Gli articoli di D'Avanzo e di Bonini su Repubblica, citati da Claudio, sono le prime due cose che ho letto stamattina. Come sempre informati, illuminanti. Dopo aver stappato il caffellatte per lo scampato pericolo, e per la maggioranza imprevedibilmente ampia con la quale è stato respinto l'ennesimo, patetico tentativo di "spallata" del nano, non sono riuscito a gioire. Non mi hanno aiutato, in questo, neanche le facce livide di La Loggia, La Russa, Matteoli, e di altri fascisti dello stesso spessore, ai vari "dopo-teatro" in TV. Non ho gioito, perchè abbiamo, ancora una volta, vinto combattendo nella maniera sbagliata.
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Intanto questa guerra non doveva neanche iniziare. Dato l'ampio materiale contro Speciale, (vedi su Repubblica il PDF con la requisitoria di Padoa Schioppa), avremmo potuto e dovuto mandare a casa questo fellone senza spiegazioni, e soprattutto senza offerte di poltroncine alternative. Vorrei che questo governo adottasse, una volta per tutte, l'etica del "chi sbaglia paga", senza buonuscite di alcun genere (vedi anche il caso Pollari).
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Poi lo stesso Visco (per il quale ho sempre tifato e sempre tiferò) non ha gestito la cosa in maniera ottimale. Avrebbe, fin dal primo momento, potuto dire, senza remore, chi era Speciale. E avrebbe dovuto, fin dalle prime accuse della destra, elencare le porcherie fatte dal centro-destra (non perchè queste autorizzino noi a farne di uguali, ma per tappare fin dall'inizio certe bocche di fogna). Io mi auguro comunque che il centro-sinistra trovi, nonostante questo, la forza di restituire, e in fretta, le deleghe sulla GdF a Visco: per il bene delle finanze pubbliche italiane, per riaffermare la sostanziale innocenza di Visco, e, infine, perchè se bastassero i peccati veniali addebitati a Visco per chiedere le dimissioni a un uomo di governo con l'accusa di "opaca gestione", mezzo esecutivo, ad iniziare da Prodi, dovrebbe andare a casa.
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Infine, anche se "è bene tutto ciò che finisce bene", resta intera l'amarezza per come si sia comportato Di Pietro (ma cazzo, le cose che ha appreso in Parlamento, dando fiato ai tromboni fascisti per un giorno intero, e mettendo a rischio la fragile tenuta del governo, non poteva chiederle direttamente a Visco o a Padoa Schioppa? non poteva leggere i giornali, dove c'era già scritto tutto? c'era proprio bisogno di chiedere un dibattito che TUTTI abbiamo letto come richiesta di sfiducia individuale verso uno dei più efficienti membri dell'esecutivo? E tutto questo da uno che qualche osso - se non qualche scheletro intero - dalla sua vita precedente, e anche da quella recente, se lo porta pur dietro? Ma perchè non riesce a mettersi un po tranquillo, a far dimenticare i "santoni" e i "gaglioffi" che ha candidato, ad occuparsi di infrastrutture, e ad abbandonare per qualche mese la pratica di "farsi i cazzi degli altri", specialmente quando, come i fatti hanno dimostrato, non ha sufficiente legna da ardere?.
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In questo tentativo di suicidio collettivo (avete presenti le balene che si spiaggiano per perdita del senso dell'orientamento), non hanno mancato di inserirsi il solito Mastella ("se non passa l'OdG della maggioranza, è crisi"), e un misterioso peone della SVP, che ha strappato, contro voto, la sua promessina fiscale con la quale tornare per il prossimo week-end sulla "main street" del suo paesello a fare lo struscio elettorale.
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Ed ora attenzione, perchè i Mitrokhin e i Conte Igor non sono esauriti. Non si è ancora spenta l'eco di questa pagliacciata, che già si sentono, in lontananza, i passi della prossima: in arrivo un dossier che parte dall'Italia (solito "giro ristretto" Pollari, centro-destra, GdF, Telecom), va in gita in una certa agenzia USA non meglio identificata, e torna in Patria come fosse roba genuina. Vittima, questa volta, dovrebbe essere D'Alema. Non importa che la cosa sia fondata o meno. L'essenziale è parlarne come se lo fosse. Ad amplificarla, ci penseranno i Belpietro, i Feltri, i Ferrara, ed altri camerieri di regime. Ormai il nano ferito corre a testa bassa. Tempus fugit, e l'ometto sente sfuggirsi le ultime occasioni. Non darà tregua. Non diamogli nessun alibi.
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