Dunque abbiamo esaminato I tipi di investimento tradizionali del risparmiatore, quale mercato monetario (denaro a breve), finanziario (denaro a medio e lungo termine) e mobiliare (azioni e contratti di borsa). Oggi voglio cominciare con I fondi di investimento, non senza fare una parentesi per trattare delle relazioni sintetiche esistenti tra fondi e TFR, argomento molto attuale.
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Come ho anticipato I fondi sono semplicemente una scatola con un certo contenuto fatto appunto di strumenti monetari, mobiliari e finanziari, la cui conoscenza é necessaria per poter scegliere , nonchè altre particolari attività di natura reale come metalli preziosi, immobili, materie prime, merci quotate, di cui parleremo a suo tempo se vorrete. Il concetto ispiratore del fondo é che una singola attività finanziaria di fatto concentra il rischio su un unico mercato ed un unico soggetto, dovendo l`investitore stesso assumersi l`onere di decidere come diversificare per ripartire il rischio. Invece il fondo acquisendo una certa precostituita pluralità di strumenti fornisce questo servizio al risparmiatore. Servizio che si suppone di primaria qualità essendo il fondo diretto da professionisti qualificati. E qui sta il rischio dei fondi: la loro GESTIONE. Difatti indipendentemente dal tipo di fondo che si sceglie (tutti dovrebbero essere creati per guadagnare e quindi far guadagnare I possessori delle quote) gli elementi che fanno premio sono la qualità professionale dei gestori ed I costi di gestione proporzionati al rendimento.
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Cose bellissime in teoria, ma che se andiamo ad esaminare in dettaglio scopriamo che la stragrande maggioranza dei fondi esistenti (ve ne sono decine di migliaia) realizza prestazioni (performances) INFERIORI alla media del mercato su cui operano (benchmark) e ciò o in causa di errori gestionali, oppure più frequentemente per stratosferici costi di gestione e collocamento. Per capirci: un fondo bilanciato é un contenitore che a seconda del tipo di rischio accettato possiede strumenti finanziari e monetari tra il 30 ed il 60 % del proprio attivo ed azionari per la differenza. Chiaro che non ci sono poteri magici, per cui se I mercati perdono questo tipo di fondo certamente non guadagna, ma occorre anche sapere che al risultato lordo della gestione operativa (positivo o negativo che sia) occorre algebricamente sommare I costi di gestione e collocamento, con la conseguenza che certamente il possessore del fondo guadagnerà di meno o perderà di più rispetto al caso in cui fosse lui stesso a detenere in proprio le medesime attività possedute dal fondo. La convenienza sta nel fatto che si suppone che I gestori siano più abili ed abbiano più mezzi e conoscenze del singolo risparmiatore e quindi possano realizzare un risultato operativo che anche dedotti I costi di gestione assicuri al singolo risparmiatore un utile maggiore di quanto conseguirebbe lavorando in proprio.
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Ora dato che I fondi per esistere devono muovere capitali ingenti, ben oltre alle disponibilità di un singolo risparmiatore anche agiato, I costi di gestione normalmente costituiscono una percentuale esigua dei guadagni e dell`attivo, per cui sono normalmente sopportabili. Invece quelli che rovinano il risparmiatore sono I costi di collocamento e le varie gabelle di entrata, uscita, gestione annuale (dico gabella perchè é un costo in più essendo I veri costi di gestione già dedotti in precedenza.) Mi spiego. I costi di collocamento sono quei compensi che vengono pagati agli intermediari che collocano presso il pubblico le quote dei fondi. Ovvero un fondo bilanciato ha un capitale di 100 milioni diviso in quote da mille euro. Ovviamente lo staff di guru della finanza che opera sui mercati per il fondo non ha tempo di andare di casa in casa a vendere le quote, per questo si rivolge a banche, assicurazioni, SIM (società di intermediazione immobiliare, ed altri enti (a volte non abilitati) per piazzare le quote. Non basta, le banche e le assicurazioni, nonchè le grandi società di intermediazione, a loro volta subappaltano il collocamento ad enti più piccoli oppure a singoli promotori finanziari. Tutta questa gente lavora con il principio dei commessi viaggiatori (o degli agenti assicurativi) ovvero della doppia provvigione. Una provvigione % sull`affare concluso, un`altra provvigione annua % più ridotta, per compensare il permanere dei capitali investiti. Tutta questa struttura costa parecchio, necessitando di persone e mezzi cospicui. Tutta questa struttura la pagano I risparmiatori. Ora capite perchè la stragrande maggioranza dei fondi non riesce a fare il benchmark, benché si lavori con competenza. (non parliamo poi se si sbaglia, si ruba o si I mercati vanno male). Inoltre bisogna star attenti ad un grosso equivoco, DISTINGUENDO SEMPRE TRA GESTORE E COLLOCATORE. Ovvero vi possono essere fondi collocati dalla banca X, morale e solvibile, ma gestiti dal signor Brambilloni che nessuno conosce essendo al primo impiego. Ora capite che il risparmiatore tende a confondere le due cose, pensando che sia la banca X a dirigere il gioco, mentre non é vero prendendo la banca X solo una lucrosa provvigione, pagata ovviamente dal risparmiatore.
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Qui interrompo la trattazione per entrare nel tema TFR/Fondi. Occorre subito fare una basilare distinzione tra INVESTIMENTO e PREVIDENZA. Son cose che sembrano eguali, anche perché non di rado usano gli stessi strumenti di mercato, ma SONO BASATI SU CRITERI DI GESTIONE DIVERSI. L`investimento é una forma di speculazione, oppure un insieme di operazioni tese a conservare un certo capitale. La previdenza ha invece lo scopo di assicurare certi determinati mezzi ad un soggetto, a partire da una sua certa età anagrafica, come pure ad assicurare un`adeguata copertura finanziaria qualora si verificassero alcuni eventi probabili, ma non certi. L`ottica dell`investitore é il rapporto tra capitale, rischio sul capitale, utile sperato. L`ottica di chi fa previdenza Ê ESSER CERTO DI AVERE QUEI MEZZI CHE RITIENE ADEGUATI A PARTIRE DA UNA CERTA ETA’, OPPURE NEL CASO SI VERIFICHINO CERTI EVENTI. Mi spiego: io investo 100 in certi titoli che rendono il 5%. Se ogni anno prendo 5 ed alla scadenza prendo 100 sono soddisfatto. Faccio previdenza invece se ritengo di aver bisogno di 100 al mese a partire da 65 anni quando so di essere inabile al lavoro (o voglio ritirarmi) e per questo spendo oggi che ho X anni 10 al mese. IN questo secondo caso non conta quello che mi renderebbero in valore assoluto I 10 che investo al mese, quanto la sicurezza di avere il 100 a partire da 65 anni e che questo 100 mi basti per vivere.
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Nell`investimento io ho un rischio di mercato, nella previdenza ho un rischio di vita, un rischio di solvibilità futura di chi raccoglie I miei versamenti ed un rischio di costo futuro della vita. L`investimento dipende da oggettivi dati di mercato, la previdenza da dati di mercato, da sviluppi macroeconomici e legislativi futuri ed incerti, da una certa situazione assolutamente soggettiva. Quindi vedete che la previdenza é più rischiosa dell`investimento. Stabiliti questi concetti capite che la risposta in soldoni se tenere il TFR presso il datore di lavoro o l`INPS, oppure investirlo in fondi pensione di qualsiasi tipo dipenda dalla situazione personale di ciascuno.
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I parametri da tenere in conto sono: la solvibilità di chi ha in deposito I vostri soldi e la possibilità dello stesso a corrispondervi a scadenza quanto necessario per far fronte alle vostre esigenze previdenziali. Esigenze che voi ORA dovete stimare, deducendo dalle stesse quei redditi permanenti di cui disponete e credete resteranno tali al momento della cessazione della vostra attività lavorativa. Posso concludere con un parere personale. Sottolineo, PERSONALE, OPINABILE, NON PROFESSIONALE. Io, convinto appunto che la previdenza sia più rischiosa dell`investimento, non essendo un genio della finanza, non disponendo di capitali berlusconiani, non fidandomi degli amici e degli amici degli amici che appunto per dare il buon esempio I loro soldi li portano in Svizzera, a Montecarlo o nelle Bahamas, preferisco tenere disponibile quanto possiedo, senza impegnarmi in operazioni, magari serissime e vantaggiosissime sulla carta, ma che però avendo scadenza fortemente differita nel tempo, potrebbero riservarmi tali sorprese da farmi vedere anziani sorci verdi con la barba blu. Per cautelarmi da buon Cipputi pratico l`investimento a fini di risparmio, per costituirmi un piccolo ma sicuro capitale, di cui conosco e posso disporre I movimenti. Capitale che magari non é solo di carta moneta, ma anche in modesti mattoni, tutti pagati perchè I debiti non fanno previdenza, che possano assicurarmi un altrettanto modesto tetto per la mia vecchiaia. Il rischio più grosso che io vedo non é la pensione o le sue forme equivalenti, bensì il trattamento sanitario/assistenziale specializzato al quale – da vecchi – porre rimedio é molto più difficile.
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Infine non mi piace tutta questa insistente propaganda che invita alla previdenza alternativa, citando nomi altisonanti di banche ed assicurazioni, senza però dirmi minimamente in qual modo questi signori investiranno I miei soldi, nè quali garanzie di restituzione futura mi daranno. Sarò malfidente ma faccio come il mio cane che sotterra I suoi ossi in un posto che neppure io conosco.
Grazie per l`attenzione.
ES
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