Qualcuno mi ha chiesto le mie impressioni sul viaggetto a Praga. Premetto che ho riportato impressioni al 99% positive, molto positive. Ne parlerò in un secondo post, quando avrò sistemato alcune idee ed alcune foto. Per ora, voglio iniziare dalle cose negative, così mi tolgo il pensiero.
.
Non è solo voglia di autoflagellazione, ma è per capire ed aiutare a capire perchè una società come l’Alitalia, dopo una cura intensiva di management di estrazione politica, si sia ridotta così male che (la notizia è di oggi), persino l’Aeroflot ha detto: “no, grazie”.
.
Dunque, giorno della partenza: levataccia per partire con un aereo delle 9,30: dobbiamo essere due ore prima in aeroporto (chissà perchè...); quindi dobbiamo prendere la navetta per Malpensa (che è lontana come la luna) alle 6,30; quindi dobbiamo uscire di casa alle 5,45; quindi la sveglia deve suonare alle... lasciamo perdere.
.
Tutto funziona regolarmente. Il nostro volo Alitalia viene imbarcato addirittura in orario. Assistiamo addirittura alla sceneggiata pre-decollo su come allacciare le cinture e su come gonfiare il salvagente, anche se non è previsto il sorvolo di oceani e mari interni. Dopo un quarto d’ora, ci dicono che hanno scherzato, che ci sono problemi tecnici, che dobbiamo scendere ed attendere istruzioni. Partiamo con un altro aereo (che culo, che abbiamo!), con sole due ore di ritardo. Arriviamo in albergo, in centro a Praga, alle 13,45. Siamo felici. In fondo ci abbiamo messo, da casa in albergo, solo otto ore.
.
Al ritorno, infatti, andrà persino peggio: volo (sempre Alitalia) alle 17,45: dobbiamo essere in aeroporto alle 15,45 (chissà perchè/2...): prendiamo la navetta in città alle 15. Tutto regolare: siamo fra i primi a fare il check-in, poi andiamo al bar. Mentre siamo seduti, Marisa crede di sentire qualcosa che riguarda il volo per Milano; scende a guardare il tabellone delle partenze, e scopre che il volo Alitalia per Milano è stato cancellato. Unico fra decine di voli di decine di compagnie. Spiegazioni? zero. Cancelled. Prendere o lasciare.
.
Nel frattempo erano arrivati tutti quelli che dovevano fare il check-in, e che hanno formato una coda chilometrica davanti al banco Alitalia (Alitalia si fa per dire, perchè il servizio è “esternalizzato”): ad una volenterosa impiegata delle linee ceche, che non parla italiano, costretta a trattare con un centinaio di italiani incazzati che, in massima parte, non parlano inglese. Noi siamo tranquilli: abbiamo già registrato il bagaglio, siamo fra i primi 5/6 arrivati, quindi saremo senz’altro imbarcati sul volo delle 19 (sempre per Milano): primi arrivati, primi serviti.
.
Non è così: i pochi posti disponibili sul volo delle 19,00 vengono assegnati a quelli che sono arrivati tardi al check-in, e quindi primi nella “fila di emergenza”. Quando io e Marisa arriviamo a conferire con l’impiegata, ci assegnano (e noi accettiamo, of course, cioè di corsa) un volo delle linee aeree ceche per Monaco, e dopo due ore un volo della Air Dolomiten da Monaco per Milano. E il bagaglio, che non abbiamo più? Che provinciali! no problem, ci sono i computers!!! Noi siamo già rassegnati a perderlo.
.
Il volo per Monaco è fra un’ora; quando arriviamo al banco del check-in, il volo è già chiuso. Siamo in otto. Facciamo la “rivoluzione non di velluto”, finchè si decidono a riaprire il volo, che, ovviamente per colpa nostra, partirà con mezz’ora di ritardo. A Monaco, per eccesso di zelo, faccio una sosta alla riconsegna bagagli. Ovviamente la nostra valigia non c’è.
.
Dopo un paio d’ore, dovrebbe partire il volo per Malpensa. Parte con trenta minuti di ritardo. Gli scrupolosi tedeschi ci informano che il ritardo è dovuto a “problemi di pianificazione degli atterraggi a Malpensa. A Malpensa arriviamo alle 23 passate. Il bagaglio, ovviamente, non c’è. L’ufficio “Lost and found” è chiuso. Nella sala arrivi non c’è un cartello che dica un cazzo su dove partano le navette per Milano. Finalmente, con l’aiuto di Poirot e di Miss Marple, troviamo la navetta. Partirà prestissimo, alle 23,20. Invece no, riesce ad accumulare 20 minuti di ritardo, perchè l’autista/bigliettaio ha finito i blocchetti dei biglietti, e deve aspettare che gliene arrivi una scorta. Veniamo o non veniamo dal paese di Kafka?
.
Alle 0,30 siamo a Milano, all’una siamo a casa. Senza valigia. Ci abbiamo messo solo 9 ore. La valigia me la porteranno a Linate 48 ore dopo. C’è quasi tutto, tranne un cellulare, che amo così tanto da mettere in valigia! Che a-ri-culo!... in fondo, avrebbero potuto fregarmi tutta la valigia. Questi sono proprio i nostri giorni fortunati.
.
In fondo, a Marisa, due anni fa, ma in pieno inverno, era andata peggio: per un errore (Alitalia) di trascrizione dei dati su un biglietto, si era presentata all’aeroporto per prendere un volo che... non esisteva. Le hanno fatto passare la sera e la notte in uno squallido albergo presso l’aeroporto, e nel pomeriggio le hanno dato un volo Praga - Roma, seguito da un Roma – Milano. L’ho detto, che in fondo siamo persone fortunate...
.
Mentre scrivo queste considerazioni del cazzo, e penso al perchè i russi, popolo saggio, si siano chiamati fuori dalla corsa per l’Alitalia, mi vengono in mente due vecchie, ironiche campagne pubblicitarie: di una compagnia che è fallita (la Sabena), e di una che, se ci fosse il libero mercato, sarebbe tecnicamente fallita:
.
SABENA: Such A Bloody Experience Never Again
ALITALIA: Breakfast in Rome, lunch in Paris, diner in London, luggage in Tokio...
La parte bella del racconto in un prossimo post...
SOCIAL
Follow @Tafanus