lo sa tanto bene, che due sere alla settimana si arma di pazienza, e va a fare – gratis – dei corsi di lingua ad extracomunitari. E mentre insegna l’italiano, ne approfitta per insegnare anche qualcosa d’altro (per esempio le leggi italiane, le buone maniere... cose così)...
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Posso chiederle, signor Poverini, cosa facciano di utile le donne della sua famiglia per lenire il disagio (e/o per migliorare l’educazione) di questi scimmioni?
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Poi, dato che lei è Poverini, e quindi sfortunato, ne incontra un’altra alla quale un’altra anziana signora chiede il posto a sedere. Sempre extracomunitaria. Chiede QUEL posto perchè è extracomunitaria? macchè... useless to say... perchè è la prima che incontra. E’ sicuro, signor Poverini, che non abbia adocchiato la diversa pensando di avere un “maggior diritto”? Capita, sa?
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Però lei è anche un uomo fortunato e coraggioso: perchè le capita (nello stesso giorno) di compiere due atti eroici, fra ali di folla plaudenti: prima di buttar fuori una extracomunitaria dal pullman, poi, a ruota di “sventare un furto di due zingarelle”. Ad un turista di Palermo riesce a far “recuperare la refurtiva” (peccato che non si perda in dettagli...)
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Poi avverte la presenza di un branco ed avverte la polizia, che non si muove. Non ci spiega se attribuisce agli extracomunitari anche l’immobilismo della polizia, o se erano poliziotti neri.
“...di fronte agli stupri che avvengono, troppo frequentemente, in varie città italiane, mi chiedo: e se io stuprassi una giovane araba alla Mecca o a Casablanca, se venissi preso dalla locale polizia a cosa andrei incontro?...”
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L’unica cosa che non si chiede (forse perchè tira giù la saracinesca del cervello e quella del cuore), è come mai oltre il 95% degli stupri (dati del Viminale) avvengano da parte di bravi italiani, e addirittura in ambiti domestici (incesti inclusi). Si chieda, Poverini, allarghi l’area delle sue domande.
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Poi si fa anche altre domande, sui bambini che vengono mandati a scuola coi pidocchi... sa, Poverini? c’è stato un periodo nel quale in un liceo classico di Milano, un liceo “bene”, nessun immigrato, c’è stata una infezione di pidocchi. I pidocchi esistono, e se fra gli immigrati sono più diffusi che fra gli italiani, forse la colpa è di chi non consente loro un livello “civile” di vita, non trova? Lei personalmente ha mai fatto nulla per aiutarli? o si limita a scrivere ad Augias e a catechizzare le sue figliole contro veline e grandifratelli? Opera meritoria, ma si può fare di più, mi creda.
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Lei è letteralmente “straziato” dal fenomeno delle giovani prostitute-schiave. Bravo Poverini, concordo con lei. Poi però leggo meglio, e capisco che lei non chiede di reprimere la prostituzione-schiavitù di queste disgraziate. No, per lei sarebbe sufficiente “vietare la prostituzione in strada”; così il suo campo visivo sarebbe salvo. A lei, poverini, delle giovanissime prostitute-schiave non fotte un cazzo. A lei interessa che le strade che percorre siano “dignitose”. Giusta aspirazione, ma proviamo a chiamare le cose col loro nome, e non prendiamoci per il culo, come dicono gli inglesi che hanno studiato a Oxford.
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“...sta crescendo ogni giorno di più l'intolleranza, sta montando l'odio per lo straniero e nessuno fa nulla per spegnere queste pericolosissime braci...”
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E’ inesatto, signor mio, gente come lei sta facendo di tutto: solo che lo fa nella direzione sbagliata, quella dell’incremento dell’odio razziale. Si guardi allo specchio, si ascolti, si legga: lei non sta “diventando” razzista; lei lo è già diventato, o lo è sempre stato.
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Lei vuole la legalità? ne sono convinto, la vogliamo tutti. Ci produca un suo scritto, una sua lettera ad un giornale, una sua petizione al suo datore di lavoro Napolitano, con la quale chiede che Previti vada a casa (avendo una condanna definitiva sulle spalle); che i venti ladroni che siedono in parlamento siano cacciati a calci in culo. Dobbiamo fare pulizia? facciamola, ma le grandi pulizie si iniziano da casa nostra, e dai piani alti, mai sentito che si inizi dallo scantinato.
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