Facciamo seguito ai posts già inseriti sulle porcherie della destra sul caso Speciale, con questi contributi di Scalfari e di Bonini su "Repubblica" di oggi.
La destra giacobina a passo di carica
di EUGENIO SCALFARI
[...] ma ora risaliamo a quanto è accaduto tra il vice ministro delle Finanze e il generale Speciale. Ecco i fatti nella loro crudezza.
1. Speciale presenta a Visco qualche mese fa un piano di avvicendamenti comprendenti l'intero quadro di comando della G. d. F. Motivazione: è prassi che ogni tre anni gli incarichi siano avvicendati per ragioni di funzionalità.
2. Visco esamina il piano e vede che l'avvicendamento riguarda tutti i comandi salvo quelli di Milano e della Lombardia. Ne chiede ragione. Speciale, in ottemperanza, si impegna a riformulare il piano includendovi i comandi della Lombardia.
3. Visco sa benissimo il motivo dell'esclusione dei generali e dei colonnelli che hanno incarichi dirigenti a Milano: si è formato da anni in quella provincia un gruppo di potere collegato con il comando generale di Roma. Risulta a Visco che quegli ufficiali abbiano "chiuso gli occhi" su gravissime irregolarità verificatesi nel sistema delle intercettazioni telefoniche, avvenute nel corso di scalate finanziarie a banche e a giornali. Alcuni di quei documenti sono stati trafugati e consegnati a giornali di parte per la pubblicazione. In alcuni casi le intercettazioni non sono neppure arrivate all'ufficio del Pubblico Ministero ma trafugate prima e consegnate ai giornali senza che la magistratura inquirente ne avesse preso visione.
4. Passano i giorni e le settimane ma Speciale non consegna il nuovo piano di avvicendamento.
5. Nel frattempo lo stesso Speciale avvisa, all'insaputa di Visco, il procuratore della Repubblica di Milano che i comandi della G. d. F. milanese stanno per essere sostituiti. Il procuratore si preoccupa per i nuclei di polizia giudiziaria che operano ai suoi ordini effettuando inchieste delicate e importanti. Speciale lo invita a mettere per iscritto quelle preoccupazioni. Arriva la lettera del procuratore. Speciale la mostra a Visco.
6. Visco, dopo aver riesaminato la pratica, telefona a Speciale per manifestare la sua sorpresa e il suo malcontento. Speciale mette in vivavoce la telefonata alla presenza di due alti ufficiali che ascoltano la conversazione.
7. Il tribunale di Milano, richiesto di verificare lo stato dei fatti in via di accertamento, esclude che esista alcuna indebita interferenza da parte di Visco.
8. Speciale rende pubblico il conflitto in atto presentandolo come un'interferenza di Visco sull'autonomia della G. d. F.
Di qui i seguiti politici che conosciamo e che portano all'autosospensione di Visco dalla delega sulla G. d. F. e alla rimozione di Speciale dal comando generale per rottura del rapporto fiduciario tra lui e il governo.
Dove sia in questa arruffata vicenda l'attentato alla Costituzione e alla democrazia denunciato con voce stentorea da Berlusconi e da tutti i suoi alleati, Casini compreso, è un mistero. Il vice ministro delle Finanze aveva - ed ha - il fondato sospetto di gravi irregolarità compiute da alcuni comandi collegati con il comando generale. Rientra pienamente nei suoi poteri stimolare il comando generale ad avvicendare i generali non affidabili. Alla fine, accogliendo le preoccupazioni del procuratore di Milano, lo stesso Visco consente ad escludere i comandi milanesi dall'avvicendamento dei quadri nel resto d'Italia.
Tra i dettagli (dettagli?) incredibili c'è quella telefonata messa in vivavoce all'insaputa dell'interlocutore ed ascoltata da due ufficiali di piena fiducia dello Speciale. Basterebbe questo dettaglio a rimuoverlo dal comando. Del resto - e purtroppo - non è la prima volta che il comando generale della G. d. F. dà luogo a gravissimi scandali. Almeno in altre due occasioni dovette intervenire la magistratura penale e fioccarono pesanti condanne di reclusione.
Ovviamente ciò non lede il valore e l'affidabilità di quel corpo militare, così come i tanti casi di pedofilia dei preti non vulnerano l'essenza della Chiesa quando predica il Vangelo. Certo ne sporca l'immagine e quindi danneggia fortemente la Chiesa. Così le malefatte di alcuni generali e perfino del comandante generale pro-tempore non inficiano l'essenza d'un corpo chiamato a tutelare le finanze dello Stato ma certamente ne sporcano l'immagine.
Quanto a Visco, quando il conflitto si è fatto rovente tracimando nella politica e in Parlamento, ha restituito la delega in attesa che si pronunci la magistratura di Roma che nel frattempo ha aperto un'inchiesta contro ignoti su quel tema.
C'è un'orchestrazione sapiente in tutto questo. La ricerca della spallata che tarda a venire. L'uso delle proteste provenienti dai tanti interessi corporativi. I danni gravi dell'eterno litigio all'interno del governo e della coalizione che lo sostiene. Il voto elettorale certamente sfavorevole al centrosinistra specie nel Nord. Il riemergere del massimalismo della Lega e dei falchi berlusconiani. Le rivalità fra i riformisti del centrosinistra per la leadership del Partito democratico. La sinistra radicale imbizzarrita [...] Eugenio Scalfari
Al comando generale c'è chi ammette: la mano di Speciale è arrivata ovunque - Il caso di Cretella, indagato in Calabria su un caso di spionaggio politico a Fassino - Tutti i fedelissimi in posti chiave, e D'Arrigo ricomincia da qui
di CARLO BONINI
NELLE ORE in cui un generale nella polvere manomette per l'ultima volta un Corpo su cui non ha più autorità, firmando un rosario di nomine, l'immagine proposta da un alto ufficiale della Guardia di Finanza è ancora più nitida. Più vera. "Il Comando generale è una foresta pietrificata. Per metterci davvero mano ci vorranno non più mesi, ma anni".
Fino alla fine, all'ombra dell'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, che ne è stato il ventriloquo, Roberto Speciale ha avuto il tempo di lavorare in profondità sulla catena di comando. Ha cementato una fitta ragnatela di nuove fedeltà, creato i presupposti di durature riconoscenze, distribuito a decine gradi ed encomi in una logica di clan.
Il nuovo comandante generale, Cosimo D'Arrigo, ricomincia da qui. E, almeno all'inizio, sarà solo. Forse in compagnia del nuovo e "giovanissimo" (51 anni) capo di stato maggiore nominato a fine marzo con i favori del governo di centro-sinistra, il generale di divisione Paolo Poletti, già presidente del Cocer. O, forse, dell'unico nemico che a Speciale era rimasto in viale XXI Aprile: il comandante in seconda Sergio Favaro, di cui lo scorso agosto aveva tentato di liberarsi con una denuncia alla Procura militare di Roma, vagheggiandone l'insubordinazione e la complicità "nell'attentato ai poteri del comandante" ordito da Vincenzo Visco.
La corona di generali con cui l'ex comandante generale ha sigillato e sugellato la sua stagione ha piedi ben piantati nei gangli della gerarchia e nei comandi che contano. Gode della benevolenza e delle attenzioni dell'ultimo e inatteso dioscuro di Speciale, il generale Emilio Spaziante, capo di stato maggiore fino al marzo scorso, oggi vicesegretario del Cesis (l'organo di coordinamento dei Servizi). Un ex nemico divenuto d'incanto "amico carissimo" proprio nel luglio 2006, nei giorni del conflitto con il viceministro dell'economia. In nome di un comune interesse. Mantenere intatti gli assetti, l'equilibrio e il controllo della Guardia di Finanza di Milano e della Lombardia, a tutt'oggi comandata dal generale Mario Forchetti. L'ufficiale che a Milano non sarebbe mai arrivato, se non fosse stato il delfino di Spaziante, e che da Milano non se ne sarebbe mai andato. Grazie a Spaziante e a Speciale.
Ai due deve molto anche il generale di brigata Renato Russo. Sin qui custode del comando regionale in Sicilia, l'isola dove Speciale è nato e in cui governano gli amici forzisti. Dal prossimo luglio sarà al comando del II Reparto, l'intelligence della Guardia di Finanza, il suo occhio e orecchio. La stanza di compensazione con il Sismi. L'ufficio a cui non si accede se non in nome di una provata fedeltà al clan di Pollari.
Russo succede al generale Raffaele Romano, altro naufrago tratto in salvo. L'estate scorsa, era rimasto malamente impicciato in Calciopoli. Con il suo nome a ballare in telefonate non proprio edificanti con Luciano Moggi per qualche biglietto e un passaggio aereo gratuito nella trasferta della Juventus a Madrid. Speciale lo aveva premiato. Con una promozione utile a cavarsi di impaccio da un problema serio. Collocare altrove un altro degli "illustri" comandanti del II Reparto, il generale Walter Lombardo Cretella, delfino di Pollari.
Cretella, oggi, comanda la scuola di polizia tributaria delle Fiamme Gialle, a Ostia. La fucina dei nuovi ufficiali, il passaggio obbligato per il loro avanzamento in carriera. A nulla rilevando, evidentemente, il fatto di essere indagato dalla procura di Catanzaro in un'inchiesta del pm Luigi De Magistris sulla gestione illecita di impianti di depurazione, sul finanziamento in nero di esponenti politici di centro-destra, sullo spionaggio politico in danno del segretario dei Ds Piero Fassino (venivano illegalmente intercettate le sue conversazioni con il presidente dell'Anas, Vincenzo Pozzi) per la quale, non più tardi del 2 marzo scorso, gli uffici e l'abitazione del generale sono state perquisite.
Da ex capo di stato maggiore del I Reparto di Esercito e Difesa, Speciale, che conosce il peso decisivo del governo del "personale", ha evidentemente provveduto anche in viale XXI Aprile. Al I Reparto della guardia di Finanza ha voluto prima Michele Adinolfi, ex comandante della Regione Veneto, ufficiale gradito alla Lega e a Forza Italia. Ora, ne lascia l'eredità al fedele Giuseppe Zafarana, un colonnello, che libera la poltrona di comandante del nucleo provinciale di Roma (dove va Andrea De Gennaro, sin qui portavoce del Comando). Mentre Adinolfi potrà sedere nella accogliente poltrona di nuovo comandante delle Fiamme Gialle del Lazio (sin qui, guidate da Giuseppe Caprino).
"E' un domino che consegna carriere e movimenti a criteri di appartenenza e che da quattro anni non conosce eccezione - osserva una fonte del Comando - Diciamolo chiaramente: oggi, non esiste un solo generale, di brigata o di corpo d'armata che sia, che non abbia dovuto inchinarsi. La mano di Speciale è arrivata ovunque". Già. Comincia in ripida salita il lavoro di Cosimo D'Arrigo. Per un po' farà fatica a spostare anche soltanto un posacenere in viale XXI aprile.
Carlo Bonini
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