Ricevo solo oggi, al rientro a casa, questa lettera aperta di Paolo Farinella ai governanti vecchi e nuovi. La pubblico volentieri, sia pure con qualche giorno di ritardo.
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Noi, popolo delle primarie e del referendum in difesa della Costituzione, abbiamo contribuito in modo determinante ad impedire la deriva dell’Italia verso il qualunquismo populista del berlusconismo che ha fatto scempio della legalità e della dignità delle Istituzioni repubblicane e di cui stiamo ancora raccogliendo i cocci. Abbiamo determinato la vittoria del centro-sinistra alle ultime elezioni politiche, consapevoli di essere coprotagonisti di una svolta per il ritorno alla «politica» del bene comune e della legalità, dopo un quinquennio di politica dell’utile di una persona e famigli. In democrazia un solo voto dovrebbe fare la differenza, ma in Italia, no.
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Da un anno siamo esterrefatti ed increduli perché la maggioranza è immobilizzata dagli interessi contrastanti incrociati, senza capacità di sintesi e di prospettiva. Pensavamo che il governo risolvesse le leggi vergogna e il conflitto d’interessi della precedente legislatura. Vediamo invece che il conflitto e la vergogna aumentano perché ogni singola scheggia di partito cura i propri interessi senza una visione globale dei bisogni della Nazione e dei più poveri. Assistiamo impotenti giorno dopo giorno al suicidio lento del governo che galleggia vittima del veto incrociato di ogni segmento di partito, affondando nel buio della indegnità anche il Paese.
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Abbiamo assistito inorriditi alla distribuzione immorale delle poltrone del potere, aumentate anche rispetto al precedente governo. Abbiamo subìto proditoriamente l’indulto, gestito in modo immorale, quando bastava ritoccare la “Bossi-Fini” per avere lo stesso risultato. Abbiamo assistito inorriditi al salvataggio di Cesare Previti, emblema spudorato di un potere arrogante e assoluto, figlio e padre della corruttela di sistema. Condannato in via definitiva e sospeso da ogni carica pubblica dopo tre gradi di giudizio e lo stillicidio del suo disprezzo per il parlamento e i tribunali della Repubblica, egli siede ancora alla camera dei deputati, riscotendo anche il non misero assegno: dove non riuscì la destra con leggi pensate su misura, riuscì la sinistra gettando gli onesti nello sconforto più pesante. A volte pensiamo che l’attuale maggioranza sia a libro paga del berlusconismo, visto che a suo favore lavora alacremente e s’impegna con ardore riuscendoci egregiamente.
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La maggioranza di centro-sinistra gestisce il potere in modo arrogante: si parla dei privilegi dei deputati e si girano dall’altra parte; si parla di costo della politica e ci accusano di qualunquismo; decidono la Tav di Val di Susa o la base di Vicenza non solo contro i cittadini locali, ma anche contro loro stessi perché i singoli ministri votano «sì» e subito corrono in piazza a gridare «no», non rendendosi conto di essere ridicoli e non credibili.
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Noi siamo allibiti per l’incapacità di questa maggioranza di trovare una convergenza su alcuni punti essenziali del programma elettorale senza doversi smentire l’uno contro l’altro un giorno sì e l’altro ancora. Guardiamo impotenti allo spettacolo inverecondo: stanno facendo l’impossibile e anche miracoli per riconsegnare l’Italia di nuovo a Berlusconi, dalle cui grinfie (e a che prezzo!) siamo riusciti a sfuggire. Berlusconi dopo le politiche era «finito», ma la maggioranza e la goffaggine del governo lo hanno risuscitato e rinvigorito, cedendogli «già» senza colpo ferire la piazza e l’iniziativa. Alle prossime elezioni, egli vincerà a furore di popolo perché il clima che si respira in Italia oggi è lo stesso del 1922 che vide Mussolini impadronirsi dell’Italia. Un errore e una tragedia durate 20 anni di dittatura, una guerra mondiale e un’emigrazione spaventosa. Ora però arriva san Walter.
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Sui costi della politica da un governo di centro-sinistra ci saremmo aspettati un decreto legge, austero come un elenco telefonico: è dimezzato lo stipendio dei parlamentari, dei regionali e dei comunali; il governo si compone massimo di dodici ministri; sono aboliti i sottosegretari; sono aboliti tutti i privilegi senza eccezione alcuna di tutte le cariche elettive, a cominciare dalla scorta di trenta persone che Berlusconi si attribuì una settimana prima di lasciare Palazzo Chigi, in quanto «ex»; sono eliminate tutte le macchine di rappresentanza; sono aboliti tutti gli enti inutili e i comitati che una volta istituiti restano «ad perpetuam rei memoriam»; sono aboliti gli usi privati e/o per fini elettori delle poste; è abolita la scorta di Irene Pivetti, di Casini, di Pera e tutti gli altri amministratori di destra e di sinistra; la funzione di deputato, senatore, consigliere regionale, assessore è incompatibile con qualsiasi altro incarico di qualsiasi natura, retribuita in qualsiasi modo; è abolito il rimborso elettorale alle liste non rappresentate in parlamento; ecc. ecc. ecc.
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Avremmo voluto vedere in tv il presidente del consiglio leggere, uno per uno l’elenco di questi provvedimenti. Avremmo voluto vedere! Non abbiamo visto e ci domandiamo se il Prof. Prodi sia ancora il presidente del consiglio dei ministri. Alle ultime elezioni amministrative, molti di noi hanno votato all’ultimo minuto, più per disperazione che vincesse la destra che per convinzione verso il centro-sinistra. A Genova non ha vinto il centro-sinistra né il partito democratico, a Genova ha perso Berlusconi e la sua goffa prosopopea.
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Alle prossime elezioni, molti deputati e senatori si salveranno lo stesso e continueranno a vivere di rendita sulle spalle dei cittadini da veri parassiti, continueranno a sproloquiare di bisogni e riforme senza rendersi conto che essi dicono a noi quello che bisognerebbe fare, mentre loro sono lì, pagati per fare quello che dicono non per dire quello che non fanno, affondando l’Italia nel buio della inciviltà.
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Governo e maggioranza sono colpevoli perché stanno disprezzando il nostro voto e la delega che gli abbiamo dato, creando le condizioni per uno Stato dinastico che è già dietro l’angolo. Noi disprezziamo e abbandoniamo al loro destino questi politicanti ottusi e senza dignità. Li diserediamo dalla nostra coscienza di popolo e gli chiediamo conto del loro sperpero ideale, istituzionale ed economico. Non vi votiamo per amore, vi tolleriamo per necessità.
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Genova, 19 giugno 2007
Paolo Farinella, prete
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Caro Paolo, cosa dire? condivido al 100% quello che hai scritto, mi scuso per il ritardo col quale pubblico questa tua, e ti abbraccio con cordialità. L'Ateo Devoto, Tafanus
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