Il volantino sequestrato alla Lioce: non erano minacce in codice a Bagnasco, era la busta è di un'associazione religiosa. Un volontario svela il mistero del messaggio sequestrato nella cella della brigatista - La frase che aveva insospettito gli agenti era il risultato di un gioco di cancellature.
ROMA - La busta che ha fatto sospettare un collegamento tra le nuove Br e le minacce al presidente della Cei Angelo Bagnasco è di un'associazione religiosa. Il messaggio cifrato era solo il risultato di un gioco di cancellature sul nome di un'associazione fiorentina fondata da un teologo: "Associazione Don Vasco Nencioni per la ricerca religiosa". Cancellando le prime dieci lettere della parola Associazione è comparso "...ne.."; Don è diventato "Do", Vasco si è trasformato sulla busta sequestrata in "...asco"; Nencioni si è ridotto a "Ne" e religiosa in "religios".
Dopo aver ascoltato i tg di ieri sera, un volontario che lavorava nelle carceri ha svelato il mistero ai legali della brigatista Nadia Desdemona Lioce: la busta che la polizia penitenziaria ha trovato nella cella della detenuta, appartiene ad un pacco di buste e altri fogli riciclati che due anni fa il volontario distribuì nel penitenziario di Sollicciano dove allora era rinchiusa la brigatista.
Come dal carcere toscano la busta sia giunta all'Aquila dove è stata trovata dagli agenti, resta ancora poco chiaro. Probabile fosse nel bagaglio della stessa Lioce. Come pure chi sia stato l'autore delle cancellature, ma sembra chiaro che quella frase smozzicata non era un messaggio cifrato per i collaboratori occulti delle Br in libertà.
"E' incredibile - hanno spiegato gli avvocati Carla Serra e Caterina Calia, legali della Lioce - che l'intestazione dell'associazione Don Vasco, con parole cancellate, sia diventata un indizio contro la nostra assistita. In realtà sarebbe stato sufficiente confrontare la busta e chiedere spiegazioni alla Lioce la quale ha chiarito subito che le Brigate Rosse, con le minacce a monsignor Bagnasco e più in generale con Bagnasco stesso, non hanno nulla a che fare".
Dopo aver ascoltato i tg di ieri sera, un volontario che lavorava nelle carceri ha svelato il mistero ai legali della brigatista Nadia Desdemona Lioce: la busta che la polizia penitenziaria ha trovato nella cella della detenuta, appartiene ad un pacco di buste e altri fogli riciclati che due anni fa il volontario distribuì nel penitenziario di Sollicciano dove allora era rinchiusa la brigatista.
Come dal carcere toscano la busta sia giunta all'Aquila dove è stata trovata dagli agenti, resta ancora poco chiaro. Probabile fosse nel bagaglio della stessa Lioce. Come pure chi sia stato l'autore delle cancellature, ma sembra chiaro che quella frase smozzicata non era un messaggio cifrato per i collaboratori occulti delle Br in libertà.
"E' incredibile - hanno spiegato gli avvocati Carla Serra e Caterina Calia, legali della Lioce - che l'intestazione dell'associazione Don Vasco, con parole cancellate, sia diventata un indizio contro la nostra assistita. In realtà sarebbe stato sufficiente confrontare la busta e chiedere spiegazioni alla Lioce la quale ha chiarito subito che le Brigate Rosse, con le minacce a monsignor Bagnasco e più in generale con Bagnasco stesso, non hanno nulla a che fare".
La prossima settimana, il giudice confronterà le buste simili intestate all'associazione religiosa con quella sequestrata l'11 aprile nella cella della Lioce anche se, a detta dei difensori della brigatista, "siamo certi che l'associazione eversiva con finalità di terrorismo imputata alla nostra cliente cadrà definitivamente".
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...siamo un paese meraviglioso... qualche giorno fa ci eravamo chiesti: "...perchè mai la Lioce, che è adusa ad uccidere senza avvertire prima, avrebbe dovuto fare una eccezione per Bagnasco? per avvertirlo e far fallire l'eventuale attentato? e se fosse stato un messaggio per dei complici esterni, perchè avrebbe dovuto essere così "esplicito" (si fa per dire)? ...e come pensava di farlo uscire, visto che è in isolamento, in regime di 41bis?"... Attendiamo con fiducia una risposta dalla Procura de L'Aquila... tanto per non fare le solite figuracce da perecottari (e ci scusiamo con la nobile categoria napoletana dei perecottari)...
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