Qualche giorno fa un amico, avendo ricevuto una newsletter nella quale riportavamo un articolo del "Betulla", mi aveva chiesto: "...ma non era stato radiato?" L'argomento è stato magistralmente approfondito dal collega Jack Farrow de "La Voce d'Italia", che ha pubblicato il seguente articolo:
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Oltre a “Betulla”, ancora a libro paga anche il predecessore Feltri, radiato dall'Ordine per violazione dei princìpi deontologici - Libero: il quotidiano di centrodestra ha tre direttori e cinque vice -Farina, sospeso dall’Ordine dei giornalisti perché informatore dei servizi, ha un contratto come “direttore commerciale”
Milano, 21 mag. – A Libero non bastava un direttore. Ed evidentemente neanche due, se il quotidiano di centrodestra ha deciso di reclutarne un terzo. Dopo aver perduto Vittorio Feltri, radiato dall’Ordine dei giornalisti per aver pubblicato una lista di presunti pedofili, è toccato al suo vice Renato Farina – uomo di Comunione e liberazione – assumere la gerenza del giornale. Travolto dallo scandalo sui servizi, e sospeso dall’Ordine per 5 anni per essere stato a libro paga di Pio Pompa e Marco Mancini - l’ex numero due del Sisde tutt’ora in galera per il rapimento dell’imam di viale Jenner Obu Omar – è toccato ad Alessandro Sallusti assumere l’onore della guida dell’ex organo ufficiale del Movimento monarchico (sigla politica grazie alla quale Libero incassava milioni di euro di finanziamento pubblico). Mentre a Vittorio Feltri è stata riservata la qualifica di “direttore politico”, Farina (il cui nome in codice era “Betulla”) è stato “premiato” con un contratto di direttore commerciale, che ben si addice al suo recente passato di “venditore” di notizie al servizio segreto civile. E siccome “non c’è due senza tre, ed il quattro vien da sé”, alla terna di direttori è stato già affiancato Gianluigi Paragone, già direttore della Padania, organo ufficiale della Lega nord, ed attuale vicedirettore di Libero, in pole position per la cabina di regia. Visto come vanno le cose, l’editore della testata vicino alla Cdl, deve aver pensato che fosse meglio preparare una squadra di vicedirettori. A Paragone, infatti, si affiancano Fausto Carioti, Luigi Santambrogio, Pietro Senaldi e Giovanni Tagliapietra. Tagliapietra è l’uomo di fiducia della famiglia Angelucci, proprietari, oltre che del quotidiano milanese, anche del centro commerciale Shopping center tuscolano. E proprio negli uffici dello Shopping center in via Tuscolana 950 ha il suo ufficio Tagliapietra.
Angelucci story
L’anno scorso Angelucci era finito agli arresti domiciliari per corruzione e
violazione delle norme sul finanziamento dei partiti politici, nell’inchiesta
della Procura di Bari che riguardava l’ex governatore della Puglia Raffaele
Fitto, oggi deputato di Forza Italia (il pm aveva chiesto l’arresto per
entrambi). Secondo le accuse dei magistrati pugliesi, nel 2004, Fitto, nella sua
qualità di Presidente della Giunta regionale, avrebbe fatto svolgere una
ricognizione della situazione operativa di diverse Residenze sanitarie
assistenziali (Rsa) per conoscere se queste nella regione Puglia fossero in
grado di operare autonomamente come servizio pubblico nell’ambito delle Asl di
appartenenza. Pur avendo ottenuto da tale ricognizione risposte che non
escludevano la funzionalità autonoma delle Rsa, Fitto avrebbe offerto alla
Giunta regionale un quadro non veritiero, secondo cui nella regione 11 Rsa erano
impossibilitate ad operare, ragione per cui era necessario appaltarne il
servizio all’impresa privata. Pertanto, la Giunta regionale provvedeva a
deliberare una gara d’appalto per un ammontare di 198 milioni di euro. Alla gara
partecipavano diversi raggruppamenti imprenditoriali, tra cui il Consorzio San
Raffaele, riconducibile alla Tosinvest S.r.l. della famiglia Angelucci. Secondo
il Gip la gara d’appalto sarebbe stata connotata da alcune anomalie: in una
seduta della commissione aggiudicatrice veniva restituita l’offerta del
Consorzio San Raffaele, la quale poi però risultava vincitrice della gara;
l’offerta del Consorzio San Raffaele sembrava meno conveniente di quella di un
altro concorrente in quanto il canone di concessione da corrispondere alla
regione sarebbe stato inferiore a quello offerto da un’impresa non vincitrice. A
fronte di questa attività contraria ai propri doveri di ufficio, Fitto avrebbe
ricevuto un compenso illecito di 500 mila euro in varie tranches, anche per il
tramite dell’ufficio amministrativo dell’Udc in Calabria, da destinare alla
campagna elettorale per le successive elezioni regionali, ed in particolare alla
lista «La Puglia prima di tutto». Per la ricezione di questi contributi Fitto è
accusato sia di corruzione che di illecito finanziamento dei partiti politici.
Peraltro, secondo l’accusa, Fitto avrebbe anche tentato di accontentare
ulteriormente il Consorzio San Raffaele facendogli conferire «in estensione» e
senza gara la gestione di ulteriori 4 Rsa, operazione tuttavia non riuscita per
il voltafaccia di un funzionario della regione, dapprima ritenuto fidato.
Jack Farrow
...il seguito di questo articolo è che Libero ha chiesto alla "Voce", tramite un legale, di rimuovere l'articolo. Il Direttore de "La Voce",Marco Marsili, al quale ho già espresso tutto il mio apprezzamernto, ha risposto "picche". E Libero, ancora una volta, ne esce con l'immagine fracassata... Chi sarà il prossimo Direttore di "Libero"? Io punterei sul Generale Speciale...
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