di Peter Gomez
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Gli uomini del Cavaliere a fianco del banchiere durante l'assalto ad Antonveneta. In testa Ermolli e il patron di Mediolanum (...che novità...)
Silvio Berlusconi il suo primo generico assenso lo aveva dato già nel luglio del 2004. "Se il governatore Antonio Fazio è d'accordo la cosa si può fare", aveva detto in Sardegna l'allora presidente del Consiglio, al big boss della Banca Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani, dopo averlo sentito illustrare, con sei mesi d'anticipo, il suo progetto di assalto alla Banca Antonveneta. E a Cesare Previti si erano illuminati gli occhi. "Se poi l'operazione va in porto, mi raccomando, che sia mio figlio a prendersi l'incarico di fare il legale", aveva subito aggiunto il senatore. (...mi raccomando... il senatore Previti "tiene famigghia"; e poi le spese legali, che non finiscono mai...)
Così, dopo l'ok del capo, erano entrati in azione tutti gli altri. E per il successo di Fiorani si era mossa l'intera Fininvest. Sì, proprio la Fininvest, perché la storia che adesso ci regalano le carte dell'inchiesta milanese sulle scalate bancarie dell'estate 2005, non è solo una squallida epopea bipartisan in cui politici di ogni colore intervengono pesantemente sul mercato, ma è anche e soprattuto una vicenda in cui a far la parte del leone sono i più stretti collaboratori del Cavaliere. Quelli storici. In parlamento, per conto di Fiorani, operano come lobbisti l'ex manager del Biscione ed ex sottosegretario, Aldo Brancher e l'ex numero uno di Publitalia, Marcello Dell'Utri. Fuori, tra banche e imprese, si danno invece da fare il socio storico di Berlusconi in Mediolanum, Ennio Doris, e il più ascoltato tra i consiglieri di Arcore: il presidente di Medusa Film, Bruno Ermolli. Tanto che nei mesi precedenti all'assalto ad Antonveneta, Fiorani vede il Cavaliere solo tre volte, ma si tiene in contatto costante con i due. Al banchiere di Lodi interessa in particolare Doris che fa parte del patto Deltaerre, cioè del gruppo di azionisti proprietari dell'Antonveneta. Attraverso di lui Fiorani pensa di poter convincere gli altri soci a allearsi alla Bpl e a non cedere alle lusinghe di Abn Amro, in quel momento già intenzionata ad acquisire l'istituto padovano. Al primo incontro Doris sembra però "diffidente". Poi prende informazioni e si scioglie. La questione non è interessante solo dal punto di vista economico, visto che la gara con Abn avrebbe fatto salire il prezzo delle azioni. Al fondo di tutto avrebbe potuto esserci anche un interesse personale di Berlusconi: quello di fare cassa cedendo a Bpl le proprie quote in Mediolanum.
A ventilare a Fiorani questa possibilità è Ermolli in persona. "Dei progetti strategici, della posizione che riguarda il presidente del Consiglio, se ne occupa Ermolli. Vada da lui", suggerisce Doris. E Fiorani ubbidisce. Gli parla di Antonveneta e quando spiega di voler cedere a Mediolanum la rete di promotori finanziari di Bpl per poi diventare socio stabile della banca di Doris e Berlusconi, Ermolli considera: "Lei ha un argomento importante: a Berlusconi potrebbe interessare monetizzare una parte del suo investimento in Mediolanum". Doris però nicchia. Sostiene che Silvio, per il momento, non ha nessuna intenzione di uscire da Mediolanum, ma comunque comincia a darsi da fare per il successo della Lodi. "Era scatenato", racconta Fiorani, "per esempio si era operato a presentarmi Giustina Destro, l'ex sindaco di Padova (poi designata da Fiorani come membro del consiglio di amministrazione di Antonveneta, ndr) e aveva fatto lo stesso con Giancarlo Galan (governatore del Veneto ed ex manager Publitalia, ndr)". Con Doris dalla sua, Fiorani tocca il cielo con un dito: "Lui era legato a Berlusconi e dunque aveva un peso 'specifico' maggiore rispetto agli altri pattisti", spiega, raccontando come fosse riuscito a convincere i soci di Deltaerre a passare con lui. Quasi in contemporanea vengono rinsaldati i rapporti con il numero due di Unicredito, Fabrizio Palenzona (che secondo Fiorani riceve centinaia di migliaia di euro) "perché ritenevo utile ottenere coperture da parte della Margherita, partito di cui è esponente". E si stringe l'accordo con la Unipol di Gianni Consorte. Il manager rosso annuncia allora che i Ds avrebbero appoggiato la scalata, ma che non avrebbero difeso il mandato a vita del governatore. Fiorani non si preoccupa. Intanto ha in mano quasi tutto il parlamento. E durante il dibattito sulla legge sul risparmio scrive personalmente il testo di una serie d'interventi a difesa del suo grande protettore Fazio. Ricorda il segretario di Fiorani:"Dopo averli trasmessi, li distruggevo, come mi aveva ordinato. Ho sicuramente trasmesso questi interventi a Maroni (Lega), Alemanno (An), Grillo (Forza Italia) e Tarolli (Udc)". Quando si dice il primato della politica. Peter Gomez.
...già... il primato della politica, dimenticavo! ora si comincia a capire perchè il cavaliere sia sceso così pesantemente in campo in difesa della privacy di D'Alema e Fassino, e delle loro telefonate... do ut des?...
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