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LO SCONTRO TRA IL VICEMINISTRO VISCO E LE FIAMME GIALLE
di Marco Lillo
Contesta Visco. Ma il capo della Finanza fece trasferire un investigatore contro la volontà della Procura. Per uno scherzo del destino, a occuparsi del caso Visco-Speciale saranno due magistrati che conoscono bene il comandante generale della Guardia di Finanza. Il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, e il sostituto Angelo Racanelli dovranno accertare se Visco abbia fatto pressioni indebite sul comandante Roberto Speciale per trasferire quattro ufficiali da Milano, nonostante il parere contrario del capo della Procura Manlio Minale. Speciale ha raccontato ai magistrati milanesi di essersi opposto a Visco dopo avere sentito Minale. Ora il viceministro dovrà rendere conto del suo comportamento davanti alle Camere e ai pm romani.
Eppure l'autoritratto del comandante pronto a sfidare la politica per accontentare i magistrati stride un po' con l'esperienza diretta di Racanelli e Ferrara. Tre anni fa Speciale, in una vicenda simile, non ha tenuto in gran conto le proteste della Procura di Roma. Quello stesso Speciale che oggi racconta: "Obiettai a Visco che sarebbe stato opportuno informare (dei trasferimenti) l'autorità giudiziaria di Milano e lui mi ha risposto categoricamente che non avrebbe costituito alcun problema il non avvertirla... poi incontrai il procuratore Minale che mi disse di essere allarmato", tre anni fa si comportò in modo diverso.
Alla fine del 2003, la Procura di Roma ereditò un'indagine del pm potentino Henry Woodcock che riguardava, tra gli altri, l'ambasciatore Umberto Vattani e l'ex patron del Perugia Luciano Gaucci. L'unico investigatore che padroneggiava la materia era il capitano del Gico Gianluca Trezza, che da un paio di anni si occupava a tempo pieno dell'inchiesta. All'improvviso, il primo aprile 2004, fu trasferito alla commissione parlamentare Ilaria Alpi, presieduta da Carlo Taormina. Una scelta singolare, anche perché Taormina non aveva chiesto lui, ma 'un capitano della finanza'. Il comandante del nucleo, Paolo Poletti, fu convocato in Procura e i magistrati invocarono il potere di veto previsto dalla legge. Senza esito. Il procuratore Ferrara arrivò a scrivere una lettera a Speciale, ma il comandante quella volta non mosse un dito. I tempi delle indagini si allungarono e ancora oggi la Finanza deve chiudere l'inchiesta sulla presunta corruzione di Gaucci. Intanto l'ex patron del Perugia è latitante a Santo Domingo e nessuno ricorda i bei tempi in cui Speciale era tra gli ospiti della festa nel castello dell'imprenditore sotto inchiesta.
Speciale è un garantista. Il suo aiutante di campo, il maggiore Giovanni Cosentino, che presto sarà chiamato a testimoniare sul caso Visco, è indagato a Salerno per falso e altri reati in una storia che ha portato all'arresto di quattro finanzieri. È stato coperto di encomi e promosso maggiore superando molti colleghi. Un altro fedelissimo di Speciale, il generale Walter Cretella, coinvolto in un paio di indagini, è stato promosso capo della Scuola tributaria. Il generale Raffaele Romano, incappato nelle telefonate di Luciano Moggi (chiedeva due posti per la trasferta di Madrid), è diventato capo del Reparto intelligence. È un po' la versione moderna della trave nell'occhio: Moggi gli diceva che aveva problemi a dargli i biglietti perché il suo comandante aveva 'invaso l'aereo' con quattro posti, anche per il figlio. E proprio un figlio di Speciale, Massimiliano, potrebbe essere chiamato dalla Procura di Roma per chiarire una vicenda del 2004. A 'L'espresso' risulta che durante una perquisizione ordinata dal pm di Roma Cristina Palaia negli uffici di un grande mobiliere, Alberto Adinolfi, i carabinieri si sono imbattuti per caso in una cartellina con su scritto: 'Speciale-riservato'. Dentro c'erano gli ordini per i mobili e i conteggi della ristrutturazione della casa del figlio del generale. L'ordinativo intestato a Speciale junior riporta un totale di 18 mila euro, fra tavoli di marmo, armadi, letti e divani. Ci sono poi altri conteggi a penna per 42 mila euro e alcune carte sui lavori eseguiti da un'altra ditta, tutto relativo al figlio di Speciale. I carabinieri però notano alcune stranezze e sottolineano il precedente ruolo dell'alto ufficiale al vertice delle Forze Armate, dalle quali Adinolfi aveva ottenuto diverse commesse. Nello stesso faldone l'imprenditore conservava biglietti autografi e una foto del comandante. Secondo gli investigatori però manca un dato: "Il riscontro certo" dell'avvenuto pagamento dei mobili.
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...ED ECCO COSA SCRIVE OGGI CARLO BONINI SU "REPUBBLICA"...
"...Roberto Speciale è un fungo cresciuto nel sottobosco in cui, per cinque anni, il centro-destra ha coltivato un disegno di controllo degli apparati che doveva avere nell'intelligence politico-militare, il Sismi di Nicolò Pollari, e nelle Fiamme Gialle, un nuovo potente e pervasivo strumento di controllo e intervento a uso politico. Un grumo di potere non più misterioso almeno da quattro anni. Di cui il governo di centro-sinistra conosceva e conosce uomini e coordinate. Di cui ha fatto le spese (la campagna sul caso Unipol, le intrusioni abusive nelle anagrafi tributarie, il sistema di spionaggio illegale in Telecom). Ma a cui sin qui non ha voluto (o potuto) mettere mano. Per insipienza, per miopia, per divisioni interne. E a cui oggi sacrifica, non a caso, il viceministro Vincenzo Visco (l'unico, a quanto pare, ad aver avvistato per tempo "criticità" che altri non hanno voluto vedere).
Eppure, non era necessario un indovino per intuire come sarebbe andata a finire. Per comprendere quale fosse la posta in gioco. Nell'autunno scorso, con l'uscita di Pollari dal Sismi, Speciale perde il suo mentore e rimane unico custode della potente macchina che, nel luglio 2003, gli era stata consegnata con ben altre e per lui più consone mansioni. E' un Carneade, "Ciccio il comandante". E, in quell'estate, quando decidono di nominarlo comandante generale della Finanza, Berlusconi e Tremonti ne ignorano persino l'esistenza. E' Nicolò Pollari, siciliano come Speciale, che garantisce per lui. Che ne sollecita e impone la nomina.
E' l'uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto, ragiona l'allora direttore del Sismi. E' una muffa degli Stati Maggiori della Difesa che a fatica ha superato l'Accademia militare di Modena. Un burocrate furbissimo con un debole per le belle cose (arredi e orologi), la bella gente, i bei luoghi (Capri). Che in dieci anni (dal 1993 al 2003), da poltrone di nessuna visibilità, ha coltivato una fitta rete di benevolenze [...] ... Pollari dispone. "Ciccio" esegue. Il Sismi si gonfia di ufficiali della Finanza e, va da sé, anche del figlio di Speciale, cui per qualche tempo viene affidato (con esiti disastrosi) il centro di Abu Dhabi. Speciale ridisegna i vertici del Corpo con organigrammi dettati da Pollari e dal suo delfino, il generale Emilio Spaziante, che dalla Lombardia (di cui controlla ogni ufficiale) viene portato a Roma, come capo di Stato Maggiore. Speciale fa e disfa, ritenendo di non dover neppure informare il suo comandante in seconda.
Poi, il piano Pollari va a farsi benedire. E con lui la direzione del Sismi e l'osmosi tra la nostra intelligence militare e le Fiamme Gialle. Speciale resta il solo garante, con pieni poteri di comando, di una ragnatela pazientemente tessuta per quattro anni. Di un apparato che è stato il braccio operativo dell'esecutivo di ieri, oggi opposizione. Il tentativo di Visco di cominciare a intaccarne i gangli (Milano) è troppo. Ma è anche una magnifica occasione. L'operazione può cominciare. E Speciale ne conosce l'epilogo. Si aggiusterà la fascia in vita e si farà saltare come un martire nel governo di centro-sinistra [...]
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