Debutta stasera al cinema Anteo di Milano (20,15 e 22,15) il film di un caro amico: "Italian Dream", di Sandro Baldoni. Sandro ha già diretto due films "sorprendenti" ("Strane Storie" e "Consigli per gli acquisti").
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Io non ci sarò. Non ho avuto il coraggio di cercarlo all'epoca della drammatica perdita di suo fratello Enzo in Iraq, non lo farò oggi per una occasione a metà fra il culturale ed il mondano. Per chi non ha coinvolgimenti personali, il consiglio è, se può, di andarci. Perchè Sandro è una delle più belle menti che il mondo della comunicazione abbia mai prodotto. Sandro viene infatti dal mondo della pubblicità, e cioè da un mestiere che gli ha regalato ampie soddisfazioni, ma al quale ha guardato sempre con "distaccata ironia": della serie "fare della pubblicità è pur sempre meglio che lavorare".
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Con Sandro ho avuto la fortuna di stare spesso insieme, negli anni 70/80, anni nei quali ci siamo ritrovati, con ruoli diversi, in un fantastico gruppo di lavoro che faceva capo alla FCA: c'era Sandro Baldoni, la "testa colta e pensante del gruppo"; c'era Lele Panzeri, uno dei migliori art-directors che la piazza milanese abbia mai prodotto, al quale mi avvicinava anche la passione per la vela. C'era Fabrizio Sabbatini, un "maledetto toscano" borbottone e polemico con tutto e con tutti, Direttore dell'Agenzia, e infine c'ero io, che avevo l'ingrato compito di "razionalizzare" le idee, quasi sempre geniali, spesso persino "vendibili", a volte meno, di questa manica di matti sapienti. Sono stati anni belli, pieni di speranze, di stimoli, di cose che rischiano di non tornare più.
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Io a Sandro devo molto di quello che sono. Ha contribuito a trasmettermi parte della sua ironia, mentre ha fallito nel compito di trasmettermi la sua grande moderazione e tolleranza. Non si può rubare tutto, ad un amico. Lo ringrazio per quanto mi ha dato.
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