di Edmondo Berselli
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Con l'affare Mediaset-Endemol è finito il duopolio televisivo. Perché le reti pubbliche diventeranno sempre più inutili, residuali e asservite ai partiti
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A raccontarlo non ci si crede. Soltanto in un non-mercato come quello del sistema televisivo italiano poteva accadere che uno dei due rami dell'oligopolio, Mediaset, acquisisse dagli spagnoli di Telefonica la struttura creativa e produttiva, Endemol, che fornisce i programmi di massimo ascolto della Rai. Regala anche alcune patacche, per la verità, tipo 'Colpo di genio': ma in qualsiasi area di mercato, in altri settori economici, una qualche autorità antitrust avrebbe acceso fari e faretti sulla transazione, a causa di un intreccio anticoncorrenziale fin troppo evidente.
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Invece il settore televisivo assiste con stupore ammirato e comunque senza troppo scandalizzarsi a un'operazione che non si sa come definire: endogamia televisiva, intreccio incestuoso fra soggetti che dovrebbero essere in concorrenza, proliferazione di conflitti d'interessi che nessuna norma e nessuna agenzia di controllo sembrano ormai in grado di correggere, a dispetto dei progetti di ridisegno del sistema tv e delle norme sul conflitto d'interessi. A cui si aggiungono veli di ipocrisia, e aria di superiorità internazionale rispetto ai ragionamenti da cortile di casa, quelli che chiamano in causa la politica nostrana. Perfino il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, che minimizza, per prudenza: "Basta con questa impostazione tutta domestica, l'Italia è solo uno dei 25 paesi dove opera Endemol".
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Ora, che il mercato televisivo sia una finzione giuridica e politica dovrebbe essere fuori discussione. Ma registrare le parole di Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri che garantiscono che Endemol resterà un'entità autonoma, attiva e florida grazie alla propria creatività, completamente libera nell'azione e rispettosa del rapporto con la Rai, provoca un'impressione singolare: non dissimile, in fondo, dall'effetto che hanno sempre provocato gli spergiuri con cui Silvio Berlusconi è abituato a garantire che le reti Mediaset operano liberamente, in modo perfettamente autonomo dalla politica e dalla sua volontà. Anzi, talvolta premurandosi di aggiungere, con un tocco da fuoriclasse, che l'informazione Mediaset, i telegiornali, le rubriche e i talk show sono covi della sinistra.
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Tuttavia si può anche prescindere per qualche momento dal timore che Mediaset diventi padrona di spazi e quote di ascolto, nonché di pubblicità qualificata, della Rai. È vero che la libertà creativa e l'autonomia della futura e mediasettizzata Endemol dipendono esclusivamente da un atteggiamento discrezionale di Mediaset; ma non è il caso di sottilizzare, dicono le parti più interessate, e neppure di nutrire sospetti preventivi.
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Sarà per questo che il capo del governo di centrosinistra, Romano Prodi, ha assunto una posizione di serenità sovrana, caratterizzata dall'ottimismo sulle sorti dell'emittente pubblica e da un atteggiamento politicamente generoso verso l'altro ramo del duopolio: "Vedo con favore il rafforzamento di un'azienda italiana, che in questo modo incrementa anche un certo tipo di esperienza e di conoscenza". Mentre il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha parlato dell'acquisizione di Endemol come di un successo, "la spinta verso la diversificazione di un settore, che noi dobbiamo incoraggiare". A sua volta, Pier Luigi Bersani non si è mostrato preoccupato per il rafforzamento di Mediaset, che potrebbe diventare il maggiore fornitore della Rai, in quanto "l'azienda Rai farà autonomamente le sue scelte" [...]
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Uno spirito polemico potrebbe concentrarsi su queste affermazioni e rilevare semplicemente che esse prescindono da qualsiasi logica fattuale. Sono parole. Peggio, sono il riconoscimento a priori che in futuro l'azione di Endemol, cioè in ultima istanza di Mediaset, dipendono esclusivamente da un'intenzione benevola della dirigenza berlusconiana. Il che non sembra deporre a favore del funzionamento razionale del mercato. Anzi, si configura una specie di privatizzazione ermafrodita, in cui tutto appare affidato a decisioni discrezionali, alla buona disposizione di spirito delle reti Mediaset.
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A una visione oggettiva, o anche solo banalmente empirica, del mercato televisivo, si tratta a prima vista di una mostruosità funzionale; in secondo luogo, che le autorità di garanzia non siano in grado di intervenire né di spendere una parola su un caso così plateale di ulteriore distorsione della concorrenza costituisce un nuovo straordinario capitolo del pasticcio televisivo all'italiana [...]
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Già: un consiglio d'amministrazione indebolito dal rinvio a giudizio dei membri di centrodestra in seguito al caso Meocci (l'ex direttore generale dichiarato incompatibile, con il codicillo della multa di 14,3 milioni alla Rai); un consigliere, Angelo Maria Petroni, sfiduciato dal ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa ma sostenuto a lame roventi dai berluscones; il direttore Cappon alle prese con le nomine bloccate, le strategie frenate, gli ascolti calanti, una serie di flop da rasentare l'assurdo, dalla Ventura a Funari.
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E ora il blitz clamoroso di Mediaset. Ce n'è abbastanza per sollecitare misure della massima urgenza. "Macché urgenza, qui siamo al dramma", replica Celli: "Se circolasse un po' di buonsenso, si approfitterebbe dell'affare Endemol per cambiare marcia. Fare piazza pulita e impostare una strategia seria dal punto di vista societario, aziendale e industriale. Vale a dire che risulta ormai indispensabile differenziare funzionalmente la Rai, separando il cosiddetto servizio pubblico, affidato al canone, da una Rai commerciale, in grado di stare sul mercato. Da una parte una tv 'minolizzata', per capirci, e dall'altra una entità televisiva finanziata dalla pubblicità. Altrimenti, continuare a far gestire la Rai da ex politici significa consegnarla al fallimento".[...]
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...che dire? le entusiastiche dichiarazioni di Gentiloni, di Prodi, di Bersani, lasciano di sale. Qui, anzichè andare verso la soluzione del conflitto d’interessi e verso un maggior pluralismo, il nano non vuole solo conservare intatto il suo potere mediatico, incestuato con le sue ambizioni politiche, ma di fatto lo rafforza, impadronendosi del fornitore pressocchè unico di programmi, il quale da domani potrà, checchè ne dica Piersilvio (perchè adesso parla anche Piersilvio!) decidere quale merda di scarto lasciare alla RAI, e cosa tenere per Mediaset. Nel frattempo la RAI tiene rigorosamente chiusi nei sottoscala a far niente o quasi personaggi come Freccero, e si è definitivamente dimenticata di personaggi come Guglielmi che hanno inventato Rai Tre, quella che ha fatto tutto quello che di guardabile c’è ancora oggi in TV...
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